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A Genova scomparvero le molotov della polizia...a Roma il verbale dei carabinieri di Focene.

A Genova scomparvero le molotov della polizia...a Roma il verbale dei carabinieri di Focene.

Le sparizioni e le omissioni in questo paese cominciano ad essere troppe. Prima le molotov del processo alla Diaz di Genova, poi molte notizie sull'omicidio di Federico Aldovrandi, oggi sparisce il verbale dell'interrogatorio di Renato prima che morisse che i carabinieri avevano redatto.

Il 7 maggio 2007, c'è stata la prima udienza preliminare degli assassini di Renato Biagetti, ucciso la notte del 27 agosto con 8 coltellate dopo una festa reggae sulla spiaggia di Focene a Roma, da due giovani simpatizzanti neofascisti. Per ore di fronte all'aula B del tribunale di Civitavecchia, insieme alla famiglia agli amici e ai compagni di Renato, si è atteso che terminasse la prima udienza preliminare del processo.

La difesa ha cominciato a fare le prime mosse: chiedendo la semi infermità mentale. Non possiamo che palesare la consapevolezza che questa strategia della difesa poggi su esili basi, in quanto una perizia condotta in carcere, quindi in una situazione di per se "viziata" emotivamente e psicologicamente, vale poco. E soprattutto in quanto sappiamo dagli atti che il comportamento dei due dopo l'omicidio è stato lucido in ogni momento, fino a prenotare un biglietto per Santo Domingo, paese senza estradizione.

Ma c'è altro in verità che ci interessa denunciare: il fatto che sono scomparsi i verbali con le trascrizioni delle dichiarazioni che Renato ha rilasciato ai carabinieri prima di morire. Va ricordato, sempre, che uno degli assassini è figlio di un carabiniere che opera proprio nella caserma che ha condotto e avviato le prime indagini sull'omicidio.

Questa sparizione, non per accanimento giudiziario, dimostra però come siano state portate avanti le indagini. La necessità di tenere d'occhio l'andamento del processo, sta nel fatto che non possiamo assolutamente accettare che passi la tesi della "lite per futili motivi". Cosi non è stato. L'aggressione premeditata è chiara: 8 coltellate dirette ad uccidere. I futili motivi non sussitono in quanto uno dei compagni aggrediti, nonchè la compagna di Renato, hanno dato stesse versioni sulle motiviazioni dell'aggressione: "tornate a Roma o vi ammazziamo".

Il luogo in cui è successo è un locale gestito da alcuni simpatizzanti di rifondazione comunista e in zona è conosciuto come un luogo in cui "vanno quelli di sinistra" in una zona in cui l'estrema destra conta numerosi simpatizzanti.

Perchè avviene in un clima di aggressioni continue a centri sociali, giovani, gay, immigrati, e dove il coltello diventa l'arma preferita. Perchè è confermato che uno dei due ha tatuata una celtica sul braccio.

Insomma, la verità è che è stata una aggressione premeditata. Non è stata una lite per futili motivi.

Non ci interessa la verità dei giudici e dei tribunali, però non possiamo pensare di essere presi in giro da avvocati difensori, procure, caserme dei carabinieri che usano inchiostro simpatico per redigere verbali ad un giovane morente.

Ci interessa invece, di più, denunciare il clima di continue legittimazioni che stanno avvenendo in questa città. Malgrado la presentazione e la diffusione del dossier sulle 134 aggressioni neofasciste avvenute negli scorsi mesi, il sindaco più democratico che c'è continua nella sua politica dell'equidistanza. Pochi giorni prima del 25 aprile assegna uno spazio ai fascisti di Foro 753 per poi fare l'occhiolino ai centri sociali per le politiche culturali a Roma.

Non a caso anche per questo uno spezzone di 2000 compagni lasciò il corteo ufficiale del 25 aprile che finiva sotto il Campidoglio per andare invece in quella piazza Vittorio dove "casapound" tenta di sporcare i muri con celtiche e svastiche. Rilancia, qualche giorno dopo, l'opportunità di non toccare la scritta dedicata a Paolo Di Nella, militante neofascista ucciso negli anni ottanta, che campeggia con una enorme celtica su un muro del centro di Roma. Anche se purtroppo qualche giorno prima, i compagni che stavano facendo un murales dedicato ad Antonio, compagno precario morto sul lavoro, vengono caricati e inseguiti per i lotti della Garbatella dalla polizia!

Va detto per informazione completa, che ad oggi, anche attraverso la richiesta di informazione da parte di alcuni parlamentari, non si è ancora scoperto chi avesse ordinato quelle cariche e di quale reparto fossero quei poliziotti. Forse blindati della polizia girano fuori controllo della questura?

Ci interessa dunque sottolineare un clima pesante che sta facendo, di questa città, il laboratorio della destra estrema che tenta di riorganizzarsi cavalcando la barbarie sociale e le forme della governance demokratika in cui l'equidistanza è un tratto distintivo non solo del revisionismo storico nella comparazione tra fascisti e antifascisti di ogni epoca, ma che peggio comprende i "centri sociali" di destra uguali a quelli di sinistra, incurante non solo delle denunce relative alle aggressioni avvenute in questa città, ma contemplandoli, tutti e due, dentro un quadro di compatibilità.

Succede questo in città, e su questo riteniamo che sia necessario non fare un passo indietro, nessuno escluso! Su questo riteniamo necessario ricostruire dei paletti necessari di un agire politico che svisceri invece queste contraddizioni e che sia in grado di costruire una ancora più forte opposizione sociale non solo al tentativo delle organizzazioni neofasciste, ma anche alle nuove forme di governance del futuro partito democratico che vede già nel sindaco di Roma una delle personalità di maggior spicco. Su questo riteniamo necessario costruire un fronte unico e più largo possibile, lo dobbiamo a noi stessi e lo dobbiamo a Renato, lo dobbiamo alle decine di morti sul lavoro in questa città che si vanta di essere modello di produttività e lo dobbiamo alle migliaia di precari\e che producono, senza diritti, la ricchezza di questa città.