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[Il Quotidiano della Calabria] Processo No-Global: L'"arringa" di Mattia

Processo no global. Nella sua deposizione la genesi del movimento

L' "arringa" di Mattia

Il 26 giugno sarà ascoltato Enrico Ghezzi

. La frase di Sirio Conte, membro di Assopace, rimbomba forte fra le mura dell'aula della Corte d'Assise di Cosenza.
Il processo è quello contro i no global. Giornata, quella di ieri, dedicata ad ascoltare i testi della difesa. Più di tre ore di udienza davanti al presidente Onorati, al giudice a latere Russi e ai giudici popolari. Nel mirino, come noto, i fatti di Napoli e Genova del 2001. L'accusa, la solita. Quella della creazione di un'associazione con fini sovversivi.
Fra i testimoni ascoltati ieri, quello più rilevante ai fini del processo è stato sicuramente l'avvocato Giancarlo Mattia. Indagato all'interno di questa vicenda, Mattia ha dovuto scontare anche un periodo di custodia cautelare, salvo poi vedere archiviata la sua posizione. L'uomo è uscito dunque pulito dal procedimento e ieri è dovuto tornare sui fatti nella veste di persona indagata in un procedimento connesso, con la facoltà di non rispondere. Ma Mattia ha parlato, raccontando i giorni finiti nel ciclone.
La sua deposizione, sollecitata dalle domande dell'avvocato Petitto (difensore dell'imputato Campennì), è stata una sorta di lectio magìstralis sull'indipendenza dei movimenti e l'impossibilità di associazionismo fra gli stessi. Il suo racconto è partito da lontano, dagli anni '60, dalla nascita dei movimenti e dalla differenza fra quelli del Nord basati sull'operaismo e quelli del Sud, basati su rivendicazioni sociali. Anche gli aderenti che compongono la rete del Sud Ribelle sono tutti figli di esperienze politiche diverse. I movimenti, ha spiegato Mattia, per loro stessa natura non possono darsi una struttura e organizzarsi. Un modo per dire che l'associazione a fini sovversivi fra movimenti non è altro che una contraddizione in termini. Mattia ha citato anche l'ampia giurisprudenza sui processi politici in Italia. A maggior ragione questo discorso vale per la Rete del Sud Ribelle che non aveva i caratteri di segretezza di un'associazione sovversiva. Ritornando poi agli specifici fatti di Napoli e Genova, Mattia ha parlato degli atteggiamenti ostili delle forze dell'ordine nei confronti dei partecipanti ai cortei e poi fatto notare che in nessuna riunione pre-manifestazione si è mai parlato di armi oppure di creare disordini. Nessuna premeditazione sovversiva o volontà di violare l'ordine pubblico. Il disordine nato, Black block a parte, non è stato organizzato, è stato frutto piuttosto della reazione delle forze dell'ordine.
Concetti che hanno ripetuto anche gli altri testimoni. AlCuni di questi erano stati chiamati a discarico della posizione del parlamentare Francesco Caruso. Fra di essi ad esempio Sirio Conte di Assopace e Giulio Riccio, assessore alle politiche sociali e giovanili del Comune di Napoli. Incalzati dalle domande dell'avvocato Simonetta Crisci, i testi hanno ribadito più volte l'assoluta matrice pacifista dei cortei organizzati, nonché gli ideali, dello stesso tipo, dei soggetti coinvolti.
"Caruso è un pacifista", ha chiosato Conte, spiegando anche che nelle vane nunioni di preparazione si escludeva palesemente una volontà di usare le armi e che, anzi, presupposto essenziale per l'adesione alla rete no global era quello di escludere ogni forma di violenza fisica. Concetti affermati anche dall'Assessore Riccio (che partecipò alle manifestazioni come militante dì Rifondazione Comunista) e da un giornalista di Radio Primavera.
Circostanze sulle quali il pm Fiordalisi ha inteso fare pochissime domande di controesame.
Ora il prossimo appuntamento è per il 26 giugnO. Dovrebbero essere sentiti, fra gli altri, i registi Enrico Ghezzi (coosciuto come deus ex machina di Blob) e Pasquale Scimeca. Sarà l'ennesuna puntata di una vicenda che ancora necessita di molto tempo prima che processualmente possa dirsi conclusa.

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