TRASCRIZIONE SOMMARIA - I UDIENZA PM [ P=Tribunale, A=Accusa, D=Difesa, C=Parti Civili, R=Teste ] P: [procede all'appello] [ si affilano le lame ] [ i microfoni non funzionano ] A: (Zucca) signor presidente, signori giudici, i processi ai poliziotti sono difficili, lo dico sul piano tecnico, anche se il piano tecnico non si presenta da solo. questi processi sono stati accomunati a quelli sui fatti di violenza sessuale o di associazione mafiosa... questi processi hanno necessita' di elevato standard probatorio, perche' si devono valutare dichiarazioni senza riscontro, ma partecipa al carattere di quei processi anche per la facilita' con cui si passa al discredito della vittima, la debolezza della vittima viene amplificata in questi processi. [...] c'e' un altro tipo di processi che e' considerato difficile come questo che e' quello contro la criminalita' organizzata, sotto il profilo, tecnicamente parlando, dalla ricerca di una prova in un ambiente in cui omerta' coperture e impenetrabilita' rendono il lavoro difficile. in tutti questi processi alle persone offese si dice "lascia perdere, sara' vero ma i rischi di un processo sono tanti". poi ci sono processi in cui l'aura di intangibilita' di un poliziotto sembra maggiore quando l'accusa nei suoi confronti proviene da chi e' screditato maggiormente perche' e' considerato un nemico dello stato, come i processi per terrorismo. e ci sono pero' tanti casi noti in cui si dimostra come purtroppo quando si tratta di combattere nemici dello stato la tentazione della persona che persegue fini istituzionali di eludere le regole e' molto alta, si e' tentati di sviare le regole per un risultato. e' quindi difficile negare come sia stato complesso indagare e come ora sia ancora piu' difficile giudicare, e in tutti i casi considerati difficili il ragionamento giudiziario, quello che sorregge la motivazione di una decisione, nel nostro sistema le decisioni devono essere motivate, ci si accorge come le premesse dei ragionamenti siano ancorate a dei convincimenti. insomma l'accusatore deve lavorare molto dentro di se', perche' l'eventuale condanna di un poliziotto potrebbe comportare l'esposizione di una devianza che viene sentita come una devianza che intacca il sistema, e non parlo di quella diretta a fini personali, ma quella che e' intercorsa nel raggiungimento dei fini istituzionali. chi e' disposto al sacrificio del sistema, se la vittima di un poliziotto e' colpevole? io temo che mai parole siano evocative di paure cosi' tangibili, cosi' evidenti, come le parole che ha pronunciato un giudice inglese molto famoso, lord heming, un giudice molto apprezzato per la sua chiarezza. Nel 1980 decise di bloccare una causa civile di sei persone che scontavano una condanna per un attentato in un pub di dublino, ed era una causa contro poliziotti che avevano manipolato le prove. il giudice argomentava: se avessero ragione i poliziotti sarebbero responsabili di falsa testimonianza, di manipolazioni e di violenze e di minaccia, e che la condanna sarebbe falsa, non sarebbe giusto nei confronti del paese. 11 anni dopo il giudice ammise l'errore perche' la condanna venne travolta dalla dimostrazione delle false testimonianze. [...] in questo processo piu' volte e ve ne accorgerete leggendo gli atti, sono state offerte argomentazioni consequenzialistiche, allora una decisione aprirebbe una frattura irreparabile e non sarebbe accettabile e non mi riferisco solo al ruolo di alcuni imputati, della loro reputazione, ma di quella terrificante vista che si aprirebbe. [...] ma insomma molti ci hanno detto: non vorrete mica dirci che siamo delinquenti, che non possiamo fidarci dei nostri colleghi, se fosse come dicono i pm sarebbe un caso di una macchinazione incredibile, ci devono essere buoni e cattivi, ingannati e ingannatori, magari singoli, individuabili. [...] Si chiama in causa la responsabilita' di comando, ed e' stata chiamata in causa perche' solo cosi' si possono provare alcune vicende, in un quadro che non ha ragionevoli alternative. Deve essere chiaro che nessuna responsabilita' di posizione il pm ha invocato, che non sia fondata su fatti, sull'effettiva concreta qualita' di comando nell'ambito della cui consapevolezza sono maturate le azioni dei subordinati. la collaborazione prestata all'indagine, promessa e anticipata in altre sedi, e' giusto accertare ogni responsabilita', e' cessata da tempo, e su questo processo si sono caricate tutte le ansie di accertamento dei fatti, impropriamente, ma anche la pubblica accusa ha esitato a raggiungere le sue determinazioni, il risultato che sembra sconvolgente e' il frutto di dubbi, di analisi, di cautela. l'innalzamento dello standard probatorio si deduce dalle nostre richieste di archiviazione, e dalle considerazioni di altri giudici. Perche' le letture del materiale istruttorio sono tutte sfociate in ipotesi piu' severe delle nostre. noi crediamo di aver usato prudenza, ma grazie a questo possiamo invocare rigore, a non perdersi d'animo in questo scenario, che porta ad imputazioni che rappresentano l'esito della prova. vorrei fare un ultimo accenno, in sede di difficolta'. In sede di giudizio si accertano fatti precisi, ma i fatti avvengono in un contesto. il tribunale ha tenuto fuori giustamente la ricostruzione di fatti collaterali che noi ritenevamo giusto indagare, ma anche questa e' una prudenza che ci giova, perche' quando parliamo di fatti alludiamo solo alla realta' materiale, in una impostazione razionalistica del processo. [...] tanto piu' c'e' corrispondenza tra enunciazioni e fatti, tanto piu' eviteremo le verita' processuali, che derivano dal gioco delle parti. accertamento dei fatti e' avere la pretesa di vedere cosa e' accaduto, perche' accertamenti non sono stati fatti, e per noi non significa riscrivere la storia, perche' questa e' propaganda, ma non va dimenticato che il g8 e' dentro questo processo. E' un evento eccezionale, che ha impegnato le ffoo in uno sforzo eccezionale per garantire ordine pubblico e sicurezza pubblica, ma quattro giorni di tensione sono stati una prova difficile, in cui si invoca e si e' invocato legge e ordine. ma entrambi sono caratteri della democrazia: rispetto delle persone e rispetto dei diritti. con gli elemnti che porteremo pero' dovremo entrare in una forza pura e abbandonare la legge. i fatti che hanno dato origine a tutte le imputazioni sono noti, sono quelli connessi agli atti trasmessi all'A.G. nei confronti di 93 persone che occupavano la scuola diaz. l'indagine ha dimostrato come i dati su cui sono stati costruiti questi atti sono inesistenti e artatamente costruiti, e tutti questi elementi usati come compendio indiziario da porre alla base dell'arresto, hanno portato a un arresto che e' da considerarsi un atto illecito, atto verso cui convergono tutte le altre azioni contestate agli imputati. Abbiamo cercato di capire durante le indagini come e' nata l'operazione per comprendere come si potevano essere generati certi comportamenti. il dibattimento non ha offerto scenari diversi da quelli che abbiamo pensato di ricostruire: la versione ufficiale del perche' si e' andati a perquisire la scuola diaz e' rimasta la stessa, quella che riconduce la decisione di procedere alla perquisizione a un evento occasionale, un tentativo di aggressione a una pattuglia transitata nella strada esterna alle scuole. e' un precedente storico che viene attestato negli atti, e questo antecedente e' il fondamento dell'ipotesi investigativa che dovrebbe legittimare la perquisizione ai snesi del 41 tulps, che rende possibile alla polizia l'attuazione di poteri autonomi alla ricerca di armi ed esplosivi. e' stato sempre chiaro che il nostro giudizio sull'attivazione di questo potere e' stato quello di legittimita'. c'e' un'aria di discrezionalita' che non abbiamo sindacato. e quando si scopre che le perquisizione ai sensi del tulps sono usate in maniera strumentale si dice una banalita', ma strumentalita' non significa illegittimita'. Quello che colpiva e' l'occasione che ha generato questa decisione, una scarramuccia rispetto a quanto di grave successo nei giorni precedenti, e sembrava che un evento cosi' poco significativa potesse stranamente generare un'operazione tanto importante. quello che stupisce e' la difficolta' di ricostruire storicamente questo episodio cosi' cruciale. questa iniziativa veniva piu' agevolmente collocata, strumentale ma legittima, in un contesto piu' ampio e ne veniva sottolineata la coerenza con direttive e impostazioni che instradano le attivita' della polizia da sabato 21 luglio 2001, e lo diciamo sulla base della testimonianza di andreassi, allora vice capo vicario della polizia. il prefetto andreassi ha reso la sua deposizione in dibattimento e ha esplicitato questa sua se dico lettura uso un termine improprio, perche' e' indiretto protagonista degli eventi, ma ha esplicitato che i fatti che poneva alla base per invocare il cambio di impostazione nell'azione delle forze di polizia. ha detto che