TRASCRIZIONE SOMMARIA – PROCESSO BOLZANETO - VI UDIENZA ARRINGA PM
[ P=Tribunale, A=Accusa, D=Difesa, C=Parti Civili, R=Teste ]
P: [procede all'appello]
A: (Petruzziello) Cerasuolo Daniela. Al capo 64 e' contestato il 608 per aver costretto GC a camminare in posizione vessatoria e altro. Veniamo alle dichiarazioni di GC: "sono uscita due volte, una volta perche' ho chiesto di andare al bagno, e' venuta una donna con la divisa, la C2, mi teneva per il braccio e nel corridoio c'erano tutti uomini su due file, e questa mi teneva per il braccio mentre le persone sui lati... mi arrivavano calci pugni schiaffi, visto che avevo i capelli rasati mi davano degli schiaffi sul collo... non potevo parare i colpi, mi ricordo colpi nello stomaco... e la donna rideva e mi spingeva in avanti... [...] [al ritorno] sempre corridoio, schiaffi pugni, mani sulla testa..."; "lei a parte stringermi il braccio rideva e mi lanciava in avanti, gli altri mi facevano commenti e mi picchiavano". La testimone ha descritto l'agente con questa divisa C2: "aveva la carnagione scura, i denti davanti un po' storti, era robusta con i capelli scuri corti e sembrava meridionale, non era grassa ma in carne, era alta come me o un po' meno, con la divisa C2, sembravano i due incisivi un po' distanziati, che uno fosse storto...". La teste ha riconosciuto questa agente nella foto 311 dell'album della penitenziaria. La p.o. ricordava di aver rivisto questa agente in infermeria durante la perquisizione e ha ricordato che questa le aveva tagliato il cappuccio della felpa e le aveva detto "ti buchi ti buchi?" riferendosi a dei segni di una bruciatura dovuta a incidente domestico sul braccio della p.o. La foto effigia l'agente Cerasuolo Daniela. Dai fogli di servizio la Cerasuolo ha prestato servizio dalle 11 alle xx si sabato, dalle 16 di sabato alle 9 di domenica, orario compatibile con la presenza di GC. La teste ha negato gli addebiti e ha detto che portava i capelli piu' corti rispetto alla foto e di colore piu' chiaro. L'imputata precisava che con riferimento all'orario che ha lavorato con un orario maggiore di quello fornito dal DAP, praticamente da ven a dom h24 con le pause per il pranzo e per riposare. Ha ricordato anche che lunedi' 23 ha effettuato una traduzione a vigevano. Ha precisato di aver indossato la divisa mimetica D2. Ha detto di avere una irregolarita' agli incisivi superiori e di avere prestato servizio come addetta al casellario, insieme a una collega. Ha precisato anche di aver fatto vigilanza alle celle.
Ritiene il pm che l'identificazione dell'imputata sia riscontrata da molteplici elementi: presenza in servizio in fascia oraria compatibile; l'abbigliamento corrispondente, la divisa grigia; corrispondenza sembianze; vi e' stato da parte dell'imputata l'effettivo servizio sia alle celle che in perquisizione, come detto dalla p.o.; l'imputata Cerasuolo ha anche precisato che durante il suo servizio di vigilanza le era capitato di sentire degli insulti in danno delle persone arrestate, a sfondo politico, aveva riferito "bastardi comunisti"; l'individuazione fotografica e' in termini di sicurezza. Si evidenzia la particolare importanza probatoria del particolare degli incisivi, che non e' rilevabile dalla foto e non essendo presente la Cerasuolo in aula, riteniamo che il ricordo non possa che essere frutto della percezione diretta della p.o. E' significativo che l'imputata abbia ammesso di aver sentito le ingiurie.
La sussistenza del fatto e la responsabilita' della Cerasuolo sono provate per noi. Ci riportiamo a domani per le richieste in punto pena.
Al capo 65 all'imputata si contesta il 608 in danno di PG, per posizione vessatoria di transito e non aver impedito che la teste venisse insultata e picchiata nel transito in corridoio. PG e' stata arrestata il 21 luglio nel pomeriggio. E' immatricolata alle 0.40 di domenica e tradotta alle 9.10, con la solita discrasia delle ore 11.00 sul documento dell'imputato Pelliccia. Vediamo le dichiarazioni della p.o.: "avevo chiesto di andare in bagno, era una donna, mi hanno tenuto la testa giu' dicendomi di non guardare. sono andata in bagno, mi teneva le mani sopra la testa, sono andata in bagno con la porta aperta. mi pare di aver ricevuto insulti durante il transito. [...]" Sulle sembianze: "era una donna, era in divisa, mi pare blu scuro, ma non mi ricordo perfettamente, aveva i capelli scuri un po' ricci, non erano tanto lunghi, di corporatura grossa, un po' piu' di me come altezza". Veniamo al punto dell'individuazione: la p.o. confermava l'individuazione nella foto 311 dell'album della pol pen. Peraltro la testimone su contestazione del pm precisava che l'individuazione nella foto durante il corso delle indagini era sicuramente fedele ai ricordi di allora, ma precisava che alla deposizione non riusciva a ricordare piu' nulla. Nella foto 311 e' effigiata l'imputata Cerasuolo. Abbiamo visto i turni di presenza, e cosa ha detto l'imputata. Abbiamo visto anche l'abbigliamento e cosa ricordava. Abbiamo quindi anche in questo caso degli elementi a carico dell'imputata: presenza in fascia oraria compatibile; somiglianza con le caratteristiche fisiche; l'individuaizone fotografica fatta dalla p.o., GC che descrive analogo comportamento. Ci sono due dati importanti da tenere in considerazione: la testimone ha indicato un colore della divisa che non corrisponde; e poi questa incertezza del riconoscimento anche nel dibattimento. Secondo l'ufficio del pm non vi e' una conferma certa della riferibilita' soggettiva del fatto e quindi chiediamo l'assoluzione dal capo 65 perche' vi e' dubbio che abbia commesso il fatto oggettivamente verificatosi.
A: (Ranieri-Miniati) allora cambiamo argomento, ci occupiamo della matricola.
Ci occuperemo quindi degli imputati Fornasiere, Tolomeo, NUrchis, Mulas, Amoroso, Sabia Colucci, con i capi che vanno dal capo 68 al capo 83, falsi ideologici di varia natura. Iniziando la trattazione dei reati commessi in matricola, dobbiamo partire dal piano operativo generale dell'amm penitenziaria, elaborato dal dr. Sabella che prevedeva ceh dal 17 luglio 2001 dovevano essere allestiti due uffici matricola, uno a San Giuliano e uno a Bolzaneto. Questi uffici venivano istituiti come sezioni distaccate della matricola dei singoli carceri. Il dr. Sabella provvedeva poi alla nomina del responsabile dell'ufficio matricola del sito di Bolzaneto nella persona dell'ispettore Paolo Tolomeo. La posizione dell'ispettore Fornasiere necessita approfondimento, perche' e' emerso dal dibattimento in forma chiara, come dall'esame di Fornasiere e di Sabella, nonche' di Tosoni Andrea e Ruoppo Giuseppe, che hanno spiegato come Fornasiere avrebbe dovuto coordinare i due uffici matricola, e in questo senso essendogli stato preannunciato l'incarico si era occupato della fase logistica. L'incarico non venne formalizzato, perche' ci si rese conto che c'era un problema di gradi, nel senso che l'isp Tolomeo aveva un grado superiore a Fornasiere e quindi dal punto di vista gerarchico non parve corretto che come coordinatore delle matricole venisse nominato una persona di grado inferiore. L'incarico non venne formalizzato e quindi Fornasiere si occupo' oltre che della logistica, di collaborare all'ufficio matricola di Bolzaneto dando una mano dove serviva. L'isp. Fornasiere fa riferimento alla mancata nomina: "mentre il dr. Sabella disse 'no qui abbiamo persone piu' altri in grado dell'isp fornasiere, non possiamo metterli sottordinati di un inferiore in grado', quindi la mia persona come coordinatore non la voleva, e firmo' un ordine di servizio in cui il mio compito era finito". Su cosa ha fatto dice: "ci furono arresti e li portarono, erano suddivisi tra San Giuliano e Bolzaneto... stando li', il col Doria mi disse di soffermarmi a dare una mano... [...] alla matricola [...] e a tutta la struttura, non precisamente alla matricola, perche' non essendoci ruoli definiti non si capiva bene. [...]"
