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[processo bolzaneto] trascrizione IV udienza requisitoria pm

TRASCRIZIONE SOMMARIA – PROCESSO BOLZANETO - IV UDIENZA ARRINGA PM

[ P=Tribunale, A=Accusa, D=Difesa, C=Parti Civili, R=Teste ]

P: [procede all'appello]

A: (Petruzziello) Nelle scorse udienze si e' analizzato le problematiche dell'attendibilita' delle dichiarazioni rese e della qualificazione giuridica delle condotte contestate. Abbiamo visto come secondo i pm sia stato inflitto un comportamento inumano e degradante nella caserma di Bolzaneto. Si tratta ora di vedere come siano affrontabili le responsabilita' individuali e vedere in riferimento alle contestazioni quali siano i soggetti da ritenersi responsabili. L'ufficio del pm ha individuato diversi livelli di responsabilita', intendendo con quesot le risultanze dell'istruttoria, con riferimento ai diversi ruoli e compiti all'interno della struttura sia come ps che come pol pen: livello apicale, livello di vigilanza, livello intermedio; a questi si devono aggiungere i responsabili di singoli atti lesivi.
Con livello apicale intendiamo le persone che stanno al vertice dlela PS e della pol pen presenti nella struttura, quelle persone che avevano il potere e il dovere di dare ordini che incidessero su cio' che avveniva, e che avevano un dovere di controllo e intervento rispetto agli arrestati. Poi ci sono i soggetti responsabili al comando delle squadra nei singoli turno di lavoro.
Con livello intermedio abbiamo individuato i sottufficiali (isp, sovrintendenti, marescialli e brigadieri) delle squadre, ovvero che hanno dato seguito operativo rispetto agli ordini dei propri superiori.
Oggi partiremo con il livello di vertice, per poi trattare successivamente gli altri livelli. Partiamo dal livello apicale, sia per la PS che per la Pol Pen. Si e' gia' detto come nel luglio 2001, il 26 luglio 2001, l'allora capo della polizia De Gennaro, appena si era diffuse delle voci su quanto avvenuto a Bolzaneto, aveva incaricato il prefetto Salvatore Montanaro di un'indagine che verificasse la fondatezza di queste voci. Lo abbiamo sentito come teste e ci ha ricordato di aver concluso i suoi accertamenti in tempi brevi, per l'urgenza, e gia' il 30 luglio 2001 aveva concluso la sua indagine: aveva dovuto rilevare degli errori nell'organizzazione della PS "mancanza individuazione di un responsabile", "mancanza di organizzazione della vigilanza dei fermati", "mancanza di controllo delle operazioni negli uffici della squadra mobile e della digos". Effettivamente si era gia' detto nella parte organizzativa come il prefetto Montanaro abbia fatto questo lavoro di evidenziare le implicazioni disciplinari di quanto avvenuto. Ma il pm ritiene che a Bolzaneto vi sia stato di piu' di un disastro organizzativo. Vi sono sicuramente stati questi problemi, che potranno essere rilevati in sede disciplinare, ma anche profili piu' gravi che devono essere considerati in sede penale. [...]
Il processo secondo l'ufficio del pm ha provato che a Bolzaneto al di la' del disastro organizzativo si sono verificati dei reati gravi e ripetuti, ascrivibili a comportamenti coscienti e volontari di persone che hanno operato nella struttura. Rifugiarsi dietro il disastro organizzativo e' solo un alibi. [...] Certo sicuramente anche quei profili di disorganizzazione gravi hanno contribuito a creare un gravissimo clima di tensione, come la compresenza che era stata segnalata come grave di personale di OP e personale addetto alla detenezione, o la mancanza di coordinamento tra Pol Pen e forse della PS, o ancora la duplicazione che le persone offese hanno piu' volte rilevata, la doppia identificazione, doppia perquisizione, doppiu controlli, doppia redazione di atti. Ma su questo clima di tensione si sono innestati comportamenti che violano la legge di natura dolosa e volontaria.
La situazione emersa di estrema gravita', questo trattamento che abbiamo definito come inumano e degradante ai sensi di legge, e' emersa e provata a dibattimento, una situazione grave, duratura e consistente che non poteva non essere rilevata da chi frequentava assiduamente la struttura. Allora bisogna esaminare queste condotte alla luce dell'elemento soggettivo.
Parliamo dei reati attinenti alle condizioni generali di trattamento, il 323 e il 608 cp. Abbiamo considerato rilevanti il grado e l'incarico dell'imputato, poi la presenza sul luogo, e infine l'inosservanza dei doveri di controllo e intervento. Partiamo da analizzare questi elementi uno a uno per valutare il dolo.
Primo punto, carica e grado ricoperto: abbiamo individuato i soggetti che erano al vertice con poteri decisionali, e quindi soggetti con cariche e gradi elevati. Vice Questore, Commissario Capo, Colonnello, i piu' alti gradi nelle rispettive strutture di riferimento. A questo alto grado corrisponde una funzione di garanzia delle persone trattenute. La posizione di garanzia si verifica quando un soggetto ha un dovere di tutela nei confronti di determinati beni: non solo non deve ledere quei beni, ma deve impedire che altri li ledano. Quali sono le fonti della posizione di garanzia? La giurisprudenza ne individua tre: legge, contratto, ed esercizion di precedenti attivita' che possano determinare fonti di pericolo. Nel nostro caso ovviamente parliamo della prima. E quali sono le norme che a nostro avviso operano a Bolzaneto? Innanzitutto la norma del cpp che definisce la figura di ufficiale di polizia giudiziaria, e poi tutti i provvedimenti amministrativi di nomine e di conferimento in carico, gli ordini di servizio e via dicendo, che hanno conferito ai soggetti determinati incarichi e determinati doveri.
Il primo riferimento sono gli art. 55 e 57 del cpp: l'art 55 sottolinea l'obbligo dell'ufficiale di PG di impedire che si compiano reati ulteriori, mentre l'art 57 ci aiuta a individuare chi sono gli ufficiali di PG. Alla lettera a) parla di dirigenti, commissari, sovrintendenti dei PS; alla lettera b) abbiamo ufficiali e sottufficiali dei cc; e abbiamo un riferimento agli agenti di custodia. Vi e' stata la legge 395 del 1990 che ha disciolto il corpo degli agenti di custodia istituendo la polizia penitenziaria con ordinamento civile e non militare: la legge riconosce la qualifica di PG a agenti, sovrintendenti della pol pen. Con riferimento agli ufficiali del disciolto corpo degli agenti di custodia, un ruolo ad esaurimento, la norma dice che mantengono la qualifica di ufficiale di PG secondo la norma in precedenza vigenti: secondo queste gli ufficiali degli agenti di custodia sono ufficiali di PG. [...]
Per quanto riguarda il versante dei provvedimenti di nomina li vedremo nelle singole posizioni. Ci limitiamo a dire che per la PS abbiamo ordinanze del questore e dei provvedimenti del capo della digos, mentre per la pol pen abbiamo i provvedimenti di nomina del consigliere Mancuso all'epoca capo del Dipartimento Penitenziario, in attuazione dei quli ci sono i provvedimenti di attuazione del generale Ricci e dal magistrato coordinatore Alfonso Sabella.
Con riferimetno a questi ufficiali di PG nominati con questi provvedimenti non vigeva solo l'obbligo di non compiere essi stessi reati, ma anche quello di impedire la commissione da parte di altri di reati.
Vediamo gli elementi del pm per valutare la consapevolezza della situazione da parte dei soggetti di vertice: dalle testimonianze delle persone offese che sono state esaminate in dettaglio e che sono uscite secondo l'ufficio del pm come pienamente attendibili, si siano verificate una serie di condotte gravi di tale intensita' e durata che sono state percepite e valutate da chi sia stato presente in maniera continua e non occasionale nella struttura. Un riferimento chiaro e' quello di un turno di lavoro, ovvero 6-8 ore: questa fascia di permanenza consentiva di percepire sia il verificarsi, che la loro perduranza che l'antigiuridicita' delle condotte. Questo dipende anche dai comportamenti: oltre che gravi sono stati diffusi in tutte le fasi di permanenza dell'arrestato, nelle parti piu' gravi sono sicuramente stati diffusi e durevoli. [...] Sono state esaminate le varie tematiche e moltissime condotte sono avvenute nel cortile, da cui si accedeva alla struttura, e dove tutte le persone che hanno lavorato nel sito stabilmente hanno dovuto transitare. La posizione vessatoria si verificava nel corridoio, davanti a tutti, dove vi erano due file di agenti in numero consistente che ponevano in essere comportamenti fuori dalla legge, di percosse, ingiurie, minacce ecc. Sia la durata nel tempo che nello spazio dei comportamenti li rendono apprezzabili nella loro antigiuridicita' da parte di chi e' transitato nel sito. Le condotte che sicuramente per chi ha avuto una permanenza di questo tipo erano: i fatti verificati nel cortile; lo spruzzo del gas su fermati e arrestati, di un'intensita' tale da provocare malori e da costringere le persone a mascherarsi il volto per non intossicarsi.
Abbiamo visto che non vi e' stato da parte dei vertici alcun intervento per impedire che si verificassero queste situazioni, o perche' le situazioni cessassero una votla verificate, quindi una vera e propria ingravescenza delle condotte, anceh perche' aumentava il flusso di arrestati. Non c'e' stato neanche l'adempimento di un doveroso obbligo di sengalazione, nessuna annotazione all'autorita' giudiziaria, non vi sono stati interventi per verificare chi fossero i protagonisti dell'azione, come ufficiale di PG. [...] Secondo il pm chi ha visto e percepito quanto avveniva e non e' intervenuto si e' reso concorrente nei reati medesimi, o sotto il profilo del concorso morale diretto ai sensi dell'art. 110, o sotto il profilo dell'omissione di intervento ai sensi dell'art. 40. [...] Secondo la giurisprudenza anche il solo mancato intervento di un superiore comporta il rafforzamento dell'intento da parte dei sottoposti. La Cassazione e' univoca nell'identificare in questi casi il concorso morale diretto. [...] La giurisprudenza lo afferma in maniera esplicita in casi di persone con alto grado gerarchico con riferimento a reati commessi da propri sottoposti contro persone in custodia. [...] Ma anche in generale in reati di criminalita' economica, bancarotta, peculato, detenzione illegale di armi, e via dicendo. In ogni caso.
Pertanto secondo l'ufficio del pm i soggetti di vertice presenti nella struttura che si sono resi conto di quanto avveniva e quindi hanno potuto valutarlo nella loro antigiuridicita', si sono resi concorrenti dei reati che si sono realizzati. [...] E quindi in questi casi e' configurabile un dolo diretto. La valutazione dei riscontri che abbiamo fatto sia interni che esterni, che dichiarativi interni e dichiarativi esterni, hanno dimostrato che oltre il dolo diretto vi e' un dolo intenzionale, dimostrato dalla gravita', dall'intensita' e dalla sistematicita' dei comportamenti posti in essere, e soprattutto dalle azioni vessatorie, perche' si sono verificate contro persone con una solidarieta' di idee, si sono verificate azioni di vessazione diretta alla loro appartenenza ideologica, per la reiterazione della condotta, e per un riferimento nell'azione illegale a una contrapposizione tra il movimento no-global e le forze dell'ordine. Citiamo a mo' di esempio tutte le offese e le minacce fatte con riferimento alla morte di carlo giuliani, gravissime per l'evento tragico di cui si parla, ma proprio perche' e' significativo per l'atteggiamento psicologico di chi agiva queste minacce. [...] Citiamo poi i continui riferimenti a fascismo, nazismo, a una cultura antisemita, all'obbligo di fare il saluto romano o le marce. TUtto questo dimostra secondo noi che oltre al dolo diretto, seppur nella forma del concorso morale, ma anche qualcosa di piu', ovvero il dolo intenzionale.
Una osservazione sui livelli di vertice: sicuramente loro non hanno materialmente svolto l'attivita' di vigilanza davanti alle celle, che e' stato svolto da altri che noi abbiamo ascritto ad altro livello di responsabilita'. Ma a nostro avviso siccome i livelli di vertice di Bolzaneto erano ufficiali di PG e avevano il dovere di impedire la commissione di reato, erano anche responsabili dell'incolumita' delle persone in stato di custodia: avevano l'obbligo di impedire che si verificassero o che continuassero a verificarsi una volta verificatesi. [...] Si e' verificato un mancato doveroso intervento per impedire le azioni criminose. Vi e' stato ben oltre l'omissione di denuncia: in alcuni casi vi e' stata anche quella, ed e' sintomatico dell'atteggiamento doloso, ma vi e' stato di piu', con questa tolleranza delle condotte, che ha di fatto rafforzato la determinazione nello svolgere queste condotte nella convinzione dell'impunibilita'.

Il livello apicale era costituito da: vice questore Perugini, comm. capo Poggi per la PS; magistrato coordinatore Sabella, il generale Ricci per il sct, il gen. Mattiello, l'allora colonnello Doria, gli allora capitani Migliaccio, Cimino e Pelliccia; l'isp. della Pol Pen Gugliotta.
Abbiamo detto quali sono stati i nostri parametri per la consapevolezza di quello che avveniva, che derivava da una presenza continua nella struttura e duratura, tra 6-8 ore. Con questi criteri rapportati al grado e alle cariche il pm ha valutato se vi erano dei profili di rilevanza penale.
Abbiamo ritenuto che la prova della consapevolezza dovesse essere ritenuta certa e provata con questi criteri: abbiamo deciso di non indagare Ricci e Mattiello, sentiti come testimoni, perche' non vi era questo requisito della presenza; cosi' per quanto riguarda il capitano Migliaccio che aveva funzioni di coordinamento tra i due siti, che non e' stato sottoposto ad indaigne con riferimento agli art. 323 e 608, anche se e' stato cmq indagato per un comportamento singolo nei confronti di HF, ma e' intervenuta una archiviazione, ed e' per questo che e' stato sentito come testimone assistito; il magistrato Sabella e' stato sottoposto a indagine per i medesimi articoli, ma con riferimento alla sua posizione abbiamo avanzato richiesta di archiviazione anche dopo indagini aggiuntive, ed e' per questo che e' stato ascoltato come tesitmone assistito.

