TRASCRIZIONE SOMMARIA – PROCESSO BOLZANETO - II UDIENZA ARRINGA PM
[ P=Tribunale, A=Accusa, D=Difesa, C=Parti Civili, R=Teste ]
P: [procede all'appello]
A: (Ranieri-Minati) La giornata di oggi e' dedicata alla valutazione delle dichiarazioni delle persone offese in tema di attendibilita'. E' un tema importante e deve essere affrontato in maniera approfondita. Sara' trattato nei suoi termini generali dato che non si possono affrontare una per una le deposizioni, oltre 200, delle parti offese venute a testimoniare. Noi ci tratterremo su discussioni generali. Nella giornata di domani la collega parlera' della qualificazione giuridica delle condotte, che andra' avanti tutto il giorno.
Sappiamo che sono state quasi 300 le persone che sono venute a testimoniare, quasi tutte quelle indicate nella lista del pm. Mi pare che di italiani ci siano stati solo un paio di casi di persone che non hanno deposto, arrestati del sabato, avvalendosi della facolta' di non rispondere. Le persone offese straniere sono state tante, dalla Spagna [...], dalla Svizzera, di lingua francese e tedesca, dalla Francia, dall'Inghilterra, dalla Germania, tantissimi, quindi sono venute persone offese da parecchie parti del mondo, un Lituano, addirittura da fuori Europa, Nuova Zelanda, Canada, tre cittadini statunitensi, e quindi in realta' persone offese di tutto il mondo. E qui c'e' da fare una prima considerazione: su oltre duecento persone offese i casi di persone che non hanno reso dichiarazioni sono veramente poche; degli stranieri avremo una ventina di casi in cui abbiamo dovuto leggere le loro dichiarazioni rese in tempo di indagini. Questo denota non solo una non volonta' di sottrarsi al processo, ma anzi la volonta' di cercarlo questo processo e la verita'. IN piu' io ritengo di poter affermare che per una persona che ritiene di aver subito dei trattamenti umilianti deporre puo' essere una cosa difficile, pero' credo che trovare un giudice paziente e attento che ascolti e che dica io sono qui e raccontami cosa e' successo, credo che sia una forma importante di giudizio, perche' manifesta rispetto per la persona. Io credo di poter dire che le persone transitate dalla struttura di Bolzaneto hanno voluto venire a rendere testimonianza fortemente.
Veniamo alle dichiarazioni. Credo che dobbiamo farlo in termini generali, ne citeremo qualcuna, ma e' evidente che non abbiamo la possibilita' di analizzare trecento posizioni testimoniali. DObbiamo condurre il nostro ragionamento in termini generali. Ovviamente nelle udienze successive, quando vedremo le responsabilita' degli imputati e i singoli capi di imputazione andremo in una analisi piu' specifica, ma lo lasciamo per allora.
Pensavamo di ricondurre ed enucleare i punti comuni delle dichiarazioni delle persone offese, che si possono individuare sulla base del tratamento usbito dalle persone a Bolzaneto. Questo consiste in una serie di vessazioni sia fisiche che psicologiche. Le varie fasi si possono ripercorrere seguendo le fasi della percorrenza della struttura di Bolzaneto.
Partiamo dall'arrivo: sappiamo anche dai sopralluoghi, che la struttura delle celle si trovava di fronte a un cortile, con accanto la struttura dei fotosegnalamenti e dall'altro lato un campetto. Sappiamo anche che in quello spazio in quei giorni stazionavano numeri rilevanti di appartenenti alle ffoo. E' il ricordo di quasi tutti i testimoni. Perche' stazionavano? Lo abbiamo visto nella scorsa udienza: c'erano i reparti della PS preposti al trasporto dai centri intermedi a Bolzaneto, che erano in divisa di OP, alcuni dei quali anche usati per sorveglianza; c'era il personale della PS che faceva OP, era cmq una caserma del reparto mobile, che aveva i suoi ruoli; poi c'era lo spaccio e la mensa della caserma dove i reparti e le persone andavano a mangiare nelle pause; c'era personale in borghese, lo ricordano i testimoni; c'era tutto il personale della pol pen, uomini del sct, che avrebbero dovuto stare vicino ai mezzi ma che sono finiti anche dentro le strutture, uomini del gom che dovevano fare le scorte, ma che non fecero nulla, ma che stavano nel piazzale.
Le persone offese ci hanno raccontato che all'uscita dai mezzi c'era un trattamento vessatorio: sputi, spintoni, insulti, insulti politici, e anche minaccie, particolarmente gravi quando indirizzate verso donne e a sfondo sessuale "entro stasera vi facciamo tutte" "bisogna fare come in Kosovo". Noi lo abbiamo chiamato il "comitato di accoglienza", era la ricezione di chi arrivava. Ci sono descrizioni di calci, sputi, e altro. Sono state descritte situazioni di attesa in questo piazzale, nei veicoli, o contro il muro della palazzina, o contro la rete del campetto da tennis. Ad es. tutto il gruppo degli arrestati alla Paul Klee vengono tenuti in piedi sotto il sole contro questa rete. Altri ancora, ed e' il caso di due arrestati della Diaz, contro un albero che era - lo abbiamo visto - nel piazzalino.
E dobbiamo cominciare a parlare della posizione in cui venivano spesso tenuti: in piedi, gambe divaricate, braccia alzate o lungo il corpo, faccia al muro. Questa posizione e' evidente che se imposta per un certo tipo di tempo comporta una sofferenza fisica, ed e' evidentemente umiliante per chi la subisce. L'abbiamo chiamata "posizione vessatoria di stazionamento o di attesa", per distinguerla dalla "posizione vessatoria di transito". Abbiamo la testimonianza dell'infermiere Poggi che ci ha ricordato questa posizione, che ci hanno descritto anche molti arrestati, e ci ha detto che nel gergo della Pol Pen veniva chiamata "la posizione del cigno".
Che dire ancora del "comitato di accoglienza"? Non poche persone offese hanno riferito di aver percepito questo rituale come parecchio intimidatoria, come premonitrice di quanto poteva accadere nella struttura. E questo si e' sommato ad una ulteriore vessazione, nel caso degli arrestati alla Diaz, "l'etichettatura", ovvero un segno con un pennarello chi ricorda rosso, chi ricorda verde. Ora si puo' comprendere la necessita' di distinguere arrestati in contesti diversi, ma forse c'erano metodi piu' rispettosi della persona umana, dato che non sono capi di bestiame.
Arriviamo attraverso gli scalini nell'atrio, dove non poche persone offese descrivono una nuova sosta, non tutte. Sempre posizione vessatoria contro il muro e parecchi ricordano un primo controllo, una prima perquisizione. E qui si innesta la tematica del trattamento durante la perquisizione: parecchie persone ci riferiscono non solo di non aver potuto recuperare tutti i propri averi, cosa dal punto di vista economico non rilevante essendo tutti ninnoli, ma rilevante da altri punti di vista, dato che le loro cose venivano gettate a terra con disprezzo. Doveroso fare la perquisizione e privarli di cose che possono essere pericolose. Ma non e' doveroso buttarli a terra, costringere le persone a raccoglierli e via dicendo.
Poi si passa alle celle: sappiamo della posizione imposta, in piedi faccia al muro, ma abbiamo delle varianti anche peggiori. Quella del sospeso in piedi in mezzo alla stanza, e tanti la ricordano nelle celle della pol pen. Posizioni a elle, con ginocchia seduti contro il muro, seduti faccia al muro, alcuni anche la posizione della ballerina, in punta di piedi. Sono posizioni non solo vessanti ma faticose, che hanno portato a dolori, mancamenti, ecc.
C'e' il ricordo da parte di parecchie persone offese della possibilita' in alcuni momenti di assumere una posizione piu 'comoda, per alcuni minuti, o cmq per un periodo limitato. Perche' i testimoni ci raccontavano che qualcuno entrava e diceva "sedetevi", ad esempio il sabato il ricordo del "carabiniere buono" e' un ricordo comune, anche se non siamo certi che sia la stessa persona, pero' purtroppo abbiamo anche i ricordi in senso contrario, cioe' che dopo un po' di tempo entrava una persona piu' minacciosa che faceva tornare tutti in posizione vessatoria. E questo aumentava la pressione psicologica, proprio per l'alternanza di ordini che faceva sentire le persone completamente in soggezoine e in balia delle persone. E addirittura se vogliamo esaminare la tematica del carabiniere buono, ci sono alcuni testi che ricordano un ulteriore particolare, cioe' che il carabiniere giovane quando arriva qualcuno che fa tornare tutti alla posizione originaria viene rimproverato.