Quindi la posizione di Fornasiere non e' formalizzata, ma sulla base di quest'ordine verbale di Doria lui rimane a Bolzaneto dando una mano dove occorreva, alla matricola ma anche no. Ricordo un punto dell'esame di Gugliotta in cui dice che nei casi in cui si doveva allontanare dal sito chiedeva a Fornasiere di sostituirlo, e aggiungeva anche che una volta rientrando si era accorto che c'era stata una disposizione che il casellario era stato spostato in un'altra stanzetta e che lui si lamento' con Fornasiere per aver ecceduto nelle sue funzioni di sostituto. Chiarita la posizione di Fornasiere possiamo ancora dire che quanto ha esposto nel suo esame dall'imputato e' confermato dalal sua relaizone di servizio, doc 6.3, e nella relazione di servizio di Tolomeo, doc 6.2.
Torniamo all'analisi della matricola: nell'ufficio erano assegnati il capo, Tolomeo, e poi in ordine gerarchico c'erano Fornasiere, Spila, Nurchis, Gruosso, Amoroso, Lascia, Sabia Colucci, Pascali, Bertone, Mulas, Greco, Luca, Moraschi e Incoronato che pero' furono impiegati in casellario in infermeria alle perquisizioni, e Damiani Susanna e Marini Roberta, anche se non lavoravano alla matricola ma al casellario per le perquisizioni delle detenute. Era anche previsto Mulella che pero' per esigenze di servizio non si occupo' della matricola.
Ad eccezione degli imputati hanno tutte deposto e ci hanno descritto il funzionamento della matricola. Sul funzionamento facciamo in primi riferimento al doc 4.27 di Sabella: organizzare i turni del personale su tre quadranti, per avere tre unita' sia la mattina che il pomeriggio, e due unita' la sera. Dagli esami ce'ra una turnazione per cui Tolomeo era sempre presente, e i capi turno erano Spila o Nurchis, immediati sottordinati di Tolomeo. Nel caso dell'immatricolazione dei soggetti della Diaz il capo turno e' Nurchis. Cosa doveva fare? Quello che e' previsto come compito istituzionale: immatricolazione, inserimenti in via informatica nei registri dei dati attraverso un terminale SIAP, procedere al fotosegnalamento, impronte - e qui un piccolo riferimento che si trattava del secondo fotosegnalamento per tutti gli arrestati dopo quello della PS, inutile dire che questa duplicazione e' stata se non altro poco intesa dagli arrestati - e poi consegna degli atti relativi all'arrestato al capo scorta. Ho gia' citato in precedenza la relazione di servizio dell'isp Tolomeo, doc 6.2: "durante il serivzio ognuno di noi aveva un compito, chi registrata i dati sul terminale, chi faceva le foto, chi le impronte, chi scriveva la dichiarazione spontanea dell'arrestato, che si faceva per verificare eventuali incompatibilita' con altri detenuti; si annotavano ora e data sul biglietto di consegna, dove comparivano piu' arrestati. Tutti gli atti del singolo arrestato venivano messi in una busta e dati alla scorta per poi essere consegnati alla matricola dell'istituto di destinazione". L'ispettore Fornasiere nel suo esame descrive il funzionamento della matricola in termini analoghi: "il biglietto di consegna viene dato al capo turno, perche' e' il documento piu' delicato di quando si prende in consegna la persona, il capo turno acquisiva il documento e segnava chi consegnava l'arrestato; poi c'era la registrazione dopo aver fatto entrare l'arrestato in matricola, lo portavano gli assgnatari, la ps; contestualmente il capo turno lo trascriveva nella giornaliera, passava in fondo l'arrestato per foto, impronte, e modulistica, la IP3, le schede di primo ingresso, ceh avveniva in fondo. Poi il capo turno assemblava il fascicolo e faceva le altre incombenze. [...] le dichiarazioni di primo ingresso le doveva fare gli agenti [...] Poi ricordo vagamente la fase del casellario". Piu' o meno il funzionamento della matricola e' stato descritto in termini analoghi sia da Tolomeo che da Fornasiere. [...]
Il verbale di primo ingresso conteneva le dichiarazioni circa l'avviso ai famigliari, e dichiarazioni circa il timore per la propria incolumita'; per gli stranieri c'era anche l'eventuale richiesta di avviso del proprio consolato. L'ufficio matricola era nella prima parte della struttura. Le perquisizioni erano in infermeria, nel primo angolo a sinistra. La matricola e' stata descritta da Tolomeo nella relazione: "nella stanza con alcuni tavoli, c'erano tre video terminali, una macchina fotografica, stampanti e altro occorrente". Nel suo esame dice: "all'ingresso quasi al centro c'era una scrivania dove di solito c'era il capo turno, entrando sulla sx c'erano scrivani per lungo, poi in fondo i terminali... entrando di fronte alla porta c'era la scrivania con fax e valigetta informatica... [...] la prima fase era quella del capo turno, la seconda fase era l'arrivo degli arrestati la compilazione della cartelal biografica, foto, impronte e le dichiarazini spontanee, poi c'era il terminale, poi il fax e se si riusciva si imbustava tutto". [...] "tutti e dieci sapevamo fare tutte le competenze [...]". "L'ho detto, prendevo il biglietto di consegna, controllavo gli atti, davo una copia a Spila o qualcuno nel corridoio, o Fornasiere, per fare l'appello degli arrestati [...]", poi ci dice che la cosa poteva avvenire davanti a piu' arrestati contemporaneamente. Direi che il funzionamento della matricola e' chiara: il tribunale ha a disposizione gli esami di vari testimoni. [...]
Arriviamo al punto, cioe' alla contestazione mossa dall'ufficio. Tra i vari compiti della matricola vi era la compilazione del verbale di primo ingresso, ovvero nelle dichiarazioni che devono essere raccolte dal detenuto circa i famigliari da avvisare e circa supposti pericoli per la propria incolumita', e per gli stranieri anche la conoscenza o meno della lingua italiana, e la volonta' o meno di informare l'autorita' diplomatica dell'avvenuto arresto. Questo e' previsto dell'art 62 del DPR del 2000: "immediatamente dopo l'ingresso nell'istituto penitenziario, sia in caso di arrivo dalla liberta', sia in caso di trasferiemento, al detenuto e all'internato viene richiesto da parte di operatori se intenda dare notizia a un congiunto e se vuole usare posta ordinaria o telegrafica. [...] Se si tratta di straniero l'ingresso e' comunicato all'autorita' consolare nei modi e nei tempi previsti". Quindi questi verbali sono atti pubblici, perche' attestati da un pubblico ufficiale, e quindi ai sensi del c.c. ci troviamo in presenza di un atto pubblico, ma e' anche un atto pubblico a fede rinforzata. Leggo la sez della terza sezione penale dell'85, ma in materia di qualificazione di atto pubblico fide facente non mi pare ci siano contrarieta': [legge] "la qualita' di fede privilegiata dell'atto costituente una aggravante". E' un atto fide facente, perche' il pubblico ufficiale attesta quanto dichiarato in virtu' di un potere conferitogli per legge di natura certificatoria.
