G8: DIAZ; FOURNIER, OMISI VERITÀ PER SPIRITO APPARTENENZA (ANSA)
GENOVA, 13 GIU - «Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza». È la testimonianza resa stamani da Michelangelo Fournier, all'epoca del G8 a Genova vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma ed oggi uno dei 28 poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz. Questa mattina in aula, Fournier ha fornito infatti una nuova versione su quello che aveva visto nella scuola al momento della sua irruzione: non manifestanti già feriti a terra, ma veri e propri pestaggi ancora in atto. «Arrivato al primo piano dell'istituto - ha detto - ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana». Nelle dichiarazioni invece rese precedentemente dal poliziotto ai pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini il poliziotto aveva raccontato di aver trovato a terra persone già ferite e non pestaggi ancora in atto. «Sono rimasto terrorizzato e basito - ha spiegato - quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: 'basta bastà e cacciai via i poliziotti che picchiavano». Fournier, sollecitato dalle domande del Pm Francesco Cardona Albini ha aggiunto: «Intorno alla ragazza per terra c'erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale.
Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze». Fournier ha poi raccontato di aver assistito la ragazza ferita fino all'arrivo dei militi con l'aiuto di un'altra manifestante che aveva con sè una cassetta di pronto soccorso. «Ho invitato però la giovane - ha raccontato - a non muovere la ragazza ferita perchè per me la ragazza stava morendo». (ANSA).
G8: DIAZ; FOURNIER, NON POSSO ESCLUDERE PESTAGGI MIO REPARTO
GENOVA, 13 GIU - Michelangelo Fournier, all' epoca del G8 vice di Vincenzo Canterini, comandante del VII Nucleo antisommossa del primo Reparto Mobile di Roma, a sua volta imputato per l'irruzione della polizia nella scuola Diaz, oggi in aula ha anche ammesso: «Non posso escludere in modo assoluto che qualche agente del mio reparto abbia picchiato». In un moto di orgoglio, Fournier ha spiegato la sua decisione di dire finalmente cosa aveva visto nella scuola: «Faccio parte di una famiglia di poliziotti e in un primo tempo non ho avuto il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte di colleghi». Fournier, per ridimensionare le eventuali responsabilità dei poliziotti, ha commentato: «Sicuramente nella scuola
c' erano persone che hanno fatto resistenza, issato barricate, per cui non mi sento di dare la patente di santità a tutti gli occupanti dell'istituto». In merito poi all' episodio del vice questore Troiani, il poliziotto che avrebbe portato le due bottiglie molotov nella scuola, come prova a carico dei 93 no global, poi arrestati, Fournier ha raccontato di aver visto il collega vicino alla camionetta con addosso il casco del Reparto Mobile di Roma. «Casco e cinturone del nostro reparto - ha spiegato - erano stati distribuiti in occasione del G8 anche ad altri reparti mobili». Sulla catena di comando dell' irruzione, Fournier ha spiegato che sia Canterini che Spartaco Mortola (all' epoca capo della Digos di Genova, a sua volta imputato) prendevano ordini da poliziotti di grado più alto, tra cui Arnaldo La Barbera (deceduto nel settembre del 2002) e Francesco Gratteri, rispettivamente capo dell'Ucigos e direttore dello Sco. (ANSA).