Nelle celle sono riferite percosse di vario tipo: manganelli, schiaffi, pugni, pugni guantati, calci, colpo sulla nuca per far sbattere la fronte contro il muro, tanto e' vero che parecchi testimoni hanno ricordato di avere visto macchie di sangue sui muri della cella piu' o meno all'altezza delle teste. Poi abbiamo i lanci... gli spruzzi di spray, sia il venerdi' che il sabato, caso emblematico perche' e' ricordato da tutti, con lo spruzzo su LK, che si sente male, vomita, l'intervento di Toccafondi, e poi di Perugini chiamato dai cc. Ma non e' l'unico caso.
Oltre alle percosse abbiamo poi il riferimento a offese verbali, sia insulti che minacce: si va dalle frasi volgari che a una serie di insulti a sfondo sessuale che a sfondo politico: riferimenti allo stupro, per fortuna limitati alla minaccia, grazie a dio; riferimenti al kosovo, alla spartizione delle prede; ingiurie politiche varie, l'obbligo di riferire frasi contro personaggi di sinistra, prese in giro su D'Alema, Bertinotti, Manu Chao, che farebbero ridere se non in quel contesto; alcune brutte se non insopportabili, come i continui riferimenti alla morte di Carlo Giuliani, il riferimento agli episodi di piazza ovvero alla morte di un membro delle ffoo e la necessita' di pareggiare il conto, per fortuna non vero. Addirittura il teste Giovannetti, che e' stato citato dalla difesa, e certamente non e' una persona vicina ai no-global, ci ha ricordato che mentre lui era a bolzaneto si era sparsa la voce della morte di un poliziotto tanto che lui si adopero' per tranquillizzare la persona. E ancora altri tipi di minacce politiche: filastrocche come quella di Pinochet "1-2-3 viva pinochet, 4-5-6 a morte gli ebrei", la suoneria con Faccetta Nera, abbiamo riferimenti continui al fascismo "viva il duce" "viva mussolini". B. ricorda che mentre era al muro ricorda che era venuto un poliziotto che faceva il giochino "chi e' lo stato" "la polizia" "chi e' il capo" "mussolini". Ancora peggio i riferimenti a Hitler, ai nazisti e agli ebrei. F. ci ricorda un dialogo: "per queste persone ci vorrebbe mussolini" "ma no, che mussolini, ci vorrebbe adolf e i suoi forni". I "benvenuti ad auschwitz". IN cella ci sono i rumori poi, tipo agenti che fanno i versi di animali, una cosa stupida sentita cosi', ma nel contesto il tutto costituisce una ulteriore intimidazione. Ma soprattutto si allaccia alla tematica il tutto alla privazione del sonno, particolarmente ricordata dagli arrestati della scuola diaz, forse perche' piu' provati, o forse perche' per loro c'era ancora di piu' la necessita' di controllarli, ma c'e' questo ricordo continuo nella notte di agenti che fanno l'appello e l'obbligo di rispondere.
Tutti ricordano nella notte il freddo, la richiesta di coperte. Poi le coperte arrivano ma non erano abbastanza, e ricordano di ammucchiarsi come animali.
Il cibo: non e' stato dato nulla ven e sab, la domenica qualche panino. Mancata sommistrazione di acqua, ricordata da tutti: alcuni ricordano di riuscire a bere al bagno o al lavandino che c'era nel piazzale dopo il fotosegnalamento. E poi la mezza bottiglietta che il cc buono regala agli arrestati. Badolati dice che la prima cosa che fa e' chiedere acqua.
Veniamo agli spostamenti: una volta arrivati alla cella gli spostamenti erano numerosi. C'erano gli spostamenti al bagno, quelli per andare nella palestra per il fotosegnalamento, quelli per andare in matricola, quelli per la visita medica, e infine per la traduzione. Ecco, se ricordiamo i racconti degli arrestati o dei fermati, vediamo che anche gli spostamenti erano una ulteriore occasione di vessazione, a partire dalla posizione. La posizione di trasferimento e' pacificamente con la testa schiacciata verso il basso, in alcuni casi con la pressione degli agenti sulla testas. Altri hanno riferito di dover camminare curvi con le mani tese dietro la schiena. Noi abbiamo definito questa la "posizione vessatoria di transito". Qualche teste ha anche ricordato di essere stato tirato per i capelli.
Durante il passaggio in corridoio tutti hanno ricordato due file di persone ai lati, un altro bel comitato interforze, dato che tutti ricordano divise grigio-verdi e blu. Anche in questo caso percosse, minacce, sputi. I testimoni di lingua tedesca, quando riferivano di questo passaggio, hanno usato l'espressione che anche l'interprete ha avuto difficolta' a tradurre, che e' un termine militare, tradotto con l'ausilio del vocabolario "passare per le picche", una specie di forche caudine, una cosa molto indicativa della sensazione che evocava.
Peraltro ci sono state altre posizioni di attesa, nello stesso corridoio, in attesa di entrare nelle stanze dell'infermeria o della matricola, e anche nel cortile in attesa dell'ingresso al fotosegnalamento. E anche in questo caso posizioni scomode e dolorose: posizione "del cigno", in ginocchio in alcuni casi.
Ci sono state denunciate ahime' parecchie condotte di vessazione anche all'interno dell'ufficio trattazione atti, le stanze nell'atrio, dove gli arrestati avrebbero dovuto firmare gli atti relativi al loro arresto. Ci hanno ricordato, anche gli stessi appartenenti dell'ufficio, che alcune volte erano gli agenti che andavano nelle celle, ma quasi sempre viceversa. Le persone hanno ricordato pressioni e atti violenti per firmare gli atti. Il caso tipico e' della testimonianza di una ragazza a cui viene mostrata la foto dei suoi figli con la minaccia che se non firmava non li avrebbe visti tanto presto... minaccia assai vile, tra l'altro. [...] Poi abbiamo il mancato avviso ai familiari, tema importante in materia di tutela dei diritti, dato che la cognizione del luogo di restrizione della persona privata della liberta' e' uno dei primi cardini del diritto di difesa, ma anche del diritto di sicurezza dell'arrestato. Abbiamo avuto due genitori di persone offese che ci hanno descritto la angoscia che hanno vissuto per oltre 24 ore nel non sapere dove erano i loro figli. [...] Evidentemente anche l'angoscia degli stessi arrestati nel non poter rendere noto ai familiari quello che era accaduta, che ne so "non sto bene, ma va bene cosi', sono qui". ANche persone mature come il prof. F. ricorda questa necessita'. Ricorda addirittura l'imputato Perugini di essersi attivato a un certo punto per questa necessita'.
Si aggiunge poi la tematica dell'avviso o meno ai consolati. Sappiamo che su questo punto c'e' anche una contestazione di falso, non tanto per il mancato avviso al consolato, ma legata alla verbalizzazione di una cosa non rispondente al vero.
Poi c'e' il trattamento in infermeria, importante perche' nel momento in cui la persona e' privata della liberta', un momento difficile gia' in se', per quanto legittimo dato che avviene per norma di legge, non e' pero' legittima la privazione di altri diritti. E durante il trattamento sanitario e' ulteriormente difficile: la persona e' nella condizione di nudita', per motivi sanitari e di perquisizione, ed e' quindi evidente che le minaccie, gli insulti, le vessazioni sono ancora piu' gravi, perche' si sommano alla condizione di difficolta' e di nudita'. E dobbiamo dire che il trattamento non e' descritto in maniera esattamente aulica: innanzitutto la presenza continua degli agenti della pol pen nell'infermeria, cosa provata e pacifica, dato che per comodita' si decise che la perquisizione si sarebbe fatta nell'infermeria. La cosa non e' opportuna ovviamente perche' in presenza di lesioni uno deve chiedere come si sono procurate, e non lo puo' certo fare davanti agli stessi agenti. A parte che questa domanda non veniva fatta, non si poteva fare in quelle condizioni.
