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[Il secolo XIX] Cent’anni di galera per i saccheggi

Isabella Villa

Da una parte i black bloc, ritenuti responsabili di devastazione e saccheggio. Dall’altra le tute bianche condannate solo per danneggiamento e resistenza. I “cattivi” e i “buoni”. Ha fatto un preciso distinguo la seconda sezione penale del Tribunale di Genova, presieduta da Marco Devoto, nella sua sentenza nei confronti di 25 no global accusati degli scontri di strada verificatisi durante il G8. Era il luglio del 2001, sono serviti più di sei anni per arrivare alla conclusione del processo e poco più di sei ore di camera di consiglio per scrivere la sentenza. Una sentenza che se da una parte accoglie l’impianto accusatorio costruito dai sostituti procuratori Anna Canepa e Andrea Canciani che vedono gli scontri tra manifestanti e polizia scoppiati la mattina del 20 luglio come frutto di un preciso piano volto a minare l’ordine pubblico, dall’altra dipinge gli incidenti del pomeriggio nella zona di via Tolemaide (dove poi morì Carlo Giuliani) come una semplice manifestazione di piazza. Condanne più che dimezzate dunque rispetto alle richieste dei due pm: 225 anni contro 108 e tre mesi, 24 imputati condannati, una sola assolta per non aver commesso il fatto, NS: per lei erano stati chiesti sei anni. E atti trasmessi al pm per la possibile falsa testimonianza di quattro funzionari di polizia, due carabinieri e due poliziotti (Antonio Bruno, Mario Mondelli, Paolo Faedda e Angelo Gaggiano) che avrebbbero arricchito di particolari non veri i loro racconti davanti ai giudici per sostenere la drammaticità degli eventi. Devastazioni Il Tribunale ha dunque accolto le contestazioni di devastazione e saccheggio per dieci imputati: CA (7 anni e sei mesi), CC (7 anni e 10 mesi), MC (11 anni), LF (10 anni), AF (9 anni), IM (6 anni),FP (10 anni e sei mesi), DU (6 anni e sei mesi), AV (sette anni e otto mesi), VV (10 anni e sei mesi), mentre ha derubricato al solo danneggiamento e furto aggravato e alla resistenza a pubblico ufficiale (per questo reato è stato assolto il solo DC) le accuse nei confronti degli altri 14. «Sembra di capire - ha spiegato il pm Andrea Canciani - che il Tribunale abbia voluto fare una netta differenza tra i fatti del mattino del 20 luglio, il corteo delle tute nere, dove vi fu una reale lesione della sicurezza, e i fatti del pomeriggio che non hanno aggravato la crisi dell’ordine pubblico, ma sono rimasti episodi a se stanti». La devastazione e il saccheggio - come hanno spiegato i pm - sono reati che venivano contestati in tempo di guerra e che in epoca più recente sono stati attribuiti ai responsabili degli scontri negli stadi. C. e V., i due che hanno avuto le pene più alte, erano già stati condannati per questi reati in relazione agli scontri di Milano del 2006 in corso Buenos Aires.

Risarcimenti
Come chiesto dalla presidenza del Consiglio e dal ministero degli Interni, costituiti parte civile, tutti gli imputati sono stati condannati al risarcimento dei danni di immagine provocati dagli scontri. Sono stati anche decisi risarcimenti in solido alle parti lese che saranno però quantificati in sede civile. Il Tribunale si è concesso novanta giorni per il deposito della sentenza e i pm hanno anticipato che in base al contenuto decideranno sul ricorso in appello. Di appello parla già invece il difensore di MM (per lui una condanna a cinque anni), diventato famoso come l’uomo della trave per essere stato fotografato, appunto, mentre con una lunga asse di legno assaltava un defender dei carabinieri in piazza Alimonda. «La sentenza - ha dichiarato Alessandro Famularo - ha già dimostrato che ci troviamo di fronte a soggetti con storie diverse. Per M. i reati sono già stati derubricati in danneggiamento, lesioni e resistenza; il che dimostra che si è trattata di una contrapposizione tra il mio assistito e le forze dell’ordine e non di una volontà di sfasciare tutto». «Sono felice, è andata bene, la mia condanna è al di sotto della soglia di carcerazione. Non vedo l’ora di andare a casa dal mio bambino e dai miei genitori», ha detto lo stesso M. all’uscita dal Tribunale. Soddisfatto, e come potrebbe essere altrimenti, anche Fabio Sommovigo, legale di MDI: per lui l’accusa aveva chiesto una condanna a 8 anni e sei mesi, se l’è cavata con sei mesi, una tra le pene più basse inflitte ieri.«L’hanno condannato solo per il lancio di una pietra - ha spiegato il difensore - e questo deve portare a una completa rilettura della carica dei carabinieri in via Tolemaide, la stessa che poi ha portato ai fatti che hanno provocato la morte di Carlo Giuliani. I giudici - ha aggiunto - hanno ritenuto legittima la reazione e le resistenze del pomeriggio su via Tolemaide tant’è che hanno trasmesso gli atti alla procura per falsa testimonianza di quattro funzionari di polizia». «È stata disattesa la tesi della procura di una devastazione generalizzata - ha concluso l’avvocato Emanuele Tambuscio, difensore di AF (un anno e due mesi) - tanto che le tute bianche sono state aassolte dal reato di devastazione».