Le dichiarazioni di primo ingresso sono state tutte acquisite agli atti, e prodotte, e si e' notato che in tutte le dichiarazioni delle persone straniere arrestate alla diaz, quelli che chiamiamo gli arrestati della domenica, in questi moduli c'e' l'attestazione che il detenuto non voleva che fossero avvisati i famigliari ne' il consolato. Sono stati acquisiti e prodotti, doc 4.44, ma sono identiche nel contenuto. E facciamo una considerazione: quando avviene l'immatricolazione... secondo i dati del DAP gli arrestati alla scuola diaz vengono immatricolati la sera di domenica 22 in un orario tra le 22 e le 22.30, anche se probabilmente i tempis ono stati piu' dilatati... L'inserimento dei nominativi sono stati fatti in questo orario, ma le procedure sono proseguite tutta la notte, come tutti ricordano, dato che erano moltissimi detenuti e la matricola si e' trovata un po' ingolfata... Immagino ed e' perfettamente logico che sia andata cosi', che l'immatricolazione si aavvenuta alle 22.30, ma tutte le operazioni si prolungano nella nottata. Il dato obiettivo e documentale e' che queste dichiarazioni recano tutte nella parte dedicata alal volonta' del detenuto di avvisare l'autorita' consolare una indicazione negativa. Abbiamo proceduto all'istruttoria dibattimentale e abbiamo sentito questi arrestati, quasi tutti, per qualcuno sono state lette le dichiaraizoni in rogatoria, e tutti hanno detto di non aver mai rilasciato tale dichiarazioni, ma anzi di aver detto il contrario. In ogni caso tutti hanno dichiarato di essere certi di non aver mai rilasciato una dichiarazione del genere: ricordo anche il caso dei due statunitensi, perche' hanno rilasciato una dichiarazione differente. Sappiamo, e lo sappiamo perche' Sabella ce lo ha riferito, che vi fu nella giornata di domenica la visita di un rappresentante consulare statunitense a Bolzaneto, e quindi questi tre avevano avuto la possibilita' di un contatto, e per loro potrebbe essere stata logica una indicazione negativa. Noi avevamo appena visto il console, non avevamo necessita' di contattarlo, ma noi non abbiamo mai detto di non contattarlo.
E quindi evidentemente la contestazione di falso ideologico in atto pubblico proviene da qui. Nei confronti di chi? Degli autori materiali della verbalizzazione, facilmente identificabili dalla firma: Sabia COlucci Michele, Mulas MArcello, Amoroso Giovanni; poi la contestazione ai sensi del art. 110 e 40 c.p. dei responsabili, per concorso morale, perche' essendosi avveduti di questa cosa non la impedivano: Fornasiere, Tolomeo e Nurchis.
Ancora un paio di cose poi passiamo alle singole posizioni: prima di tutot sulla conoscenza della lingua italiana. E' un dato comune a quasi tutte le persone offese, quelle della diaz, hanno quasi tutti dichiarato di avere problemi di comunicazione, gli atti erano in italiano e non li capivano. Abbiamo tentato di approfondire questo aspetto, cioe' la comprensione tra chi verbalizzava e i detenuti. Abbiamo una serie di dati che esamineremo: e' stato detto da tutti che cmq in matricola non c'erano traduttori, ma c'erano persone che conoscevano le lingue, e che quindi tramite le conoscenze personali era possibile comunicare, e questo lo hanno detto tutti. Le loro deposizioni devono essere incrociate e le lingue erano parlate da: Greco Domenico, Damiani Susanna e Marini Roberta. Greco e' stato sentito e ci dice di essere nato a Melbourne e conosce perfettamente l'inglese. E' certo di non aver fatto da interprete per la raccolta delel dichiarazioni degli arrestati della DIaz. Rimangono le due ragazze: Damiani parla bene l'inglese, Marini parla bene inglese, francese e tedesco. Anche Marini Roberta dice che e' vero che parla tre lingue, sono stata usata come interprete, in particolare da Amoroso, ma sono certa di non aver mai fatto da interprete per la DIaz, perche' non c'ero proprio. Rimane Damiani, che sa solo l'inglese, e che si ricorda di aver fatto da interprete, ma che non ricorda se lo ha fatto per gli arrestati della Diaz o no. Quindi tirando le somme non c'e' una prova certa che vi fosse una persona in grado di parlare le lingue. Damiani e Marini rilasciano una dichiarazione interessante: noi abbiamo fatto da interpreti, ricordiamo di avere posto la domanda sul consolato agli stranieri, ricordiamo che non e' illogico che qualche arrestato possa non volere arrestare la sua autorita' diplomatica, perche' magari non vogliono che si sappia che sono stati arrestati, ricordano la domanda e la risposta, che molti arrestati rispondevano di no, ma anche qualcuno rispondeva si'. Quindi qualcuno lo voleva avvisare questo consolato, no? Perche' vedendo i verbali degli arrestati alla diaz pare che tutti e 90 non volevano.
Facciamo qualche osservazione sulla natura di questo falso. Noi riteniamo che sia un falso seriale perche' riguarda tutti gli arrestati della diaz, e sono tutti firmati dagli stessi tre operatori in un periodo di tempo molto limitato, che magari non e' solo tra le 22 e le 22.30, ma che cmq e' limitato temporalmente tra le 22 e va avanti per qualche ora, diciamo cosi', nella notte fra domenica e lunedi', ma probabilmente le ultime ore della domenica. I moduli cartacei sono moduli che sono piu' o meno identici, anzi sono identici, e sono tutti in parte compilati in forma prestampata, mentre in altra parte sono chiaramente precompilati con una grafia a mano. Vediamo di esaminare i moduli: sappiamo che la modulistica, e lo sappiamo dalle testimonianze, venne elaborata in tanti prestampati, eprche' ciascuno degli operatori della matricola si era portato dietro i suoi prestampati dalla propria matricola, e che si concordo' di usare quello di tolomeo che veniva dall'ucciardone. Prevedevano una parte prestampata e poi alcuni spazi che dovevano essere compilati dal verbalizzante. Se noi esaminiamo questi modelli vediamo che compaiono parti precompilate, con la stessa grafia, e ciascun modulo ha diverse grafie. Risultano precompilate le parti sugli avvisi ai famigliari e sul rischio di incolumita': "dichiaro che voglio che si aavvisato il signor Nessuno"; "dichiaro che NON voglio che si avvisi il consolato". Se esaminiamo con attenzione i moduli, le parti manoscritte non sono vergate di una unica mano, in particolare due diversi tipi, sia per quanto attiene al nome "Bolzaneto" sia per quanto riguarda la parte centrale dichiarativa. Quindi abbiamo due differente tipologie di scrittura, una riguarda 40 moduli, una 19. Non occorre un perito per rendersi conto che questi moduli non sono stati compilati uno per uno, ma clonati via fotocopiatrice da questi due esemplari parzialmente precompilati. Avevamo due cliche' usati uno per 40 moduli e uno per 19. Quindi non solo e' un falso seriale, ma addirittura utilizzando fotocopiando due tipi di prestampati.
A questo punto dobbiamo passare all'esame delle singole posizioni degli imputati. Devo dire che non e' emersa prova e quindi non e' stato possibile accertare l'esatto momento in cui sono stati predisposti i moduli precompilati: non sappiamo se sono stati predisposti dall'inizio delle operazioni o se questo e' avvenuto nella stessa nottata di domenica, cosa che e' possibile, dato che si passava da un momento di relativa pausa a un momento di congestione di lavoro. In astratto e' possibile che la cosa sia stata decisa li' per li', ma non c''e prova di quando avviene.
Partiamo dalle posizioni piu' facile, gli autori materiali: la prova dlela loro penale responsabilita' non lascia spazio ad alcun dubbio. Tutte le p.o. hannno detto di non aver mai dichiarato la cosa, l'esame visivo ci dimostra che si tratta di moduli precompilati, e quindi chi ha verbalizzato ha commesso un falso. Nesusno degli imputati si e' sottoposto all'esame. Abbiamo quindi letto le loro dichiarazioni, per ciascuno utilizzabile contra se'. Se leggiamo i verbali vediamo che ciascuno ammette di aver usato moduli precompilati. Sabia Colucci: "abbiamo fatto una riunione prima del vertice [...] gli stampati erano quelli dell'Ucciardone con qualche modifica; per quelli oggetto della contestazione, abbiamo preparato tre fax-simili, uno in bianco, in tutte le chiamate, uno con i non delle varie chiamate e uno con i si delle varie chiamate. Questo per sveltire il lavoro". Quindi Sabia Colucci dice questo e contro di lui sono usabili: in realta' si e' usato solo un fax-simile, quello con tutti i no. Stessa cosa dice Amoroso, d'altronde lavorano insieme all'Ucciardone. Mulas Marcello dice: "puo' anche essere accaduto per l'enorme lavoro e per ridurre i tempi di attesa, che quealche stampato possa essere stato precompilato, al solo fine di sveltire il lavoro". Anche Mulas dice questo, e questo ha una sua logica, per evitare la congestione. Nessuno dei tre imputati ha ammesso l'addebito, ma hanno tutti ammesso l'uso di moduli prestampati.