Poi due perquisizioni, una della polizia e una della pol pen, una nell'atrio e una in infermeria. Anche qui ricordo di oggetti gettati via a casaccio, piercing giustamente rimossi ma in maniera brutale e con minacce, oppure davanti ad altre persone. E' il caso della ragazza con il piercing vaginale, obbligata a rimuoverlo con le mestruazioni davanti a 4-5 persone. Fermo restando che andava rimosso forse si poteva fare con maggiore riservatezza. E poi durante la visita battute offensive, la necessita' di rimanere nudi, soprattutto per le donne, per lungo tempo, superiore al tempo necessario per la visita. UNa percezione chiaro, ma condivisa da moltissime persone. L'obbligo di girare su se' stessi, che per carita' puo' essere necessario visitare la persona in tutte le parti... forse fare girare su se stessa tre o quattro volte davanti a tante persone una ragazza nuda potrebbe non essere esattamente il modo migliore. ANche questo momento che per molti doveva essere il momento di pausa, di tutela, diventa un momento di ulteriore e grave umiliazione. E qui se dobbiamo fare riferimento ai momenti di ulteriore difficolta' oltre alla privazione della liberta' ci dobbiamo collegare alla necessita' fisiologica del bagno. E qui mi pare evidente l'esigenza di riservatezza compatibilmente con le esigenze di sicurezza, ma che e' violata: la porta dello stanzino e' aperta e le persone devono espletare i propri bisogni davanti all'accompagnatore. Esigenza di sicurezza priva di senso a Bolzaneto: Doria ha fatto l'esempio del bagno all'autogrill e delle necessita' di sicurezza. NOn si commenta: siamo in una caserma, con centinaia di agenti, in stanzini con turche e senza catena, all'interno di una palazzina adibita a detenzione. Forse bastava la presenza dell'accompagnatore nel bagno ma non nello stanzino, anche perche' non ci sono stati tentativi di fuga. Infatti Badolati dice che lui la prima cosa che ha fatto e' stata chiudere la porta dlelo stanzino. Ma c'e' di peggio: ci sono ricordati piu' episodi di violenza e percosse nel bagno. tra cui AK che aveva una mascella rotta e che mentre sta facendo i suoi bisogni viene spinta a terra. Poi abbiamo la mancanza di assorbentiper le donne, cosa ampiamente umiliante e vessatoria: viene riocrdato il lancio di pallottole di giornale; addirittura la M. una persona con una certa eta', madre, che ha dovuto strappare una maglietta e si e' dovuta arrangiare.
Sempre in ordine al bagno c'e' poi l'ulteriore umiliazione che forse e' una delle piu' gravi, cioe' quella di non essere accompagnati al bagno: lunghe attese; persone che non sono andate al bagno per paura, perche' ricordavano quanto subito nei corridoi o perche' avevano visto tornare persone picchiate tornare dal bagno; persoine che non sono state portate al bagno. E l'infermiere Poggi ci ricorda che molti arrestati sono sfilati con la zona tra le gambe bagnate, perche' costretti all'umiliazione di doversi urinare addosso. Molti testimoni lo ricordano e ricordano odore di urina forte in cella.
Fortunatamente non abbiamo avuto casi di violenza sessuale, grazie a dio, ma ci sono state minacce di violenza sessuale sia per le donne che per gli uomini, in molti casi allusivi con l'uso di bastoni o manganelli. Ad es P. e' in infermeria nudo e cominciano battute legate all'aspetto del suo membro, del suo aspetto fisico "carino il comunista, ce lo facciamo?", fino alla minaccia di sodomizzazione.
Ultima tappa la traduzione: anche in questo momento alcuni arrestati ricordano vessazioni. Piu' diffusa di tutte quella del venerdi' in cui le persone erano obbligate a fare il saluto romano e a sfilare gridando viva il duce. MOlti arrestati del venerdi' lo ricordano, molti. Ci sono stati altri episodi di violenza legati alla traduzione: il sabato ad es. Abbiamo sentito che venivano trasportati a due a due, ammanettati con un polso. M. e C. erano trasportati cosi' e a un certo punto per divertimento chi li conduceva ha fatto cozzare le loro teste. Poi altre persone costrette a correre, poi fermarsi, e via dicendo.
E questo era l'ultimo atto. Ma voglio ancora ricordare la deposizione di GA, uno svizzero di lingua italiana che aveva avuto problemi di lesioni testicolari durante l'arresto, che ha ricordato durante la deposizione che a confronto di quello che gli era capitato a Bolzaneto il carcere gli parve un paradiso.
Questi sono punti comuni che si ricavano dalle testimonianze, poi passero' a riscontri e attendibilita'. In questa sede non e' possibile esaminare tutte le dichiarazioni.
[ pausa ]
A: (Ranieri-Minati) Oggi dedicandoci all'analisi generale non sara' possibile riscontrare ogni singola dichiarazione, attivita' che il tempo non consente. Invece successivamente nelle udienze prossime quando passeremo ad esaminare i singoli reati riprenderemo il tema in maniera piu' analitica.
In questo ambito generale ci siamo trovati a riflettere su come a parte l'analisi dei punti comuni, quella che ho appena fatto, ci siamo chiesti se fosse necessario esaminare singolarmente qualcuna di queste testimonianze, e ne abbiamo scelte cinque per giorno, anche per dare un po' conto a tutte le parti del processo del modo in cui abbiamo esaminato le dichiarazioni. [...]
Iniziando dal venerdi' 20 luglio abbiamo individuato BM, che ha deposto il 30.01.2006: abbiamo la data di arresto sul verbale, anche se non e' segnata l'ora di arrivo a Bolzaneto, e l'ora di immatricolazione e di traduzione. BM e' arrestato il 20 luglio alle 16.40 ca, preso in carico alla 1.15 dalla matricola, e arriva al carcere alle 3.15. Riferisce di essere arrivato a Bolzaneto e che di essere dovuto passare nel comitato di accoglienza in corridoio dove viene colpito con manganelli. Viene messo in punta di piedi, fronte al muro, mani legate con laccetti dietro la schiena. Ricorda che gli facevano sbattere la testa contro il muro. Ricorda che arrivo' una persona rasata con accento emiliano in cella e picchio' un po' tutti con calci. Ricorda di aver chiesto ma di non essere stato lasciato andare in bagno, ricorda la puzza di urina in cella e le macchie di sangue. Era ferito, ricorda che gli viene dato un sacchetto bianco con del ghiaccio per metterla sull'occhio ferito, e dato che non poteva usare le mani doveva premere la testa contro il muro. Sente rumore di accendino e le urla di un ragazzo. Poi ricorda nella fase finale il passaggio in corridoio dove e' preso a calci ed e' costretto a dire "duce duce". Vediamo i riscontri: AS un altro arrestao del venerdi' ricorda la presenza di un ragazzo romano che voleva andare in bagno e a cui veniva sbattuta la testa contro il muro; anche xx,xx,xx,xx,xx ricordano un ragazzo di roma e lo riconoscono in foto e ricordano l'insistenza per andare in bagno, e la testa sbattuta contro il muro; LB ricorda percosse nel corridoio al ragazzo romano; [...]. Veniamo all'accendino: la persona dell'accendino e' VA che ricorda di aver avuto avvicinato ai polsi un accendino e dice di aver sentito caldo; altri due persone ci riferiscono di usctioni con sigaretta il venerdi'. Altri due ci riferiscono di aver saputo di ustioni subite da arrestati. Abbiamo poi l'episodio finale: i riscontri sono notevoli. FD dice di avere sentito che gli agenti obbligavano a gridare "viva il duce" e frasi inneggianti alla polizia; poi xx,xx,xx,xx,xx,xx,xx,xx,xx,xx,xx,xx,xx,xx testimoniano tutti di aver subito la costrizione di dover gridare "viva il duce", altri di aver dovuto fare il saluto romano; [...] Queste persone che ho citato sono tutti arrestati trasferiti ad Alessandria nelle prime quattro traduzioni nella notte tra venerdi' e sabato. C'e' il ricordo di AS che ricorda una ragazza di nome A. in testa a questa sfilata con i capelli bagnati, tremante e con una coperta sulle spalle, cosa che ricorda esattamente A. venuta a testimoniare. A. ricorda anche il commento "che bellini questi comunisti". Ultimo riscontro della presenza di BM: VF un altro arrestato del venerdi' ricorda la presenza di uno skinhead romano che faceva un commento su questo "viva il duce", dicendo che "quando sono allo stadio e dico viva il duce mi sgridano, mentre qui mi obbligano". Un altro ricorda un ragazzo romano che dice viva il duce senza problemi. Un altro ricorda uno skinhead rasato che lui conosceva perche' gravitante nell'ambito della destra, e lo riconosce nella foto. [...]
