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[Corriere.it] «Manganelli dice: giu' di forza»

L’inchiesta di Genova. L’ex questore nelle telefonate: parla di un’azione comune contro i pm

«Manganelli dice: giù di forza»

Colucci intercettato. Il capo della polizia: frasi mal riportate

GENOVA - Manganelli «è arrabbiato e dice che devono fare un’azione comune per essere pesanti contro i magistrati», «il capo dice che devono andarci giù di forza », e ancora «Manganelli stamattina mi ha detto: dobbiamo darci una bella botta a questo magistrato, mi ha accennato che qualcuno sta già prendendo delle carte non troppo regolari». Francesco Colucci, questore di Genova durante il G8 del 2001, parla così con un funzionario del ministero dell’Interno, con un collega e con Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova. Non sa di essere intercettato.

Colucci commenta il fatto che egli stesso e l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, dimesso da pochi giorni, sono indagati per falsa testimonianza. È accaduto infatti che il 3 maggio Colucci, chiamato a testimoniare sulle telefonate intercorse la notte della Diaz con De Gennaro, abbia modificato la sua precedente versione negando di aver parlato con il capo della polizia a proposito dell’intervento del portavoce Roberto Sgalla nella scuola. Risultato: Colucci è accusato di falsa testimonianza, De Gennaro di averlo istigato a mentire, reato poi contestato anche a Mortola. Nelle intercettazioni che fanno parte del fascicolo relativo alla falsa testimonianza, non ci sono telefonate di Manganelli né di De Gennaro. L’ex capo della polizia e l’attuale compaiono solo nelle parole del molto loquace Colucci. Lo schema, secondo i magistrati che hanno da poco depositato l’avviso di conclusione delle indagini, è questo: De Gennaro fa pressione su Colucci perché cambi la sua testimonianza, Colucci lo fa, scoppia il caso, Colucci telefona a destra e a manca euforico spiegando come Manganelli (non ancora capo della Polizia) la voglia far pagare ai magistrati.

Il prefetto Manganelli ieri ha dichiarato che quelle frasi sono «un tradurre liberamente e con linguaggio inappropriato la mia manifestazione di affetto e di vicinanza a un collega in difficoltà». Nel faldone c’è anche la telefonata fra Mortola (indagato nel processo Diaz per le false molotov) e Maddalena, l’ispettore del Viminale incaricato di investigare sulla sparizione delle molotov dall’ufficio corpi del reato della Questura. Maddalena relaziona a Mortola sulle indagini in Procura. Insomma, una partita avvelenata fra Procura e Polizia, o almeno questo starebbero a dimostrare intercettazioni e atti depositati.

Erika Dellacasa
28 novembre 2007