Passiamo alla contestazione nei confronti dei responsabili: Tolomeo, Fornasiere e Nurchis. La loro posizione e' piu' difficile, dato che parliamo di concorso morale ex art. 110 e per non aver impedito il reato ex art. 40 cp. Tutti in matricola si sono avveduti della falsificazione, i moduli sono stati anche vistati. Fuori discussione che ciascuno dei tre oltre a essere pubblici ufficiali, superiori gerarchici rispetto ai tre verbalizzanti, avrebbero dovuto intervenire. Rispondono del reato quindi, ovviamente se c'e' prova che si siano avveduti del fatto. Dobbiamo valutare questo, quindi per provare la penale repsonsabilita'. Ciascuno dei tre ha detto che non poteva sentire le dichiarazioni dei vari arrestati, perche' aveva la sua postazione ed erano troppo lontani. Noi pensiamo che sia tutto sommato credibile che non riescano a sentire le dichirazioni dei singoli arrestati. Pero' ancora una cosa, si tratta di moduli cartacei tutti prestampati, e la precompilazione non poteva sfuggire, per una serie di ragioni. Primo perche' si nota se un modulo e' scritto o in bianco; secondo le dichiaraiozni devono essere siglate e quindi il capo turno le ha viste. Non occorre un perito calligrafico per capire questa cosa, i moduli sono tutti precompilati con grafie identiche, se ce ne siamo resi conto noi. A parte la considerazione logica che non e' in alcun modo verosimile che 70 persone in coro dichiarano di non voler avvisare nessuno.
Il tema si sposta alla valutazione della consapevolezza della falsificazione. E qui io esaminerei la posizione di Nurchis Egidio, che ha detto di essere stato presente durante la raccolta delle dichiarazioni degli arrestati Diaz e ha detto che facendo le funzioni di capo turno aveva vistato le dichiarazioni stesse quando si disponeva il fascicoletto, con la sigla NE. Leggo una parte dell'esame: "io avevo il compito di visionare il fascicolo, poi uno alla vola dovevo tramsettere la cartella agli agenti [...]"; poi mostriamo i moduli con la sua sigla, e lui dice "si sopra il dirigente governatore dr. alfonso sabella [...] con la sigla NE, di abitudine firmavo, lo faccio anche nelle altre matricole dove lavoravo [...] mettevo NE per conoscere il lavoro che mi e' passato tra le mani [...] sono le dichiarazioni sul consolato".... e alla domanda su se e quando ha messo le sigle, risponde "no dopo che finivano tutte, terminate le immatricolazioni di ciascun arrestato". Quindi Nurchis dice che metteva la sigla mano a mano che le operazioni di un singolo detenuto erano terminate, quindi subito dopo. C'e' un altro punto importante, perche' gli si chiede se per caso avesse constatato che questi moduli erano precompilati in parte, e lui risponde di no. E siccome in realta' in indagini aveva dichiarato il contrario viene fatta la contestazione e lui dice "Non saprei, e' probabile che si siano aiutati a vicenda, ma questo non lo so, perche' magari erano uno vicino all'altro [...] non escludo che siano stati usati moduli precompilati [...] " "quindi come spiega che siano fatti a piu' mani?" "no perche' io non guardavo". Quindi Nurchis dice di non aver visto moduli precompilati, anche se lo aveva detto in indagini, ammette di aver siglato, e di averlo fatto subito dopo la raccolta delle dichiarazioni. Io credo che non possa non ritenersi non provata la penale responsabilita' di NUrchis. E' evidente dalla sua presenza continuativa proprio mentre venivano fatte le dichiarazioni, che le siglava subito, che la precompilazione si vede a occhio nudo, e' evidente che Nurchis si e' perfettamente reso conto di questo falso. La richiesta e' quella di affermazione della penale responsabilita' in ordine al reato di falso.
Passiamo a TOlomeo: dice che era presente solo in un momento iniziale, che era a cena. "Al momento io ho fatto tutti gli adempimenti [...] sono stato fino alle 23.00-23.30, fino a quando ho avuto tutti i biglietti di consegna". Poi ammette di aver vistato con la sua sigla uno di questi moduli, quello di DJ. RIcapitolando: non abbiamo una prova certa del momento in cui vengono predisposti questi moduli, e non possiamo neanche escludere che la predisposizione sia avvenuta la sera stessa. Abbiamo per quello che riguarda Tolomeo una sua presenza anche dopo cena, una presenza in ufficio quando si presentano, assiste all'inizio delle operazioni e vista come capo dell'ufficio uno di questi moduli, dopodiche' dice di essersi allontanato verso le 23.30... Alle 23.30 se none rano gia' state raccolte tutte le dichiarazioni, lo erano gia' una buona parte. Peraltro sia Tolomeo che FOrnasiere risultano presenti h24. Per Tolomeo la situazione come capo della matricola non e' diversa di quella del sovrintendente Nurchis: e' vero che ne vista una sola, ma e' anche vero che oltre a essere responsabile e' presente quando arrivano gli arrestati, quando iniziano a essere immatricolati, e quindi i moduli dovevano gia' essere stati predisposti, non puo' non averli visti, addirittura uno l'ha siglato. Quindi anche per lui chiediamo la penale responsabilita'.
Diversa e' la posizione dell'imputato Fornasiere: e' identica quanto a premesse, ma dice di essere arrivato la mattina del lunedi' e di non aver assistito alla verbalizzazione delle dichiarazioni di primo ingresso. [...] Quindi non c'e' prova che fosse presente, il dato h24 che risulta sul prospetto del DAP non puo' essere ritenuto una prova dirimente, dato che sono evidenti le pause. Si deve anche aggiungere che a questo punto l'isp Fornasiere non aveva neppure un incarico formalizzato e quindi altrettanto evidente che se non era presente al momento dell'arrivo degli arrestati della diaz, non c'e' prova che possa aver visto la precompilazione. E quindi secondo i pm la richiesta per fornasiere e' una assoluzione per non aver commesso il fatto.
Volevamo fare due osservazioni generali su questi falsi: ho gia' detto per quali ragioni noi riteniamo che per alcuni si sia raggiunta una prova della responsablita' ad eccezione di Fornasiere, vorrei farmi carico di due argomentazioni difensive, accennati. Il primo e' il tema del falso innocuo, e il secondo e' quello del dolo. Circa il tema del dolo, il punto sarebeb che i matricolisti non avrebbero avuto alcun interesse nel falsificare il modulo dato che la fatica e' la stessa nel verbalizzare una cosa piuttosto che un'altra, e in alcuni casi e' stato verbalizzato che il dichiarante non voleva firmare. Non c'era nessun interesse e nessun movente per il matricolista. L'argomento mi pare di scarso peso, e sappiamo tutti che il falso non e' un delitto sottoposto al dolo specifico, basta che l'agente voglia fare un falso non perche' lo voglia fare. In realta' loro ce lo hanno detto il dolo specifico: "snellire il lavoro". Il tema del falso innocuo ci dice che il sito era provvisorio e che in realta' i soggetti erano avviati agli istituti definitivi, dove si dovevano ripetere tutti gli incombenti, e quindi poco rileva che queste dichiarazioni siano state falsamente verbalizzate, dato che dovevano essere ripetute. In realta' l'argomento non e' convincente, eprche' proprio l'art. 62 del DPR prevede espressamente il dovere di ripetere la dichiarazione in ogni punto, per quale ratio? Per raccogliere la volonta' del detenuto di raccogliere la volonta' del detenuto di avvisare famigliari o autorita' in ogni trasferimento anche transitorio. Questo perche'? E' evidente perche'... e' un problema di tutela dei diritti... [...] Quindi no e' un falso innocuto ma un falso proprio sul bene tutelato dalla norma.
Con queste considerazioni concludo.