Passiamo a un'altra arrestata del venerdi' ET: e' arrestata il venerdi' verso le 17.30, fa parte del gruppo del carrello di generi alimentari. Ricorda di essere arrivata a Bolzaneto, ricorda i laccetti e le mani dietro la schiena, l'arrivo nel piazzale, gli sgambetti nel corridoio, ricorda una posizione in ginocchio in cella faccia al muro. RIcorda di aver visto EP e FD in cella. Ricorda sputi e versi di animali, espressioni in lingua italiana che non capisce. EP traduce per lei dal francese in italiano. Chiede di andare in bagno e un agente le dice di farsela addosso. Viene accompagnata in bagno e viene percossa nel corridoio. Riconosce l'agente che l'accompagna in bagno come una di quelle che la traduce, le fa sbattere la testa contro il muro. Un agente uomo le dice di lavarsi le mani e quando si avvicina al lavabo viene colpita a calci. Nell'ufficio trattazione atti ricorda 5 persone in borghese, le chiedono se e' incinta e alla sua risposta negativa viene percossa. L'uomo seduto le chiede di firmare, lei si rifiuta, viene picchiata ripetutamente e poi le tagliano tre ciocche di capelli. Alla fine firma. Dice che ha diritto a un avvocato e la prendono a schiaffi. Si avvicina un uomo con le forbici, lei grida e si apre la porta e si ferma il pestaggio. Dice di aver visto ciocche di capelli per terra di colore biondo che le ricordano il colore dei capelli di un arrestato spagnolo. Da una descrizione dell'uomo alla scrivania. Ricorda la costrizione di gridare "viva il duce" "viva il fascismo" "viva la pol pen" durante la traduzione.
I riscontri sono le dichiarazioni di EP e FD: la ricordano in cella e la ricordano piangente al ritorno dal bagno in cui dice di essere stata picchiata. Circa la posizione ricordano la posizione accovacciata contro il muro. Ricordano gli insulti a sfondo sessuale, i versi di animali. EP descrive l'agente che accompagno' al bagno lei e corrisponde perfettamente alla descrizione di ET, quindi era la stessa agente donna con i capelli scuri a caschetto riconosciuta nell'imputata Amadei. Poi questo spagnolo ricorda anche lui il proprio taglio dei capelli. EP anche lei picchiata in ufficio trattazione atti, ricorda la domanda se fosse incinta prima di essere picchiata. Ultimo riscontro e' l'interrogatorio di ET davanti al GIP: nel verbale del GIP si legge "l'arrestata mostra tre ciocche di capelli di gran lunga piu' corte delle altre".
Passiamo a FD, l'altra ragazza in cella, acceleriamo un attimo. Riferisce di essere stata in cella, riferisce della posizione, degli insulti a sfondo sessuale tra cui "puttane, troie", che ET non capisce perche' parla francese. Ricorda una persona francese che si lamenta per i lacci troppo stretti durante il trasferimento, e che ricorda essere il fidanzato di EP, che nella sua testimonianza riscontra questo ricordo. Ricorda le grida di viva il duce, e poi l'episodio dell'infermeria: la fanno spogliare, le fanno buttare gli orecchini; lei ha una maglietta con la stella rossa, e ricorda il commento dell'uomo che le dice che e' una maglietta delle BR. Questo e' indicativo perche' circa la maglietta abbiamo le testimonianze degli infermieri Poggi e Pratissoli. In particolare Pratissoli ha riconosciuto FD e la maglietta. FD ricorda che la maglietta venne trattenuta.
Passiamo ad A.S, la ragazza ricordata piu' sopra da AS. A.S arrestata il venerdi', deve camminare a testa bassa, ricorda insulti come troia, puttana, comunisti schifosi. RIcorda di essere stata in cella con due ragazze francesi tra cui Valerie. Ricorda la minaccia dall'esterno "vi scoperemo tutte". Ricorda di essere dovuta andare in bagno con la porta aperta, ricorda di non avere avuto gli assorbenti, e ricorda di essere stata male. Un agente la vede e dice che avrebbe chiamato un medico. Arriva uno con lo stetoscopio che le butta uno straccio per pulire il vomito. Ricorda di aver dovuto firmare fogli nell'ufficio trattazione atti senza poter leggere. Ricorda una ragazza percossa nel corridoio. Ricorda una minaccia particolare: gli agenti dicevano che ernao morti tre poliziotti e che avrebbero dovuto pareggiare il conto. Ricorda il freddo e ricorda un agente della PS che le da finalmente una coperta. RIcorda la sfilata finale. [...]
Ricorda di aver incontrato una ragazza americana di nome T che aveva la schiena piena di lividi e a cui avevano tagliato i capelli a Bolzaneto.
Riscontri: a parte la ragazza picchiata in corridoio, andiamo alla ragazza americana, che e' una delle poche che non ha testimoniato, e di cui abbiamo letto le dichiarazioni davanti al GIP. Aveva detto di essere stata picchiata e di aver subito il taglio dei capelli. [...] Anche GC ricorda che ad Alessandria ha conosciuto una ragazza di Seattle di nome T che le aveva detto di essere stata picchiata. E anche VV ricorda questa cosa. In particolare ricordano i lividi sulla schiena. Nel verbale del giudice si da atto delle abrasioni e degli ematomi che presentava la ragazza.
Ultimo arrestato del venerdi' che esaminiamo e' RA, quello che subisce lo spruzzo di spray e che deve essere decontaminato con una doccia e deve stare con una cappa. Ricorda i lacci, di lamentarsi per i lacci. Ricorda il passaggio all'ufficio trattazione atti dove chiede di fare una telefonata e riceve schiaffi. Ricorda che qualcuno in ufficio trattazione atti si mette dei guanti e lo costringono percuotendolo a dire "sono una merda". Viene riportato in cella e deve rimettersi contro il muro. Entra un agente e gli spruzza in faccia per due volte il gas urticante, lui sta male, ricorda la doccia di decontaminazione e mentre la fa viene colpito a manganellate. Ricorda il camice verde ospedaliero che deve mettere sotto la doccia. Con il camicie viene riportato in cella.
Della presenza di una persona in corridoio con il camice ci riferisce VF, e anche FF e' di riscontro, dato che anche lui voleva avvisare il padre anziano e viene deriso come RA.
Passerei un po' di corsa, a titolo di esempio alla raccolta di qualche arrestato di sabato.
PB operaio di Brescia che subisce quella vicenda in infermeria di minacce di sodomizzazione. Indossa una maglietta nera con falce e martello gialla e con una scritta di Mao Tse Tung. Questa maglietta fu l'inizio di una serie di guai, perche' fu bersagliato per essa. Ricorda nel cortile il primo commento "questo si e' un comunista con le palle". Ricorda peraltro anche cose positive: in tutti i suoi spostamenti viene accompagnato dal solito agente che cerca di ripararlo un po'. Ricorda vari insulti, ricorda il trasferimento a testa china, minacce, percosse nei corridoi, chiede di andare in bagno ma non l'ottiene, ricorda l'odore di urina, ricorda che durante la perquisizone alcuni oggetti vengono buttati via, ricorda di essere stato colpito con colpi di manganello e di essere stato oggetto di una minaccia "compagno io ti ammazzo" e al suo girarsi di essere stato spruzzato con lo spray. Poi c'e' l'episodio dell'infermeria, che e' particolare: durante la perquisizione viene trovato un preservativo; battute sul preservativo, "cosa te ne fai?" "tanto i comunisti sono tutti froci"; poi vedono una cicatrice altre battute; poi un'agente donna che dice "carino me lo farei" e si arriva alla minaccia di sodomizzazione.