si e' sentito, da parte dei vertici dell'amministrazione, la necessita' di intraprendere una azione piu' incisiva, piu' efficace, nei confronti di una serie di reati e di autori di reati che avevano caratterizzato le giornate del vertice, e che avevano se non compromesso l'immagine delle ffoo, avevano messo in crisi questa immagine e questa visione di efficienza. la sicurezza non sembrava adeguatamente tutelata. il prefetto andreassi ha detto che esiste una regola non scritta per cui ad eventi che sono a rischio per l'op, quando esigenze che attengono all'op vengono meno, a questi eventi poi succede un intervento repressivo che cerca di compensare, con un arresto, l'immobilismo che serve a tenere l'op. e' una tattica, e detta cosi' sembra ragionevole, e cmq appartiene alla discrezionalita' di chi gestisce la complessita' della polizia. andreassi ci ha spiegato le ragioni per cui riteneva rischioso passare in quel contesto, e ce lo ha descritto abbastanza bene: il contesto era rischioso perche' si era verificato un incidente il giorno prima che aveva segnato il punto piu' basso, dice "quando in una manifestazione in un paese civile muore un giovane penso che non ci sia cosa peggiore per chi gestisce l'op", c'era quindi lo sforzo per consentire che le manifestazioni si realizzino nel migliore dei modi, cosa che non accade. l'azione piu' incisiva per il prefetto andreassi significa procedere ad arresti. "procedere ad arresti per cancellare l'immagine della polizia che era rimasta inerte di fornte alle devastazioni della citta'". E come primo segno di questo mutamento, accanto alla venuta del prefetto la barbera, il prefetto andreassi ci ha ribadito che fu una direttiva impartita a lui dal capo della polizia e da lui girata al questora, che mirava alla costituzione di una serie di pattuglioni a composizione mista, con rappresentanza dei vari comparti, digos-rep prev. crimine-rep mobile, per servire all'azione incisiva. ci voleva un risultato e bisognava procedere ad arresti. di qui le perplessita' che il prefetto andreassi ha esposto in quest'aula. gli si e' chiesto quali fossero le ragioni di questa indicazione di procedere al controllo del territorio con i pattuglioni, perche' qualcuno diceva che servivano per agevolare il deflusso, ma la risposta e' stata netta "erano battaglioni alla ricerca di persone coinvolte negli scontri". Perche' sottolineare questo aspetto, tutto interno alla discrezionalita' di chi ne ha la gestione della polizia? e' importante perche' in questo processo abbiamo avuto stranamente la riproposizione di dichiarazioni che negano questa che io ho ritenuto anche una scelta ragionevole, salvo i dubbi fondati di andreassi. abbiamo sentito colucci, quello a cui la direttiva del capo della polizia venne girata. il questore colucci nega di essere a conoscenza di questa iniziativa: "e' stato effettuato un controllo del territorio per garantire il deflusso pacifico ... nessuna iniziativa particolare... il personale sul territorio voleva solo controllare il deflusso... io non direi che vennero organizzati dei pattuglioni, c'era del personale e doveva come e' d'uso organizzarsi perche' il deflusso avvenga in maniera tranquilla". Una cosa normale. [...] Abbiamo avuto anche la testimonianza del prefetto manganelli, il quale pur avendoci detto e raccontato che lui non era ne' a genova ne' a roma per altri importanti compiti, in linea teorica consolida la linea un po' riduttiva di colucci: "quando si fa un servizio di op, che vada bene o male, che si cerchino i responsabili di devastazioni che non sono stati presi durante mi pare strano, i pattuglioni servivano a evitare incidenti quando le delegazioni partivano e i manifestanti erano in citta'". Ma che la finalita' fosse questa chi glielo disse? "Gratteri, Caldarozzi, forse altri. Nei giorni successivi si e' parlato molto del g8, puo' avermelo detto chiunque altro, un soggetto istituzionale". Abbiamo quindi il consolidamento di questa impostazione riduttiva, come se fosse, e io non lo ritengo, quasi un peccato pensare che fosse un'alternativa tra le tante quella di procedere a una azione incisiva che avesse come fine quello di scoprire i responsabili di azioni delittuose. questa interpretazione riduttiva va un po' cassata, perche' nelle relazioni dei protagonisti si dice che "venivano formati dei pattuglioni per indiiduare i membri delle tute nere". Citavit. Vediamo che di fronte a questa cosa c'e' un arroccamento, che poi non si sa mai, che il pm trae conseguenze maliziose. Questa impostazoine e' un'impostazione che spiega come mai quella pattuglia si trovasse in via battisti, e l'episodio occorso a questa pattuglia potesse giustificare nonostante l'apparente sproporzione, l'imbastimento di una tale operaizone, una perquisizione che vuole raggiungere un legittimo anche se ambizioso obiettivo. Durante l'indagine quello che aveva destato perplessita' negli inquirenti era peraltro l'incertezza nella ricostruzione dell'episodio, addirittura circa l'orario dello stesso. Erano in corso i lavori della commissione parlamentare e il tema dell'orario fu molto sviluppato, e vi si annetteva un significato, un dato che doveva considerarsi. Le 22.30 sono le 22.30 se c'e' scritto in un verbale. Di questo episodio vi e' una relazione allegata agli atti di arresto, quella del dr. di bernardini, che come il tribunale ha visto e ha potuto comprendere, non e' una relazione il cui contenuto e' contestato come falso, pero' questa relazione che doveva costituire la prova di quanto era successo, nelle sue linee essenzaili, all'esame condotto attraverso l'interrogatorio dell'estensore, mostra molte lacune. Si scopre un fenomeno che e' molto ricorrente negli atti di questo processo: chi attesta in prima persona fatti sottoscrivendo una relazione chiamato a confermarli, dice che sono veri ma che non li ha visti, ma che gli sono stati riferiti da altri. Per regola di esclusione in questa fase del giudizio, poiche' gli imputati non si sono sottoposti a giudizio non possiamo usare le dichiarazioni in maniera universale, ma solo contra se'. Io citero' qualcosa degli interrogatori con questa banale avvertenza per il tribunale. Il dr. di bernardini che scriveva nella sua relazione l'orario di questo fatto come le 22.30, descriveva il suo avvicinamento con la pattuglia di cui era al comando, di transitare di fronte al complesso scolastico, e rallentando la marcia veniva o si e' trovata circondata da un nutrito gruppo di persone, molte vestite di nero come i black bloc. Ma l'avvenimento e' descritto in questa maniera: "le quattro vetture si trovavano a contatto con gli astanti, che lanciavano pietre e oggetti, e si sentiva gridare 'sono solo 4', segue il disimpegno della pattuglia con azionamento delle sirene, e sempre sotto il tiro di oggetti la pattuglia raggiunge via trento". Due questioni: l'orario e' smentito, e' stato recuperato dai diretti interessati, vi sono riscontri delle comunicazioni telefoniche dei componenti delle varie persone della pattuglia. Ci sono stati numerosi testimoni sul punto, ma questo dato e' stato smentito. Si era detto e si era avanzata una conclusione nella nostra ricostruzione istruttoria che l'enfatizzazione di questo dato poteva servire a giustificare di piu' l'emergenzialita' e l'urgenza della situazione, che non consentiva l'intervento dell'a.g. Se alle 22.30 c'e' l'episodio, gli stessi atti dicono che alle 23.30 c'e' stata l'operazione, ma forse non ci si aspettava l'indagine. Nel corso del suo primo interrogatorio il dr. di bernardini rende una versione dei fatti secondo cui personalmente quello che ha constatato non corrisponde a quanto descritto, e vi rimando all'interrogatorio senza appesantire l'esposizione. IN questo interrogatorio il senso della ricostruzione e' quella di un ridimensionamento dell'episodio: esiste una aggressione ma non con quei dettagli e non con quei particolari. Stiamo parlando del capo pattuglia, colui che doveva attestare e riferire, non parliamo con chi non era titolato a sapere. anche come capo pattuglia aveva il dovere di informarsi, ma c'e' un ridimensionamento, e citero' un passo, perche' viene percepito non solo dal pm, che anzi cerca di capire, ma dallo stesso difensore: quando il dr di bernardini descrive la sensazione che altri testimoni hanno descritto di angoscia e di tensione nel trovarsi chiusi in una macchina in ambiente ostile, l'atteggiamento istintivo e' quello di appiattirsi per poter velocemente guadaganre una via d'uscita, ma il di bernardini riferisce di aver percepito solo il lancio di una bottiglietta che sfila di fianco alla vettura. Il tema era se fosse un'aggresione che attentava alla pattuglia o era una semplice manifestazione di oltraggio, di disprezzo? "no, aggressione fisica sulle persone no, [...] il lancio l'ho visto, un abottiglia che e' arrivta li', sulla mia maccina no... io mi sono spostato [...] e' stata piu' una situazione di forte tensione, attacco materiale non c'e' stato che io abbia potuto vedere, non