La soddisfazione di Presenti: "Eravamo in 1.200, ma nessuno se n´è accorto. E gli
allarmisti sono serviti"
Il questore: invisibili e vincenti "La manifestazione pacifica è un successo di tutti"
"Peccato per quelli che hanno lasciato la città o hanno chiuso i negozi"
MASSIMO CALANDRI
MARCO PREVE
«GIOCO di prestigio», lo chiama. Ovvero: come rendere invisibili milleduecento tra poliziotti e militari, annullando provocazioni e pretesti. A tarda serata Salvatore Presenti chiude in attivo il bilancio d´una giornata a rischio. «Ma io non ho mai condiviso certi allarmismi, tantomeno slogan come Genova blindata». Il questore scuote la testa. «Blindata, che brutta parola. Questa è una città aperta, libera, dove è possibile manifestare pacificamente. Lo abbiamo dimostrato oggi. Tutti insieme».
Cominciamo dalle cifre. In quante persone hanno partecipato al corteo? Gli organizzatori dicono centomila. Il ministero dell´Interno parla di trentamila.
«Noi non abbiamo fatto calcoli. E comunque, scusate: più è alto il numero, e migliore figura facciamo. Quindi - sorride - mi stanno benissimo le cifre fornite dagli organizzatori».
Quanti erano i carabinieri, gli agenti e i finanzieri?
«Un migliaio in divisa. Altri duecento in borghese. Pronti ad intervenire, ma ligi
ad una parola d´ordine: discrezione. Non si sono fatti vedere. Mai. È andata bene. Anzi, benissimo. Un piccolo gioco di prestigio».
Ancora una volta si è dimostrato che la "militarizzazione" non paga. Erano in quindicimila e passa, al G8: tutti in divisa, a battere coi manganelli sugli scudi.
Sappiamo bene come è andata.
«Ma no, il paragone è ingeneroso. Le condizioni erano molto diverse. Questa volta
non c´erano obiettivi precisi da difendere. Niente Zone Rosse o Gialle. Per fortuna».
In strada, a coordinare le truppe, Pasquale Zazzaro, questore vicario che ha vissuto
l´esperienza del luglio 2001.
«Mi ha detto che non c´è stato un solo, piccolo problema. Tantomeno nei giorni precedenti. Nessun segnale che potesse far presagire qualche pericolo».
Nei giorni scorsi avevate preso contatto con organizzatori e protagonisti della protesta? «Ho parlato con Franco Giordano, segretario di Rifondazione. E con Luca Casarini, leader dei Disobbedienti. E ancora con gli organizzatori locali, a partire da Simone
Leoncini, di Rifondazione. Mi avevano assicurato che non ci sarebbero stati problemi. E così è stato».
L´arrivo di pullman, la concentrazione davanti alla Stazione Marittima. I treni
speciali. Il concerto in piazza De Ferrari. Il deflusso, la partenza. Quale è stato
il momento più delicato? «Nessuno. Abbiamo mantenuto la concentrazione in ogni momento. Pronti a intervenire, ma lontano dagli occhi di tutti. I manifestanti si sono comportati bene, non avevamo dubbi in proposito. Forse qualche apprensione c´è stata solo in tarda serata, con le ultime partenze. Ma era fisiologico, dopo la stanchezza accumulata in tante ore».
"Rispettiamo solo i pompieri", gridava la folla. Dicono che per molti il rapporto di
fiducia con la Polizia di Stato sia irrecuperabile.
«Non ci credo. Quelle del G8 sono ferite ancora aperte, ma credo che il rapporto di
fiducia non sia mai venuto meno. E giornate come queste non possono che contribuire a rasserenare gli animi».
Genova è davvero tornata libera, come scandivano in coro?
«È sempre stata libera. E non ha mai avuto paura. Mi spiace per quei genovesi che si
sono fatti condizionare, non c´era motivo di lasciare la città o chiudere i negozi.
Genova siamo tutti noi».