Partiamo dalle posizioni del vice questore Alessandro Perugini e del commissario capo Anna Poggi, livello apicale per la PS. I criteri sono quelli di individuare persone con poteri decisionali nella struttura per grado e incarico, che avrebbero potuto quindi dare ordini per incidere sul trattamento dei detenuti. Si e' detto come mancasse una organizzazione chiara dell'attivita' della PS e come mancasse un referente chiaro e unico di PS nel sito. Peraltro dalla attivita'd i indagine e dalle dichiarazioni a processo, e' emerso che l'unica unita' che era stabilmente presente per la PS era l'ufficio trattazione atti, il cui responsabile era Poggi Anna, comandata a quel servizio con un ordine di servizio del dr. Spartaco MOrtola, allora responsabile della DIGOS di Genova. E' il documento 2.3: l'incarico era stato conferito oralmente e poi confermato con il documento scritto. Lei stessa ci dice che e's tata "aggregata dalla DIGOS di Torino e mandata a Bolzaneto come responsabile della trattazione atti". L'imputata ha steso anche una relazione di servizio (il doc. 6.11) dove ribadisce di essere il responsabile della trattazione atti. Nella nota del doc. 2.3 prova che all'ufficio si aggregarono tra le 18 alle 4 il venerdi' e tra le 16 e le 4 il sabato, anche Perugini, Pinzone, Del Giacco, Raschella', Scito. Questo dato emerge da una serie di testimonianze degli appartenenti all'ufficio trattazione atti: Norbille, Troisi, Tripisciano, Zanotto, Benedetti, Cornaro, Del Giacco, La Rosa, Pinzone, Astici, e dagli esami dello stesso Perugini e della stessa Poggi. L'ufficio del pm nell'ambito delle persone di PS ha individuato come responsabili le persone piu' alte in grado come Perugini e Poggi. Va detto che vi era presente anche il vice questore della polizia scientifica, che pero' operava nell'edificio del tutto indipendente dalla palazzina dove si svolgevano le attivita' di fotosegnalazione. Va detto anche che sono passate persone di PS con grado piu' alto, ma per transiti temporalmente molto contenuti e senza continuita'.
I due imputati Poggi e Perugini, proprio per la loro carica e per il servizio che hanno prestato, sono da ritenersi in posizione di garanzia rispetto ai diritti delle persone in custodia, questo a prescindere dallo svolgimento concreto di una funzione di vigilanza davanti alle celle. [...] Quali sono le fonti della posizione di garanzia per loro: sono le norme gia' indicate per la qualifica di ufficiale di PG (art. 55-57 cpp); il documento 2.1 ovvero l'ordinanza del questore di genova ufficio di gabinetto del 12 luglio 2001 che al paragrafo 10.2 parla proprio della trattazione atti dei fermati; [...]; per il commissario Poggi abbiamo poi il documento specifico citato prima come ordine di servizio. Per quanto riguarda la qualifica entrambi hanno un grado a cui consegue la qualifica stessa, come da cpp. Per quanto riguarda il secondo documento, osserviamo che in esso il questore stabiliva che la trattazione degli arrestati doveva essere curata da una struttura in bolzaneto, attraverso un ufficio di trattazione atti che fu organizzato in loco. Con riferimento alla normativa, all'ordinamento della PS che stabilisce i poteri di ciasucno dei gradi, ci limitiamo a rilevare che l'art. 36 dice che a partire dal ruolo di commissario sono affidati compiti dirigenziali di uffici o reparti e valutazione di opportunita' dei compiti ricevuti e comunque con ruoli di responsabilita'. [...] Quindi sicuramente la dr.ssa Poggi e il dr. Perugiini avevano il dovere di impartire direttive e il dovere di controllare che la detenzione delle persone nel sito avvenisse nel rispetto della legge e non viceversa in danno dei detenuti stessi.
A questi elementi che conferiscono agli imputati posizione di garanzia, andiamo a vedere la presenza: il processo ha dimostrato che queste persone sono rimaste nella struttura in maniera continua e cospicua. Partiamo dagli esami degli imputati: la dr.ssa Poggi il 01.10.2007 alle pag. 7-8 della trascrizione dice "ven arrivai la mattina, stetti tutto il giorno e andammo via la sera con il dr. perugini; il sab arrivai il pomeriggio, andai via la sera con perugini; la dom feci un passaggio di un paio d'ore"; con riferimento alle ore di addio al sito parla delle 3-4 di notte. Il dr. Perugini a pag 32-33 della trscr dice "sono stato ven e sab, dal pomeriggio fino a notte inoltrata; il ven dalle 17 mentre il sab dalle 16, fino a notte inoltrata, sicurament edopo l'una". Vi sono pero' poi moltissime dichiarazioni di testimoni che hanno confermato la presenza degli imputati nei termini orari da loro riferiti, ne cito solo alcuni: norbile, troisi, tripisciano, zanotto, benedetti, barbieri, zampese, tammaro, accornero e sciutto, del giacco, pinzone, raschella', la rosa, astici, truppo simona, scigliano, scibiglia, gaeta giorgio dirigente del VI reparto mobile, il dr. cipriano, Giannini, Ausanio, Mancini. Tutte queste persone, colleghi degli imputati, hanno riferito degli orari di presenza. A questa presenza temporalmente significativa e non occasionale, consegue la consapevolezza di quanto avveniva nella struttura, e soprattutto circa la durata e la sistematicita' dei comportamenti subiti dai detenuti. Ci limitiamo a ricordare che non si puo' addurre come giustificazione una mancanza di autonomia di spesa da parte degli imputati, perche' non risulta che questi imputati abbiano segnalato ad alcuni il problema o se ne siano fatti carico in alcun modo. [...] Ci limitiamo a far notare come l'imputato Perugini provvedette a far pervenire cibo al personale dell'ufficio trattazione atti, ma nessuna azione altrettanto doverosa e' stata compiuta nei confronti dei detenuti. Facciamo notare che ben altro atteggiamento e' stato tenuto da una persona di ben inferiore grado, l'isp. Badolato. [...] Se lo ha potuto fare un ispettore, sicuramente era possibile per un vice questore e per un commissario capo, che pero' non lo ha fatto ne' si e' adoperato perche' altri facessero qualcosa.
Veniamo ad esaminare gli argomenti difensivi prospettati dagli imputati nei loro esami: e' stata indicata della qualifica formale contestata; di non essere stati incaricati della vigilanza; di non avere avuto percezione delle vessazioni perche' nessun fatto violento avvenne in loro presenza. Un ulteriore argomento e' che loro sarebbero intervenuti nei pochi casi in cui riscontrarono situazioni anomale: la Poggi nel cortile, mentre Perugini nelc aso di uno spruzzo di spray e di un transito nel cortile di numerosi agenti del reparto mobile di milano e torino. Perugini inoltre sostiene di non essere stato aggregato alla trattazione atti ma di essersi reso disponibile volontariamente per dare una mano.
Questi argomenti non sono condivisibili: se e' vero che per la PS non vi era un unico responsabile della struttura, ribadiamo che anche con riferimento all'ordinanza del questore, l'unica unita' rilevabile e rapprestantiva della PS, dotaata di una organizzaizone era proprio l'ufficio trattazione atti,c he costitui' anche un riferimento esterno per i problemi della PS in attivita'. E' anche provato che Perugini e Poggi sono i due soggetti piu' alti in grado con una permanenza cosi' significativa. Anche da un punto di vista formale secondo il pm questa invocata mancanza di qualifica non convince, proprio a partire dall'ordinanza del questore [...] il paragrafo 10.2 del doc. 2.1 che parla dell'attivita' di trattazione, parla di attivita' di trattazione dei fermati e non di trattazione atti, ovvero di trattazione e gesitone dei fermati, proprio a significare che vi era una unica attivita' complessiva di accompagnamento del fermato nell astruttura da parte della PS. [...] Quindi proprio anche da come e' strutturata la previsione nell'ordinanza del questora, l'ufficio trattazione atti era il riferimento per la gesitone del fermato o dell'arrestato fino al momento in cui veniva affidato all'amminsitrazione penitenziaria. Lo stesso doc. 2.3 ovvero il conferimento dell'incarico alla dr.ssa poggi parla di trattazione e gestione dei fermati e degli arrestati. QUindi i responsabili dell'ufficio trattazione atti non dovevano limitarsi a trattare gli atti, ma prendere in carico il fermato o l'arrestato al suo arrivo nella struttura. E questo deriva dalla qualifica di ufficiali di PG dei due imputati, quindi non rileva che loro non fossero direttamente interessati per la vigilanza: la loro responsabilita' come ufficiali di PG si aggiungeva a quella di incaricati dell'ufficio. Un altro dato molto importante e' che gli imputati Poggi e Perugini sono sempre stati considerati e trattati come responsabili e referenti per la struttura da aprte della PS: questo sia da parte di sottoposti in grado che da funzionari; e loro stessi si sono comportati come tali, esercitando il potere a loro conferito. Significative sono su questo punto [...] sono le stesse annotazioni di servizio degli imputati (doc. 6.10, 6.11): esaminando queste due relazioni di servizio si puo' vedere immediatamente come non si tratta di relazioni che riguardano solo l'ufficio trattazione atti e la sua organizzazione, ma si tratta di una descrizione piu' analitica per perugini, piu' sintetica per poggi, riguardante tutto l'iter dell'arrestato dall'arrivo nellas truttura fino al passaggio alla pol pen. Non si limitano loro stessi all'ufficio trattaiozne atti. [...] Vado a leggere alcuni passi, la descrizione della loro attivita': "all'interno del padiglione sono state costruite stanze per la custodia delle persone fermate; queste venogno visitate dal medico della pol pen [...]; i detenuti una volta completato il ciclo della trattazione che poteva durare anche ore, venivano poi tradotti in carcere. Le persone venivano trattate a ciclo completo compreso la'vviso ai consolati per i cittadini stranieri". QUindi il dr. perugini quando si aggrego' venne considerato un dirigente della struttura. [...] "lo scrivente e' stato presente nella struttura con funzioni di coordinamento della trattazione atti". La Poggi considerava Perugini suo superiore diretto, come nelle pag 9-10 della trascr. dell'esame "era stato disposto un servizio dalla digos di genova, dai dirigenti mortola e perugini [...] il piu' alto in grado eravamo io e il dr. perugini, se non c'era il dr. perugini, ero io". Ma vi sono numerose risultanze in proposito da esami testimoniali. Vediamone alcune, con riferimento alla posizione di entrambi: "ho sempre avuto come referenti per la PS" (Gaeta Giorgio); "l'isp la ros aando' a interessare immediatamente perugini, che a sua volta informo' la dr.ssa poggi" (Pinzone); "si creo' un problema di perquisizioni delle donne, perche' la PS non aveva mandato manco una unita' di sesso femminile, probabilmente mi