lo posso riferire se non per questa bottiglia che ho visto". [...] Il ridimensionamento come attestato dallo sviluppo dell'indagine viene sostanzialmente sottovalutato ma accettato dal pm anche perche' le indagine lo confermavano. Ma e' rimasta questa impostazione, ma e' rimasto il tema. Quando il tema dell'indagine e' diventato la corrispondenza tra quanto attestato negli atti e quanto verificatosi, eh beh non potevano analizzarsi anche questa situazioni che vedevano le prime incertezze e contraddizioni. Io non posso fare altro rispetto a questa prima fase che rimandare all'interrogatorio di di bernardini che precisera'c eh poi qualcuno ha saputo che gli appartenteni dell'ultimo mezzo del convoglio, e faccio riferimento agli interrogatori acquisiti di questi indagati in reato di procedimento connesso che smentiscono di aver parlato con di bernardini. Ma non e' questo il punto. Nell'indagine si era pervenuti a questo giudizio: c'e' difficolta' addirittura nella ricostruzione dell'episodio. Si e' insistentemente chiesto al dr di bernardini come ad altri, l'indicazione di testimoni che potessero riferire. E come attestato nella memoria depositata all'udienza preliminare, non si e' presentato nessuno. e non e' l'unico episodio in cui e' chiaro che l'a.g. vuole sapere qualcosa e sta cercando qualcuno che possa riferire quel qualcosa. c''e una delega specifica di cui ci ha parlato il dr. salvemini che ra diretta a conoscere l'esatta composizione della pattuglia, e l'esito e' stato negativo, pur la ricerca essendo partita dalle schede degli straordinari e dalle relazioni di servizio. FOrtunatamente nel dibattimento qualcuno si e' presentato. Tralascio di dire che i rappresentanti della pubblica accusa sonos tati accusati di ogni nefandezza perche' a loro si imputava il mancato rintracciamento di questo personale. L'ufficio del pm, e' un dato storico, ha ritenuto opportuno delegare le indagini allo stesso corpo di appartenenza degli indagati, una scelta discussa ma che abbiamo preso. In questo raccogliendo una richiesta proprio dai vertici dell'amministrazione, di non escludere la ps dalle indagini sulla ps. L'esito e' stato confermato dal vice questore aggiunto salvemini, esito negativo. Conclusioni del pm su questo episodio a chiusura dell'indagine: e' un episodio dai contorni incerti, forse enfatizzato, ma realmente accaduto, con un nucleo storico. il pm h aindagato le contraddizioni tra i componenti della pattuglia del mezzo del reparto mobile, sull abase di una relazione di servizio che descriveva un accaduto con dettagli sensibilmente differenti, e soprattutto non confermate dagli stessi protagonisti, firmatari o apparenti firmatari. l'indagine si e' chiusa con una richiesta di archiviazione, con una ordinanza del giudice che ha ritenuto doverosa l'indagine e doverosa la richiesta del pm che ha ritenuto di non poter ottenere anche in vista di elementi documentali la prova conclusiva del falso. Restano i contorni indiziari, nel senso che se la prova di un danneggiamento a un mezzo deriva dalla attestazione di chi fa una relazione, o da una semplice attestazione dei danni obiettivi questo e' un riscontro, ma mancano alcuni passaggi logici, per dire che quel mezzo senza testimonianze si e' danneggiato in quell'episodio. ma nonostante questo abbiamo chiesto l'archiviazione. pero' segnamo il dato che relazioni, annotazioni possono usare a volte parole, frasi, descrizioni di realta' che non sono o non trovano conferma neppure dai firmatari. Mettiamo li' questa cosa. La relazione su cui l'agente vitale ha proposto in dibattimento non e' stata acquisita per decisione del tribunale per una questione tecnica, ma e' stata discussa in sede dibattimentale, e gli e' stato contestato il contenuto della sua relazione che divergeva sostanzialmente dalle altre. Il tema di questo episodio, aggressione alla pattuglia, ha avuto grande rilievo nell'istruttoria, ecco perche' ne parlo. Ha avuto grande rilievo, tanto da diventare un tema su cui il contraddittorio si e' scaldato, ben oltre la legittima importanza dell'episodio nel contesto. Ma questo non e' certo incredibile. Questa descrizione enfatizzata dell'aggressione era sicuramente un tema esplorato dal pm e le difese non hanno certo rinunciato all'occasione di opposizione di loro linee argomentative che sono tese a screditare l'azione del pm, con l'accusa di zelo persecuotorio o pregiudizio. Ma credo che al fine di dimostrare la consistenza reale dell'episodio storico per trarre la conclusione dell'omogeneita' delle azioni con il profilo di resistenza attribuito agli occupanti. Ecco perche' non si puo' eludere un confronto analitico con le risultanze dell'istruttoria, perche' ora il dibattimento offre un compendio di elementi probatori ben piu' ricco. E noi vediamo che all'esame congiunto delle dichiarazioni delle persone presenti, e del materiale documentale prodotto, crediamo che si possa sostenere la forza, la correttezza delle conclusioni a cui siamo giunti in istruttoria, conclusioni che portano al sostanziale ridimensionamento della reale portata dell'evento, con le conseguenze immaginabili. Ci sono 40 testimonianze dell'evento. IN presenza di molti testimoni e' normali aspettarsi differenze nel racconto su aspetti minori, come e' ovvio, e quindi bisognera' cogliere incompatibilita' significative in relazioni a fatti che erano importanti. La credibilita' del testimone andra' vagliata a prescindere dalla condizione nella quale le percezioni si sono formate, condizioni oggettive e soggettive dei testimoni oculari, vagliata con le risorse a disposizione, ci sono testimoni che hanno deposto in precedenza, e cosi' via. Si deve, si puo' tenere conto di altri fattori, al di la' dell'ipotesi di una dolosa falsa rappresentazioni, ma il testimone spesso li rielabora gli eventi secondo il suo interesse, il suo pregiudizio, che gli derivano dall'essere parte in causa o meno e in che misura. Il contraddittorio spesso amplifica queste situazioni, e influisce negativamente sulla capacita' del teste di ricordare genuinamente. Per pervenire a un panorama: sono 40 testimoni che hanno parlato di questo episodio. Se noi consideriamo le diverse circostanze storiche che hanno caratterizzato la percezione di questi testimoni, noi vedremo che tutto questo contesto le contraddizioni a un apparente contrasto, pero' ci sono le possibilita' per individuare alcuni denominatori comuni importanti. non voglio appesantire, abbiamo promesso di presentare un esame piu' analitico dei dati processuali, ma e' anche vero che lo scritto e' in corso di formazioni e alcune sintesi devono essere riprodotte in esposizione orale. si possono distinguere e raggruppare le testimonianze per aree di provenienza: dichiarazioni di coloro che erano tra gli arrestati, da cui possiamo ricavare una diversita' nella ricostruzione ma un nucleo fondamentale comune, cioe' chi avrebbe avuto interesse a negare l'episodio non l'ha negato, non solo nei suoi contorni esteriori di invettiva e urla, ma ha anche descritto episodi di ostilita' materiale che si sostanziano nel lancio di oggetti. questo lancio di oggetto o per percezione uditiva o per visione piu' rara di taluno si riduce cosi' come il pm aveva concluso al lancio di un oggetto come una bottiglia. non si puo' aumentare di molto il numero degli oggetti lanciati. qualcuno riferisce di percezioni che possono riferirsi a colpi, indistinti. vi sono poi le testimonianze di testi puri come si dice, persone riconducibili al complesso scolastico e che stazionavano proprio perche' interessati a lavori nel centro stampa, testimoni i quali possono avere una collocazoine di parte, nel senso che ho specificato, ma sono testimoni puri. E questi testimoni rilasciano dichiarazioni talora molto dettagliate: il tribunale si trova di fronte a dichiarazioni di testimoni oculari che assistono al passaggio della pattuglia da un punto di osservazione privilegiato. taluni premettono alle loro dichiarazioni di aver osservato bene, chi dalla finestra o dalla strada, e attentamente la scena nel suo svolgersi e nel suo verificarsi. proprio perche' il passaggio di autovetture ha destato attenzione. si parlava di differenze nei dettagli: innanzitutto emerge come la percezione del convoglio si appunta sulle vetture con i colori di istituto, sappiamo che ce n'erano due in civile e due no. [...] Si fissa il ricordo di una o forse due autovetture. Taluno riesce a ricordare una autovettura particolare, taluno vede solo quello, taluno non riesce ad individuare il mezzo. Anche dalle dichiarazioni di queste persone che si basano su percezioni dirette, visive, se dobbiamo enucleare un minimo comune denominatore, giungiamo allo stesso risultato: manifestazione di ostilita' verso questo passaggio, percepito come una provocazione, e lancio di oggetti, questi oggetti si riducono sempre al rumore di vetri o alla visione del lancio di una bottiglietta. [...] Quando si dice in un processo oggetto contundenti, dipende da quello che si intende, e