E venne il turno di Perugini, grande protagonista dei processi genovesi.
Imputato nel processo per il pestaggio del minorenne (ripreso dai tg di
tutto il mondo) che ha già dato luogo alla prima condanna nei confronti
di un poliziotto, l'ex Digos, vicequestore di Genova e funzionario più
alto in grado a Bolzaneto è anche imputato nel procedimento per le
violenze nella caserma, insieme ad altri 44 tra poliziotti, agenti
penitenziari, carabinieri e personale medico. Con la sua divisa borghese
riconoscibile e riconosciuta, jeans e Lacoste gialla, Perugini durante
le giornate del g8 era il responsabile dell'ufficio trattazione dei
fermati a Bolzaneto.
La sua posizione, la stanzetta della Digos, divisa con la collega Poggi
(che sarà ascoltata lunedì prossimo) era senza dubbio la migliore: vista
sul cortile (dove veniva dato il benvenuto ai manifestanti a suon di
botte) e sul corridoio delle celle dove i ragazzi e le ragazze erano
obbligate alla posizione arcinota faccia al muro, gambe larghe e braccia
aperte oltre alle ingiurie e altre violenze che furono costretti a subire.
Perugini però, pur stando in caserma tra le 16 e oltre l'una di notte
sia venerdì, sia sabato, non ha visto nulla. «Può essere, ha detto in
aula, che alcune cose siano successe mentre andavo in bagno». C'è da
credere che questa versione la sentiremo ancora lunedì prossimo dalla
collega Poggi.
Perugini ha anche aggiunto: «sono sciuro che mai avrei perso la lucidità
se mi fosse capitato di vedere qualche comportamento non corretto d
parte dei colleghi». Parole che se arrivano da chi ha preso
violentemente a calci in faccia un ragazzino seduto per terra, non
possono non accendere grandi dubbi sulla sua intera deposizione. Venerdì
sarà il turno di un altro imputato, Gugliotta, ispettore della Polizia
Penitenziaria