telefono' gugliotta, o forse perugini o la funzionaria" (sabella); "perugini e poggi erano i responsabili della struttura" (giovannetti). Abbiamo poi dichiarazioni con riferimento esplicito alla dr.ssa poggi: "nella notte tra sab e dom trasportai due arrestati a bolzaneto [...] e la dr.ssa poggi non li accetto' nel sito"(scibiglia); poi abbiamo la deposizione di Mulas "per tutti i problemi attinenti ai cc il tenente si riferiva al funzionario donna presente sul luogo che era il loro riferimento"; "ho partecipato a due trasporti e in entrambe le circostanze ha parlato con la dr.ssa poggi che si occupava dell'accettazione degli arrestati e in una di queste occasioni le aveva chiesto di fermarsi per la vigilanza degli arrestati" (Giannini Sabrina); "tenevo contatti per i problemi organizzativi sempre con il funzionario donna, e ricordo una volta che la dr.ssa Poggi venne in matricola per risolvere un problema di affollamento degli zaini nel corridoio" (Fornasiere); "ho appresso che la Poggi aveva dato disposizioni di non avvicinarsi alle celle e di essere intervenuta nel cortile per disperdere un capannello di agenti che si era accalcato intorno agli arrestati della diaz insultandoli" (Doria). Poi ci sono le dichiarazioni circa Perugini: "tra sab e domenica ho trasportato alcuni arrestati della diaz e al mio arrivo il dr. perugini rifiuto' di accettare gli arrestati, poi parlo' con Ferri e decise di accettarli" (Truppo); oltre alla presenza dell'imputato perugini, "perugini si spostava spesso all'interno della struttura per esigenze di servizio" (Del Giacco); "perugini girava e sovrintendenza"; "perugini girava nella struttura e che in occasione dello spruzzo venne identificato come il riferimento per le circostanze dello spruzzo" (Raschella'); "informai subito il referente che c'era piu' alto in grado perugini, che diede disposizione di un servizio esterno di vigilanza" (La Rosa); [...] "perugini si occupava di tutte le esigenze del personale dell'ufficio trattazione atti, tanto che ci fece portare dle cibo" (Barbieri); [...]
Vi sono poi altre risultanze dell'istruttoria che provano come i due imputati non si siano limitati alla redazione degli atti di PG ma abbiano impartito direttive generali riguardanti l'intera struttura: cosi' per esempio gli imputati hanno disciplinato la ricezione degli arrestati nella struttura, tanto che in alcuni casi hanno respinto degli arrestati. Sul punto sono importanti le deposizioni di isp. Scibiglia Franco: si occupa di un trasporto a bolzaneto di due arrestati pugliesi e il passo che riguarda la problematica del potere degli imputati a pag. 26-29 della trascrizione "io personalmente portai due fermati fatti dalle volanti per resistenza, saranno state le 1-2 di notte la domenica, presi questi arrestati dalle camere della questura e volevo portarli in un latro posto; arrivai a bolzaneto ed entrai da solo; quando entrai dentro nella palazzina, che era un corridoio con dlele stanze, arrivai e parlai con la funzionaria, la dr.ssa poggi, e le dissi che ero li' con due fermati e lei mi disse che non potevano accettarli che avevano troppo lavoro, e di tornare dopo; per cui praticamente niente, presi i due fermati e tornai in questura". Abbiamo poi la deposizione della dr.ssa truppo simona, che ha riferito del trasporto di 7-8 persone arrestate alla diaz, pag 10-14 della trascr: "sono arrivata a bolzaneto, ho incontrato perugini nell'atrio, era sempre li', lui era all'esterno perche' ci aveva sentito arrivare e ci venne incontro; [...] il dr. perugini era in borghese con una polo gialla; ho detto che ero alla diaz, che c'era stata una operazione; inizialmente ho incontrato resistenza da parte di perugini perche' non ci sono atti idonei per questa cosa; io dicevo che avevo ricevuto ordini superiori, e che quindi parlasse lui con qualche funzionario; allora lui parlo' con il funzionario ferri che era li' sicuramente, e hanno accettato di prendere i fermati". [...] Abbiamo poi le dichiarazioni dell'agente Mancini Diana [...]
Vi sono poi risultanze dibattimentali che provano che i due imputati hanno esercitato un potere di organizzaiozne distribuendo uomini e incarichi in base alle esigenze del momento. Abbiamo Scigliano che dice di essere arrivato a bolzaneto alle 24.00 e di aver subito preso contatto con il dr. perugini recandosi nella prima stanza a dx. Abbiamo le dichiarazioni del gen. Doria che ha dichiarato di aver appreso che l'imputata poggi aveva dato disposizione di non avvicinarsi alle celle.
GLi imputati sono stati considerati da tutti i referenti per la struttura per la PS: per ogni problema vengono contattati da persone di cgradi diversi, e per situazioni diverse. Era chiaro quindi il loro ruolo. In tema di vigilanza abbiamo la deposizione del dirigente Gaeta Giorgio: "il dr. perugini e credo la poggi, ne parlai con loro". Peraltro e' la stessa dr.ssa poggi a fare presente il problema della vigilanza dei detenuti. [legge deposizione di poggi]. [...] Lo stesso poggi e perugini sono i riferimenti per il problema degli assembramenti: sia il comm capo Cipriano che dichiara "ricevetti una telefonata verso le 20, il mio interlocutore era perugini che mi diceva di andare li' dicendomi che c'era una situazione che non gli piaceva; mi era stato detto che gli era stato allocato un ufficio della digos e della squadra mobile; chiusi il telefono e andai; vidi che si era formata una sorta di ressa davanti alla mensa/spaccio davanti alla struttura dove c'erano i fermati; si trattenevano all'esterno, erano un centinaio, che attenzionavano quello che avveniva; vidi i responsabili dei reparti mobili di milano e torino e chiesi loro di allontanarsi. Io vidi qualcuno che mi pareva tra i fermati perche' aveva qualche fasciatura, e li vidi che erano li' in attesa di essere introdotti. allora ho contattato il personale e ho detto al dr. perugini di aver fatto tutto". Poi abbiamo l'esame di Doria che ricorda la circostanza dopo la visita del ministro: "credo che fosse subito dopo la visita del ministro con l'arrivo degli arrestati della diaz; [...] c'era un capannello intorno all'autobus che faceva scendere i fermati, c'era qualche parola di troppo; ai margini del capannello vi era anche la pol pen... le espressioni erano qualcosa poco tipo "pezzo di merda", poi e' intervenuto un funzionario di polizia donna,alto e tutto e' tornato alla normalita". Poi abbiamo le dichiarazioni dello stesso imputato Perugini che conferma le circostanze [...].
Ancora gli stessi sono stati contattati per il lancio di spray e per la posizione dei detenuti in cella: le deposizionio dell'isp La rosa, raschella', e lo stesso imputato perugini e della stessa imputata Poggi. [...]
Abbiamo ancora poi la problematica dlela posizione in cui erano costretti in cella gli arrestati: l'imputato perugini ha ricordato di avere visto due volte i detenuti nella posizione in piedi faccia al muro [...] "non mi sono posto il problema, devo essere onesto". Il dr. Perugini ha ammesso che in entrambi i casi non ha disposto che si sedessero. Ecco qui c'e' da dire che la dr.ssa poggi quando era stata interpellata circa la posizione degli arrestati aveva dichiarato di aver visto persone in cella solo poche volte, cmq in piedi e faccia al muro ma con le braccia distese. Riteniamo la dichiarazione poco credibile, dato che lo stesso imputato perugini la smentisce, se non fossero le altre risultanze processuali.
Ad avviso del pm gli interventi portati come giustificazione da parte di perugini e poggi non sono rilevanti in quanto poco efficaci: questi due interventi hanno una valenza accusatoria, perche' provano il fatto che si sono occupati anche del trattamento dei fermati, [...] e provano la circostanza che gli stessi non erano sempre chiusi nella stanza dell'ufficio trattazione atti, e provano anche che gli stessi hanno avuto contezza delle vessazioni, perche' sono venuti a conoscenza diretta di due comportamneti specifici di questo trattamento vessatorio, il comitato di accoglienza e lo spruzzo di sostanze urticanti. E' significativo a livello di valutazione del dolo, e' che la dr.ssa poggi non ha fatto nessun riferimento a questo intervento sul comitato di accoglienza. Non solo, ma non e' l'unica occasione di intervento non riferita: la parte offesa BD ha testimoniato un analogo intervento che e' riferibile alla dr.ssa poggi "quando arrivai nel piazzale venimmo insultati e minacciati, intervenne una donna in borghese alta che fece fermare questi comportamenti". Perche' la dr.ssa poggi non ha riferito questi comportamenti? Per noi e' una ulteriore risultanza circa il dolo, dato che per ben due volte dovette intervenire, e quindi era consapevole della situazione. Inoltre questi interventi oltre ad avere questi significati importanti per il dolo degli apicali, sono privi delle caratteristiche dell'intervento di PG. [...] Non e' sufficiente per la posizioen di garanzia che aveva il dr. perugini mettere un cc fuori dalla struttura, nel riconoscimento della dignita' mostrata dal dr. perugini nell'ammettere cio' che e' avvenuto. Quando gli e's tato chiesto perche' non ha fatto quello che doveva fare come ufficiale di PG lui rispose "sul momento non ho avuto questa prontezza di riflessi, siamo stati un po' travolti dagli avvenimenti". La stessa dr.ssa Poggi ha ammesso la circostanza, anche perche' confrontata con i fatti materiali.
Sia perugini che poggi non erano fissi stabili nell'ufficio, ma vi sono risultanze che provano come gli stessi si muovevano nella struttura. Mi richiamo ad altre testimonianze gia' citate: Astrici, Raschella', Del Giacco. Rammento poi la dr.ssa Truppo, la teste Giannini, ecc.
Una precisisazione: tutti questi elementi provano la sussistenza del dolo per i due imputati con riferimento agli articoli 323 e 608 del c.p.
Questa valutazione di contezza si riferisce al tutto trattamento vessatorio complessivo: posizione vessatoria, mancanza di cibo e acqua, mancanza informativa dei diritti conseguenti all'arresto. Una diversa valutazione abbiamo fatto rispetto ai singoli episodi di lesioni, ingiurie e minacce. Mentre le situazioni generalizzate sono un dato sistematico e perdurante, invece questi comportamenti singoli ind anno delle singole persone arrestate, sono prive del carattere della sistematicita', e quindi non si puo' ritenere integrata la prova della consapevolezza in riferimento a ciascun singolo episodio id ingiurie, percosse e lesioni. Pertanto l'ufficio non aveva chiesto il rinvio a giudizio per questo, a differenza di quello che riguarda le persone che curavano la vigilanza.
Riteniamo provata la responsabilita' di perugini e poggi con riferimento agli art. 323 e 608. La quantificazione della pena e' demandata all'ultima udienza.