il testimone per essere credibile deve uscre da questa aleatorieta'. Ma tutti questi testimoni, e alcuni sono in posizione privilegiata, riferiscono del lancio della bottiglietta. Nella sostanza cio' che il capo pattuglia di bernardini ha detto da subito. Ma anche le percezioni neutre sono analoghe. E teniamo sullo sfondo che il dato piu' pregnante, la relazione del reparto mobile che parla di pietre di grosse dimensioni, di bastoni, tutte queste sensazioni da parte di testimoni non sono percepite. Da nessuno. C'e' chi dice che passa in fretta, chi dice che passa lentamente, e' una dinamica che si puo' intuire, c'e' un rallentamento dovuto all'intasamento della strada, passa lentamente perche' non puo' sgommare, lo fa al momento del disimpegno, e se noi collochiamo il dato che cio' che attira l'attenzione e' il riconoscimento delle macchine dalla polizia, e se le macchine sono in coda al convoglio, e' chiaro che il convoglio quando transita e' un convoglio che sta gia' oltrepassando di fronte al luogo, e puo' essere oggetto di attacchi con quella materialita' esigua descritta, in fase di uscita, non voglio dire fuga, ma in fase di disimpegno. Ma la novita' di questo dibattimento e' costituita dai testimoni che il pm non aveva citato, abitanti del quartiere, e alcuni componenti della pattuglia. I testimoni che appartengono al gruppo di residenti, di cittadini, che hanno anche loro le loro opinioni, come quelli che frequentavano il plesso scolastico, e quindi possono essere valutati con il medesimo criterio, beh se analizziamo il complesso delle testimonianze sulla carta siamo indotti a ritenere che si confermino le analisi finale dell'episodio come ho gia' descritto. Non sono tantissimi i testimoni [li cita]. Ci sono due testimonianze, testi del pm, che accennano al possibile verificarsi di un duplice passaggio, non di uno solo, quello che abbiamo ricostruito intorno alle 21.00 del sabato, ma un passaggio veloce di auto della polizia un'oretta prima. [...] [parlano di reazioni verbali, di lancio di lattine, ed escludo aggressioni piu' cospicue, ndr] [ dipinge TG come un vecchietto che ha visto robe un po' confuse e cmq non riferibili all'episodio, ndr ] [ CC, palesemente un destro, ha descritto un lancio piu' cospicuo, l'unico testimone che lo riferisce, nonostante durante le indagini avesse omesso di descrivere l'episodiod ella pattuglia, e nonostante la ex moglie l'abbia riferito diversamente, ndr ] Chiusa la parentesi dei testimoni indicati dalle difese che avrebbero dovuto smantellare la prova sul punto, un episodio che riteniamo cmq collaterale, il pm con le medesime conclusioni, adesso e' importante esaminare l'esito ancora piu' sorprendente dalla deposizione di testimoni sensibili, cioe' le persone appaartenenti alle ffoo, testimoni in cui possiamo presumere grande solidarieta' e un processo naturale di immedesimazione nella versione delle parti in causa. Nell'episodio sono addirittura le vittime dell'aggressione, e la loro deposizione vale a colmare la lacuna che era dovuta all'insuccesso del pm nel rintracciare i membri della pattuglia. Possiamo sgombrare il campo dalle accuse di dolosa omissione. Le testimonianze rese da questi appartenenti non vanno a conferma della versione accreditata negli atti ufficiali, nelle relazioni. Abbiamo avuto la testimonianza dell'isp. libero attonito del reparto prevenzione crimine campania, che ha indicato quanto appreso de relato da acluni componenti del pattuglione, in particolare dai componenti dell'equipaggio della vettura di tale reparto, una delle due autovetture riconoscibili perche' portanti le insegne di istituto. Al dibattimento abbiamo saputo l'identita' di questi componenti: l'isp attonito ci ha chiarito che aveva assunto la qualita' di indagato nella perquisiziojne alla pasocli e aveva redatto una relazione postuma e in cui non aveva menzionato quanto ora oggetto della sua deposizione, nonostante coprisse gli eventi significativi della giornata. Recuperato gli esame con gli avvisi di rito, l'isp. ci ha dichiarato che all'arrivo in questura i componenti dell'equipaggio in particolare l'ass.te weisbrot capo equipaggio ha riferito di essere stati aggrediti, circondati e fatti oggetto di lancio di monete e sassi. La fonte e' chiara: la weisbrot. L'ass.te weisbrot ha smentito decisamente di aver rappresentato l'episodio in questi termini: e' un teste oculare, che il pm ha citato dopo che le difese avevano rinunciato alla sua audizione, e ha dato una descrizione molto particolareggiata dell'accaduto, ed e' quella poliziotta di cui si parla in molte testimonianze che fa le sue colorite rimostranze circa l'episodio e se la prende con chi aveva condotto la pattuglia in quel posto. E' il capo equipaggio della macchina che sta in coda al convoglio: descrive il passaggio, il rallentamento, descrive vividamente lo stato d'animo di tensione, della sensazoine di accerchiamento, ma dice apertamente che gli astanti si erano limitati in atti intimidatori, senza trascendere in aggressioni materiali. Dice che e' stata scenografica, ma non altro. "ci siamo fermati in fila in una strada, nell'arco di qualche attimo ho sentito un rumore, come la metropolitana, erano comparse persone da tutti i lati che ci dicevano assassini, abbiamo tentato di uscire, non hanno aperto gli sportelli, io avevo il finestrino aperto perche' fumavo, non hanno lancaito oggetti, non ci hanno sballottato, cercaano di farci paura, cosi'." [...] "Mi rivolsi al mio ispettore e protestai sul perche' fossimo andati li' sotto, pensavo fosse una provocazione portarci li'". Questo detto da altri sarebbe stato preso come opinione di parte, ma detta da un isp di polizia assume altri connotati, piu' chiari. Le fa onore. Non possiamo non apprezzare quale apporto conoscitivo ci rende questa testimonianza: e' una persona che ha tutto l'interesse di riferire i fatti diversamente da cosi', e che era presente. Possiamo collegare le dichiarazioni della weisbrot con quelle delal garbati, lo scout genovese che conduce la pattuglia: la garbati e' un'agente di polizia a cui tutti si rivolgono per fare rimostranze, tra cui la weisbrot. l'agente ricorda una donna in divisa del reparto prevenzione, non ricorda la presenza di un magnum, e' nella prima macchina con il dr. di bernardini. la garbati riferisce le stesse cose: la percezione uditiva di vetri, lancio di bottiglie che e' dedotto dal rumore del vetro, e momenti di tensione. Abbiamo quindi una corrispondenza delle testimonianze dei poliziotti quando queste ridimensionano l'episodio ai termini che noi abbiamo denominato ricostruzione, i dati che si ricavano dagli altri testimoni. Le punte di divergenza, chi vede qualcosa di piu' rimangono isolate all'interno degli stessi testimoni delle ffoo: e' interessante la testimonianza dell'isp crispino, della digos di napoli, occupa la seconda posizione nel convoglio, la macchina dietro il capo pattuglia, e davanti alle altre due auto con le insegne di istituto. Il momento di aggressoine si innesta nel rallentamento, che permetterebbe asseritamente un riconoscimento di membri della digos di napoli, da parte di ragazzi sulla via, quindi poi l'accelerazione, colpi di clacson, e la percezione uditiva di colpi alla sx, colpi che sarebbero stati portati non alla vettura non immediatamente dietro, ma all'ultima auto del convoglio. dice l'isp. crispino: "abbiamo sentito dire che 'questi sono di napoli', ci siamo trovati in mezzo a un fuggi fuggi, ma davanti non c'era nessuno, e' passata la hyundai, poi noi, un paio di minuti. [...] abbiamo sentito un rumore dal lato di dietro, che colpivano presumibilmente il magnum. [...]". Questo testimone non ricorda di aver poi visto il magnum perche' altro dato rilevante e' che cmq nessuno si prende la briga di vedere o parlare con il mezzo che ha subito l'aggressione, sulla base di questi racconti. Il racconto di crispino era stato anticipato dalla deposizione del suo funzionario, il dr sbordone, che aveva riferito de relato di questo racconto di crispino. [...] Ma quello che vorrei sottolineare e' che l'isp crispino ha fatto riferimento a una relazione inedita che e' stata prodotta. E' datata 21 luglio 2001 e venne redatta in due originali, uno depositato in questura e l'altro trattenuto dall'isp, e riferisce di aver presentato la cosa al dr. sbordone perche' la consegnasse al dr. mortola. Il dr sbordone dice che mortola gia' sapeva di quanto accaduto. Questa circostanza della relazione non e' menzionata da sbordone, che non accenna a relazioni scritte e afferma che l'isp riferi' a mortola, e mi sia consentita questa consideraizone appare incongruo che se la relazione fu redatta negli uffici della digos quella sera, e' incongruo che la relazione non fosse inserita a sostegno di quella di di bernardini, e che non sia stato utilizzato. Le relazioni sono in conflitto sull'orario: quelal del crispino colloca l'episodio correttamente alle 21.00, e lo stesso mortola si allinea al dato errato che colloca l'episodio alle 