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A: (Petruzziello) cominciamo a trattare la parte dedicata all'area sanitaria. come si era gia' detto l'area sanitaria era una delle due aree ad organizzazione autonoma presente a bolzaneto. la previsione di quest'area era gia' stata prevista dal documento 4.27 di sabella e addirittura a monte nel decreto istitutivo del ministro di giustizia aveva previsto l'area di bolzaneto come succursale dell'area sanitaria delle case circondariali di destinazione. il magistrato sabella con l'ordine di servizio nomino' coordinatore dell'area giacomo toccafondi. con successivi ordini di servizio vneivano assegnati anche amenta, sciandra, zaccardi e mazzoleni come medici, pratissoli, poggi, mancini, ferrara, badiale, andreini come infermieri. E' risultato che tra domenica e lunedi' presto' servizio anche l'infermiere furfaro massimiliano, che doveva essere in servizio a san giuliano ma che fu richiamato per supplire all'assenza degli infermieri che erano stati mandati a casa da toccafondi. Dalle deposizioni incrociate e dai documenti e' possibile ricostruire i turni precisi nelle tre giornate: [...] toccafondi era direttore e aveva approntato l'organizzazione nonche' le disposizioni e le direttive, e' presente ven dalle 18 alle 8 di domenica, poi dalle 15 di domenica alle 12 di lunedi', era l'unico presente nella notte tra domenica e lunedi'; ha specificato nel suo esame di essere stato presente ven fino all'una di notte e poi tornato alle 4 e mezza sabato mattina, spiegandone i motivi. Il dr. Toccafondi ha precisato che arrivo' un po' prima delle 18 il sabato.
Amenta dalle 20 alle 8 nelal notte tra ven e sab; poi da sab mezzogiorno fino alle 2 di notte; domenica dalle 8 alle 20. Ha lavorato con Poggi e Pratissoli.
Sciandra dalle 21 di ven alle 8 di sab insieme a Poggi e Pratissoli, con Amenta e Toccafondi; e' presente tutto il giorno di domenica fino alle 24. E' presente nella prima parte delle operazioni sui ragazzi della diaz. Mazzoleni e' stata nel sito dalle 8 alle 20 di ven, dalle 20 di sab alle 8 di domenica, con gli infermieri ferrara e andreini. la dr.ssa zaccardi dalle 8 alle 20 di sabato, con mancini e badiale; da dopo cena di sabato, poi tutta la fascia di domenica fino a lunedi'. La Zaccardo non si e' sottoposta ad esame ma abbiamo dato lettura della SIT, in cui ha ricordato di essere stata in servizio tutta la notte di domenica.
Da questo complesso di materiali risulta che i medici sono stati presenti nel sito in fasce orarie significative, si' da avere consapevolezza di come funzionava l'infermeria nonche' del fatto che all'interno dell'infermeria era presente sempre il personale della pol pen maschile e femminile.
Veniamo al personale infermieristico: Poggi Marco e' stato presente dalle 20 di ven alle 8 di sab, dalle 8 alle 20 di dom, giornata nella quale fu autorizzato ad andarsene dal sito prima della scadenza del turno per tornare a casa fuori genova, e Poggi ha dichiarato di essere passato a Bolzaneto dalle 17 alle 20 di sabato; Pratissoli Ivano dalle 20 di ven alle 8 di sab, dalle 8 alle 20 di domenica, e vale anche per lui la circostanza di interruzione del servizio prima dell'orario stabilito, verso le 15, con i dr Toccafondi e Amenta, e con infermiere Poggi, e la domenica con la dr.ssa Sciandra; Badiale Elena tardo pomeriggio di ven, con il colelga Mancini, dalle 8 alle 20 di sab, e tutta la domenica, con i dr. Toccafondi e Zaccardi e il collega Mancini; Mancini lavora in coppia con la collega sabato e domenica, nella sua deposizione l'infermiere ha detto di non ricordare con precisione ma ricorda la collega e la dr.ssa; Ferrara Maddalena dalle 8 alle 20 di ven, dalle 20 si dab alle 8 di dom, ha ricordato di aver lavorato con il medico Mazzoleni, e ricordiamo che abbiamo chiesto per lei la trasmissione degli atti per il 372 cp (falsa testimonianza); Andreini, ha confermato i turni che risultavano, con la collega Ferrara e con i dr Toccafondi e Mazzoleni; Furfaro non risultava nel prospetto ma e' stato richiamato per domenica notte da San Giuliano, ha detto di aver lavorato con la dr.ssa Sciandra e Zaccardi. Nella notte dei ragazzi Diaz c'erano la dr.ssa Zaccardi fino a mezzanotte e poi la dottoressa Sciandra.
Si puo' apprezzare che l'infermeria era a dx nel corridoio subito dopo i bagni. il primo angolo a sx era il luogo per le perquisizioni. Vi sono molte descrizioni dell'infermeria che sostanzialmente coincidono, leggiamo quella dell'infermiere Poggi e quella di Toccafondi. Poggi dice: "si saliva le scale, sulla dx c'era l'infermeria, tre lettini, appena entrati a sx un tavolo per le perquisizioni; l'arredo era nuovo, i tavolini erano di legno; c'era un paravento, dopo il quale un lettino con bombola ad ossigeno, un secondo paravento e un secondo lettino, e poi un terzo, con sfingomanometro e altro; poi a dx c'erano due scrivanie dove c'erano i medici con una scansia che serviva a noi". Toccafondi: "l'infermeria era nella parte iniziale, concepita da me in primo tempo come infermeria pura, con tre postazioni mediche, poi per desiderio di Sabella avevo rimosso una postazione medica e l'avevano sostituita con un tavolo con due agenti di pol pen maschi o femmine per le perquisizioni e le ispezioni." Ricordiamo anche che nel sito non vi erano medici della PS e che sulla base di un accordo un medico della pol pen procedeva direttamente fuori dall'edificio al c.d. triage, al fine di verificare se tra i fermati vi fosse qualcuno bisognoso di cure immediate o di un ricovero. L'esame di Toccafondi ha spiegato che il triage venne effettuato quasi esclusivamente da lui e qualche volta da Amenta, e in pratica solo il venerdi' e in poche altre occasioni quando c'era tempo. Al doc 5.7 c'e' la scheda dei triage che ci ha detto Toccafondi aveva strutturato lui secondo i protocolli ordinari dei pronto soccorso.
Dalla matricola ogni detenuto passava all'infermeria dove avvenivano le perquisizioni, che prevedevano denudamento e flessioni per verificare la presenza di oggetti occultati in cavita' neaturali; poi c'era la visita medica a primo sguardo e poi quella completa con il diario clinico, si dava il nulla osta alla traduzione e l'arrestato veniva portato in cella sotto la vigilanza della pol pen prima di essere tradotto.