Poi arriviamo ad A. molto basso, ricordato da molti. Cosa dice A.: ricorda alcuni, come una persona piu' matura con nome tipo Dalla; ricorda di aver dovuto attendere alla rete del campo da tennis in piedi sotto il sole; ricorda l'ingresso; ricorda di aver dovuto stare in cella nella solita posizione; ricorda una serie di insulti che vengono ricordati da molti tipo "nano buono per il circo". Ripeto su questo punto i riscontri sono innumerevoli, dato che moltissime persone si ricordano di questi insulti. Ricorda che a un certo punto si spruzzo' del gas e una ragazza stette male. Ricorda una persona con una gamba artificiale, TM, che di notte non riesce a mantenere la posizioen, si siede e viene picchiato per questo. Ricorda poi un episodio: lo accompagnano in bagno un po' all'ultimo momento, e che il tempo che gli misero a disposizione per fare i bisogni non fu sufficiente e dovette rimanere non proprio pulito, e maleodorante, e quindi ulteriori derisioni. Ricorda un altro episodio con decine di riscontri, e ce lo ricorda addirittura la deposizione dell'agente Astici: A. ricorda che a un certo punto fu accusato di essere un pedofilo, e questo fu fonte di preoccupazione e umiliazione; dal nano non profumato si passo' al nano pedofilo. Astici ricorda che ci fu questa accusa, e ricorda che ci fu un caso di omonimia nei registri della PS. [ riscontri agli insulti ]
DFA e' una donna, e quando ha deposto era incinta. Ha deposto il 31 03 2006. Arrestata anche lei nel campeggio, ricorda dlele persone della sua stessa citta'. Ricorda insulti, attesa sotto il sole, ricorda gli spostamenti a testa bassa, ricorda "comunista ebrea di merda, benvenuta ad auschwitz", ricorda il cc buono che da da bere, e l'agente che lo rimprovera e fa tornare tutti nella posizione vessatoria. E' l'unico momento che ricorda in cui c'e' acqua. RIcorda insulti e minacce di stupro con manganelli. Ricorda lo spruzzo del gas e il vomito di LK, e ricorda che i cc alzarono il fazzoletto sul volto durante lo spruzzo. RIcorda a proposito di riscontri, che Toccafondi intervenne in cella con la mascherina, come riferisce DFA. Va in bagno e non aziona lo scarico, viene insultata, subisce sputi, calci, sgambetti. Decide quindi di non chiedere piu' di andare in bagno, tanto che si deve orinare addosso. Ricorda che due compagne di cella B. e MD avevano bisogno di assorbenti. Le vennero gettati dei pezzi di carta di giornale sporchi, e che MD si strappo' una maglietta. [...] Ricorda percosse durante il fotosegnalamento e ricorda un agente della sua citta' che le parla in dialetto e le chiede dove abita, e le dice che sarebbbe andata a trovarla. E poi questo agente la fa uscire talmente in fretta che non e' ancora bene riuscita a vestirsi e finisce mezza nuda in corridoio.
KL e' la ragazza del vomito. Viene arrestata in via maggio, ricorda l'attesa vicino alla rete, la posizione vessatoria in cella, ricorda gli insulti "vi facciamo fare la stessa fine di Sole", ricorda il cellulare faccetta nera, ricorda lo spruzzo, e il suo vomito di sangue, perdendo quasi i sensi. Si riprende in infermeria dove c'e' un dottore con la maschera che indossa una maglietta della pol pen, robusto. Si riprende, il dottore chiede di preparare un'iniezione e lei vuole sapere di che cosa si tratta. Il dottore dice "non ti fidi di me?", lei dice che non vuole fare l'iniezione, e ricorda la risposta "vai pure a morire in cella". Ricorda una seconda visita in cella, comprensibile dato che serviva la visita. Ricorda allora un medico diverso da quello che l'ha curata, e questo secondo medico la fissava insistentemente nelle parti intime. Ci fu uno scambio di sguardi e il medico le fece segno di stare zitta. Ricorda di essere accompagnata al bagno con i capelli come "valentina" dei fumetti, e che e' la stessa che l'accompagna in carcere, riconosciuta nell'imputata Amadei.
Toccafondi lo esamineremo in seguito, ma voglio ricordare che l'imputato ha ricordato l'episodio, ricorda anche di volere somministrare cortisone, e che non volle somministrarlo. Ricorda anche di averle detto che doveva fidarsi di lui, ma non riferisce del commento che a me pare molto verosimile.
Poi abbiamo G., una ragazza anche lei da via maggio. Ricorda l'attesa, ricorda l'esigenza di presidio sanitario. Ricorda anche lei la minaccia su Auschwitz. Sente lamenti da altre celle, ricorda una persona piu' anziana, che viene insultata e [...] Ricorda durante i trasferimenti in bagno le espressioni "zecche comuniste puzzate, chiamate bertinotti e che guevara che vi vengono a salvare". Ricorda percosse e la porta aperta. Ricorda una delle agenti che l'accompagna in bagno. TOrneremo su questo dato che e' un'imputazione specifica di Mancini Diana. Ricorda il cc buono, la mezza bottiglia d'acqua e l'intervento di rimprovero. Ricorda da un'altra cella di aver sentito dei rumori e una persona che diceva "non colpitemi sulla gamba buona". Ricorda lo spruzzo dello spray, i malori e lei stessa ricorda di aver vomitato, e che questo vomito non venne piu' pulito e che in quella cella si rimase con il vomito. In infermeria ricorda il disagio di essere stata costretta a rimanere nuda per un periodo che lei ha percepito piu' lungo del necessario. Ricorda del problema a Vercelli: a Vercelli ebbe dei problemi alle braccia perche' la posizione imposta mi aveva causato una infiammazione.
Ultimo riscontro: una persona arrestata alla Diaz, BGS, non ebbe mai modo di incontrare la G. a Bolzaneto. Ma ricorda che a Vercelli c'era una ragazza che aveva bisogno di antiinfiammatori per il dolore alle braccia.
Passiamo alle deposizioni di domenica. AK arrestata alla diaz, da cui arriva con ferite alla bocca e frattura alla mascella. La ricorda Badolati, Toccafondi. La sua testimonianza del 23 ott 2006 ricorda spesso di aver chiesto antidolorifici e che soffriva. Ricorda insulti "bastardi black block". Ricorda di essere stata derisa, di aver dovuto camminare china e con un braccio dietro la schiena. Ricorda che fino a un certo punto le si consenti' di stare seduta. Ricorda vari accessi in infermeria, e ricorda che il medico aveva un manganello e glielo avvicino' alla bocca dicendo "manganelli manganelli", facendo ridere tutti. Descrisse questa persona come grosso e robusto [toccafondi], ma anche che alla fine le fecero dei medicamenti e le diedero del ghiaccio. Non poteva mangiare anche se qualcuno provo' a dare del cibo, ma non c'era acqua.
IMT, altro arrestato della diaz. Lui non ricorda se nel passaggio da una stazione di polizia o a bolzaneto, gli venne messo un cappellino sulla testa con una falce e un pene, al posto del martello. Doveva tenerlo e ogni volta che se lo levava veniva percosso. Ha dovuto attendere contro l'albero, con un'altra persona di cui ricorda solo il nome N., che riscontra la vicenda. Entrambi parlano tedesco anceh se uno e' svizzero e l'altro e' tedesco. Queste due persone all'albero sono ricordati da moltissime persone. Ricorda poi i soliti passaggi nel corridoio con sgambetti, in cella ricorda varie posizioni, prima seduti all'arrivo e questo e' comprensibile perche' e' il momenot in cui Badolati li fa sedere. Poi ricorda la posizione vessatorianella notte tra domenica e lunedi'. Ricorda colpi in cella, grida tutta la notte, ricorda di essere andato in bagno con la porta aperta, ricorda ragazze tornate dal bagno piangenti, ricorda AK con la bocca dolorante, ricorda HJ per l'inconveniente che ha avuto, non avendo trattenuto le deiezioni durante il raid alla diaz e lasciato in quelle condizioni durante tutta la sua detenzione. Non gli venne dato cibo e acqua, a parte un po' di succo. Gli fecero firmare dei fogli scritti in italiano di cui non ricorda nulla, ma ricorda che alcuni li firmo' ma non altri, anche se non fa riferimento ad alcuna minaccia per firmare. E' certo di non avere mai dichiarato che non voleva che venissero avvisato consolato e parenti.