22.30; e' un po' piu' inspiegabile e dobbiamo evidenziarlo, che tale relazione apparentemente non fu mai inviata all.a.g., non competente o che stava facendo indagini contro la polizia, ma quella competente per i 93 arrestati, cui pervennero tutte le altre lrelazioni. [...] E questa relazione tra l'altro menziona anche i nomi degli altri equipaggi che pero' non firmano, nonostante il tenore dell'atto. A prevenire forse la perplessita' che credo di aver l'obbligo di riproporre sulla attendibilita' generale di questo atto che compare sette anni dopo, il difensore ha chiesto la produzione di una missiva con cui si chiedeva l'invio di alcune relazioni da parte del dr. gonan. La missiva non include la relazione perche' la richiesta dell'a.g. era quella di tute le relazioni sulla operazione nel complesso diaz-pascoli. La tesi appare una excusatio non petita. Fatto sta che relazoine o non relazione, l'isp a dibattimento cosi' attento nel redigere la sua relazione ha reso una deposizione generica ed evanescente. E' uno dei pochi casi in cui il tribunale approfondisce l'esame, per la pochezza dei dettagli della deposizione. Sul punto abbiamo sentito poi anche l'isp riccitelli, il sovr. conte. Il primo non accenna a danni constatati e azioni con armi improprie, parla di pattuglie in borghese, rimostranze fatte da colleghi con accento romano, ma non c'e' sostanziale apporto conoscitivo. Ci ritroviamo quindi con le dichiarazioni dei tre componenti dell'equipaggio del magnum: le loro dichiarazioni prima come testimoni e poi come indagati sono stati acquisiti, sono oggetto di attenta disanima nella memoria gia' acquisita, e non sto a ripercorrere le note incongruenze sui dettagli dell'episodio, ma a dibattimento abbiamo sentito solo il Valeri, e curiosamente ha inserito nelle sue percezioni che sono tatne a giudicare dalle relazioni, quella del grido "sono solo quattro". Questo grido attestato nella relazoine di di bernardini, ma non udito da nessun altro, dato che se lo sente chi apre il convogolio e' strano che lo senta l'ultima vettura, sta di fatto che questa percezione il valeri non l'aveva avuta nel corso delle precedenti audizioni, anche se sollecitato sul punto. [...] La discordanza tra quanto riferito in dibattimento e quanto emerge dalle dichiarazioni dei tre si puo' apprezzare anche senza l'acquisizione delal relazione che il tribunale ha ritenuto non possibile. In questa relazione che segue una nota piu' contenuta, dove si parla di un assalto con bastoni e oggetti contundenti, e' dissonante rispetto al vissuto, ma anche a qualsivoglia dichiarazione finora assunta. Io non so se sia possibile avere un livello di prova indiziaria sufficientemente rassicurante, ma sono decine i testimoni oculari assunti. Il tribunale sapra' confinare questa relazione alla sua reale portata, e riportare il tutto all'episodio che si e' realmente verificato. Vogliamo evidenziare quello che e' un elemento di incongruenza peraltro forse piu' evidente e che attiene un po' al comportamento, o si puo' spiegare l'enfatizzazione dell'episodio, ma se fosse stato indicato un dato cosi' macroscopico, cioe' lo ssfondamento di un vetro blindato di un mezzo corazzato non passa inosservato: sono danni visibili, sfondamento del portellone anteriore sinistro, e si noti per inciso che il lancio di oggetti di grosse dimensioni dovrfebbe provenire dalla sua parte, e l'oggetto principale di perquisizione avrebbe dovuto essere allora la scuola pascoli, no? Ma che al ritorno in questura non sia circolato questo dato evidente, che non si siano menzionati danneggiamenti ad autovetture, rimane un dato poco congruo rispetto al comportamento tenuto. Non c'era bisogno di enfatizzare nulla in presenza di questo dato macroscopico. Durante le indagini noi chiediamo: "ma non c'e' stato un mezzo danneggiato?" e nessuno ci ha detto di si'... la cosa e' emersa succedssivamente, come fosse meno importnate. Per noi era logico aspettarsi che qualcuno si basasse su questa situazione per spiegare l'episodio, ed e' incredibile che un equipaggio cosi' colpito e con danni cosi' evidenti non ne riferisca al capo pattuglia e ai funzionari da cui dipende. Sul punto bisogna dare atto che nessuno, neppure tra gli imputati, e' mai stato informato. E' probabile che questa relaizone appartenga a quella parte di relaiozni che avremo modo di discutere e che provengono da un reparto mobile, tutte gia' in funzione difensiva, la relazione del valeri e' stata trasmessa l'8 agosto, datata 4 agosto 2001, in quella fase vengono fuori le relazioni dei capi squadra del dr. canterini, lo stesso canterini fa una seconda relazione difforme alla prima, e tutte queste relazioni sono evidenti strumenti difensivi: occorre calcare la mano sul daot e occorre fare riferimenti all'occasione del danneggiamento. Cio' che stupisce e' l'assoluto dettaglio che fa riferimento a cose investigative impropriametne per una relazione di un appartenente del reparto mobile, e colloca il tutto con gli edifici scolastici, come per ricollegare il tutto all'operazione. DI piu' non penso si possa sottolineare sull'incongruita' di descrizioi di questo episodio che non hanno trovato riscontro in sede dibattimentale. Ripeto: l'episodio converge in un nucleo essenziale, non e' stato un evento connotato come una imponente aggressione, con uso di oggetti contundenti e con il dispiegarsi di un nutrito lancio di oggetto o con azioni dirette ad attentare all'incolumita' fisica degli occupanti delle auto, ma si e' trattato di un episodio di manifestazione di ostilita' con un limitatissimo lancio di oggetti di una bottiglia o una lattina e forse qualche singolo sparuto colpo sul lato dell'auto che passa, un episodio di limitata importanza. C'e' poi un elemento di collegamento che va sottolineato e che sentiremo di nuovo sul lancio di oggetto dall'edificio: tanti associano rumore di vetri con un lancio, ma ogni ulteriore ricerca di confinamento di questa aggressione nel lancio di una bottiglietta. lo abbiamo dal signor kovac, che nell'ambito della telefonata con mortola, riceve la notizia da mortola come "ci hanno lanciato addosso due bottiglie". E' lo stesso mortola che per via traversa riconduce a questo nucleo questo episodio che ha impegnato anche la parte dell'istruttoria dibattimentale. [ pausa pranzo ] A: (Zucca) Abbiamo visto quindi che per quell'episodio che e' presentato come antecedente storico della perquisizione all'edificio scolastico Diaz. Abbiamo visto che questa operazoine si inserisce coerentemente nell'ambito di una politica che si afferma secondo le dichiarazioni del teste andreassi nel sabato 21 luglio. abbiamo accennato agli imbarazzi e alle reticenze nell'ammettere questa politica piu' battagliera. vorrei sottolineare un altro aspetto che emerge dalle poche dichiarazioni, e che riguarda l'obiettivo della perquisizione. e' chiaramente un edificio scolastico, in cui devono essersi asserragliati, secondo le ricostruzioni, coloro che si sono resi responsabili dell'aggressione alla pattuglia. come retroterra investigativo noi abbiamo l'occasione, l'osservazione di un gruppo generico di violenti, e abbiamo come iniziative conseguenti questo lo apprendiamo sia dall'imputato che da testimoni, un sopralluogo effettuato dal dr. mortola, il cui esito e' consegnato allo scritto di una relazione acquisita agli atti. il dr. mortola constata la presenza effettiva di un gruppo nutrito di persone la cui caratterizzazione e' quella molto scarna di essere in prevalenza vestite di nero e nella maggior parte di essere intenta a bere birra. c'e' forse un accostamento suggestivo birra-bottiglia-oggetto scagliato. questa relazione cmq attesta la presenza effettiva di persone che gravitano attorno agli edifici scolastici. e's tata riferita poi un'altra iniziativa che riguarda una telefonata del dirigente digos al signor kovac, un rappresentante del gsf. la telefonata a questo esponente non rivelata all'autorita' giudiziaria dallo stesso mortola, mira ad accertarsi della presenza della qualita' delle persone negli edifici, e in particolare pare di capire mira ad accertare se gli edifici sono in qualche modo ricollegabili non solo formalmente ma anche sostanzialmente al gsf. questo e' il significato della telefonata, il cui contenuto e' diversamente ricostruito dai due interlocutori, ma il dato della telefonata e dell'accertamento e' pacifico. secondo le versione di kovac questa assicurazione e' resa negli esatti termini, cioe' che si tratta di un edificio concesso in uso al gsf, mentre secondo mortola le espressioni del suo interlocutore avrebbero lasciato intendere che quell'edificio non si sarebbe potuta escludere la presenza di persone non immediatamente riconducibili all'area del gsf, forse persone non desiderate. questa e' l'allusione che il dr mortola lascia intendere sia fatta da kovac. abbiamo due versioni differenti. il testimoni andreassi ha reso palese che nella rappresentazione che viene data ai vertici che poi parteciperanno alla riunione dove si