Veniamo a esaminare il trattamento emerso in infermeria: si e' provato che vi fu un trattamento generale rivestente i caratteri del trattamento inumano e degradante, ma secondo il pm l'istruttoria ha provato in maniera chiara che anche il trattamento in infermeria e' stato vessatorio e non conforme ai principi della tutela dei diritti, dell'integrita' e della dignita' dei soggetti. Ci sono stati casi di percosse, minacce e insulti soprattutto da parte di agenti della pol pen ma anche alla presenza dle personale sanitario. Le perquisizioni sono avvenute senza il necessario rispetto delle persone ad essa sottoposta, e da parte dei sanitari non era prestata attenzione a coloro che si presentavano in condizioni di necessaria assistenza, e non veniva presentata la necessaria attenzione a circostanze di sofferenza degli arrestati. E' stato provato la presneza di insulti nei confronti degli arrestati nudi, che alcuni loro oggetti sono stati gettati a terra o nella spazzatura, e le p.o, hanno riferito di essere dovuti rimanere nudi per un periodo prolungato, con la porta aperta, in presenza di diverso personale. Anche l'infermeria e' diventata un altro momento del trattamento vessatorio che si e' verifciato nel sito. La stessa scelta dell'abbigliamento e' indicativo di una grave omogeneita' del personale sanitario con il personale della polizia presente nell'ordine, e sottolinea la mancanza della presa di distanza di questo personale sanitario di cio' che veniva fatto dal personale di polizia penitenziaria. Non ha avuto il personale un abbigliamento tale da essere riconosciuto come personale sanitario: il dr. toccafondi non lo ha preteso e non lo fece in prima persona; spesso erano in borghese, e in alcuni casi indumenti appartenenti alla divisa della pol pen; il dr toccafondi aveva una maglia della pol pen, i pantaloni della mimetica, e un giubbotto che era suo ma assomigliava a quello della pol pen, nonche' calzature scure alte e stingate simili agli anfibi, e spesso effettuava il triage con due guanti, non quelli di lattice, ma quelli di pelle nera. Lo stesso infermiere Andreini li ha ricordati. Per sua stessa ammissione Toccafondi si recava nel sito con la pistola che depositava prima di entrare in infermeria ma che era visibile quando transitava in corridoio. Sull'abbigliamento degli infermieri abbiamo le dichiarazioni di Poggi, Pratissoli, Andreini e lo stesso Toccafondi: "i pantaloni della mimetica, la maglietta blu a girocollo della pol pen, giubbotto multitasche, borsini, guanti di pelle nera, ho portato la pistola nel sito che pero' depositavo prima di entrare in infermeria". TOccafondi ha ammesso di usare termini militari, per abitudine, come "abile arruolato". Andreini ha testimoniato che durante il triage aveva usato l'espressione "pronto per la gabbia", negata pero' da Toccafondi. [...] E' significativo sempre relativamente all'abbigliamento la testimonianza di Reale Roberto, responsabile del GOM, che ci ha ricordato che aveva visto una persona che gli era sembrato un agente, ma che in realta' scopri' essere il medico. Ovviamente il pm e' consapevole che la scelta dell'abbigliamento non e' penalmente rilevante di per se', ed e' certo che un medico puo' agire correttamente anche vestito cosi', ma volevamo sottolineare questa cosa perhce' nel clima del sito, anceh l'abbigliamento era un segnale rispetto al fatto che nell'infermeria non c'era qualcosa di diverso dal resto del sito, e quindi che l'infermeria non era un momento di tregua rispetto ai comportamenti che si tenevano nel resto del sito di BOlzaneto. Questo era importante perche' le persone che arrivavano in infermeria erano persone provate dalle condizioni gia' subite, non solo di disagio iniziale, ma anche del trattamento subito fino all'immatricolazione. Risultano anche delle giustificazioni in merito all'abbigliamento, sia da parte di Toccafondi che della Zaccardi. La Zaccardi ha sostenuto che non era possibile usare il normale camice bianco che si usava anche in carcere, perche' presentava aspetti di pericolo perche' poteva essere afferrato dai detenuti, mentre il dr. TOccafondi ha profilato che i problemi organizzativi che c'erano stati avevano reso impossibile ordinare sul catalogo del materiale sanitario i camici bianchi. Queste due giustificazioni non hanno particolare consistenza, posto che sembra effettivamente di facile reperibilita' un normale abbigliamento sanitario, bastava che ciascuno portasse il suo da dove lavora in carcere. E cmq il dirigente medico doveva imporre anche questo tipo di accorgimento, se davvero voleva mantenere la natura in senso strettamente sanitaria dell'infermeria, come dice lui. [...]
L'istruttoria ha dimostarto che l'impatto delle p.o. con i medici avveniva in condizioni di soggezione fisica e morale simili a quelle che c'erano in altre parti del sito. Il triage avveniva fuori vicino al c.d. comitato d'accoglienza, tanto che persino il medico fu scambiato per poliziotto; l'infermeria che doveva uin carattere tecnico presentava all'interno le stesse caratteristiche degli altri luoghi del sito, per l'atteggiamento e i comportamenti dei presenti. Questo ha rappresentato una difficolta' di segnalare ai medici da parte delle p.o. delle violenze subite del personale operante. Durante il triage abbiamo chiesto a Toccafondi se la ps ascoltava quello che i fermati gli dicevano, e lui ha risposto di si. E tutto questo ha rafforzato il comportamento delle forze dell'ordine, perche' ha rappresentato una accondiscendenza.
Veniamo ai poteri/doveri conseguenti allo status di medici. SIcuramente i medici rivestivano una posizione di garanzia. Le fonti sono: i provvedimenti di incarico, per il dr. toccafondi nel doc. 5.2; poi abbiamo l'art. 32 della COstituzione; poi abbiamo le norme di organizzazione dell'amm penitenziaria l'art 11 c. 5 e 6 della legge 354/1975 "all'atto dell'ingresso nell'istituto i soggetti sono soggetti a visita generale per accertare malattie" "il medico deve visitare gli ammalati e coloro che ne facciano richieste e deve segnalare immediatamente malattie che richiedono indagini e visite specialistiche"; art 17 del regolamente di esecuzione dpr 230/2000 "...comprese le patologie collegabili alle prolungate situazioni di inerzia e di rimozione dell'azione fisica"; poi abbiamo le norme di deontologia medica, l'art 3 del codice deontologico che nella parte dedicata ai compiti del medico prevede che "il compito del medico e' la difesa e il rispetto della vita, il sollievo della sofferenza nel rispetto dlela persona, senza discriminazione di razza, politica, sesso, ideologia, ecc, in tempo di guerra e di pace", mentre l'art 17 dice "il medico nel rapporto con il paziente deve improntare la propria attivita' nel rispetto dei diritti fondamentali della persona", e l'art 18 "il medico deve garantire al paziente il tempo necessario a un approfondito colloquoi e un obiettivo esame" [...], e l'art 23 "nella certificazione e nella redazione delle denunce e nella compilazione delle cartelle cliniche il medico e' tenuto alla massima diligenza, [...] nonche' alla chiara esplicitazione dei propri dati identificativi"; poi abbiamo due altre norme deontologiche l'art 48 "il medico che opera e' tenuto al rispetto dei diritti del paziente recluso", e art. 49 "il medico non deve in alcun modo collaborare, partecipare, o anche presenziare a atti di tortura o di trattamenti inumani e degradanti". [...]
Secondo l'ufficio del pm questa posizione di garanzia con numerose fondi riguarda tutti i medici e non solo TOccafondi, per la loro qualita' di medico e per gli incarichi ricevuti. Per il dr. toccafondi si aggiungono le responsabilita' inerenti alle capacita' di coordinamento del serivzio medico al quale conseguono i doveri di controllo delle attivita' dei suoi sottoposti, per cui risponde a titolo ex art 110 o ex art 40 degli atti compiuti anche da altri nell'ambito dell'area di cui era coordinatore. Il dr toccafondi rappresenta il livello apicale.