Passiamo proprio a HJ, citato da IMT: arrestato alla diaz, ricorda uno spagnolo di nome J con delle fasciature, lui viene dall'ospedale e arriva a ponte x la domenica, e ricorda all'ingresso nel piazzale l'imposizione ad altri di fare il saluto romano e di dire "heil hitler". Ha riferito del suo disagio per l'inconveniente di cui sopra, e di questa sua esigenza di lavarsi, e ricorda che gli agenti lo indicavano facenod il gesto di turarsi il naso. Ricorda gli insulti e la stessa cosa che ricorda anche B., un inglese che non ha rapporti con HJ: tra i vari insulti ricorda l'imposizione del giochino "chi e' lo stato?" "polizia" "chi e' il capo?" "mussolini". Ricorda il trasporto camminando chino, gli insulti alla morte di carlo giuliani, di essere andato in bagno con la porta aperta, ricorda AK con la bocca rotta, ricorda un'altra ragazza che aveva dei figli. RIcorda perquisizione e situazione in infermeria: viene portato insieme a un altro, che lo riscontra, ricorda che all'altro viene tolta la cintura e lui viene minacciato con la cintura. Ricorda che venne costretto a mettere la testa contro il muro in corrispondenza di un segno. Ricorda che durante la visita venne palpeggiato nei genitali e gli vennero fatte domande sui presunti problemi sessuali.
T. e uno dei pochi itlaiani transitati domenica, e ricorda di essere arrivato insieme a un inglese che aveva una gamba rotta, RM. Ricorda che mentre era nel piazzale e' stato irriso, e minacciato "comunisti per voi e' finita". IN cella doveva stare contro il muro e ricorda un'altra cella con le persone con le mani dietro la nuca. Ricorda in cella un tedesco di nome T., uno spagnolo, e continua a ricorda questi appelli che continuano a fare gli agenti, cosa riscontratissima, anche da parecchi appartenenti dell'ufficio trattazione atti che ricorda di aver dovuto fare l'appello degli arrestati piu' volte. Ricorda di essere stato piu' volte insultato e paragonato a una capra. Lui disse che fece un intervento dicendo "io sono un cittadino italiano e voglio essere rispettato", e un agente alla presenza del medico disse "stai zitto non sei un cittadino, ma una merda".
Arriviamo a BSG, arrestata alla diaz, arriva a Bolzaneto e ricorda una lunga attesa prima di essere introdotta in cella, ricorda l'etichettatura con il pennarello rosso sul viso, e che altri vennero etichettati in verde. Al momento della perquisizione le sue cose vengono buttate a terra, insulti tipo "troia" e "puttana", calci durante il transito in corridoio. In cella ricorda alcune espressioni: "ne abbiamo ammazzato uno, ma ne dovevamo ammazzare cento", faccetta nera, "puttane", "fate schifo", "vediamo se bertinotti e manu chao vengono a salvarvi" e poi la canzoncina di Pinochet, non che' una canzona di Manu Chao parafrasata in "te gusta il manganello". Altri ricordano "te gusta la galera". Ricorda un ragazzo obbligato a dire "sono una merda e faccio schifo". Ricorda qualche panino e acqua insufficiente. Ricorda la posizione durante l'accompagnamento. Ricorda che al bagno deve stare con la porta aperta e che l'agente donna dice di spicciarsi altrimenti le avrebbe spaccato la faccia. Ricorda anche lei in infermeria la percezione di una nudita' piu' proglungata del necessario. Ricorda al carcere di Vercelli due persone: una donna piu' giovane e piu' anziana che le dicono che a bolzaneto avevano dovuto tenere le braccia alzate per 20 ore, e G. con gli anti-infiammatori.
Con questo finiamo l'ex cursus.
Ho una terza parte di valutazione sull'attendibilita'.
[ Pausa ]
A: Arriviamo all'ultima parte della giornata di oggi. Ci dobbiamo occupare della vera e propria valutazione di attendibilita'. Riterrei opportuna una considerazione processuale generale, circa la veste in cui sono state sentite le persone. I fermati per identificazione con l'eccezione di qualche minorenne non erano mai stati iscritti nel registro degli indagati e quindi sono stati sentiti come testimoni ai sensi del 197 cpp. Diversa la situazione delle persone sottoposte ad arresto, che sono state iscritte al registro degli indagati, e delle non molte persone fermate e indagate. Un problema che ci eravamo posti in fase di indagine, e avevamo ritenuto di sentirle in forma garantita ai sensi del 363 cpp. La ragione di questa scelta fu strategica, cioe' quella di poter condurre l'interrogatorio e poi il vaglio di attendibilita' in tutte le direzioni volute, eventualmente facendolo vertere anche su aspetti dell'arresto e quindi comportare la necessita' dell'audizione garantita. QUindi in indagine sono tutte state sentite in forma garantita. Ci sono stati problemi in alcuni casi di rogatoria, perche' ad esempio le persone offese tedesche, io non lo sapevo, ma ho saputo poi che il codice tedesco non vede la forma assistita, ma solo quella del testimone o dell'accusato. Siccome noi avevamo necessita' della presenza di un difensore, allora si fecero due verbali, uno come teste e uno con il difensore. Al dibattimento il tribunale ha ritenuto di procedere alle audizioni in forma garantita, e quindi le persone sono state sentite ai sensi del 210 o del 297 bis cpp. [...]
Peraltro rimane il punto focale e qui passiamo dalla premessa processuale alle considerazioni sostanziali, perche' e' indubbio che il vaglio di attendibilita' delle persone debba essere condotto richiedendo uno standard elevato, deve essere fatto con un vaglio molto attento, sia per la gravita' che per le caratteristiche degli avvenimenti stessi. Le persone erano venute a manifestare contro il vertice del g8, appartenenti a un'area genericamente definita no-global, e quindi diciamo cosi' c'e' la necessita' oggettiva di accertare che le dichiarazioni di queste persone non siano prevenute, caratterizzate da una ostilita' preconcetta nei confronti delle forze dell'ordine.
Questa attivita' era gia' stata compiuta dal pm nel corso delle indagini preliminari e si e' conclusa con una valutazione di piena attendibilita'.
A giudizio di questo ufficio l'istruttoria dibattimentale non solo ha confermato questa valutazione ma l'ha rafforzata.
Cerchiamo insieme di analizzare i criteri attraverso i quali si valuta l'attendibilita' dei dichiaranti: abbiamo il solito vaglio, ce lo spiega la giurisprudenza, la dottrina, la suprema corte, da fare attraverso i soliti parametri, da un lato la cosiddetta attendibilita' intrinseca e dall'altro quella estrinseca, i riscontri esterni.
Partiamo dalla attendibilita' intrinseca, a partire dalla cassazione. Il criterio indicato e' la coerenza interna e verosimiglianza: mi pare innegabile che su questo abbiamo 200 e rotte deposizioni, tutte precise, dettagliate, univoche e reiterate, gli avvenimenti sono descritti con precisione, in maniera dettagliata e con espressioni chiare e non equivocabili. Le versioni che sono scaturite sono logiche e verosimili con riferimento a quando accaduto in quei giorni a genova. Sono dichiarazioni reiterate, ripetute sia davanti al GIP, che al PM o alla polizia giudiziaria, che in dibattimento, a conferma le une delle altre, e anche a conferma di denuncie, querele ed esposti. Le dichiarazioni sono coerenti e costanti, e molto analitiche in particoalre a dibattimento.
Una prima considerazione che si impone perche' parecchie persone offese a dibattimento hanno parzialmente modificato delle dichiarazioni, poche volte in verita', ma hanno aggiunto delle circostanze che non avevano riferite. Questo inficia sotto il profilo della coerenza? La risposta per il pm e' negativa. Le modifiche non sono molti casi, e sono sempre dettagli, illustrativi di una tematica generale gia' trattata, e quindi non riguarda mai l'essenza delle dichiarazioni: un colpo piuttosto che due, nel costato piuttosto che nella schiena.