decidera' l'operazione e' che quell'edificio era nella disponibilita' del gsf ma sarebbe stato abbandonato in qualche modo. c'e' quindi un riferimento al gsf. noi abbiamo registrato e dobbiamo registrare l'esame delle testimonianze e delle dichiaraizoni un elemento di ambiguita' che dovremo forse conservare, forse e' voluto, perche' da una parte abbiamo una rappresentazione che per quanto l'edificio oggetto della perquisizione pur non essendo o meglio essendo oggetto di infiltrazioni e' un edificio che fa riferimento al gsf, e soprattutto e' posto in continugita' all'edificio che e' pacificamente ancora il centro stampa e il quartiere generale del gsf. se cosi' fosse e' evidente che la delicatezza dell'operazione aumenterebbe. se e' vero che l'obiettivo fisicamente potrebbe essere un edificio non nella formale totale disponibilita' del gsf, e' cmq posto nelle vicinanze di un edificio del gsf, e quindi l'intervento e' un intervento che ha riflessi sulla vicina sede del centro stampa, del gsf e del coordinamento del movimento di protesta contro il g8. e' una operazione che quindi nella presumibile consapevolezza di tutti ha un rischio tattico-militare e politico-sociale elevato. perche' ripeto non si puo' negare che al di la' della distinzione formale tra i due edifici, il plesso scolastico conduce direttamente al gsf e nessuno puo' escludere che gli infiltrati si inseriscano in gruppi che non sono obiettivo dell'interesse investigativo. iniziztive di questo genere, nonostante le numerose segnalazioni pervenute nei giorni preceduti e a seguito delle violenze perpetrate nella citt'a, segnalazioni di luoghi dove i manifestanti violenti si trovavano, non hanno avuto alcun precedente in termini di azione, proprio perche' il rischio di intervento nell'ambito di un vertice in corso di svolgimento e con esigenze mirate al mantenimento dell'op il deviare grosse forze avrebbe sconvolto gli equilibri. e' evidente che al volgere al termine dei giorni del vertice si puo' militarmente e forse politicamente intraprendere una operazione che ha tutti questi rischi. e' una situazione delicata, e che gioca anceh su quello che e' un tema che si pone alla fine del vertice, ovvero quello della denunciata contiguita' delle varie componenti del movimento antagonista alle frange della contestazoine violenta, non si puo' distinguere tra buoni e cattivi se i buoni danno ricovero ai cattivi. questo rischio lo si corre, evidentemente. e ovviamente nessuno puo' contestare la decisione di individuare obiettivi e rischi consguenti. questo aspetto interessa l'indagine penale perche' non e' concepibile che una operazione dai rischi cosi' evidenti non sia percepita in questa dimensione dai massimi vertici della polizia, e da chi era presente. questo vuol dire che l'operazione e i suoi risultati sono importanti, anche dal punto di vista politico, e' una operazione a cui si annettono aspettative notevoli, ricordiamo e' l'occasione dell'azione repressiva e incisiva e del riscatto rispetto a un'immagine passiva e appannata delle ffoo. Abbiamo degli indici piu' che evidenti della consapevolezza dell'importanza di questa operazione, non solo per la consistenza dei mezzi impiegati, ma per l'assicurazione della presenza, e poi vedremo essere anche presenza fisica, che giunge addirittura ai muri dell'operazione, all'accompangamento dei reparti da parte dei massimi dirigenti sul luogo dell'operazione stessa. E' un segno che ci sottolinea ancora una volta il prefetto andreassi, "un'operazione a cui si annettono aspettative e risultato, legata anche all'immagine della polizia, non puo' non avere come seguito la presenza del portavoce della polizia, il dr. sgalla". Questo elemento viene sottolineato come uno dei segni che questa impostazione viene dall'altro ed e' seguita dai vertici della polizia. abbiamo appreso che il risultato poteva considerarsi positivo, tale da ribaltare il bialncio forse fin troppo positivo nel senso complessivo degli interventi, l'aseptto finale, l'obiettivo doveva tendenzialmente essere mirato all'esecuzione di arresti, ovviamente legati ai presupposti, pero' c'e' mano libera per poter finalmente spingere la mano sul lato repressivo investigativo e quindi bisogna come si dice con espressione comunicata in senso poliziesco, "fare prigionieri", come abbiamo sentito nelle comunicazioni radio. l'operazione viene preparata e decisa vedremo poi i contenuti di questa preparazione e di questa decisione, ma lo vedremo in una parte diversa dlela ricostruzione. mi preme sottolineare adesso per fini piu' immediati, soltanto gli aspetti proprio di dettaglioi organizzativo, e viene deciso l'impiego dell'unita speciale del reparto il vii nucleo di roma comandato dal dr. canterini, abbiamo discordanze nelle dichirazioni degli imputati, il prefetto andreassi ci ha detto che convenne su questa indicazione che proveniva anche per necessita', dato che era una delle poche unita' disponibili, ma conveniva per l'evidente preparazoine tecnico professionale dell'unita'. venne deciso l'impiego di questo nucleo e vennero individuati una serie di reparti della mobile e della digos che avrebbero dovuto in un secondo luogo entrare in campo per l'effettuazione dell'atto nel suo aspetto piu' tipico di pg. Qualcuno dice che forse il reparto mobile non doveva occuparsi dell'irruzione ma solo se ce n'era la necessita' sotto il profilo dell'op esterno, ma fatto sta che questa necessita' del reparto mobile c'e' stata ed e' stata rappresentata. Due colonne di uomini e mezzi si sono formate per raggiungere l'obiettivo, che pare essere genericamente indicato come plesso scolastico. una colonna e' guidata da mortola, l'altro dal dr. di sarro. la colonna che arriva prima sui luoghi posteggia in piazza merani ed e' qeulla condotta da mortola. ogni colonna ah un consistente contingente che appartiene al vii nucelo e poi ha personale di altri reparti. la colonna che giunge per prima e' guidata da mortola, quella di di sarro giunge sui luoghi in tempi leggermente sfalsati, ma le colonne si ricompongono nel momento in cui ci si trova di fronte al cancello del cortile della scuola sbarrato. Dell'arrivo della polizia sui luoghi abbiamo documentazione filmata, che possiamo collegare al dato testimoniale che abbiamo riprodotto in dibattimento. Il primo contingente che arriva percorre il percorso da piazza merani a via battisti per accedere alle vicinanze dell'edificio, seconod una ricostruzione unanime, anche degli interessati, sostanzialmente a passo di carico. questo provoca nelle persone presenti nella strada che determina una reazione di fuga. le persone che si trovano sulla strada si rifugiano o nell'edificio pertini o nella pascoli, e le testimonianze ci aiutano a comprendere e poi il dato e' obiettivo dalla documentazione filmata che per quanto riguarda l'edificio della pertini viene chiuso con un lucchetto e catena e viene nel giro di poco tempo chiuso il portone principale e bloccato l'accesso. La documentazione filmata ci fa cogliere queste ultime fasi, con l'edificio con il portone aperto e il cancello chiuso con gli uomini delle ffoo ammassati che cercano di scavalcarlo o cmq di sfondarlo. Una situazione analoga si ripresenta ma la vedremo nel dettaglio nell'edificio pascoli. quello che pero' noi possiamo immaginare anche con la ripresa filmata si sono trovati di fronte i poliziotti che accedono ai luoghi e' costituito per quello che hanno potuto vedere da una scena di fuga, rispetto all'edificio che era il loro obiettivo, un edificio con piu' piani, e a distanza di poche ore quella situazione di fermento e di presenza nutrita non vi e' piu', si tratta di penetrare in un edificio avvolto dalla semi oscurita', una situazione differente. c'e' questa fase di scompiglio, la gente fugge e ci si chiede perche'? Al dibattimento abbiamo recuperato una testimonianza di una persona che si vedeva visibilmente ferita che aveva rilasciato anche interviste e non si capiva bene la situaizone in cui questa persona si era procurata le ferite. E durante il dbattimento abbiamo avuto la possibilita' di chiamare questa persona e farla deporre: e' il teste FF che ha chiarito il significato di alcune scene che vedevamo nei documenti filmati. il teste FF ci ha descritto l'arrivo delle ffoo: e' un contingente che in maniera compatta avanza a passo di carica, nelle prime file ci sono poliziotti non in divisa ma parrebbe da questa testimonianza poliziotti delle squadre mobili, con la pettorina. Poco prima dell'arrivo, dell'impatto con il contingente c'e' l'attestazione di questo fuggi fuggi, un ragazzo inglese che fa a tempo a dire polizia, polizia. il teste FF doveva andarsene via, e stava caricando i bagagli sulla macchina posteggiata di fronte alla scuola. lo abbiamo sentito: "quattro poliziotti avanzano alla testa del fronte, eravamo a poca distanza, ho alzato le mani, ho gridato 'stampa, stampa', si sono girati e hanno chiesto 'che ne facciamo di questo', e poi hanno proceduto in quattro con manganelli per