Giovanni Polli Ritorno a Genova. Ma la manifestazione “no global” di ieri non ha visto feriti. Né danni, a parte quelli procurati dai soliti imbrattamuri. Poco a che vedere, insomma, con quanto avvenne tra il 19 e il 22 luglio 2001, in occasione del G8. Allora fu lanciata una esplicita “Dichiarazione di guerra”, chiamata e proclamata via internet con questo pesante nome. Sei anni fa le cosiddette “Tute bianche” di Luca Casarini (e non certo i black bloc) erano partite con un proposito dichiarato: «Violeremo la zona rossa». Proposito al quanto impegnativo da ottenere per via pacifica, considerato il fatto che la zona in cui si riunivano gli 8 leader dei Paesi più industrializzati era difesa quasi come il proverbiale Fort Knox, il forziere delle riserve auree statunitensi.
Così, alla scuola Diaz, e nel piazzale della scuola Pascoli, si tenevano in quei giorni anche vere e proprie esercitazioni agli scontri. E la guerra, evocata dalle fronde più estremiste rivestite per l’occasione di bianco, arrivò per davvero. Ma non avvenne ciò che l’annunciatore del concerto di Manu Chao disse al microfono la sera prima dei primi incidenti: «domani mettetevi i caschi perché nessuno si deve fare male. Almeno nessuno di voi...». A “farsi male” fu infatti Carlo Giuliani e non il carabiniere al quale stava lanciando un estintore durante l’assalto alla camionetta. La vittima, per un puro caso data la violenza degli scontri, fu una sola. E, soltanto per un puro caso, fu dalla parte dei manifestanti.
Come in ogni “guerra” capitò pure che si perse la testa da entrambi i fronti, che quelli scambiati non fossero certo delizie e convenevoli, ma anche colpi proibiti, di quelli che lasciano il segno. Oggi però c’è chi, in nome della “verità”, cerca di rivendicarne una ideologicamente precostituita, rimescolando e tentando di truccare le carte di un brutto gioco la cui mano pesante fu giocata sei anni fa.
Poco importa se il Parlamento ha detto “no” ad una Commissione di inchiesta (ma, dati i precedenti, a quali risultati i suoi proponenti speravano potesse arrivare?), poco importa se la magistratura sta chiedendo il conto almeno a qualcuno di quei tanti che hanno trasformato per tre giorni Genova in un inferno. Poco importa se già da tempo la delegittimazione delle Forze dell’ordine è la punta di diamante della propria strategia politica.
Ieri a Genova non c’è stato - né ci sarebbe mai potuto essere - un bis del G8. Molta tensione (negozi chiusi, via tutte le auto e i cassonetti dal percorso) ma nessun incidente. Protagoniste, le solite ideologie e demagogie gettate a piene mani, con il condimento di un’abbondante dose di pelosa ipocrisia. 50 mila persone (dati dell’organizzazione, necessario dimezzare) hanno chiesto la Commissione di inchiesta e l’annullamento del processo ai 25 imputati del reato di devastazione e saccheggio. Loro, il processo, l’hanno già fatto. Tutta colpa della polizia, è ovvio. Anzi, di Berlusconi. I black bloc? Erano una cinquantina, e tutti spalleggiati dalle forze dell’ordine. L’ha detto Vittorio Agnoletto, l’altra sera,in tv al programa di Michele Santoro. Ma se questa è già la verità, una Commissione parlamentare per stabilirla è del tutto inutile. Basterebbe una bella legge che obbligasse tutti i cittadini a credere alla versione di Agnoletto. La sinistra è al governo: perché non ci pensa?
[Data pubblicazione: 18/11/2007]