Altre volte ci sono state delle aggiunte di particolari, e qui bisogna valutare perche'. E' assolutamente fisiologico che il livello di profondita' e di precisione delle risposte dipenda in gran parte dall'atteggiamento di chi interroga. E su questo punto non c'e' dubbio che il livello di chi interrogava a dibattimento sia stato maggiore che durante le indagini preliminari. Il motivo e' ovvio, deriva dalla progressiva accumulazione di materiale probatorio e di relative curiosita' da parte dell'autorita' inquirente. [...] Tante volte e' successo quindi che il dichiarante abbia aggiunto un particolare perche' sollecitato dal pm, ed e' indubbio che il livello di approfondimento dell'inquirente e' cresciuto mano a mano che accumulava materiale probatorio. E se vogliamo vedere nella fase finale del dibattimento sono diversi che all'inizio del dibattimento stesso. E' perfettamente logico che un testimone mano a mano che e' sollecitato possa arricchire con dei nuovi particolari una circostanza che ha gia' riferito. Non e' causa di inattendibilita', e neanche di mala fede dei dichiaranti.
Il pm deve essere dato atto che non si e' mai sottratto al contraddittorio su questa questione, e non si e' mai sottratto dal richiamare il testimone a spiegare i motivi delle aggiunte. E i dichiaranti hanno sempre ribadito la genuinita' del ricordo, e in ogni caso risposte che confermavano la nostra lettura, cioe' che non avevano riferito dettagli ma perche' non era stato loro chiesto.
Altri parametri: immediatezza e spontaneita'. Queste dichiarazioni in ordine al trattamento subito a Bolzaneto erano state rese anche al GIP, in alcuni casi, a pochi giorni dai fatti. Sotto questo profilo, quando poi andrebbe aggiunto che sono state tantissime le denuncie nei primi giorni pervenute in Procura, ma e' doveroso affrontare altri due elementi: e' emerso dalle deposizioni delle persone offese che alcune persone avevano riletto le dichiarazioni rese in indagini preliminari, ed e' emerso che in casi molti inferiori si erano incontrati prima di deporre o negli studi dei loro difensori. E questo va valutato con attenzione. Esaminiamoli uno per uno.
Previa lettura delle proprie dichiarazioni: non e' una cosa vietata della legge, quindi e' una condotta inerte. Gli atti li possono leggere i difensori, le parti offese, e quanti altri. E poi succede frequentemente nelle nostre deposizioni, dato che e' naturale che succeda che il pubblico ufficiale che deve deporre su atti che ha redatti li rilegga, e addirittura li consulti durante la dichiarazione. In se' il fatto della lettura non e' indicativo di nulla. Allo stesso modo il fatto che i testimoni si siano incontrati prima, anche qui non c'e' nessun divieto. C'e' solo il 149 che vieta l'ascolto nel corso dell'udienza. La situazione di testimoni che possano essersi incontrati prima non e' sconosciuta nei procedimenti ordinari: basti pensare a testimoni amici o legati di rapporti di colleganza. [...] Il fatto in se' non e' indicativo di nulla sotto il profilo della violazione di legge, e anche qui abbiamo casi di persone che sono venute a deporre essendo coniugi, compagni di vita, di studi e quant'altro. In se' sono elementi neutri. Non ci sono poi elementi seri che possano fare ritenere che questi previ incontri abbiano avuto la funzione di concordare una versione.
Ci sono elementi che fanno pensare il contrario: innanzitutto circa il maltrattamento delle persone a bolzaneto le persone che hanno deposto su questa cosa sono 200, mentre le persone di cui sappiamo di contatti precedenti sono molte meno. Ci sono casi emblematici: A. e S. vengono arrestati, sono assistiti dallo stesso studio legale, vengono a testimoniare lo stesso giorno, ma su un punto danno versione differenti, nella descrizione dell'aggressore. E' una differenza spiegabile, ma e' altamente indicativa della buona fede dei due dichiaranti. Se avessero voluto concordare una versione non sarebbero venuti lo stesso giorno. Altro elemento indicativo della buona fede e' che questa notizia della lettura previa e degli incontri sono stati riferiti in aula, evidentemente un atteggiamento proprio di chi abbia concordato con altri una versione da dare in aula.
Veniamo ad esaminare la genuinita' e l'articolare: le dichiarazioni sono molto precise, anche se spesse volte i dichiaranti hanno specificato se il ricordo era preciso o sfumato, e hanno sempre dichiarato se un certo fatto era conoscenza diretta o de relato. Ci sono poi una serie di tematiche che sono cosi' dettagliate da essere fortemente indicative sotto il profilo della valenza probatoria, perche' non possono essere frutto di invenzione. Le canzonette parafrasate, gli insulti su Carlo Giuliani, i malori, il taglio di capelli, l'episodio del volto sulla turca, lo strappo della mano di A., le ustioni, le percosse con un grosso salame, fatto logico e verosimile, ma che di primo acchitto un teste non si puo' immaginare una circostanza di questo tipo, no?
E questo e' quindi altamente indicativo della genuinita' delal cosa: penso ai vari malori, e le precisazioni sul malore del greco, la lesione della milza, i dubbi di Toccafondi su dove se lo fosse procurato, e la precisazione che esiste la lesione che si manifesta successivamente al colpo. Cosa che e' effettivamente avvenuta, dato ceh abbiamo la deposizione di DC che riporta che il greco stava male dal campeggio. E' evidente che qui si e' verificato quello che ha riferito toccafondi, cioe' che la lesione era precedente, ma questo e' stato ricostruito con il senno di poi. Ricordiamo poi il pestaggio di TM, gli insulti per la statura ad A., gli insulti razzisti, le offese per il suo ruolo di casalinga a M., le prese in giro sul compleanno di un altro, le offese del mangiapane a tradimento, il cozzo delle teste, i malori di BS che viene vestito con il camicie, ultrariscontrato, il malore di HF, l'etichettatura sulla guancia degli arrestati alla diaz, la sofferenza di AK, il disagio di IMH, che non si poteva lavarsi, la paura di GA che aveva bisogno di alcuni medicinali per curarsi e che aveva paura di non trovarli in carcere, e via dicendo. Sono particolari che non possono essere oggetto neanche della piu' maliziosa delle invenzioni.
Ultimo punto: in realta' parecchie delle persone offese hanno dimostrato molta cautela nei riconoscimenti. Di solito sono state molto precise sui ricordi sfumati o precisi, sull'apprendimento diretto o de relato. Sappiamo che le persone offese durante le indagini hanno fatto riconoscimenti fotografici e ricognizioni di persona. Gia' nelle indagini le persone sono state molto caute, perche' avevano sempre precisato i casi in cui il riconoscimento era certo o dubbio, e nei casi in cui era dubbio avevano voluto precisare il margine di sicurezza, e queste quantificazioni sono state operate con margine di prudenza. [...] Questa cautela mi pare che sia stata presente anche nel corso delle dichiarazioni dibattimentali. Ne approfitto per un'ultima precisazione per la valenza probatoria delle individuazione. Nel caso di incidenti probatori gli atti fanno parte del fascicolo, pienamente utilizzabili. Invece qualcosa circa le individuazioni fotografiche operate in dibattimento e gia' operate durante le indagini preliminari. Qui l'ufficio del pm ha ritenuto di far confermare la ricognizione fotografica gia' effettauta nelle indagini mediante la visione della fotografia. E' stato oggetto di discussione tra le parti e il tribunale con parecchie ordinanze ha giudicato questo sistema corretto. Ricordo l'ordinanza del 30 gennaio 2006. [...]
Quindi nulla questio sotto il profilo processuale. Vorrei aggiunger equalcosa sotto il profilo sostanziale. La suprema corte si e' gia' dichiarata in proposito precisando la natura dichiarativa del riconoscimento e quiindi sottoponendola alla disciplina dell'art. 500 del cpp. "l'individuazione del soggetto e' una manifestazione riproduttiva di una percezione visiva e quindi rappresenta una integrazione della dichiarazione". [...] la valenza probatoria non sta nella forma, ma dell'attendibilita' del ricognitore. Anche sulle ricognizioni effettuate a dibattimento il pm ritiene che il giudizio di totale attendibilita' trovi un'ulteriore conferma.