[ pausa ]

A: passiamo alle risultanze per i reati di cui ai capi 3-4-5 a carico di Perugini Alessandro. Avevamo gia' esaminando come era strutturato l'ufficio trattazione atti. Occupava tre stanze, due sulla dx e una sulla sx. Nelle prime due stanze c'erano le postazioni digos e nella terza a dx c'erano le postazioni della squadra mobile. E' pacifico da tutte le dichiarazioni e dai riscontri. La composizione con riferimento ai documenti 2.3 delle postazioni nella stanza a sx nordile, tripisciano, de benedetti, mentre nelal stanza a dx barbieri e salomone, poi la stanza della mobile con le postazioni di zampese e gaetano. I doc 2.3 e 2.5 hanno consentito di ricostruire le singole postazioni: 1. troisi e martella, 2. zanotto e carbonaro, 3. cossu e burie', 4. bosco e d'altieri, 5. sabato e quatra, 6. tammaro e scarpa, 7. accornero e astrici. Nella prima stanza a dx c'era una postazione libera per emergenze e una scrivania per il comm. capo poggi che pero' si recava anche nelle altre stanze. Idem l'isp. la rosa. Il vice questore perugini lavoro' nella prima stanza a dx insieme al comm. capo poggi. Questo risulta dai documenti 2.3 e 2.5.
Veniamo all'analisi dei reati contestati: il capo 3 e' violenza privata 610 cp in concorso con altri dell'ufficio in danno di RA per averlo costretto a dire "sono una merda"; capo 4 sempre 610 cp in concorso con altri in danno di RM per averlo costretto con schiaffi a firmare verbali relativi al suo arresto; al capo 5 percosse in danno di MN per averlo colpito ai fianchi e in altre parti del corpo. Ovviamente dobbiamo partire dalle dichiarazioni delle parti offese, per poi procedere alle altre risultanze.
Per RA: arrestato il 20 luglio e immatricolato, tradotto il 21 luglio in carcere. Dice di essere entrato nella prima stanza a destra dove venne costretto a dire "sono una merda". Andiamo a vedere cosa ha dichiarato, pagg 16-19-20: "sono stato condotto in un'altra stanza, mi ricordo che era stretta e lunga, sulla dx entrando, c'erano delle scrivanie, tre o quattro agenti piu' quello che mi ha portato, uno in borghese, gli altri in divisa. MI hanno chiesto se l'altro RM era mio fratello e mi chiesero se le botte che non davano a lui le davano a me. Io ho chiesto se potevo chiamare casa e mi diedero unos chiaffo dicendo se pensavo di stare in america. l'agente mi ha detto che dovevo dire di essere una merda, lui mi ha preso a calci, dicendo "dimmi che sei un amerda", la cosa si e' ripetuta due o tre volte, fino a quando il signore alla scrivania gli ha detto di smetterla che tanto non lo dicevo. aveva anche dei guanti da cantiere bianchi".
Per RM: ricorda di essere accompagnato nella stanza sulla destra, stretta e lunga e di aver ricevuto schiaffi alla sua richiesta di capire cosa stessero chiedendo di firmare. pagg 51-56: "sono stato portato in un ufficio, era sulla dx, anzi sulla sx, mi ricordo di tre o quattro scrivanie, troppe per lo spazio, c'era un agente in borghese e alcuni in divisa sia grigie che blu; mi hanno fatto firmare i fogli, mi hanno chiesto dei dati, quando ho chiesto cosa stavo firmando mi hanno dato un paio di schiaffi"
Per MN: nella deposizione ha precisato di essere stato condotto prima in cella, poi nel corridoio verso l'ingresso fino ad arrivare a una stanza sulla sx uscendo in cui venne picchiato da piu' agenti di cui uno con i guanti da cantiere bianchi. "la prima a sx da dove venivo io, sono stato fatto entrare dentro trascinato per il laccio delle manette. c'era una scrivania con un signore, e poi un'altra scrivania con due uomini. uno mi teneva e gli altri mi picchiavano, con calci ginocchiate e uno aveva i guanti neri".
Le circostanze sono ampiamente provate. Le dichiarazioni delle parti offese sono attendibili sulla base delle considerazioni gia' fatte. Ma per di piu' per quanto riguarda questo caso vi sono ulteriori elementi molto importanti: la descrizione che le tre persone offese fanno della stanza e' molto precisa, con le medesime caratteristiche; inoltre descrivono le modalita' delle percosse analoghe, con un agente che percuote a mano aperta con i guanti alla presenza di altre persone tra cui uno dietro la scrivania; vi e' un ulteriore elemento documentale, alla matricola della penitenziaria i fogli che riguardando queste tre parti offese sono firmati dall'isp. salomone che stava proprio nella prima stanza sulla dx. Abbiamo poi un altro dato che esamineremo poi nella parte degli esecutori materiali, c'e' una testimonianza di VV che ha detto di aver subito nello stesso giorno e nello stesso ufficio minacce contro i suoi figli per firmare il foglio. Tutti questi elementi si aggiungono ai dati e rendono queste dichiarazioni ulteriormente significative. Abbiamo ulteriori riscontri poi: le dichiarazioni rese da CG e da SA. Queste due persone hanno entrambi lamentato comportamenti vessatori nell'ufficio trattazione atti il giorno 20 luglio e nella fascia oraria analoga. [...] Sono persone che indicano di essere state gestite dallo stesso ufficio come si evince dal foglio di consegna firmato sempre da Salomone e nella stessa fascia oraria. Tutto questo dimostra il clima di intimidazione che vigeva in quell'ufficio.
Veniamo ad esaminare la deposizione di CG, che e' importante per la posizione di Perugini: lui ha testimoniato dell'intervento di un "ufficiale in borghese" con una maglietta chiara che intervenne per calmare i suoi uomini di cui lui si fidava. Questo ufficiale in borghese con la maglietta chiara non puo' essere che il dr. perugini, per la descrizione del soggetto, per l'abbigliamento e per la stanza. Infatti lo stesso perugini ha dichiarato di aver lavorato nella stessa stanza digos indicata da CG e di indossare una maglia gialla e di essere intervenuto per clamare un collega che stava gridando contro un arrestato. Abbiamo ulteriori elementi: nelle deposizioni di alcuni arrestati nella stessa fascia oraria, BV MM PM SG RF, i quali tutti hanno lamentato pressioni per la firma del verbale di fermo per identificazione da parte del personale dell'ufficio trattazione atti che aveva detto che per uscire era necessario firmare. Abbiamo ulteriori testimonianze che sono indicative del clima nell'ufficio trattaizone atti [elenca].
Per quanto riguarda le tre parti offese, sulla base delle risultanze dell'istruttoria si puo' ritenere che la stanza dove sono avvenuti i fatti e' la prima stanza digos sulla destra quando si entra. [...] Anche qui abbiamo ulteriori dati che confermano questa localizzazione, per la firma sui fogli di consegna, per il fatto che l'arresto dei tre, insieme a SA che ha anch'ella dichiarato di aver subito pressioni. INotlre Del Giacco e Raschella' hanno ricordato di aver occupato la prima stanza sulla dx per svolgere gli atti relativi ad arrestati condotti da loro, tra cui RM e RA.
Dobbiamo valutare la riferibilita' rispetto all'imputato perugini. Dobbiamo fare alcune considerazioni preliminari circa la riferibilita' soggettiva. A differenza delle condizioni generali di trattamento qui abbiamo fatti che sono avvenuti in un ambiente limitato e che hanno avuto una durata temporale contenuta e circoscritta, tra i 5-10 minuti per ciascuna persona. A differenza del trattamento generale. Conseguentemente l'ufficio ha dovuto valutare se si possa ritenere maturata in capo all'imputato la prova della consapevolezza. Qui per dire questa cosa bisogna avere il dato che abbia assistito al fatto e valutare il suo comportamento.
Innanzitutto una considerazione va fatta che nonostante la precisione delle testimonianze non e' stato possibile identificare gli esecutori materiali di questi comportamenti: nella prima stanza digos erano presenti molte persone, da perugini a poggi a la rosa, a rascehlla', pinzone, del giacco, poi l'isp barbieri, bosco, galtieri, sabato, quatra e salomone. Di queste 12 persone, tutte quelle sentite hanno dichiarato di non aver assistito a episodi di violenza. Pero' dobbiamo fare alcune osservazioni: le persone offese hanno descritto questi comportamenti come effettuati da un numero di perosne tra 4 e 5. [...] Ora sicuramente non appare verosimile che immediatamente prima degli episodi tutti i componenti dell'ufficio siano usciti e siano stati sostituiti. Sicuramente le vessazioni sono state commesse da piu' persone di questo gruppo, non tutte, perche' le persone offese parlano di 4-5 persone. Non abbiamo avuto elementi utili a identificare le persone agenti. Alcune delle parti offese, in particolare RM ha parlato della presenza di persone in divisa: questo significa che non si puo' escludere che ci sia stata una presenza transitoria di personale in divisa e questo e' verosimile dato che gli agenti che avevano eseguito l'arresto passavano a lasciare atti. I testimoni interrogati avevano vari incombenti e quindi non erano sempre presenti nella stanza. Per questa ragione non essendoci la prova certa di chi fosse presentee chi no, il pm non ha ritenuto di iscrivere nel registro degli indagati tutte le persone.
Fatta questa ricostruzione con riferimento alle persone presenti ai fatti bisogna valutare se sia o meno provata la presenza del dr. perugini: secondo l'ufficio del pm dall'esame testimoniale delle p.o non emergono elementi utili a identificare l'imputato perugini. Nelle testimonianze vengono descritte bene la stanza e le motivazioni ma non in dettaglio le persone presenti. L'unico dettaglio utile e' quella dei guanti ma non e' utile all'identificazione della persona. Non vi e' una descrizione dettagliata dei tratti somatici, dell'eta' e dell'abbigliamento di perugini. L'unico elemento che potrebbe ricondurre e' questo richiamo alla posizione di comando, peraltro anche questo non e' un riscontro sufficientemente individualizzante, in quanto questo ruolo potrebbe riferirsi al capo postazione o all'ufficiale di PG che stava scrivendo gli atti. Ricordiamo anche che con analoga valutaizone aveva pronunciato un parziale proscioglimento nei confronti della dr.ssa poggi proprio perche' le tre persone offese non avevano ricordato una persona con le sue caratteristiche presente nelal stanza. Per l'imputato perugini con riferimento ai capi 3-4-5 il pm ritiene di chiedere l'assoluzione ai sensi dell'art. 530 cpp.