Abbiamo spiegato i turni e la posizione di garanzia, nonche' la presenza stabile e non saltuaria, e a questo dobbiamo aggiungere che il trattamento che abbiamo illustrato e ugualmente vessatorio non e' stato occasionale, ma anche in infermeria ha presentato il carattere della perduranza del tempo e della sistematicita', secondo i criteri che abbiamo gia' indicato nella trattazione del dolo, e quindi ne consegue la consapevolezza del trattamento vessatorio e la perduranza dello stesso. QUali sono i dati dell'istruttoria circa questo punto? Abbiamo anche qui tutta una serie di testimonianze assunte da cui emerge un quadro di vessazioni di varia natura, che hanno assunto varie forme e si sono svolte in tutti i tre giorni di operativita'. Sono stati condotti epsiodi di percosse, minacce, violenze private molto umilianti, pratiche vessatorie nella perquisizione, o cmq atti che denotano una condizione di indifferenza o di disumanita' in infermeria, sia compiuto da pol pen di fronte a sanitari, che da parte di sanitari stessi, in alcuni casi. [...] Ne cito alcuni, di casi: insulti come per GC e che ha ricevuto l'insulto "ti buchi ti buchi!", LRD che riferisce di "porco, sporchi", NC che viene accusato di puzzare, MD che riceve l'insulto "pero' manganello mica tanto", altri "dove vai concio cosi' fai schifo!". Abbiamo poi i casi di LK "vai pure a morire in cella", osservata e umiliata dall'imputato AMenta, DBPM che e' stato deriso, FC che viene insultato "pezzo di merda zecca sembri un albanese", GM tantissimi insulti a sfondo politico, LF che riceve da un agente della pol pen l'espressione "non guardare in faccia al medico non sei degno perche' sei un pezzo di merda", MEV da parte di un medico che la osserva con insistenza nelle parti intime e le sbatte il tesserino da medico sotto il naso chiedendo che cazzo sei venuta a fare a genova, poi "puzzate come cani", derisione, insulti per le lesioni riportate. ABbiamo casi di minaccia vera e propria: il caso di AG a cui viene detto "ti sei fatto male da solo", AL "denuncia pure l'aggressione adesso che sei in infermeria", DFA "stai tranquilla che ti vengo a trovare a casa", BV "alla diaz dovevano fucilarvi tutti", HJ minacciato con una cinghia. Vi sono casi di percosse: LGLA che subisce in infermeria un pestaggio, alla presenza di Amenta; LL che subisce percosse sulle ferite alla schiena; CGA che viene picchiato piu' volte; VA che viene preso a sberle; EM sberle; AFA cazzotto nello stomaco; CV calci mentre fa le flessioni; CA, FA, GM tutti percossi in infermeria; GF che riceve durante la perequisizione delle manganellate; LF percosse e schiaffi; BJN che riceve un colpo in faccia perche' non vuole dare le pietrine del braccialetto; HJ che viene sbattuto con la testa contro il muro; SM picchiato sulla schiena. Poi abbiamo una serie di costrizioni che si accompagnano spesso a modalita' vessatorie e comportamenti umilianti: il caso di FD e della maglietta a cinque punti; SA a cui vengono buttati via effetti personali e viene lasciata con assorbenti sporchi; LK che subisce le osservazioni umilianti sulle sue parti intime; FAS e la rimozione del piercing vaginale senza riservatezza; obbligo di raccogliere cose da terra di molte persone; JS che parla di essere stato ustionato con un accendino. Sono moltissime, io ho letto solo alcuni esempi. Ci sono casi di persone portate fuori dall'infermeria mezze nude, situazioni particolarmente umilianti, come quella di PE. [...]
Ora a questo quadro complessivo che emerge dalle deposizioni delle persone offese, molto rilevante, trova riscontri anche in dichiarazini di persone provenienti dalla stessa amministrazione, quelli che abbiamo chiamato riscontri dichiarativi interni, come Andreini Marco, infermiere, che ha confermato l'uso del gergo militare, la presenza di agenti della pol pen che tenevano comportamenti autoritari di fronte al personale sanitario, che una volta ha sentito un agente della pol pen riferirsi all'arrestato con "sbrigati stronzo". Ricorda nache di aver accompagnato una volta in bagno un ragazzo che aveva urgente bisgono tanto da non trattenere i suoi bisogni. Abbiamo poi le dichiarazioni dell'infermiere Poggi Marco: ha dichiarato di avere assistito a toccafondi che aveva dato calcetti ai detenuti, di averlo sentito insultare, di aver visto un ragazzo giovane che non capiva come fare le flessioni e che era stato percosso con pugni ai reni dall'agente, di aver visto dare malrovesci sul naso ad arrestati, di aver visto dopo il pestaggio del ragazzo giovane una sagoma di una persona con i capelli lunghi e Pratissoli gli avrebbe riferito che TOccafondi gli aveva strappato in malomodo un piercing dal naso. Poi Pratissoli: Toccafondi molto brusco; episodio di un ragazzo che non capiva come fare le flessioni ed era stato colpito; episodio di un ragazzo italiano con capelli rasta al quale TOccafondi aveva strappato il piercing dal naso; durante la visita l'imputato faceva sbattere la testa contro il muro; poi episodio di violente percosse a GL alla presenza di Amenta che non era intervenuto. [...] [legge le dichiarazioni di Pratissoli].
A questa sistematicita' vi sono riscontri di soggetti dell'amministrazione penitenziaria. Secondo i parametri del dolo gia' illustrati con riferimento alle persone sui vari livelli: la presenza costante in infermeria accompagnata dalla sistematicita' del trattamento, prova la responsabilita' di tutti i medici. I fatti si sono svolti in giorni e momenti diversi alla presenza dei vari medici. Secondo l'ufficoi del pm ci si trova di fronte a medici che erano perfettamente consapevoli di quanto stava accadendo, che erano in grado di valutare la gravita' dei fatti, e che hanno omesso di intervenire pur potendo farlo, e hanno permesso che il trattameto inumano e' degradante continuasse in infermeria senza soluzione di continuita' con quanto accadeva nel resto del sito. I sanitari non erano a conoscenza solo di quanto avveniva in infermeria ma anche di quanto avveniva nel resto del sito. E' emerso che alcune volte sono entrati nelle celle, e che si spostavano nel sito per ragioni di servizio. [...] Abbiamo testimonianze che provano la conoscenza da parte dei sanitari di quella che era la situazione generale del sito. Abbiamo la deposizione di Andreini, che ha ricordato l'episodio precendente del bagno e poi ha precisato [...] di aver visto gli arrestati in piedi faccia al muro in cella. Furfaro: "gli arrestati erano buttati a terra come animali, altri in piedi appoggiata al muro"; poi ricorda AK. Pratissoli ha dichiarato di aver assistito di assembramenti nel piazzale di agenti sugli arrestati, di aver visto un ps che colpiva con manganello le auto dove c'erano i fermati, di aver visto agenti nel corridoio che colpivano con calci e manganellate gli arrestati, di aver visto le persone a braccia alzate e faccia al muro sia in cella che in corridoio, di aver visto arrestati con i pantaloni bagnati all'altezza dell'inguine, di aver sentito ingiurie e insulti come "strronzo pezzo di merda ti apro la testa e ti ci piscio dentro", di aver visto un braccio con un cellulare con il motivetto faccetta nera, e di aver assistito a un pestaggio di un ragazzo in bagno quando questo aveva provato a bere. Poggi: ha testimoniato la posizione vessatoria di transito e di stazionamento, ha riferito di aver dato da bere ai ragazzi che arrivavano molto assetati, ha visto accompagnare un arrestato al bagno insultandolo "vuoi pisciare, adesso ti facciamo pisciare noi!", ha visto un arrestato giovane che veniva picchiato con manganelli, e un arrestato calciato nel corridoio mentre in posizione vessatoria, nonche' di aver notato il cellulare con la suoneria Faccetta Nera. [...]
Poi abbiamo le dichiarazioni rese sul punto dallo stesso imputato Toccafondi. Lui stesso ricorda di avere visto delle modalita' particolarmente energiche e crude nel piazzale, all'arrivo, di essere andato nell celle e di aver visto gli arrestati in piedi con la faccia al muro, di averli visti in attesa nel corridoio "forse" faccia al muro, di aver visto persone raccogliere oggetti in infermeria. Andiamo a vedere la prima cosa: "la situazione nel piazzale era che arrivavano i mezzi e venivano scaricate le persone con crudezza, prese magari e tirate giu' dal sedile in maniera energica; l'assembramento era verso le scale". Sulle posizioni: "sono andato nelle celle raramente, [...] li ho visti con le mani appoggiati al muro, altri seduti, [...] quelli appena arrivati al muro...". Con riferimento alla posizione vessatoria di transito: "ho assistito a spostamento di detenuti, io mi spostavo un po' piu' degli altri colleghi, venivano accompagnati da agenti della pol pen, a volte anche ps per andare alle foto, [...] il capo mi pare a terra, a testa bassa". [...]
Abbiamo poi le dichiarazioni di Zaccardi Marilena, che sono utilizzabili nei suoi confronti: "dall'interno dell'infermeria vedvo che i ragazzi venivano condotti con la testa abbassata, credo per non vedere gli agenti, acluni erano arrestati; e nell'atrio venivano tenuti con la faccia al muro; sono andato due volte in cella per soccorrere tale M. che era molto provato e lamentava sputi, anche se non aveva altri segni."
