G8 2001 Nelle intercettazioni le parole dell'ex questore di Genova. Che si sfoga con l'ex capo della Digos Mortola
E Colucci tirò in ballo Manganelli
De Gennaro Scuola Diaz: «Il capo mi ha chiesto di fare un passo indietro sulla mia deposizione» Manganelli «Stamattina m'ha detto che dobbiamo dargli una bella botta in testa a 'sto magistrato»
Sara Menafra
inviata a Genova
«Manganelli stamattina m'ha detto che dobbiamo dargli una bella botta a 'sto magistrato». E' il 24 maggio 2007 e l'ex questore di Genova Francesco Colucci sa già di essere finito nei guai per colpa dei suoi capi. Ha appena saputo di essere stato indagato dalla procura di Genova di aver falsamente deposto, il 3 maggio, al processo sui «fatti della Diaz». Per quella stessa inchiesta, ieri, l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini (alcuni quotidiani ne davano notizia domenica scorsa). E' accusato, in concorso con l'ex capo della Digos locale Spartaco Mortola, di aver indotto a dire il falso «con l'aggravante di aver abusato delle proprie funzioni di superiore». A inzaccherare la giacca dell'attuale capo di gabinetto del Viminale, uscito formalmente indenne da tutte le inchieste nate dai pestaggi del G8 genovese, ci sono, soprattutto, un buon numero di intercettazioni. Chiacchiere e sfoghi in cui, in particolare, Colucci e Mortola aggiustano la deposizione e poi le mosse del primo. Le più rilevanti fra quelle conversazioni sono contenute in una perizia di 35 pagine elaborata dalla pg e ora a disposizione degli avvocati.
E' il 26 aprile quando Colucci racconta a Mortola: «Il capo mi ha chiesto di fare un passo indietro sulla mia deposizione». Il telefono di Colucci è ascoltato già da un po', perché la procura sta indagando sulla distruzione «accidentale» delle false bottiglie molotov che sono al centro del processo Diaz. La sua deposizione è prevista per il 3 maggio e lui non sembra ricordare nulla della Diaz. Chiede a Mortola «perché ci siamo andati? Quanti arresti abbiamo fatto?». Quello che sembra sapere di certo è l'indicazione che sarebbe arrivata dal capo. In base a questa, sostiene l'inchiesta curata dall'aggiunto Mario Morsiani e dai pm Francesco Cardona, Vittorio Miniati, Patrizia Petruziello ed Enrico Zucca, avrebbe cambiato le proprie dichiarazioni. In particolare dicendo che ad avvertire l'ufficio stampa del Viminale, Roberto Sgalla, sarebbe stato lui stesso e non il capo della polizia De Gennaro. Non è tanto normale che i due, Colucci e Mortola, si parlino così di frequente: Spartaco Mortola, oggi vicequestore a Torino, è imputato nel processo Diaz ed accusato di falso e calunnia, e Colucci, in quanto testimone (perdipiù convocato dall'accusa) non dovrebbe ricevere indicazioni da chi rischia una condanna anche per le sue parole. Sembrano badarci poco.
Dal 4 maggio, in poi, Colucci chiama Mortola ed altri rivendicando l'appoggio del capo. Succede anche l'8 maggio. Colucci dice ad un certo M., dicono i riassunti della polizia giudiziaria, «di aver ricevuto i complimenti del capo». Quello stesso giorno, scrive ancora la Pg, «Mortola dice a Colucci che il capo è disposto a testimoniare al processo». E' una scelta importante: più o meno un mese prima, in concomitanza con le prime intercettazioni, il pm Enrico Zucca, che guida l'accusa al processo Diaz, ha rinunciato a sentire De Gennaro. E a sorpresa la difesa si è opposta.
Il 22 maggio Francesco Colucci riceve l'avviso di garanzia della procura. E' indagato per falsa testimonianza perché ormai la procura ritiene di sapere che le dichiarazioni rese in aula, tanto diverse da quelle fatte durante le indagini, sono state concordate e pilotate ad arte. Al momento dell'arrivo della notizia si trova nella commissione avanzamenti del Viminale, di cui fa parte, e a telefono riferisce i commenti del capo e del vice (Manganelli, ndr) sul fatto che bisogna fare fronte comune. Si preoccupano anche i vertici del Viminale. Il 23 maggio, scrive ancora la pg, «Mortola dice di aver parlato con Manganelli e che il capo, tramite questi, dice che sarebbe meglio se si presentasse da De Gennaro». Il 24 maggio «Colucci accenna al fatto di aver parlato ieri sera (23.05.2007) con il capo della polizia circa argomenti legati alle promozioni e movimenti del personale. Sul finire il discorso ripassa nuovamente alla questione G8 e il discorso tra i due si svolge nel seguente modo: Colucci: Grazie a te, comunque non preoccupa è una rottura di palle questa eh!; Mortola: Eh lo so che è una rottura di palle Franco cazzo eh, ma poi voglio dire anche per il modo in cui l'hanno fatto, sono proprio carognate queste belin; C: Manganelli stamattina m'ha detto: dobbiamo dargli una bella botta a sto magistrato, dice mi ha accennato che già qualche d'uno sta pigliando delle carte non troppo regolari; M: eh vabbe non lo so; C: Eh! Te lo dico io». La conversazione è esplicita anche perché pare dimostrare che ad occuparsi della faccenda non è solo De Gennaro, ma anche il suo vice Antonio Manganelli. Insediatosi poco dopo al vertice della Ps, quest'ultimo ha fatto della trasparenza sul G8 una bandiera. Le sue dichiarazioni erano sul Secolo XIX anche ieri, quando s'è chiusa l'indagine disciplinare sui poliziotti che, via radio, esultavano per la morte di Carlo Giuliani: «Ho invitato personalmente i responsabili degli uffici giudiziari a garantire la più ampia collaborazione con la magistratura», ha confermato al quotidiano genovese.