Passiamo all'esame dei livelli apicali della Polizia Penitenziaria: partiamo dalla posizione dell'allora col. Doria ora generale del disciolto corpo degli agenti di custodia. La posizione di Doria e' delicata, perche' ha una presenza temporale intermittente. Vediamo quali sono state le risultanze dell'istruttoria dibattimentale. COme si e' gia' visto nel mese di giugno 2001, facendo seguito a un precedente fax, il capo dipartimenteo DAP aveva istituito un ufficio coordinamento, servizi e personale della penitenziaria, e aveva nominato coordinatore Doria, all'epoca capo area per le traduzioni. [...] Nell'adempimento del suo incarico Doria subordinato al gen Ricci, si occupo' di tuta la fase organizzativa anteriormente alla nomina di Sabella, e mantenne anche dopo tutti i rapporti con le autorita' esterne alla amm. penitenz. Il consigliere mancuso provvide successivamente alla nomina di Sabella come coordinatore di tutta l'attivita' penitenziaria. La nomina del magistrato si sovrappose in parte a quella di Doria che rimase pero' un collaboratore di Sabella. [...] Sugli incarichi di Doria, riportiamo Sabella: "alla fine di giugno del 2001 fui convocato dal capo dipartimento mancuso che mi disse che occorreva mi recassi a genova. c'erano problemi di coordinamento con il provveditore. sul posto prima di me se ne occupava doria. doria l'avevo occupato genericamente come coordinatore operativo. il problema del col doria era quello che si doveva occupare del g8. Credo non avesse rapporti ottimali con la dr.ssa salo' e questo ha reso necessaria la nomina dal vertice. doria si e' occupato del lavoro sporco, i contatti e via dicendo. quando sono arrivato io ha continuato a farlo, anche se eravamo insieme, io ero formalmente un sovraordinato, ma abbiamo fatto le cose insieme, ci sentivamo spesso. " "il mio ruolo non fu di sostituire doria, ma di supportarlo e di fare in modo che la sua attivita' si svolgesse al riparo di una firma superiore a quella della dr.ssa sano". [...]
Sui rapporti tra magistrato e doria, mancuso ha detto: "non c'era un potere speciale del collega sabella di prescindere dalle nomine del capo dipartimento; c'erano delle disposizioni e c'era un potere di indirizzo e dispositivo nei confronti di queste persone, ma non c'era la possibilita' di mutare gli incarichi che queste persone avevano ricevuto dal dipartimento". [...] Il vicario del questore calesini ha ricordato di aver avuto plurimi contatti con doria per l'organizzazione e la preparazione del sito di bolzaneto. Poi abbiamo varie testimonianze che ci parlano degli incarichi di doria durante il vertice: coletta che definisce Doria "un intermedio tra ricci e loro capitani, e come una figura che coadiuvava sabella nell'organizzazione del sito" e che era presente all'incontro tra i capitani dlele traduzioni; zito che dice ceh Doria collaborava direttamente con sabella; lo stesso Doria riferisce che "l'incarico nasce da una comunicaizone telefonica con ricci; ho ricevuto provvedimento formale il 6 giu 2001 che mi metteva a disposizione del sct; questo primo incarico mi dava la possibilita' di trovare una sistemazione logistica per il DAP durante il g8; [...] un rapporto con sabella era di subordinazione, il provvedimento per sabella era quasi una sostituzione mia nel senso che gli passa tutto quello che devo fare io; in questo tempo io giro molto negli istituti, da quel momento in poi le indicazioni operative sono state del dr sabella, ogni atto e' a sua firma". Secondo il pm il generale Doria era in una posizione di garanzia nei confronti dei detenuti durante la permanenza in carico dell'amm. penitenz. Mancuso ci dice che il provvedimento non e' superato, e in ogni caso aveva questa funzione come ufficiale di PG. Mi riporto a quanto detto prima con riferimento alla ricostruzione normativa su questo punto. Quindi questa qualifica in capo a Doria e' indubbia e incontestata, ed e' fondamentale e premiante rispetto lala posizione di garanzia, dove assume posizione prevalente, ovvero quand'anche si ritenesse il suo incarico apicale affievolito dopo la nomina di sabella, e noi non lo riteniamo, indubbiamente la sua qualita' di ufficiale di PG lo porrebbe sempre in posizione di garanzia rispetto alle persone fermate, arrestate e transitate da bolzaneto, e quindi doveva astenersi dal commettere atti contro di loro, e impedire che altri li commettessero.
Vediamo se dal dibattimento emerge la consapevolezza di Doria. Cominciamo ad esaminare i dati dell'istruttoria. Nell'espletamento dei suoi compiti doria "girava molto" tra gli istituti, gli ospedali, bolzaneto, e la sala operativa. Risulta essere stato piu' volte a bolzaneto, anche se non abbiamo potuto sentire l'autista di Doria in quanto si e' avvalso della facolta' di non rispondere in quanto precedente indagato, ma abbiamo sentito l'agente Roiati Antonella, componente della scorta di Doria, che ha riferito delle presenze di Doria a Bolzaneto: sintetizzando ci fu una visita il ven 20 luglio per parlare con il comandante del VI reparto, una visita sabato 21 luglio, poi una visita per il pranzo del sabaot, una visita la sera con ricci, una visita quando c'e' la visita del ministro, e una visita domenica quando sono in corso alcune traduzioni tanto che la roiati ricorda i sacchetti con i viveri famosi. Quanto alla durata delle visite, la teste ha specificato che duravano un'ora o poco piu'.
Cosa dice Doria, pero'? Veniamo al suo esame, pag. 30-41: "il venerdi' a bolzaneto ci sono stato nel pomeriggio verso le 15-16, credo di essere andato via in serata dopo cena; il giorno successivo ci sono stato un paio di volte, il mattino di sicuro e un'altra volta a ora di cena, e poi a mezzanotte e poi siamo tornati per il ministro; siamo poi tornati la domenica al mattino e poi nel pomeriggio. Ma sono visite da un'ora, un'ora e mezza. Il lunedi' anche ci sono stato e quel giorno e' partita alle nove del mattino, e io credo di essere stato li'. Ricorod il problema di dare da mangiare a quelle persone, che venivano dalla diaz." Ha detto che durante le sue visite andava in matricola e di aver visto la stanza dove si riposavano gli agenti, la "stanza dei materiali". Arriviamo ad altre risultanze: Spida Stefano ha detto "che ebbe modo di vedere qualche volta Doria"; Coletta Mario ha parlato dell'incontro che ha citato prima domenica 22 luglio verso le 10 con presente DOria; Marini Roberta ha visto due volte Doria di cui una duratne la visita del ministro; poi abbiamo Greco Domenico, Luca Cosimo, Vacca Mariano, Olla Ignazio, Bandino, Soggiu Giuseppe, Sanna, Pintus Francesco, Cardia Maurizio, Tosoni Andrea. Abbiamo poi esami degli imputati: Gugliotta dice che Doria veniva spesso nel sito tanto che parlo' con lui anche della posizione in piedi faccia al muro; Pelliccia ha dichiarato di aver visto varie volte Doria dentro la palazzina; [...]; Fornasiere ha dichiarato di aver visto piu' volte Doria nelal palazzina; Cerasuolo ha detto di aver visto alcune volte Doria nel corridoio; Amedei Barbara ha visto Doria nel piazzale piu' volte; Toccafondi ha detto di aver visto Doria piu' volte nella palazzina. Puo' ritenersi quindi provato che Doria fu presente numerose volte a Bolzaneto sia nel piazzale, che nella struttura, trattenendosi piu' di un'ora ogni visita. Risulta anche che il venerdi' la visita duro' parecchie volte dalle 15 sino a dopo cena. Questa presenza e' temporalmente significativa ed e' assimilabile al parametro usato dai pm per considerare la contezza dei trattamenti vessatori. Durante queste visite poi l'imputato ha preso cognizione della posizione in piedi faccia al muro imposta ai detenuti, e come emerge anche dallo stesso eesame dell'isp. Gugliotta ebbe modo di discutere anche di questo dato con il responsabile della sicurezza del sito. E di questo parla lo stesso imputato, come riporta la trascrizione pagg 114-118: "la sera che ci siamo andati con il ministro, [...], credo ci fossero nella cella alcuni detenuti misti gia' immatricolati, alcuni seduti alcuni faccia al muro, le gambe forse leggermente divaricate, [...] ma credo che sia la posizione piu' comoda per chi sta in quella posizione, [...] con le braccia alzate; [...] ricordo la stessa situazione ma non riesco a datarla, ricordo che sabella chiese spiegaizoni sulla posizione a gugliotta e credo che la risposta che ci fu data accettata sia da sabella che da me, era che era necessario per separare perquisiti e non, uomini e donne, o forse anche gruppi contrapposti o qualcosa del genere".
Risulta provato che Doria fu presente piu' volte a bolzaneto e venne a conoscenza dei trattamenti nei confronti dei detenuti.
Corre obbligo valutare questa posizione nei confronti della posizione gia' archiviata di Sabella. Per quella posizione la presenza del magistrato non abbiamo ritenuto di poter affermare la consapevolezza del perdurare della posizione. Ha dato ordine di tenerla il meno possibile e non aveva ragione di non ritenere applicato il suo ordine. [...] Si tratta quindi ad avviso dell'ufficio del pm la posizione dell'imputato Doria e' differenziata e caratterizzata in senso accusatorio da una serie di risultanze dibattimentali di un certo spessore. Prima di passare a queste risultanze, qualche rapida osservaizone con riferimento alal visita del ministro a bolzaneto, perche' se ne parla molto. Risulta appurato che avvenne la notte tra sabato e domenica, e che il ministro fu accompagnato da sabella, ricci, mattiello e doria, nonche' Gaeta e altri. Della visita parla anche il doc. 6.15 con riferimento alla relazione di Braini Giammarco, che racconta della visita del ministro di grazia e giustizia castelli a bolzaneto che dopo aver dato parole di incoraggiamento alle ffoo si e' allontanato. La visita e' durata poco tempo e ha riguardato l'ufficio matricola e la prima cella. La visita e' raccontata da tutti i partecipanti e il presidente per questo ha deciso di rinunciare alla testimonianaa del ministro. Risulta da numerose testimonianze che poco prima della visita vi furono molte attivita' tese a far si che durante la visita tutto fosse in ordine. [...] E' quindi del tutto logico che il ministor non abbia notato nulla di particolare.
Ritorniamo a Doria: l'istruttoria ha portato secondo il pm degli elementi di grossa importanza probatoria che caratterizzano la posizione di DOria in senso accusatorio rispetto a quella del magistrato Sabella. Innanzitutto una presenza maggiore: il venerdi' rimane oltre sei ore a Bolzaneto, in una fascia temporale del venerdi' in cui era gia' in atto il trattamento vessatorio a danno dei detenuti [...]; altro elemento a carico dell'imputato e' l'informativa che ha ricevuto di percosse e trattamenti all'arrivo nel cortile da parte di PS e Pol Pen avvenuta ad oepra di Vacca Mariano; poi abbiamo l'informativa di Olla Maurizio rispetto a comportamenti non degni della Pol Pen da parte di Agati; e poi abbiamo la percezione diretta da parte dell'imputato della posizione vessatoria di transito, a capo chino, ai detenuti nel corridoio e nel piazzale; e la percezione diretta di analogo trattamento vessatorio nei confronti degli arrestati diaz, quando la dr.ssa poggi ebbe modo di vedere i primi arrestati della diaz con molto personale delle ffoo intorno agli arrestati.
Veniamo ad analizzare questi elementi: la presenza l'abbiamo gia' esaminata; per quanto riguarda l'informativa di Vacca attiene al comitato di accoglienza, che l'imputato esclude di aver ricevuto da Vacca o da altri. L'assistente Vacca il 23.01.2007 (pagg 20-24) dice "ho visto gli arrestati, non so quanti erano, una ventina o piu'; ho visto il cordone degli agenti e insultavano, spingevano gli arrestati verso la caserma. C'era gente in idvisa e in borghese, di tutti i corpi, urla sputi, spintoni, forse qualche calcio." [...] "Mi sembra che ne avevo parlato con il generale Doria, non so se li' o dopo, ma sono sicuro di averglielo detto". [...] "avvenne tra il 20 e il 23 luglio". Non vi e' quindi una prova certa che avvenne durante i giorni del g8, ma vi e' la prova certa che l'imputato sapesse dei trattamenti vessatori. [...] Nel suo esmae l'imputato ha dichiarato di aver potuto vedere personalmente la posizione vessatoria di transito; a pagg 119-121 "ho visto qualcuno della PS mentre veniva portato verso la', [...] veniva portato a capo basso, avro' visto due o tre detenuti... cioe' arrestati... non detenuti, accompagnati in quesot modo, credo di averli visti presi per le braccia. Non ho un ricordo preciso se gli agenti fossero in borghese o in divisa". Poi l'imputato ha riferito di avere visto per la seconda volta la posizione vessatoria in cella, e vede arrivare i primi arrestati della scuola diaz ede essere sottoposti al c.d. comitato di accoglienza. Su questo punto Doria dice (pagg. 92-95): "[...] all'una di notte ricordo di avere visto questo autobus, ho visto scendere gli arrestati, c'era nervosismo, puo' darsi che il capannello si fosse formato per quello..." [...]
Per quanto riguarda l'informativa di Olla, riguarda l'articolo di Giacomo Amadori di Panorama, che riguardava gli abusi nella caserma e le discussioni all'interno della Pol Pen: nell'articolo si discute dei contrasti tra l'isp Agati e l'isp. Olla del SCT. Nell'articolo si diceva che Agati avrebbe definito Olla "infamone" per aver riferito a Doria dei metodi usati nella caserma di bolzaneto da parte di Agati. L'isp Olla ha testimoniato, dicendo di aver avuto l'incarico di capo scorta a disposizione di Cimino e Pelliccia, e di essersi recato in matricola per ritirare i biglietti di consegna di detenuti che dovevano essere tradotti da Sanna. E qui i riscontri combaciano perfettamente, la traduzione di 11 detenute fatta da Sanna partita alla volta di Vercelli e che risulta essere arrivata a Vercelli alle 13.10 circa. POi dice di aver visto un gruppo in fondo alle celle tra cui Agati che creavano problemi, di essere andato da Doria per fare uscire Agati e gli altri, e che entro' a farli uscire. Ricorda che verso le 12 incontro' Agati che gli disse "impara a farti i cazzi tuoi". Ricorda che Agati e i suoi schiamazzava di fronte alle celle ed era fonte di confusione tanto che non si poteva lavorare. L'isp. riferiva che non aveva assistito ad atti di violenza ma che il comportamento degli agenti da lui visti era aggressivo. Doria riferisce dell'episodio [legge]. Lo stesso imputato ammette di essere intervenuto e di aver detto ad Agati di uscire.
L'imputato quindi non era solo a conoscenza delle condizioni generali dei fermati, sia posizione vessatoria di stazionamento che di transtio, ma anche delle cose che gli hanno riferito Olla e Vacca, e conosceva la vera fonte del contrasto tra Olla e Agati.
Veniamo a valutare la portata di questo intervento e l'adeguatezza. L'intervento e' consistito nel raccomandare agli uomini del PRAT di non entrare nella palazzina per non essere coinvolti e dall'altra nel far uscire dalla palazzina Agati. Il pm ritiene che questo intervento non sia stato sufficiente come intervento. E' sicuramente un intervento ma non e' un intervento che dovrebbe avere le caratteristiche di un intervento di un ufficiale di PG in questo contesto. non esistono note alla autorita' giudiziaria su questo tema, ne' alcuna attivita' volta all'accertamento dei fatti, e non e' stata fatta nessuna verifica se per caso gli arrestati che si trovavano nelle celle avessero avuto danni dall'intervento di Agati, non e' stata presa nessuana misura per evitare il ripetersi. Anzi la raccomandazione pare un modo per eludere il problema, piu' che per risolverlo. Lo scontro Agati-Olla pone il problema del rapporto tra Pol Pen e personale del disciolto corpo. Questa verra' trattata dal collega: la carenza di potere gerarchico da parte degli agenti del disciolto corpo risultano molto formali e non rispondenti alle relazioni che effettivamente si sono realizzate. Olla si e' riferito a Doria che e' pero' del disciolto corpo, e lo stesso Agati obbedisce ai suoi ordini pur essendo Pol Pen. Rimandiamo alla parte finale dell'interrogatorio di Doria, dove Doria descrive l'atto di gentilezza di Agati nell'andare a SanMartino, per specificare che non 'c'e' nessun atto di cortesia, ma un obbedire agli ordini. [...]
Doria contrariamente a Sabella ha una percezione diretta e prolungata del trattamento inflitto ai contenuti, con percezione diretta della posizoine vessatoria di stazionamento e di transito, per almeno due detenuti, ha constatato il comitato d'accoglienza, ha avuto le informative con riferimento a situazioni della domenica mattina. E tra l'altro sottolineiamo l'importanza del fatto che i comportamenti che avvenivano nel piazzale hanno una particolare gravita' perche' hanno una particolare efficacia intimidatoria e sono indicativi del clima che aspettava i detenuti. Percepire il comitato di accoglienza significava sapere cosa sarebbe successo nella struttura, constato poi direttamente nei casi di cui sopra.
Questo prova la consapevolezza da parte dell'imputato del trattamento inumano e degradante. Il fatto che non sia intervenuto mostra la sussistenza del dolo diretto e del dolo intenzionale, come riferito. Evidenziamo il comportamento reticente tenuto dall'imputato durante le indagini. Quando l'imputato fu sentito in data 2001 quando era un testimone e non un imputato, chiamato a rispondere del contrasto Olla-Agati disse che era relativo a banali problemi organizzativi, mentre al DAP il giorno dopo l'esame parlo' dell'episodio complessivo. Quindi ascoltato dal magistrato dice che non e' nulla, il giorno dopo ascoltato dal DAP dice altro. Non abbiamo contestato il 371 bis solo perche' e' diventato imputato nel processo.
Pertanto [...] l'ufficio del pm ritiene formata la prova della penale responsabilita' per i capi 12-13 per gli art. 323 e 608. Per la quantificazione della pena rimandiamo all'ultima udienza.

[ pausa pranzo ]