DObbiamo passare all'ultimoettore del vaglio dell'attendibilita', ovvero quello dei riscontri esterni. E a nostro giudizio sono davvero molti, tali da dare un giudizio di sicura attendibilita'. Abbiamo i risontri esterni documentali, relativi alle attivita' del GIP, e quellli dichiarativi, ovvero le dichiarazioni di altri fermati o arrestati o di altri imputati o testimoni appartenenti a pubblica amministrazione. [...]
Prima categoria di riscontri documentali sono i documenti di natura medica, premettendo che l'accusa di falso nei confronti degli appartenenti della matricola sono corpo di reato, ma ci occupiamo qui di altro, ovvero della documentazione medica: abbiamo referti e certificati medici di strutture pubbliche raccolti nella cartella 7 per ogni arrestato o persona offesa; abbiamo le cartelle cliniche redatte presso strutture ospedaliere; diari clinici di istituti penitenziari; abbiamo poi documentazione medica prodotta dalle parti offese durante le varie fasi dibattientali; e infine le consulenze all'esito dell'audizione dei consulenti tecnici.
Secondo genere di riscontro sta nei verbali del GIP: sono tutti i casi per cui il giudice ha ritenuto di dare atto di particolari che sono risultati evidenti. I casi piu' frequenti sono segni, ematomi, scottature, tagli di capelli, condizioni psico fisiche che il GIP ha voluto mettere a verbale. In questo caso sono stati prodotti, e il tribunale ha ritenuto di poterli usare limitatamente alla parte in cui il giudice da atto di una percezione diretta.
Poi abbiamo i riscontri dichiarativi: sia le dichiarazioni di altri arrestati o fermati, che le dichiarzioni di persone che non fanno parte del nucleo degli arrestati. Il numero dei primi e' elevatissimo, ed e' tale da non poter non avere anche una valenza qualitativa. Un'ultima considerazione sull'autonomia delle dichiarazioni: non e' pensabile che tante persone di estrazione sociale diversa, di eta' diversa, di paesi diversi, possa aver concordato un numero cosi' elevato di elementi. Assolutamente impossibile. Non e' neanche possibile che evidente alcuni particolari cosi' peculiari come quelli che ho esaminato pocanzi siano concordati.
Passerei a una prima elencazione dei riscontri interni che sara' non particolarmente interessante, ma neanche particolarmente facile, perche' e' un elenco di nomi: [elenca elementi di riscontro e dichiarazioni di conferma]
[...]
[ il pm ha un plico di dieci centimetri di fogli di elenchi che legge uno per uno per trenta minuti ]
[...] insomma abbiamo elenchi che io non posso continuare a leggere... [...]
Insomma pare che l'elenco dei riscontri sia davvero di particolare numero.
Passiamo all'ultima fase, i riscontri di dichiarazioni che provengono non da persone offese, ma da testimoni o addirittura imputati che erano presenti a vario titolo alla caserma di Bolzaneto e tutti appartenenti alla pubblica amministrazione. E' evidente che in questo caso il riscontro ha una particolare valenza probatoria, dato che sicuramente non sono persone inquadrabili nell'area no-global e quindi sospettabili di simpatie per questo ambiente.
Un'ultima e una ultima considerazione: e' stato particolarmente evidente che le cose venivano fuori poco alla volta, con sforzo, quasi che il teste a mano a mano che deponeva acquisisse coraggio. Questo e' indicativo ma perfettamente comprensibile, perche' riferire al giudice di comportamenti gravi di colleghi o persone con cui si e' diviso il lavoro richiede senso del dovere e coraggio. Per questo questo genere di riscontri acquisisce particolare rilievo.
Esaminiamo con rapidita' quest'ultima serie di riscontri. Sul comitato di accoglienza hanno riferito i due infermieri Poggi e Pratissoli, anche l'infermiere Andreini, l'assistente capo Vacca, l'assistente Bandinu, l'assistente Sanfilippo, l'isp. Reale del GOM, l'imputato Doria Oronzo, l'imputato Toccafondi, il sovr. Sanna, l'imputati Perugini e Poggi, l'isp. La Rosa, ecc. Ora non possiamo rileggere le deposizioni, ma alcune si. Ad es Vacca a pag 19 della trascrizione: "ho visto gli arrestati non so quanti erano, una ventina, un po' di confusione" "la descrive meglio? insulti, sputi, spintoni" "ho visto il cordone degli agenti, ma penso tutti i corpi scendevano, e quando gli arrestati insultavano allora venivano spinti" "e li ha riconosciuti in divisa o in borghese?" "anche in borghese" "e che divise ha visto?" "ps" "c'erano colleghi della penitenziaria?" "all'ingresso della caserma" "sputi ne ha visti?" "si si, colpi spintoni, forse qualche calcio" ecc ecc.
Possiamo vedere le dichiarazioni di Perugini, pag. 66 del suo esame: [legge] E ne parla de relato la dr.ssa Poggi [legge]
E mi pare indicativa l'esame del colonnello Doria, ora generale, e poi chiudiamo sul punto: [legge]
[ va avanti a leggere riscontri di questo tipo ]
[...]
Sulla posizione vessatoria c'e' addirittura anche un riscontro quasi documentale, l'appunto di cui l'imputato Gugliotta si e' assunto la paternita', che spiega non solo la conoscenza della posizione, ma anche la paternita' di questa imposizione ritenuta necessaria per le esigenze che ha riferito l'isp. Gugliotta.
[ legge ancora le deposizioni dell'isp. Badolati, dell'isp. Gugliotta, Sabella, Doria, Perugini, et al ]
[...]
Ci sono riscontri sulle minacce e sugli insulti [elenco di deposizioni, in particolare l'imputata Cerasuolo]. Sulle percosse riferiscono [elenco di deposizioni, soprattutto Pratissoli e Poggi]. E poi sul clima in infermeria abbiamo dichiarazioni varie [elenca, tra cui Poggi, Pratissoli e Sabella].
Un'ultima osservazione e ho finito, circa la disponibilita' da parte degli agenti di guanti, spray urticanti e manganelli [elenca]
L'istruttoria dibattimentale ha permesso di acquisire prova della disponibilita' dei manganelli, dei guanti, addirittura portati in aula dal teste Vacca, e per quanto riguarda gli spray e' emerso che erano in dotazione ai reparti di OP di cc e ps, ma non della pol pen.
Vorrei fare una considerazione finale su questo punto, circa la ricostruzione della presenza nelle celle. Sappiamo che a tutte le persone transitate e' stato chiesto di porre delle x a indicare gli spostamenti avuti all'interno del sito. Questo permette con una certa approssimazione di tentare una ricostruzione di come erano composte le celle nei vari momenti della giornata. La ricostruzione e' troppo approssimativa e quindi puo' essere indicativa, ma non dirimente. Questo perche' gli orari sono quello che sono in quelle situazioni, i riferimenti sono giorno, notte, imbrunire. Anche i ricordi di quale cella a volte sono troppo sfumati per essere determinanti. Sugli spostamenti e sulla progressione cronologica degli spostamenti sonos tate frequentemente le inversioni e anche il ricordo confuso sul numero in alcuni casi. Non e' possibile una ricostruzione oltre una certa soglia di sicurezza.
Abbiamo visto che le occasioni di spostamento c'erano ed erano molteplici, e abbiamo anche visto che c'era in questo corridoio un gran via vai. Conseguentemente anche l'indicazione della presenza nella stessa cella ha il valore che ha, perche' anche se due persone sono nella stessa cella non e' detto che fossero entrambi presenti a un certo episodio. In questo senso possiamo dire che la ricostruzione della composziione delle celle puo' essere fatta in parte ma non puo' avere una valenza dirimente
Un'ultima considerazione: abbiamo detto della necessita' del vaglio approfondito dell'attendibilita' dei dichiaranti. il pm l'ha fatto sia durante le indagini che durante il dibattimento, e abbiamo espresso i nostri risultati. E' fuori discussione che l'analisi debba essere condotta con rigore, ma non puo' essere condotta in forma capziosa, bisogna cioe' intendere le dichiarazioni testimoniali nel loro valore complessivo. Non si possono parcellizzare le dichiarazioni e confrontare questi frammenti uno contro l'altro, perche' sarebbe una forma capziosa e scorretta di analizzare le dichiarazioni.