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[il manifesto] L'inchiesta: «Quel teste ha paura e fa bene»

Sara Menafra

Ansiosi, attenti a tutto, preoccupati in particolare del «chi può dire che sapevamo?». Gli imputati al processo Diaz e per le false bottiglie molotov si interrogano e consultano per ogni dettaglio che tocchi il processo. Imprecando contro chiunque si metta sul loro cammino. Leggendo intercettazioni e brogliacci finiti nell'inchiesta sulla falsa testimonianza dell'ex questore di Genova Francesco Colucci (che sarebbe stato istigato a dire il falso dal prefetto Gianni De Gennaro) appaiono soprattutto preoccupati del ruolo di Lorenzo Murgolo, ex questore di Bologna oggi all'Aise, l'ex Sismi.
Il 3 maggio, appena conclusa la deposizione di Colucci, Carlo Di Sarro (nel 2001 alla Digos, oggi vicequestore a Rapallo) chiama l'ex capo Spartaco Mortola: «Il problema è un altro, che il 10 è stato citato Murgolo e pare che faccia resistenza a venire», «si sta cagando sotto», chiosa Mortola. E Di Sarro: «A Murgolo bisogna massacrarlo proprio completamente». Il 9 maggio, Di Sarro richiama: «Si è rotto la clavicola», esordisce, poi spiega a Mortola che l'ex vicequestore di Bologna non andrà a deporre. Mortola risponde, spiega il brogliaccio di pg, «che è la classica operazione da Sismi procurandosi la lesione da solo per non presentarsi», e Di Sarro conclude «che tanto il problema è solo rinviato in quanto loro non mollano, lo aspetteranno al varco».
Forse lo sembrano, ma non sono dettagli marginali: Murgolo è l'unico funzionario presente sulla scena la notte del 21 luglio del 2001 la cui posizione sia stata archiviata durante le indagini preliminari. Secondo la procura era presente sul luogo dei fatti solo perché inviato lì dall'allora vicecapo della polizia Ansoino Andreassi a controllare quel che sarebbe successo. Siccome non aveva compiti di polizia giudiziaria, e visto che quella alla Diaz doveva essere una perquisizione di Pg, rimase in disparte. Tra i tanti filmati elaborati dai periti di parte civile ce n'è uno, chiarissimo, in cui il funzionario è quasi sempre accanto alle ambulanze e ai mezzi di trasporto.
Nella deposizione che la procura di Genova ritiene falsa, l'ex questore Colucci batte molto sul ruolo di Murgolo. A sorpresa, lo colloca al vertice della catena di comando della notte della Diaz. Per le difese è una mossa perfetta: se la testimonianza su Murgolo sarà ritenuta genuina il processo rischia di chiudersi con una archiviazione per tutti gli imputati e una indagine già morta perché prescritta. Colucci lo sa talmente bene che il 10 maggio a telefono con un amico gli confida: «D'altra parte chiamando in causa Murgolo non è che...», lasciando intendere «che chiamando in causa Murgolo che è stato assolto non ha poi danneggiato qualcuno più di tanto». E lo sanno Mortola e Di Sarro che il 15, quando è ormai chiaro che Murgolo non risponderà alle domande del pm commentano: «Pensavo... chi possono chiamare a dire che sapevamo? Nessuno».
L'inchiesta su Colucci è in una fase delicata. In ogni momento potrebbe ritrattare la sua deposizione sostenendo di non aver subito alcuna pressione. E dire che l'ex questore, mentre raccontava come e perché il «capo» gli avesse chiesto di cambiare versione s'era anche chiesto come avrebbero reagito i pm: «Se me lo richiedono, dice: ma aveva dichiarato quello? Sì, avevo dichiarato quello, però, ripensandoci bene, sicuramente tante telefonate, tanti casini, che magari non me l'ha detto il capo, però hai capito, magari Zucca (pm della Diaz e dell'attuale inchiesta, ndr) si incazza».