A: (Ranieri-Miniati) Dicevo anche per i difensori, sicuramente domani non riusciremo a trattare la matricola, che si sposta all'ultima udienza che dedicheremo alla matricola, all'infermeria e alle richieste in punto pene. Perche' si sappia per i difensori.
Per quello che riguarda oggi dovevamo dedicarlo a tutti i reati del c.d. livello apicale. Adesso parleremo di Pelliccia e Cimino, poi quella di Gugliotta, che pero' e' una posizione lunga con molte contestazioni specifiche. Potrebbe essere che queste contestazioni specifiche verranno trattate domani mattina. Decidera' il collegio.
Veniamo alle posizioni di Cimino Ernesto e Pelliccia Bruno, all'epoca capitani del disciolto corpo. Partiamo dal provvedimento di nomina: ordine di servizio del gen Ricci, documento 4.33, e il provvedimento del magistrato Sabella, documento 4.40. Con questi provvedimenti gli allora capitani vengono nominati per il sito provvisorio di Bolzaneto responsabili delle traduzioni e dei piantonamenti. Avevano anche provveduto a nominare due capitani anche per Forte San Giuliano. In particolare il provvedimento di Ricci stabilisce ceh "i capitani organizzeranno e coordineranno le traduzioni degli arrestati agli istituti". [...] Questi due provvedimenti ponevano i due imputati in posizione di garanzia e quindi responsabili del trattamento degli arrestati durante la fase di traduzione, ovvero trasferimento da Bolzaneto agli istituti.
Diciamo qual e' l'impostazione che il pm ritiene di dover dare: secondo la valutazione del pm deve ritenersi che pero' i due imputati fossero in posizione di garanzia non solo per questa limitata fase, ma per tutto il periodo di permanenza degli arrestati nel sito a partire dal momento in cui erano presi in carica dall'amministrazione penitenziaria. Da cosa deriva questo? Dalla qualifica di ufficiali di PG che i due capitani avevano, in primo luogo. [...] [riprende il ragionamento sulla qualifica di ufficiale di PG per gli agenti del disciolto corpo degli agenti di custodia, in base alla 395/1990 e all'art. 22 del decreto legislativo nr 508 del 1945, nonche' da un parere del Consiglio di Stato]. Secondo l'ufficio del pm, peraltro devo dire che e' pacifica la qualifica di ufficiali di PG dei capitani, cmq seocnod noi e' la fonte prevalente rispetto alla posizione di garanzia. L'art. 55 del cpp prevede che la PG oltre a individuare chi ha commesso reati, deve impedire che se ne commettano ulteriori. E questo a prescindere dall'ambito e dall'oggetto dei suoi incarichi, e in aggiunta ad essi. [...]
Direi che sotto questo profilo il tema decidendi non e' tanto se dovessero o meno intervenire, quanto piuttosto se gli imputati avessero o meno consapevolezza di quanto stava accadendo. Anche in via ipotetica, facendo un'ipotesi di irrealta', anche qualora avessero solo garanzia rispetto alla fase della traduzione, se loro avessero avuto conoscenza di reati commessi anche prima di questa fase,a vevano l'obbligo di intervenire. Ma andiamo oltre, veniamo ad esaminare gli elementi secondo i quali pero' l'incarico di Cimino e Pelliccia non era limitato alla sola traduzione. Dobbiamo partire da due presupposti: sappiamo che i tempi di permanenza degli arrestati nella fase di pertinenza della pol pen si sono dilatati, e quindi sono stati piu' rilevanti di quanto era previsto e sappiamo che si e' posto il problema di prevedere una fase che non era stata prevista, quella della custodia e vigilanza degli arrestati. Secondo il piano operativo generale, ci ricordiamo del magistrato Sabella che la definisce un errore di valutazione, l'arrestato doveva essere preso in consegna dalla matricola, che avrebbe dovuto compiere rapidamente l'immatricolazione, la raccolta dati, fotosegnalamento, raccolta dichiarazioni primo ingresso, poi doveva essere visitato e ultimate queste operazioni che dovevano durare un quarto d'ora o mezz'ora, gli arrestati avrebbero dovuto essere avviati ai carceri. Sappaimo che non sono andate cosi' le cose e che i tempi si sono dilatati, e si e' posto il problema della vigilanza, sollevato per primo dall'isp. gugliotta, che si e' posto per primo il problema che non aveva agenti a disposizione, o meglio aveva moraschi e incoronato che pero' erano gia' impegnati e non potevano fare la vigilanza. Si pone questo problema e il personale viene reperito tra gli uomini del SCT.
Vediamo quali sono gli elementi per dire che ci sono elementi di prova piena su questo punto. Sabella dice "purtroppo non era stata prevista una vigilanza degli arrestati, [...] un direttore non lo potevo mettere, ne parlai anche con i vertici del DAP, quindi inventai questo responsabile della sicurezzza del posto che doveva fare il mini comandante di reparto, in relazione ai problemi che potevano sorgere. Il personale a disposizione di Gugliotta era fornito gentilmente dal SCT. [...] Sicuramente ci siamo sentiti con Gugliotta e mi ha presentato questo problema, e l'unico personale a disposizione era quello dell'SCT". Gugliotta dice: "il soggetto che entrava nella cella nr 1 era gia' immatricolato e perquisito pronto per essere tradotto; allora io mi riferivo ai due maggiori (allora capitani) dicendo che ne avevano abbastanza e loro prendevano in consegna il soggetto. poi se la vedevano loro a mettere persone li' davanti in attesa della traduzione. io non avevo personale da mettere". Ricci: [...] Doria: "ho appreso a vertice concluso (lui dice) che il personale SCt e' stato usato per vigilanza, e forse anche personale del GOM". Allora che il personale dell'SCt stava a fare la vigilanza e' provato, proprio il personale diretto dai due capitani. Ma poi c'e' un seocndo elemento dal quale noi ricaviamo che anceh sulla base degli incarichi ricevuti i due ufficiali dovevano farsi carico del trattamento degli arrestati. Sappiamo che il piano non prevedeva momento di attesa, e sappiamo che non ando' cosi', per una scelta organizzativa del SCT, imputabile all'SCT di cui gli imputati erano a conoscenza. Sappiamo, e vedremo perche', che si verifico' un problema. Il problema era che a Forte San Giuliano i mezzi grandi non potevano entrare proprio fisicamente, quindi la scelta del gen Ricci fu quella di mandare i mezzi piccoli a San Giuliano e i pullman a Bolzaneto. Allroa bisognava attendere che i mezzi si potessero riempire. Non si potevano organizzare traduzioni da 1-2 persone con un pullman da venti. E questo ha comportato una dilatazione dei tempi di attesa, non prevista ma derivata dalla scelta dell'SCT.
Da dove arrivano queste informazioni? Sabella: "un dato l'ho appreso a un certo punto, cioe' il fatto che l'SCT non fosse riuscito a fare entrare i pullman a san giuliano, per cui aveva mandato a san giuliano i mezzi piu' piccoli. i pullman dovevano avere 16 posti o qualcosa del genere, e per quelle che erano le previsioni non dovevano esserci tempi di attesa, ci sono state mi dispiace dirlo delle gravi disfunzioni. [...] C'era un problema, quello che non si potevano tenere gli arrestati sul pullman perche' muoiono di caldo. Allora aspettavano di avere almeno 7-8 detenuti per fare la traduzione. Credo che fu qualcosa del genere che mi rappresento' Gugliotta, allora RIcci gli mise a disposizione del personale per la vigilanza". Ricci: "per quello che attiene le traduzioni e' un po' saltato tutto. A san giuliano non entravano i mezzi grossi, da 16-22 unita'. [...] Ho dovuto dirottare su bolzaneto i mezzi grossi, mentre quelli da 4 li ho dovuto mandare a san giuliano. Allora poteva partire una traduzione quando c'erano 18-20 detenuti. Allora sono saltati i turni."
Allora due cose sono appurate: che il problema della vigilanza non era previsto e venne sollevato da Gugliotta, e che venne risolto con uomini del SCT; che i tempi di traudzione di dilatarono per questa scelta dovuta a motivi logistici fatta dall'SCT. [...] QUindi i vertici dell'amministarzione a Bolzaneto avrebbero dovuto attivarsi perche' le condizioni di permanenza dei detenuti fossero umane: cibo, acqua, uso dei servizi, posizioni non dolorose. Ovviamente non si sindaca in questa sede la scelta di usare i mezzi grossi, era una scelta logica dovuta a necessita' logistiche. Si censura quello che e' stato l'ingiustificato arbitraio, volontario ed evitabile trattamento vessatorio dei detenuti. [...] A giudizio del pm sulla base di questi elementi gli imputati erano in posizione di garanzia rispetto ai diritti dei detenuti non solo nella traduzione ma in tutta la fase di gestione dei detenuti da parte dell'amministrazione penitenziaria.
Il problema quindi si pone sulla consapevolezza di quanto stava accadendo. E qui il dato della consapevolezza non puo' che essere trattato insieme a quello della presenza. Anche perche' si e' detto che tutte le caratteristiche del trattamento imposto ai detenuti, la durata del trattamento, la costanza nelle varie fasi, rendevano percepibile, comprensibile nella sua portata vessatoria quanto stava accadendo a tutti coloro presenti in quel posto. Anche perche' si trattava di un edificio non piccola per carita', ma non infinita, 50 metri in tutto. [...]
La presenza nel sito dei due imputati. Partiamo dal doc 4.7, un prospetto dei turni di servizi fornito dal DAP. Ha deposto sul punto un magistrato che svolgeva attivita' al DAP, il dr. Leopardi, che ha illustrato al tribunale quali sono stati gli accertamenti fatti dal DAP che hanno prodotto i documenti forniti dopo ingiunzione della Procura della Repubblica. Questo prospetto e' stato mostrato a Pelliccia il quale disse che a suo giudizio non era firmato e quindi non era valido da un punto di vista probatorio. Per Cimino: 00.00 di giovedi' alle 12 di ven, dalle 00.00 di ven alle 12 di sab...[...] Per Pelliccia: dalle 7alle 19 di saba, dalle 9 alle 00.00 di dom. Si tratta di una presenza continua e prolungata, sicuramente compatibili con i tempi che abbiamo usato come riferimento.
Ovviamente a Pelliccia abbiamo chiesto conto di questo prospetto. E Pelliccia ha detto di essere stato presente piu' di quanto riscontrato: ha detto che erano presenti h24 escluse le pause pranzo, con turni di 4 ore per coprire l'intera giornata. In pratica c'erano sempre o lui o Cimino. Ricorda anche che il maggiore Ricci lo mando' a prendere delle coperte, lui ando', torno' con le coperte e ando' alle celle in fondo per distribuirle. Lascio' la struttura verso le 4 del mattino di lun 23, perche' arrivo Cimino per il cambio. Torno' poi il 23 a bolzaneto ma le traduzioni erano finite. [...]
L'istruttoria dibattimentale ha poi peraltro dimostrato di una presenza nel padiglione, nel corridoio o nella stanza "automezzi pol pen". Quindi secondo i parametri dell'ufficio dalla consapevolezza di quello che accadeva, dai poteri della loro carica, dalla qualifica di ufficiali di PG, dal fatto che l'attivita' di vigilanza fu svolta da personale SCT, deriva una posizione di garanzia per tutta la fase di presa in carico dei detenuti da aprte dell'amm. penitenziaria.
Ma dobbiamo spendere alcune parole sulle posizioni di questi imputati: da alcune prospettazioni difensive che si sono avute nel corso del processo, mi pare che emergano alcune argomentazioni che e' doveroso affrontare. Le raggruppiamo in tre argomenti: la prima e' la mancanza di superiorita' gerarchica, ovvero Cimino e Pelliccia essendo del disciolto corpo degli agenti di custodia non hanno superiorita' gerarchica rispetto alla pol pen, sono ufficiali senza truppa; secondo filone di argomento mancata titolarita' della funzione di custodia, e qui abbiamo gia' visto perche' secondo il pm non e' cosi'; [...] terzo argomento e' che cmq gli imputati non si sono avveduti di nulla perche' non stavano nel padiglione ma nel cortile, e quindi non potevano sapere cosa accadeva.
