supportolegale.org || la memoria e' un ingranaggio collettivo

[Repubblica Genova] G8, carabinieri indagati sei anni dopo

L´inchiesta del pm Ranieri Miniati parallela a quella sulle violenze dei no global, evita il rischio prescrizione

[G8, carabinieri indagati sei anni dopo]
In sette sotto accusa per gli arresti illegali in via San Martino
MASSIMO CALANDRI
--

SEI anni e mezzo dopo la guerriglia urbana del G8, la procura di Genova iscrive sei carabinieri e un maresciallo nel registro degli indagati. I militari devono rispondere di falso e calunnia. Avrebbero mentito sulle circostanze dell´arresto di quattro no-global - tra di loro un minorenne - che facevano parte del corteo della Tute Bianche partito dallo stadio Carlini in quel tragico pomeriggio del 20 luglio 2001.

I sette sotto accusa sono stati interrogati nei giorni scorsi dal pm Vittorio Ranieri Miniati, sono difesi dagli avvocati Giovanni Ricco e Giovanni Scopesi.
Appartenevano al Battaglione Campania. In via San Martino - nei pressi della caserma della locale Compagnia - furono protagonisti di una carica contro un gruppo di giovani che si era staccato dal grande serpentone guidato da Luca Casarini. Secondo una prima ricostruzione ci fu uno scambio di colpi da entrambe le parti, al termine del quale quattro persone furono trascinate fino alla struttura dell´Arma e più tardi tradotte a Forte San Giuliano. I militari nel loro verbale scrissero di resistenze e violenze da parte degli antagonisti, stilarono un preciso verbale attribuendo con gran precisione una serie di «oggetti contundenti» a ciascuno dei fermati. Negli anni successivi dei quattro si sono occupati i pm Andrea Canciani ed Anna Canepa. Uno dei fermati - il minorenne - è stato assolto, gli altri vanno a giudizio il prossimo 27 novembre.
E però, i quattro fin dalla cattura avevano raccontato una verità diversa rispetto a quella dei carabinieri. Sostenevano di non aver aggredito nessuno, giuravano di essere stati picchiati di brutto al momento di essere trascinati nella caserma di San Martino. E poi altre botte dopo, sul furgone che li accompagnava a San Giuliano. Anche in questo caso era stato aperto un fascicolo. A rigor di logica avrebbe potuto essere trattato direttamente dagli stessi pm, Canepa e Canciani, che meglio di tutti - soprattutto, più rapidamente - potevano verificare ed incrociare e verificare le testimonianze. Ma la macchina della giustizia si muove spesso con meccanismi incomprensibili alla gente comune. Il fascicolo era stato affidato ad un altro pm del Gruppo G8. Vittorio Ranieri Miniati, appunto. Che tra l´altro è titolare, insieme alla collega Patrizia Petruzziello, della maxi-inchiesta sui soprusi e le violenze nella caserma di Bolzaneto. Obiettivamente, uno dei magistrati più oberati della procura. Recentemente il pubblico ministero si è reso conto che l´ipotesi di reato nei confronti dei sette militari stava per essere prescritta. Ha riflettuto su di un altro fatto: nel processo del 27 novembre, la testimonianza degli uni (i no-global) avrebbe avuto un peso specifico inferiore rispetto a quella degli altri (i carabinieri). E allora ha iscritto nel registro degli indagati i sette. Ascoltati al nono piano, i militari avrebbero sostanzialmente confermato le accuse. Ma non sarebbero stati in grado di ricordare chi aveva fatto cosa. Avrebbero inoltre parlato di bombolette di spray urticante in dotazione ai sottufficiali, particolare denunciato dagli arrestati e che il maresciallo aveva in un primo tempo negato.
L´iscrizione nel registro degli indagati dei carabinieri riapre un capitolo che per qualche motivo è finito in secondo piano, nella valutazione complessiva dei fatti del 2001. La maggior parte degli arresti compiuti da agenti e militari fu illegale. Le forze dell´ordine misero le manette a centinaia di manifestanti dichiarando nei loro verbali fatti poi smentiti dai filmati e dalle fotografie.