supportolegale.org || la memoria e' un ingranaggio collettivo

[Il Secolo XIX] Poliziotto-sindacalista indagato «La parola d'ordine era reprimere»

Inchieste e processi sul g8 - Poliziotto-sindacalista indagato «La parola d'ordine era reprimere»

Genova «Il G8 di Genova ha significato un cambiamento di 360 gradi nei comportamenti della polizia, soprattutto in tema di ordine pubblico: mentre la parola d'ordine dal 1981, da quando cioè vi fu la smilitarizzazione e la sindacalizzazione della polizia, è stata prevenzione, la sensazione che invece durante il G8 la parola d'ordine fosse repressione era abbastanza netta».
Lo ha affermato Aldo Tarascio, poliziotto e sindacalista del Silp, indagato per abuso di autorità per i fatti accaduti a Genova nella caserma di Bolzaneto, in un'intervista a Sky Tg24. «Quando non ero ancora indagato - ha spiegato Tarascio - dissi che nulla si muove in ordine pubblico che il politico non sappia o non voglia. A Genova si dovevano ottenere probabilmente determinati obiettivi, determinati risultati. Non si capisce la ratio di tante cose fatte e decise». Per esempio, ha aggiunto, «si sapeva benissimo quale era il capo dei black bloc, ma si è intervenuti soltanto il sabato pomeriggio, quando poi se ne erano andati via tutti».
Dichiarazioni che si incrociano con quelle rese ieri in aula nell'ennesima udienza del processo a 25 no global accusati di devastazione e saccheggio.
Rispondendo a una precisa domanda dei difensori, il maggiore Antonio Frassinetto del reggimento Tuscania ha negato che fossero presenti esponenti politici o istituzionali nella centrale operativa dei carabinieri, nella caserma di Forte San Giuliano, il 20 luglio del 2001, quando si verificarono i violenti scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, culminati nell'uccisione di Carlo Giuliani, in piazza Alimonda.
La domanda dei difensori dei no global era in relazione alle voci su una presenza costante del vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini nella sala operativa. Quest'ultimo visitò invece questura, prefettura ed il comando provinciale dei carabinieri il giorno successivo, 21 luglio quando si sarebbero verificati abusi delle forze dell'ordine ai danni dei manifestanti.
Su un altro fronte delle inchieste scaturite dagli incidenti, il pm Francesco Cardona Albini ha sequestrato un video della casa di produzione Luna Rossa, da tempo già agli atti del G8.
Il pm è titolare dell'inchiesta sulle presunte violenze di strada, avvenute in piazza Manin contro i pacifisti, tra cui due studenti spagnoli del gruppo Pink, delle quali sarebbero responsabili quattro poliziotti, accusati di falso, abuso e calunnia. Nel filmato si vede uno dei giovani spagnoli che viene ammanettato, il suo amico che va incontro ad un poliziotto per chiedere spiegazioni e viene a sua volta arrestato. A terra poi c'è un terzo ragazzo a cui i poliziotti sferrano una manganellata sulla testa.
I poliziotti, che sono già stati raggiunti da un avviso di garanzia nell'aprile dello scorso anno, sono il vice sovrintendente Antonio Cecere, e gli agenti Luciano Berretti, Marco Neri e Simone Volpini, tutti in forza al settimo reparto mobile di Bologna.
Per le presunte violenze, invece, della polizia a danno di due pacifiste della rete Lilliput, Marina Spaccini, una pediatra di Trieste, e Simona Coda, sono in corso a Genova due procedimenti davanti al tribunale civile in cui viene chiesto il risarcimento per i danni subiti al Ministero dell'Interno, quale responsabile dell'operato degli agenti.
Sempre per i fatti del G8 il gip Daniela Faraggi ha incaricato ieri il medico legale Marco Salvi di eseguire una perizia sull'agente romano Massimiliano Di Bernardini per appurare se può partecipare al processo a suo carico. Di Bernardini infatti è imputato per i fatti avvenuti nella scuola Diaz, tra cui il ritrovamento delle due bottiglie molotov, ma la sua posizione venne stralciata dall'udienza preliminare, in cui doveva venire deciso l'eventuale rinvio a giudizio, perché era finito in coma in seguito ad un incidente stradale.
Il 6 aprile inizierà il processo a carico di 28 poliziotti, accusati per gli episodi avvenuti all'interno delle scuole Diaz e Pertini, a vario titolo, di falso, calunnia, lesioni gravi, furto, e danneggiamenti.