Da parte del pm questi argomenti non appaiono convincenti, e cerchero' di spiegare perche'. Il primo punto, la superiorita' gerarchica, e qui dobbiamo affrontare il punto gia' affrontato dalla collega in parte per la posizione Doria. E' sicuramente vero che secondo la legge 395/1990 gli ufficiali del disciolto corpo non fanno parte della pol pen, sono un ruolo autonomo militare ad esaurimento, mentre la pol pen e' un corpo civile demilitarizzato. E' prevista pero' una osmosi tra i due ruoli, con possibilita' da parte degli ufficiali del disciolto corpo di funzioni che sono preposte alla pol pen. [...] "gli ufficiali del ruolo ad esaurimento assumono le funzioni e l'obbligo degli ufficiali della pol pen e possono essere messi a capo di serivzi di traduzione, piantonamento, amministrazione; possono altresi' presentare domanda di direzione di istituti sempre che abbiano i requisiti di legge". [...] A questo fa da contraltare l'art. 7 del DPR del 1992 di un corrispondente dovere di subordinazione da parte degli uomini della pol pen. [...] Questa possibilita' di osmosi tra i due corpi e' confermata da un parere del consiglio di stato: "la compatibilita' tralo stato militare e le nuovi funzioni civili e' risolta dal legislatore [...] e nelle funzioni non puo' non essere compreso il dovere di subordinazione dei collaboratori [...] Ove sussistano dubbi nel caso della sovraordinazione, si potra' provvedere nell'atto di affidamento dell'incarico specifico". [...] E quindi possiamo andare a vedere quale e' stato l'atto di affidamento: il gen Ricci nomina Pelliccia e Cimino responsabili del SCT di Bolzaneto; successivamente il gen Ricci, con doc 4.37, dispone che tre sottufficiali xxxxx, Olla, Tontini, Picchi, Cipriani, Galliatti, Patrizi, Sanna e 58 altri, per le esigenze prestassero servizio alle dipendenze funzionali di Pelliccia e Cimino. Quindi il generale Ricci con il provvedimento di nomina questi 8 tra isp e sovr e questi altri 58 sono alle vostre dipendenze funzionali. E' pacifico che se non altro nei confronti di questo c'era un potere di sovraordinazione. E' quindi evidente che gli imputati avevano il potere e non solo il dovere di intervenire. Non e' risultao peraltro in alcun modo che ci sia stato un intervento per migliorare in qualche modo il trattamento a cui sia stato opposto rifiuto dalla truppa. E poi c'e' un'altra considerazione: la mancanza di superiorita' gerarchica e' un argomento molto formale, perche' e' evidente che un agente della pol pen non potrebbe mai rifiutarsi in concreto di obbedire a un ufficiale accampando la scusa della mancanza di rapporto gerarchico, e questo ce l'ha detto anche il magistrato Sabella. [...]
E ci sono altre deposizioni che ci dimostrano come questa questione sia un discorso puramente formale: ad es la Cerasulo ci dice "mi e' capitato piu' di una ragazza che aveva questa necessita' (assorbenti), ho chiesto di procurare degli assorbenti, l'ho chiesto a dei superiori, penso Cimino". Quindi l'agente Cerasuolo quando si rende conto di un problema, che riguarda proprio il trattamento, si rivolge a quello che per lei e' un superiore, Cimino. C'e' poi la deposizione dell'assistente Capo della Pol Pen e che ricorda "ho ricordato di aver avuto l'ordine dal capitano Cimino di lavare i veicoli". E non e' che dice "con tutto il rispetto i mezzi se li lavi lei", ma ha preso spugna e secchio ed e' andato a lavare i mezzi. Poi abbiamo l'esempio di Doria con Agati-Olla su cui non mi ripeto. Ma anche in questo caso Agati a fronte dell'ordine di Doria esce senz anulla obiettare.
Torniamo al secondo punto: mancata titolarita' della funzione di custodia. Ho gia' illustrato questo punto, le ragioni per cui secondo noi i due imputati non potevano non farsi carico delle condizioni dei detenuti durante la permanenza nel sito. Ma c'e' anche un argomento di forma oltre che di sostanza, al di la' del fatto che la dilatazione dei tempi era imputabile a una scelta dell'SCt di cui gli imputati erano a conoscenza, ed e' relativo al provvedimento di Ricci che dice "i soggetti in parola, una volta visitati e immatricolati verranno presi in carico dal personale a disposizione degli ufficiali; gli stessi provvederanno ad organizzare le traduzioni". [...] E siccome e' pacifico che i detenuti in attesa nelle celle della penitenziaria erano immatricolati e visitati, e' evidente che durante tale fase gli imputati dovevano farsi carico delle condizioni e del trattamento dei detenuti.
IL paragone che viene fatto rispetto alla situazione normale di quello che avviene normalemnte in un carcere per cui si dice che il detenuto passa dalla sorveglianza interna del carcere alla custodia nel momento in cui e' materialmente affidato alla scorta. Questo e' ovvio, nella normalita', ma a Bolzaneto era diverso, perche' RIcci aveva previsot una cosa diversa. E anche Sabella dice questa cosa, perche' nel doc 4.4 al punto 12 dice che "gli arrestati o i fermati una volta immatricolati saranno tradotti dal personale SCT". Quindi la responsabilita' indubbia del direttore Gugliotta non puo' elidere quella degli imputati. E d'altronde e' emerso anche dall'esame di Gugliotta: "il soggetto che entra nella cella nr 1.... [rilegge]". [...] Quindi quando l'imputato Pelliccia ha detto "che all'interno del sito il personale del SCt venne usato solo per perquisizioni e per cambi di personale" ha riferito una circostanza smentita dalle risultanze dibattimentali, perche' erano tutti cambi tra personale dell'SCT.
Resta quindi ancora da tornare all'ultimo tema, la presenza. Si e' detto che i due imputati hanno riferito di non essere mai stati all'interno del sito, ma di essere stati solo all'esterno. In realta' dall'istruttoria e' risultata una prova che mi sentirei di definire certa e sicura della presenza dei due imputati all'interno del padiglione. Quali sono queste risultanze? L'isp. Spila Stefano della Pol Pen durante il suo servizio vede i due capitani nella stanza interforze. Ricci dice di aver fatto un incontro nella stanza interforze dei quattro capitani. Coletta ha detto di aver parteciapto all'incontro, cona anche DOria, Sabella, Ricci e gli altri capitani. [...] Il capitano Zito testimonia di aver incontrato Cimino a Bolzaneto. Marini Roberto, agente Pol Pen, dice di aver visto due volte il capitano Cimino, mentre il capitano Pelliccia di averlo visto dentro la palazizna. [...]Vacca Mariano che ricorda entrambi i capitani dentro la palazzina, nonche' la circostanza che luii come altri aveva il loro telefono. Papa Raffaele ha visto entrambi i capitani sul piazzale. [...] Ispettore Superiore Olla che ricorda i due capitani in matricola. [...] Agente PP Moraschi che ha visto i due capitani nel corridoio davanti alla matricola. Soggiu ha visto Cimino nel piazzale. Sanna ha detto "i capitani erano sempre li' che giravano". Ag. sc. Massa che ha visto il capitano Cimino nel piazzale. Vice Sovr Pintus che ha visto nel piazza Cimino. Isp. Tosoni che ha visto piu' volte i capitani nella palazzina. Isp. Gugliotta che ha ricordato che i capitani erano sempre presenti o in cortile o nella stanza della pol pen con cui aveva spesso chiacchierato nella stanza del materiale. Doria che li ha visti spesso nella stanza di fianco alla matricola. Tolomeo dice di averli visti 5-6 volte in matricola. Fornasiere li ha visti due o tre volte CImino e Pelliccia nella stanza della televisione. L'ag. Cerasuolo che ricoda di aver visto i due capitani nel piazzale e nella stanza della tv. Toccafondi che ricorda di aver visto varie volti gli ufficiali. Direi che da questo quadro la presenza nel sito e' stata apprezzabile, rilevante e sistematica, tale da avere dato contezza sicura e certa di quanto avveniva nel sito.
QUando Pelliccia dice di essere entrato una decina di volta nella struttura e ha ammesso di aver visto le persone camminare a capo chino o nella posizione al muro di rigore. Lui dice "nell'atrio erano ammanettati, alcuni con la faccia al muro". In questo l'imputato ha sicuramente un atteggiamento processuale di correttezza. Peraltro successivamente nel corso del suo esame ha affermato alcune circostanze che sono clamorosamente smentite: ha detto che il suo ufficio era costituito da una alfa romeo nel piazzale, e questo dato e' smentito, dato che tutte qeuste persone dell'amministrazione ci hanno ricordato che gli imputati sono stati in matricola, nel corridoio, nella stanza del materiale. La presenza e' stata stabile e costante non solo nel cortile ma anche all'interno del sito, ben diversi da una singola auto. Ha aggiunto di aver dovuto richiedere autorizzazione telefonica per entrare nella palazzina. Ma anche di questo dato non e' emersa traccia: tutti i soggetti superiori non hanno ricordato di alcuna richiesta di autorizzazione da parte di Pelliccia. Ha detto di aver visto le celle solo quando c'era VV il venerdi', che per una fase e' stata seduta, lo ha detto la testimone. Guarda caso Pelliccia dice di aver visto nella cella solo l'attimo in cui c'e' VV seduta. Il dato e' smentito, palesemente. Mi rendo conto che il diritto di difesa da qualsiasi facolta' a un imputato, ma abbiamo visto tuti la struttura, chi e' stato nella matricola, nel corridoio, nella stanzza della tv non poteva non vedere nelle celle. E poi l'imputato dice di aver "appreso solo a fine vertice ceh gli arrestati erano costretti in piedi". Anche questo e' smentito. [...] D'altronde l'hanno vista tutti la posizione. Ci sono venti persone tra i testimoni della difesa o tra gli imputati che hanno ammesso di aver visto la posizione. E' evidente che la tesi sostenuta da Pelliccia e' smentita in forma piena.
Gli imputati hanno avuto piena consapevolezza di quanto accadeva nel sito, avevano il potere e il dovere di intervenire e non l'hanno fatto. E quindi sono pienamente responsabili di questo loro mancato attivarsi se non altro ai sensi dell'art. 40 c.p.
E poi: ci hanno riferito che loro erano nel cortile su questa alfa romeo in cortile. E pero' sappiamo che c'era il comitato di accoglienza, sappiamo cosa succedeva quando arrivavano in cortile gli arrestati. Ce lo hanno detto le p.o. come anche i membri delle ffoo che sono venuti a testimoniare. Ma questi due imputati che stazionavano sempre nel cortile non hanno visto nulla. E poi ci sono stati casi di episodi di violenza commessi durante la traduzione, la famosa imposizione a gridare viva il duce, o viva la pol pen, o a camminare con il braccio teso. E qui tanti arrestati ce lo hanno detto. [...] Tutti quelli che ho citato sono tradotti nella notte tra ven e sab (ore 3.15, 6.20, 6.25, 6.30). Tra questi c'e' SA bagnata conla coperta, obbligata a fare il saluto romano, con gli agenti che dicevano "che bellini questi comunisti". [...] C'e' poi un altro caos, la domenica, MD, che compiva gli anni in occasione della detenzione, che venne a lungo preso in giro con la minaccia "vedrai che festa di compleanno ti facciamo". MD veniva traodtto con CC, e entrambi ricordano che qualcuno della scorta fece cozzare le due teste e che tutti assistettero applaudendo. Abbiamo due arrestati del sabato che ricordano di essere stati tradotti insieme, e ricordano di aver dovuto fare la stessa cosa: partire di corsa, fermarsi, inginocchiarsi, ripartire. [...] In definitiva ritiene l'ufficio del pm abbiano formato prova piena per la responsabilita' di cimino e pelliccia per i capi 14-15-16-17 per i reati di cui al 323 e 608. Per le richieste in punto pena si rimanda alla ultima udienza.