minuti, girati dalla parte del manico, lo so perche' avevo una striscia sulla coscia che mi e' rimasta". Aveva un pass da giornalista che gli viene strappato. Il teste descrive la presenza di funzionari in borghese in quel momento, prima questo funzionario che non impedisce l'azione lesiva, e un altro funzionario subito dopo nel momento in cui si riconosce il teste a terra attorniato da persone, e un altro funzionario si avvicina "dandomi dei buffetti, ci siamo sbagliati, devi stare bene, stai qua ci siamo sbagliati". Prosegue il teste dicendo che doop questo episodio ha notato che c'erano poliziotti che lo oltrepassavano e si accalcavano al cancello. La scena e' descritta dal suo amico P. che rimane illeso. [...] Il teste ha per quanto possibile cercato di dare una descrizione del funzionario. Da questa descrizione del funzionario che interviene si puo' dire poco: un po' calvo con i baffi, puo' corrispondere soltanto il dr dominici tra i funzionari. [...] Dobbiamo ascrivere questo tasso di violenza a poliziotti in borghese con la pettorina, alla presenza di persone qualificate, con il ruolo visibile di funzionari. Abbiamo avuto modo poi di ascoltare testimonianze di un gruppo di testimoni che hanno posto in essere un tipo di resistenza che e' consistita nello scappare: sono il sig P., SM, N. Tutti e tre lavoravano nella stanza dei legali della Pascoli, si accorgono dell'arrivo della polizia sui luoghi, si spaventano, bisogna dirlo, lasciamo perdere le spiegazioni, si spaventano, un po' perche' avevano sentito voci allarmanti, erano nell'ufficio dei legali, tutto quanto si puo' considerare irrilevante o notorio, sta di fatto che decidono di abbandonare l'edificio, che e' la Pascoli. Abbandonano l'edificio passando dalla porta posteriore. Sono appena usciti da questa porta e si trovano sul retro, nella piazzetta dietro la scuola Pascoli, vengono intercettati da un gruppo di poliziotti in borghese con pettorina, qualcuno dice anceh che ci sono agenti in divisa, del reparto antisommossa, il teste SM che era il responsabile dell'ufficio legale, della sua gestione, racconta di questo gruppo di poliziotti in borghese con una pettorina che chiedono documenti e iniziano una perquisizione, a lui e agli altri. A lui non chiedono i documenti, come se fosse conosciuto, agli altri invece li chiedono ed effettuano una sorta di perquisizione, mani contro la macchina, tastati, perquisiti. Il teste descrive poi quello che succede a lui, descrivono tutti e tre gli stessi avvenimenti con dettagli diversi. Sta di fatto che per quanto riguarda SM viene portato sul lato della scuola Pertini e dice vengo sdraiato a terra su un marciapiede dietro delle macchine vicino ai bidoni della spazzatura, percepisce frasi come "questo e' l'uomo del dottore" che non capisce, e poi vede una persoan con abito con taglio classico, scuro, alto distinto. Sottolineiamo non tanto per identificare la persona, ma in quel contesto questa indicazione ci consente di dire che e' un funzionario. Sdraiato questa persona faccia a terra, non poteva voltarsi, non libero nei movimenti. Pancia a terra, braccio sull aschiena. Viene affidato a un certo punto alla custodia di un poliziotto che lo porta in piazza merani: "vengo consegnato a un altro poliziotto piu' rude nei modi, il braccio dietro la schiena diventa un braccio dove infierire, io non potevo fare atti di resistenza"; viene portato in una strada che collega via trento e piazza merani e lasciato a un altro poliziotto. viene consegnato a una pattuglia, in qualche modo, automontata e condotto verso via trento dove viene ammanettato. possiamo dire che quando si sono acquisite alle indagini le dichiarazioni erano dichiarazioni che rappresentavano situazioni poco comprensibili: c'era uso di violenza, c'era poi quello che puo' essere considerato un arresto illegale. nel corso delle indagini le dichiarazioni trovano conferma nella documentazione filmata. vorrei ricordare al tribunale proprio questa situazione, facendo rivedere i video. RIprendiamo i momenti essenziali di questa testimonianza, con una persona a terra di fronte a un cancello. c'e' un funzionario vestito in marrone. successivamente abbiamo altre riprese filmate che ritraggono il testimone in una situazione ancora piu' drammatica e imbarazzante: il testimone e' quello che ha un manganello sotto il braccio, trascinato per la schiena, vedete persone in borghese, e non. vediamo quanto sia difficile per il teste mantenere la posizione eretta. viene tenuto in questa posizione e fatto camminare verso piazza merani, e vedremo che la situazione finale e' quella poi descritta dell'ammanettamento. Il teste si e' riconosciuto nei filmati, ci sono persone in ginocchio nella pubblica via visibilmente ammanettate. Siamo in via trento, in una situazione in cui il teste e i suoi compagni saranno poi condotti con lui, ma si ricongiungeranno ad altre 15 persone che verranno raggruppate e ammanettate nella pubblica via. Come ho detto il signor N. era una persona presente nella stessa stanza che decide insieme a SM di fuggire. Lo dovremmo chiamare il dr. N. insegna a friburgo, e' nipote di un questore, per quanto possa avere idee antagoniste, non dovrebbe essere pregiudicato nei confronti della polizia. Esce dalla porta laterale e racconta la stessa scena. Lui racconta della perquisizione che subisce lui e non lo SM, invasiva [...] "mi viene tolto dalla tasca tutto quello che avevo e non ho piu' rivisto nulla di tutto cio'". Vengono separati da SM. I poliziotti sono interessati e li avvicinano e chiedono informazioni "quanti siete li' dentro?". Il trattamento che subisce vale la pena ricordarlo: viene fatto sdraiare con la pancia a terra, fatto rialzare, portato all'angolo, faccia al muro, mani dietro la nuca, osserva e ha modo di notare come P. riceva un violentissimo calcio alla gamba che lo fa crollare a terra. Dopodiche' sono fatti sdraiare nuovamente, e sono messi a terra faccia contro faccia, uno con le mani sulla nuca e l'altro con le mani appoggiate alla strada. N. descrive poi la scena che subisce P.: un poliziotto sale con gli scarponi sulla mano di P. sul terreno. Non so come si possa descrivere per un poliziotto una situazoine di questo tipo: chiamiamolo prigioniero? Sono condotti anche loro a un certo punto da piazza Merani verso via Trento. E qui in via Trento il primo ordine che ricevono e' di mettersi faccia a terra. Avevano nel frattempo avuto le mani legati. Vi leggo solo questa parte perche' voglio poi fare una considerazione: "ci hanno detto di mettersi faccia a terra, con le mani legate vuol dire prendere una facciata per terra, e' stato umiliante". Si chiede al teste precisazioni su le giustificazioni addotte in questo contesto dai poliziotti, manon ce ne sono. Uno che e' ammanettato si considera in stato di arresto: non viene data alcuna giustificazione, non viene spiegato il perche di questo trattamento. la situazione finale, che vi ho ricordato, e' una situazione che vede persone ammanettate e inginocchiate sorvegliate da una pattuglia, che forse non sa neanche che pesci pigliare. La situazione migliora per le persone ammanettate per un fattore del tutto casuale, perche' qualche passante c'e' e sono passati anche dei giornalisti e delle telecamere. Questo ha consentito ovviamente e impedito ai poliziotti di forse reiterare quelle vessazioni che abbiamo gia' riferito. [...] Uno degli arrestati, un francese, lo dice apertamente. "Se non ci foste voi giornalisti la cosa sarebbe peggiorata, ci hanno picchiato e avrebbero continuato". [...] Il teste P. riferisce insulti, e frasi che sono importanti perche' esplicitano quello che e' il sentimento dei poliziotti impegnati in quell'operazione: gli insulti sono accompagnati da una carica di aggressivita' di odio e di disprezzo: "ve la faremo pagare avete messo a ferro e fuoco genova". Questa e' una situazione rispetto alla quale a volte si dice lo zelo persecuotrio... il pm non ha fatto indagini specifiche per individuare chi fossero i poliziotti, sollevare facilmente una causa per arresto illegale, ma una richiesta probabile circa l'identificazione del poliziotto x o y avrebbe portato alla stessa situazione e soluzione che siamo stati costretti ad avere in tutte le volte che abbiamo cercato di individuare un poliziotto con documentazione filmata. Se non fosse una situazione costituente palesemente un reato e se noi fossimo e la nostra polizia fosse una polizia di un paese civile ed europeo che aderisce alla convenzione sui diritti dell'uomo, la corte europea ha trattato questi casi. [...] [Romanelli interrompe la requisitoria.... tutto il tribunale e' basito, ndr] A: [...] disturba l'atteggiamento diffuso di violenza e di soprusi commessi da poliziotti, giustamente se vogliamo esasperati dai giorni precedenti, ma quella sera in via battisti e nelle vie adiacenti, come si puo' rilevare non vigeva il codice, quantomeno di procedura penale. noi siamo alla descrizione delle prime fasi, siamo alla descrizione dell'arrivo della