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[La stampa] corteo tranquillo nella città blindataGenova, don Gallo guida la marcia Niente botte Il sermone D’altronde non sarebbe potuta andare diversamente visto che il corteo, che raccoglieva tutte ma proprio tutte le sigle della sinistra antagonista (dagli Indipendentisti sardi di Iglesias al Comitato per la pace nel Magentino, passando per i NoTav e i Centri sociali) era aperto da un prete, don Andrea Gallo che, sigaro in bocca, cappello da cow boy e sciarpa arcobaleno d’ordinanza, ha finito per guidare più una processione che una manifestazione. Con tanto di sermone tenuto al concentramento davanti alla stazione marittima e invito «a non lasciarsi provocare da questi figli di puttana! Non lasciatevi provocare, mandate affa’n culo i profeti di sventura». Non proprio un linguaggio da parrocchia ma efficace, visto che il corteo-processione ha raccolto l’invito e per cinque chilometri si è snodato senza il minimo incidente, contando perfino la presenza di bambini e disabili in carrozzella. Una processione laica con tanto di fumogeni, musica a palla dai camion, tamburi e bandiera Usa bruciata sotto Porta Soprana dagli anarchici genovesi, i più determinati e dispettosi, fino al punto da staccare per tre volte il cavo del microfono a Don Gallo in piazza De Ferrari, tappa finale (con concerti e comizi) del corteo. Fine delle provocazioni. E gioia degli organizzatori che non si aspettavano una risposta così numerosa ed entusiasta a un corteo che a molti (soprattuto della destra) era parso come minimo sconveniente. Polizia invisibile Invece tutto è filato liscio, merito anche delle forze dell’ordine che pur con una presenza massiccia (mille uomini) sono state capaci di rendersi pressochè invisibili, presidiando con discrezione i punti nevralgici della città ed evitando il minimo contatto con le frange del corteo più infiammabili. Che pure non hanno lesinato insulti e scritte sui muri, da «sbirri assassini» a «Nassirya docet». La solita tristezza. In fondo i tempi sono cambiati. I leader invecchiati (Francesco Caruso si aggirava con fidanzata un po’ sperso, mentre Vittorio Agnoletto, più incanutito che mai, si è presto infilato in un bar) non si sono quasi notati, e il vento gelido ha indotto tutti a miti consigli. Anche i pochi Ultras che si sono mescolati al corteo in nome di Gabriele Sandri, ucciso una settimana fa in un’area di servizio dell’autostrada, e i più duri e più puri dei Centri sociali di Torino e Milano, presenti in nome di Carlo Giuliani ucciso nel 2001 in piazza Alimonda. Tutti uniti per la resistenza termica al Grande Freddo. |
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