[pausa]

A: dunque, l'ispettore Gugliotta della Pol Pen. Trattare la posizione di gugliotta significa fare riferimento al suo provvedimento di nomina, che sono due, il doc. 4.4 dle 9 luglio 2001 e il doc 4.40 del 16 luglio 2001. Con questi provvedimenti del magistrato coordinatore gugliotta e' nominato responsabile della sicurezza e dell'organizzazione dei servizi di bolzaneto. Era quindi responsabile di tutte le attivita' facenti capo al DAP all'interno del sito di Bolzaneto. Con l'eccezione del servizio sanitario, che aveva il suo responsabile in Toccafondi, e del servizio Matricola, che faceva capo a Tolomeo. Per l'ispettore Gugliotta la posizione di garanzia e' evidente proprio dal provvedimento di nomina che lo rendeva responsabile della custodia dei detenuti nel momento stesso in cui venivano consegnati dalla ps alla pol pen. Abbiamo detto che era una qualifica omologa a quella del comandante di reparot, tanto che sabella l'aveva definito un "mini-comandante di reparto". Tornando alla sua deposizione definisce i compiti di gugliotta: "un direttore non lo potevo mettere [...] allora mi inventai questa figura del responsabile della sicurezz ache doveva fare da mini comandante di reparto in relazione ai problemi che potevano sorgere in matricola e infermeria. era un comandante con funzioni piu' ridotte del normale..." [...] E' pacifico ed incontestabile la sua posizione di garanzia rispetto ai detenuti. Infatti avevamo detto e abbiamo detto che la responsabilita' di Cimino e Pelliccia si affianca a quella dell'isp Gugliotta.
Fonti della posizione di garanzia: provvedimento di nomina; articolo 2 del DPR del 2000 che ovviamente affida alla pol pen il servizio di sicurezza e di custodia negli istituti penitenziari; [...] e poi la sua qualifica di ufficiale di PG gia' esaminato poco fa. [...]
Passiamo all'altro dato, quello della presenza. Perche' la penale responsabilita' abbiamo detto che dervia dalla qualifica e dalla consapevolezza di quanto accadeva. La presenza partiamo dal prospetto, il doc 4.7. Gugliotta: ininterrottamente dalle 8.00 di ven alle 8.00 di sab, dalle 12.00 di sab alle 00.00 di sab. Nessuna presenza domenica. Gugliotta nell'esame ha risposto a chiarimenti, pagg. 16-20 e 41-42: in entrambe le parti le risposte sono univoche, e il quadro e' chiaro. Dalle 8 di mattina di ven alle 8 di sab; dalle 12 alle 21 di sab; poi torno nella notte tra sab e dom verso le 2 per la visita del ministro; la dom arriva alle 23.30 e resta sino alle 14.00 di lun. E' comprensibile perche' dovevano cominciare le immatricolazioni degli arrestati della diaz. Anche qui il dato della presenza e' di una presenza costante e continuativa, ampiamente sufficiente ai fini della prova della consapevolezza di quanto accadeva.
Sui luoghi della palazzina dove si trattiene, vado a pag 31 della trascrizione: stava in matricola, in infermeria e nel corridoio, presso un tavolinetto davanti alla porta della matricola, dove aveva un foglio dove metteva in ordine e mi accertavo di regolare il flusso di persone. La mia competenza e la mia attivita' erano limitate a matricoal, infermeria, cella nr 1. Ma dice anche di essere andato nella stanza della tv dove discorreva con Cimino e Pelliccia che si alternavano nel sito. [...] Sono anche significativi i luoghi in cui stazionava l'isp Gugliotta, perche' sono crocevia del trattamento, perche' in quella posizione nel corridoio si poteva avere visione delle celle, della matricola, dell'infermeria, dei bagni e del corridoio e dell'atrio. E infatti Gugliotta ci dice di aver visto il trattamento inferto dalla PS.
Sulla base di questi elementi e' provata la consapevolezza di quanto stava accadendo. In realta' c'e' qualcosa di piu' nell'esame della sua posizione. RIsulta un primo dato, dato che e' Gugliotta a farsi carico del problema della vigilanza, e non mi ripeto dato che lo abbiamo trattato poco fa. Ma e' normale che sia lui a sollevarlo in quanto responsabile. Cosa ci dice? Ricorda che aveva due uomini a disposizione Incoronato e Moraschi, impiegati al casellario, alle perquisizioni e come autisti. Allora chiesi a Sabella altro personale e si dispose che fosse il SCT a offrire il personale. [rilegge il brano]. E Sabella conferma la vicenda [rilegge]. Quello che rileva far notare e' che ilprimo a porsi il problema delal vigilanza e' Gugliotta. Ma fa di piu': si pone il problema, lo solleva e trova una soluzione da Sabella; ma si pone lui stesso il problema della vigilanza in prima persona, tanto e' vero ed e' un punto importante che quando il magistrato Sabella si rende conto della posizione vessatoria gia' da venerdi'... pag 47... e ne chiede conto proprio a Gugliotta, che da le sue giustificazioni a Sabella, assumendosi la responsabilita' della posizione. QUindi la scelta della posizione deve essere fatta risalire in primi all'isp Gugliotta. Secondo noi le giustificazioni non sono tali, abbiamo gia' detto durante la qualificazione giuridica dei fatti e delle condotte. Basti solo dire e non aggiungo altro che nel momento in cui si obbligavano tutti alla stessa posizione non si capisce come potesse servire a distinguere qualcuno da qualcun altro. Sabella dice: "vidi gli arrestati, l'unica cosa che mi stupi e ne chiesi conto fu la posizione in cui erano gli arrestati, ce n'erano due o tre faccia al muro, con le gambe un po' divaricate, e le mani alzate. Lo chiesi a gugliotta, era obiettivamente strana questa posizione. chiesi a gugliotta perche' e lui mi disse 'ci hanno tolto la cella e non sappiamo come distinguere i perquisiti dai perquisendi'. mi disse che le grate non davano garanzie e che c'era un punto buio nella cella, e che la polizia segnalava hce c'erano gruppi antagonisti da tenere separati. 'ce li consegnano cosi'... " ecco il famoso spirito di emulazione... [...] "io gli dissi di tenerli cosi' lo stretto indispensabile, del resto per me doveva durare tutto 15 minuti". Lo stesso imputato ammette il colloquio con Sabella. Doria ricorda un dialogo dello stesso tenore con Gugliotta, anche se abbiamo gia' visto che Doria dice di avere visto gli arrestati due volte nella posizione vessatoria, sia venerdi' che sabato. "Credo che ci fossero una ventina di detenuti, credo che fossero gia' immatricolati... misti credo che fossero, alcuni seduti, altri in piedi faccia al muro.... le braccia alzate. Ma non riesco a datarla, ma c'era il giudice Sabella che chiese conto della posizione a Gugliotta... la risposta era che c'era necessita' di separare... [...] per motivi di sicurezza". [...] Gugliotta se ne assume la paternita', quindi.
Peraltro dall'istruttoria emerge una prova piena che l'isp Gugliotta fosse a conoscenza non solo della posizione, ma di tutta un'altra serie di elementi caratterizzanti il trattamento inumano e degradante, e che quindi fosse a consapevolezza dell'intero quadro del trattamento inflitto ai detenuti. Dobbiamo fare riferimento al famoso promemoria, il doc. 6.9, scritto dallo stesso imputato e allegato alla sua audizione davanti alal commissione ispettiva del DAP. Da questo promemoria e ne esamineremo alcuni punti deriva una prova certa non solo della consapevolezza del trattamento, ma prova della paternita' di questo trattamento, della riferibilita' diretta a Gugliotta. Forse non fu l'ideatore della posizione, ma sicuramente e' stato uno di coloro che ha imposto ai detenuti questa posizione, e l'ha anche teorizzata. Vediamo i punti del promemoria: sulla poszione vessatoria c'e' un paragrafo intitolato "posizione faccia al muro", poi c'e' "stazionamento nel corridoio", dove si spiega anche perche' era necessario imporre anche la posizione di vessazione di transito. Sullo spirito di emulazione alla quinta pagina del promemoria in cui si legge "gli stessi poliziotti che procedevano ai fermi e agli arresti all'ingresso della struttura posizionavano i soggetti con il viso a muro e con le braccia alazate, e cosi' li prendevamo in consegna". Della mancanza di cibo e acqua c'e' un paragrafo dedicato alla cosa, da cui si evince che gugliotta sapesse della non distribuzione di cibo e acqua, dei problemi nell'accesso al bagno e della carenza di personale femminile. Infine c'e' l'ultimo paragrafo che riguarda i servizi sanitari e igienizi.
La lettura di questo documento, le giustificazione che fornisce a Sabella ci dicono qualcosa di piu' che non la consapevolezza, ma la paternita'. L'imputato ha detto in aula che era necessario imporre "posizioni di rigore e rigidita'". Ci sono alcuni punti da sottolineare. posizioni in cella: "tenevamo gli uomini con la facci ala muro"; posizioni in attesa del corridoio: "qualche volta che sono passato di fronte alla digos vedevo che erano in piedi faccia al muro"; posizioni in transito: "quando rimanemmo con una cella dovettimo imporre determinate posizioni, per impedire che incontrassero altre persone". percosse: "ricordo non so il giorno e l'ora, avevo un soggetto pronto per la matricolazione, avevo posizionato il soggetto con la faccia al muro, alle mie spalle ho sentito un rumore e un lamento, ho dedotto che uno dei due poliziotti che passavano doveva aver tirato una gomitata all'arrestato, allora ho gridato loro dietro" e non fa rapporto perche' c'era un collega della PS; ingiurie: "qualche battutina, qualche sfotto'".
Dal nostro punto di vista questa e' la prova del dolo diretto e anche di piu' rispetto agli articoli 323 e 608 cp. Ma c'e' di piu'. Perche' l'isp gugliotta risulta essersi reso colpevole di singoli atti di violenza privata, percosse ad opera diretta del comandante di reparto. Secondo l'ufficio del pm per l'imputato esiste qualcosa di piu', una responsabilita' in ordine alle condotte di lesioni, di percosse, di minacce in danno delle persone offese. La condotta del comandante di reparto che non solo non impedisce atti lesivi dei diritti dell'arrestato, ma compie direttametne questi reati, costituisce un'istigazione. E' ovvio che un sottoposto che vede il proprio comandante colpire un detenuto, lo incita a farlo se non l'ho ha ancora fatto, o a ripetersi, perche' per il sottoposto l'azione del comandante costituisce garanzia di impunita'. Per cui noi lo riteniamo responsabile in concorso ai sensi del 110 cp o al massimo del 40 cp di tutti i reati di percosse e violenza commessi dai sottoposti. [...] [ cita il caso Marino-MOntana nella squadra mobile di Palermo ]. All'imputato Gugliotta a differenza di tutti gli altri per cui il pm ha limitato la contestazione, ma al capo 20 a gugliotta sono stati contestati anche percosse, lesioni, violenza privata, lesioni aggravate, ingiurie e minacce. E' ovvio che la contestazione del capo 20 e' limitata alle persone che hanno sporto querela.
Esaminiamo ora le condotte di cui al capo 20.
AC ha riferito di essere stato minacciato ingiuriato e percosso con manganelli
AS e' stato costretto a dire viva il duce e fare il saluto romano
BA costretto a dire viva il duce e fare il saluto romano
BM costretto a dire viva il duce
CA costretto a dire viva il duce
CA costretto a dire viva il duce e fare il saluto romano mentre in corridoio
CP riceve calci e pugni, viene percosso in cella con pugni ai reni, testa contro la parete e calci per divaricare le gambe
DG e' insultato nel corridoio, percosso con calci, riceve un colpo con anfibio e manganelli, sanguina dal naso e dal polpaccio in seguito ai colpi. in cella deve stare in piedi a gambe divaricate. in cella viene colpito. deve attendere a lungo in corridoio e per la perdita di sangue sviene
ET costretta a dire viva il duce
FF viene spinto nella cella all'arrivo da un gruppo di agenti della PP, riceve un pugno e uno schiaffio, e vari colpi mentre attende nel corridoio
XX costretto a dire viva il duce e fare il saluto romano. e' percosso in cella
MD viene colpito alla nuca con un oggetto, e' costretto a dire viva il duce e la pol pen
LA viene percosso con colpi alla pancia e dietro la testa
LG viene percosso con calci e pungni con i guanti. deve stare in attesa in corridoio e percosso a nuca e spalle. viene pestato in infermeria. viene obbligato ad andare in bagno e minacciato di sodomizzazione
LB in cella e' colpito da agenti con divisa grigia e guanti neri. riceve sputi
MD e' percosso nella cella in posizione d'attesa, anche con un manganello
NC e' percosso ad ogni passaggio con colpi ai genitali e alle gambe
MN lo fanno inginocchiare e gli danno due pugni in faccia e un calcio in culo. riceve un pugno nello stomano ed e' costretto a dire viva il duce
OBM riceve calci e pugni. e' percosso in cella.
PE riceve colpi e sberle al passaggio in corridoio. in bagno e' offesa e con ingiurie a sfondo sessuale. viene costretta a mettere la testa nella turca. costretta a dire viva il duce e fare il saluto romano
RA riceve lo spruzzo di gas urticanti in cella dall'esterno. viene portato a fare una docica e un agente lo prende a manganellate sotto la doccia.
RM deve raccogliere i suoi effetti personali e viene percosso
SD deve stare in posizione vessatoria. nella cella entra una clela che lo percuote con pugni e calci. nel corridoio viene colpito con calci pugni e testate contro il muro.
SGA e' percosso nel corridoio al transito con spintoni. subisce il taglio del codino. percosso in bagno anche con lo sportello.
SA ingiuriata in bagno e minacciata con espressioni sessuali, costretta fare il saluto romano
UP percosso in corridoio
VA in cella viene percosso con calci e schiaffi. costretto a dire viva il duce e la pol pen. viene avvicinato un accendino alle mani e viene ustionato

Per sabato:
AM percosso con calci e pugni. deve ascoltare la suoneria faccetta nera e le filastrocche
AC percosso in corridoio. pugno in infermeria
AL percosso nel cortile con calcio, nel corridio, in cella
BA in cella riceve insulti e minacce.
BC e' percosso nel corridoio con uno schiaffo sul volto.
BD e' percosso con colpi ai reni e nelle gambe. riceve ingiurie.
BA nel corridoio e' percosso da due ali di agenti. e' percosso in cella, con un forte colpo al volto e viene preso a calci per terra. viene ingiuriato
XX viene percosso, ha un malore. a terra riceve calci e sputi. lo fanno mettere nudo a quattro zampe
BB e' percosso a calci da due ali di agenti nel piazzale e nel corridoio
CA e' colpito da un agente. in cella e' percosso
CC in cella deve stare in piedi faccia al muro mentre mimano una fucilazione. riceve spruzzo di gas
DA insulti, calci, sgambetti.
DA percosso nel corridoio e minacciato di fratture. e' percosso al muro e perde i sensi.
DVS costretto a dire viva la pol pen sotto minaccia di pestaggio
DCA percosso nel corridoio. insultato
DS nel corridoio e' percosso. percosso in cella. in bagno piu' volte percosso. strizzata ai testicoli. insultato. costretto a dire viva il duce
FC e' percosso nell'atrio con manganellate sui polpacci in cella, nel corridoio. sente insulti e una filastrocca con pinochet
FAS nel cortile subisce insulti, in ogni spostamento deve muoversi a testa bassa. insulti in cella. riceve minacce a sfondo sessuale.
FE in cella deve stare in piedi. i suoi documenti vengono buttati e a terrra e viene obbligato a raccoglierli
XXX percosso in cella. dall'esterno insulti e filastrocca con pinochet. cori "uno di meno". spray urticanti al volto e percosso in corridoio
GF percosso in corridoio e riceve sputi
GC in cella faccia al muro e colpi intesta. nel corridoio viene colpito con un forte pungo al costato e cade a terra
GM percosso in cella e in corridoio
JS e' stato fatto oggetto di spruzzo di spray urticante
LF colpito in cella da agenti in guanti neri e percosso per far tenere la posizione. viene minacciato e insultato. nel corridoio un agente lo vede e dice "questo fa l'avvocato" e lo picchia.
LF ppercosso
MA in cella percosso con calci ai talloni e pugni ai fianchi. filastrocca di pinochet e spray urticante dalla finestra. in matricola viene colpito con un forte pungo in pancia
MF percosso in cella
MN percosso in corridoi
MEV sgambetti e manganellate in corridoio. minacce a sfondo sessuale
MD percosso in corridoio. messo in ginocchio in mezzo alla stanza e percosso.
MMA percossa in corridio, ingiuriata in cella
NR e' percosso in cella da agneti con divisa grigia e minacciato
PA percosso con pugno ai reni
PS percosso in cella con pugno e colpi di manganello sulle gambe. insultato, cori su hitler e pinochet.
PS percosso in cella con manganello. viene fatto spogliare e messo in posizione fetale, fatto saltare mentre e' percosso
RD insultato, suoneria e canzoncina pinochet. percosso con calci al costato e piedi sul collo
RS insultato e percosso in corridoio. in cella posizione a quattro zampe e preso a calci
SM insultato, sente un ritornello pinochet e minacciato. colpito con colpi a mano aperta
SAP percosso in cella con colpo alle costole
SC percosso in corridoio
SS percosso in cella con claci nelle gambe
SS percosso in cella
TM alle 9 in cella si siede in quanto non e' in grado di stare in piedi. entrano in cella e il piu' alto lo colpisce on il manganello. piu' o meno l'ora in cui Olla chiede l'intervento del colonnello Doria.
UG percosso nel corridoio con calci alle caviglie
ZS percosso nel corridoio al passaggio

domenica:
BRA percosso con pugni ai reni e un calcio alla gamba ferita
BG spintoni, sgambetti in corridoi
BGS percossa con calci e insultata. in cella insulti e minacce. suoneria e cantilena pinochet.
BB nel corridoio minacciata di calci
BJN e' percosso nel bagno con un calcio
BFN nel corridoio e' percosso
BS nel corridoio e' percosso a calci
GC nel corridoio cammina a testa bassa e riceve un pugno allo stomaco
HF nel corridoio e' percosso con un calcio
HJ nel corridoio e' percosso, riceve sputi e manganellate. viene palpato nei genitali e insultato, lo picchiano con una cinghia
IHT
HT schiaffo e pugno nel piazzale. percosso nel piazzale in attesa. percosso in corridoio. minacce di taglio della gola qaundo chiede di parlare con un avvocato
AK derisa per le ferite e minacciata e picchiata
XX
SM nel corridoio e' percosso
SS e' percosso nel corridoio
TT insulti, percosse
VHM nel corridoio e' percosso. in un passaggio viene afferrato per i capelli e gli intima di dire buon giorno. siccome tace viene nuovamente percosso con calci
WK insulti

Sulla base di tutte queste testimonianze deve ritenersi provata la penale responsabilita' di Gugliotta di tutte le contestazioni di cui al capo 20, con l'eccezione di CM che si e' avvalso della facolta' di non rispondere, e della p.o. O'BM che non e' venuto a deporre e non aveva reso dichiarazioni.
Complessivamente riteniamo provato la responsabilita' penale di gugliotta per tutti i reati di cui al capo 18-19-20 del decreto di rinvio a giudizio. Per la quantificazione della pena ci riferiamo all'ultima udienza di requisitoria.

Resterebbe da valutare la posizione di Gugliotta a singolil reati contestati ai capi 21-22-23-24-25. La trattiamo domani.