polizia e all'uso di quella violenza di cui ben presto anche il difensore sentira' parlare direttamente, nei confronti di persone che nemmeno la piu' fervida immaginazion avrebbero potuto essere considerate persone resistenti la forza pubblica, e abbiamo capito come l'arrivo della polizia sui luoghi, anche senza andare a richiamare la polizia come conosciuta nei giorni precedenti, come l'arrivo della polizia non potesse generare quel senso di sicurezza che si genera alla presenza delle ffoo. e quei cittadini fossero in fuga, stessero preparando i bagagli, si fossero intimoriti magari per il ruolo svolto presso il gsf, quei cittadini erano legittimati asentirsi e richiedere la tutela delle ffoo, non certo il sopruso. la documentazione filmata ci fa vedere che fatti questi feriti e neutralizzati, messi in sicurezza i luoghi, bonificati, tutti questi luoghi, l'attenzione rivolta verso l'obiettivo principale si manifesta nel tentativo di penetrare all'interno dell'edificio. il blocco che deriva dal cancello viene superato ben presto. mentre si svolgono queste scene nelle vie limitrofe la scena che interessa il teste FF e P, dal lato opposto del cancello avviene una delle scene piu' raccapriccianti, uno degli episodi che non ha e non avrà mai giustificazione. E' la vicenda di MC, ci ha raccontato il testiomne che si trovava per la prima volta e per caso nella palestra della pertini. MC era un giornalista, era venuto a seguire gli eventi, era in collegamento con altri giornalisti a cui aveva garantito l'accesso al centro indymedia, si trovava nella palestra e stava parlando, quando ha udito una persona irrompere dentro l'edificio e annunciare l'arrivo della polizia. La reazione di MC e' stata la reazione di tanti: si trovava nell'edificio dove c'erano le sue cose e si precipita all'esterno, sta per essere chiuso il cancello, e' con un suo amico S., prega la persona di farlo passare, lui e il suo amico che aveva conosciuto mezz'ora prima si precipitano fuori dal cancello, vengono intercettati dai poliziotti che hanno intercettato anche FF. Il suo amico S. riesce a scavalcare il recinto e accede al seminterrato della pascoli, cosa che non puo' fare MC, che viene intercettato da una prima fila di poliziotti che provengono dal lato destro dell'edificio, da piazza merani. la testimonianza di MC ci descrive una serie di violenze che si scandiscono attraverso il suo racconto dettagliato in tre fasi, corrispondenti agli attacchi che ha subito: un primo attacco che riceve al centro della strada, poi viene sospinto mentre cerca di vedere se ha una via d'uscita verso il muro e viene manganellato selvaggiamente, crolla a terra; in questa fase sono gia' arrivti i poliziotti in gran massa, lui riferisce di essere in mezzo a un gruppo nutrito; il racconto e' dettagliato e lo potete riscontrare minuziosamente attraverso gli agganci che ci sono con altre testimonianze. Viene in una seconda fase colpito selvaggiamente, un poliziotto si stacca dalla fila al lato sud della strada, gli ha dato un colpo alla spina dorsale, poi mi ha dato un secondo calcio e sollevato in aria buttato in mezzo alla strada. "Si sono uniti altri, anche la mano era rotta, mi sembrava di essere trattato come un pallone da calcio, ognuno aveva il suo turno. Poi mi hanno preso per il colletto e mi hanno trascinato, e un poliziotto cercava di evitare ulteriori attacchi". QUindi noi apprendiamo che c'e' un poliziotto che non e' venuto a testimoniare, che non ha riferito di questo episodio, ma che nel contesto ha evitato danni peggiori, forse salvato questavittima, ma e' uno dei poliziotti buoni in quel momento che non e' stato qua sul banco dei testimoni, non e' stato in grado di superare il muro dell'omerta' e di fare il suo dovere, quello di denunciare dei reati. Non e' finita, perche' il teste MC racconta il terzo attacco finale: in questo frangente i ps che descrive MC non sono piu' solo indossanti divise che vengono descritte come anti sommossa, ma sono poliziotti in borghese. E' molto minuziosa la descrizione, perche' parla di ps tra cui uno dal lato sud che lo ha raggiunto e ha iniziato il terzo attacco, calci nei denti e avanti. L'ultima fase, prima di questo terzo attaccco, MC riferisce che nel frattempo e' arrivata una camionetta e stava sfondando il cancello. Riferisce della duplice manovra che il mezzo fa per sfondare, non si vede dai documenti filmati, ma i ps lo confermano: un doppio tentativo di sfondare il cancello. Credo che il dettaglio della sua testimonianza sia poco contestabile. MC ha reso le sue deposizioni in diverse fasi, in diversi momenti, e ha cercato di sforzarsi di dare descrizioni. All'epoca eravamo concentrati sull'individuazione dei reparti di appartenenza, e quindi chiedevamo particolari sulle divise, in una fase in cui forsele indagini miravano a verificare se ci fosse stato l'uso eccessivo della forza da parte del reparto che era indicato come il piu' combattivo, cioe' il reparto mobile. Abbiamo visto in ogni occasione sia dentro la scuola diaz che fuori, abbiamo visto come i compiti sono ben divisi, e le scene di violenza sono interpretati da appartenenti a diversi reparti. L'episodio di MC mostra proprio l'unita' di intenti e obiettivi indipendentemente dal reparto di appartenenza. MC si era sempre riferito ai "carabinieri" fino dall'avviso del ragazzo, e ha descritto divise scure, e ha anche disegnato le divise, i caschi, dei cc. Non solo la documentazione filmata ma una ricostruzione obiettiva degli eventi porta ad escludere che nelle prime fasi ci fossero carabinieri, questo sulla base della ricostruzione che siamo in grado di fare. La documentazione e' eloquente sul punto. E' vero che MC quando perde definitivamente conoscenza o quando cessa il terzo attacco, quello filmato, girato da HC, quando riprende conoscenza e' sicuramente attorniato dai carabinieri, perche' abbiamo appreso anche dal tenente Cremonini, che al suo arrivo come comandante del primo barttaglione che giunge sui luoghi, nota una sagoma per terra, va a ricevere disposizioni oltrepassando il cancello e riceve disposizione di effettuare aun cinturazione esterna, e all'esterno ha modo di vedere che quella sagoma, quel fagotto silente era una persona rannicchiata. Torna a chiedere disposizioni e fa presente questa situazione e chiede di dare soccorso, chiede al dr. gratteri al centro del cortile e riceve l'indicazione che "sono gia' state chiamate ambulanze", e cremonini dice ceh gratteri secondo lui era gia' al corrente della situazione, e nell'interpretazione della situazione questo va a vantaggio della persona, nel senso che sappia della situaiozne e provveda. Non si comprende come una persona in quelle condizioni non fosse controllata o soccorsa, forse il termine soccorso non si addiceva molto a questi momenti. NOn era necessario essere samaritani, bastava essere poliziotti per capire che una situazione di quel tipo avrebbe necessitato una attenzione del tutto diverso, rispetto alla semplice chiamata di una ambulanza. Abbiamo recuperato verso la fine del dibattimento un filmato di un operatore RAI, dove si vede molto chiaramente in un orario compreso tra 00:19 e 00:20 ancora MC che e' gia' soccorso da paramedici ma giace a terra. Dobbiamo presumere che MC sia stato trasportato in ambulanza subito dopo. Questo corrisponde anche alla testimonianza che aveva reso il teste Cremonini, quando aveva affermato che i soccorsi lui ricordava che erano arrivati nel giro di dieci-quindici minuti. Io non credo che si possa per questi alementi obiettivi ritenere o porre in dubbio che vi sia stato nel racconto di MC con quel riferimento ai cc una indicazione utilizzabile considerato il materiale probatorio che ci porti alla conclusione che anche cc abbiano perpetrato violenze ai suoi danni. Rilevo anche un altro fatto: MC gia' nella sua dichiarazione a londra non e' piu' sicuro del termine usato anche se i riferimenti sono precisi; ma la presenza intorno a lui per lungo tempo dei cc in cinturazione puo' averlo influenzato. nel contesto di MC carabinieri indica anche in genere le ffoo italiane. [...] Ma al di la' di questo credo che sia indubitabile dall'intreccio del dato testimoniale e della documentazione filmata noi possiamo ricostruire le fasi dell'aggressione ai danni di MC come messe in atto dai poliziotti che sono poi stati impegnati nell'irruzione nella scuola. E' preciso MC nel riferire dei funzionari in borghese sul lato della Pascoli in posizione di osservazione. E' molto preciso e lascio a voi apprezzare il dettaglio nel riferire con dettagli l'ingresso di alcuni poliziotti nell'antistante scuola pascoli. E' una persona che deve essere considerata tra i testimoni piu' affidabili, e questa lucidita' gli deriva da sofferenze indelebili per lui. Io mi fermerei qua. La posizione e la deposizione del MC e la documentazione filmata sara' richiamata in relazione ai singoli imputati, cosi' come verranno evidenziate le necessita' e le posizioni degli imputati il loro arrivo sui luoghi. [...]