Come emerge da tutto questo complesso di risultanze i medici erano consapevoli non solo di quanto avveniva in infermeria, ma di quanto avveniva nella caserma. Significative sono le spiegazioni del dr. toccafondi circa il suo abbigliamento: "avevo inizialmente un paio di jeans e una maglietta blu, per tutti i giorni tranne un giorno, facendo il triage avevo preso uno spintone da un agente della ps, allora ho pensato che era meglio identificarmi un po' meglio, e mi sono messo allora i pantaloni della mimetica" [...] L'imputato anziche' rilevare la gravita' del fatto che un agente colpisse una persona senza motivo, si e' premurato di mettersi al riparo di ulteriori episodi simili, senza sanzionarli anche solo verbalmente. Abbiamo un ulteriore sintomo di mancanza di rispetto delle persone arrestate: la collezione di "trofei", come li abbiamo chiamati. Secondo l'ufficio del pm il dibattimento ha provato l'esistenza di questa scatola dei trofei: molti arrestati hanno ricordato di essere stati privati di alcuni oggetti personali come monili, anelli, orecchini, indumenti particolari, in occasione della perquisizione. Altre volte si era trattato di documenti, o di fogli e appunti personali. Dalle dichiarazoini del personale sanitario e' emerso che l'imputato Toccafondi conservava alcuni di questi oggetti in un sacchetto: Andreini ci dice che "il dr. toccafondi gli aveva mostrato una stanza vicino alla matricola chiamandola la stanza dei trofei"; Furfaro ci dice che "il dr. Toccafondi gli aveva detto che avevano una mappa per assediare la citta' e gliela aveva motrata"; Pratissoli ci dice che mentre stava pulendo l'infermeria, TOccafondi gli aveva detto di lasciare stare il sacchetto nero che erano i suoi trofei; Poggi ha riferito che la maglietta nera di FD era stata messa in un sacco nero che poi aveva capito esssere il sacchetto nero dei trofei di TOccafondi come dettogli da Zaccardi. [...] Toccafondi racconta che in effetti teneva dei materiali da una scatola dove erano tenute le cose degli arrestati, e che la cartina che in effetti aveva l'aveva anche allegata alla denuncia per calunnia che aveva presentato contro ignoti quando erano emerse le voci circa i trattamenti all'interno del sito. Ha negato di avere un sacco dei trofei, anche se teneva alcune cose. Tutto questo per dire che a giudizio del pm da tutti gli elementi analizzati vi era un atteggimaento di dolo da parte dei sanitari in riferimento al trattamento applicato agli arrestati. Tutti i medici erano consapevoli, hanno assistito ad alcuni atti, essi stessi sono stati autori per la modalita' della visita e del triage di comportamenti indicativi, e quindi per tutte queste ragioni hanno posto in essere questi comportamenti volontariamente e sono venuti meno all'obbligo giuridico di intervenire. Di conseguenza la conseguente lesione dei diritti e dell'integrita' fisica e morale degli arrestati e' da attribuire ai medici. [...] Questa e' anche una lesione al diritto di difesa, dato che le persone non potevano rapportarsi al dottore in maniera normale, e quindi veniva per loro difficile tutelarsi giudiziariamente perche' non potevano riferire eventuali abusi. Per l'ufficio del pm, proprio anche per il complesso del trattamento e per il fatto che la visita stessa che era vessatoria, non vi e' solo un dolo diretto, ma anche un dolo intenzionale rispetto all'evento del danno subito dalle p.o. [...]
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A: occorre fare due osservazioni sul ruolo di Poggi e Pratissoli, perche' sono stati tra i primi a denunciare le violenze nell'infermeria di bolzaneto, motivo per i quali sono stati definiti "gli infami di bolzaneto". Le dichiarazioni hanno avuto ampia rilevanza mediatica e probatoria, per cui bisogna affrontarli. Entrambi nelle loro testimonianze hanno riferito quelli che sono dei momenti essenziali del trattamento inumano e degradante, dalla posizione vessatoria sia in cella che in corridoio, alle percosse agli arrestati in infermeria, dalla modalita' vessatoria di transito, ai pestaggi nel cortile, al clima grave che c'era all'interno del sito e dell'infermeria. In particolare sono stati riferiti dei comportamenti nei confronti dell'imputato Toccafondi a espressioni ingiuriose e un particolare modo non rispettoso di porsi di tutto il personale sanitario nei confronti degli arrestati. Gli stessi hanno anche riferito di questo cellulare con la suoneria Faccetta Nera. Proprio la rilevanza delle loro testimonianze impone una rigorosa valutazione della loro attendibilita', questo e' ancora piu' necessario perche' nelle indagini preliminari sono stati indagati per diffamazione e calunnia, anche se sono stati archiviati, escludendo la natura calunnatoria delle loro dichiarazioni. L'analisi di attendibilita' dei due testi non puo' che prendere mossa da un fatto. Nella testimonianza resa in udienza vi sono delle divergenze, che riguardano tre fatti: la testimonianza sul caso AG, il caso G. e le descrizione dei pestaggi in infermeria. Le divergenze sul caso AG riguardano la presenza o meno di Toccafondi, l'origine delle ferite subite e se la circostanza delle lamentele di AG durante la sutura. Chiamiamoli AG1 AG2 AG3, per comodita'. AG1: Poggi dice che TOccafondi e' presente e sutura insieme a Amenta, mentre Pratissoli non ricorda se ci fosse Toccafondi. Peraltro l'esame di Toccafondi ha risolto il problema dicendo che era presente, quindi e' un episodio di confusione di PRatissoli, in bonam partem, cioe' in favore degli imputati. AG2: Pratissoli dice che si e' tagliato cadendo, mentre a Poggi gli viene detto che si e' tagliato con un vetro. Le dichiarazioni di Pratissoli sono congrue con quelle di AG, mentre Poggi dice che ne hanno parlato in disparte. Inoltre AG e' stato ferito alla testa ed era in stato di confusione e tensione e quindi possa essersi sbagliato. Il terzo punto, AG3: Poggi dice che AG urlava dal dolore, mentre Pratissoli dice di no. La differenza puo' spiegarsi con un difetto di ricordo di Pratissoli, e cmq riguarda un particolare irrilevante e che non puo' indurre a pensare a versioni prevenute. Il caso G. e' quella del ragazzo con trauma testicolare: Poggi ricorda che e' stato portato una volta in infermeria e di averlo poi visto in corridoio e poi riportato in infermeria; Pratissoli invece lo ricorda una volta sola. Ma G. concorda con Poggi. La divergenza e' su un punto relativamente poco influente, e rimane l'accordo sui punti piu' importanti: il trauma testicolare, la posizione vessatoria, e il resto. Abbiamo poi le discrepanze sui pestaggi: qui il confronto e' stato decisivo, perche' si e' capito che Poggi e Pratissoli hanno riferito di un pestaggio nei confronti di due diverse persone, sempre il venerdi', in un caso un ragazzo molto giovane e nell'altro LGLA. [...]
Diciamo che alcune delle divergenze si sono chiarite dal confronto avvenuto in aule, mentre altre sono state chiarite grazie ad altre risultanze dibattimentali. [...] Per quanto riguarda le residue discrepanze secondo il pm non sono decisive, perche' riguardano solo episodi marginali. La parte essenziale delle testimonianze ha sempre trovato riscontro nelle testimonianze delle p.o. Non e' corretto secondo noi non tenere conto delle testimonianze delle p.o. per valorizzarne solo episodi marginali per poterle giudicare inattendibili. Inoltre le testimonianze di Poggi e Pratissoli sono state confermate e costanti nel corso delle diverse fasi processuali. L'unico episodio non riscontrato e' stato lo strappo del piercing: molte persone hanno riferito modalita' molto dure di rimozione di piercing ad esempio, ma nessuno ha riferito uno strappo diretto, ma non si puo' ignorare che il venerdi' sono stati testimoni di moltissimi episodi di violenza, e che quindi la loro memoria sia fallace in alcuni casi. Non a caso il giudice che ha archiviato il caso di diffamazione nei loro confronti e' stato archiviato.
Poggi e Pratissoli hanno anche dichiarato di aver parlato tra di loro dei fatti, un dato logico dato che si conoscono e hanno assistito a fatti gravi come quelli di Bolzaneto. L'aver ammesso i commenti comuni e' una condotta sintomatica di buona fede e trasparenza, come la conferma anche di circostanze discrepanti.
Passiamo ad affrontare i reati dell'infermeria. [...] Sono i reati contestati relativametne al trattamento generale da un lato, e dall'altro a specifici reati rispetto ai quali alcuni medici sono stati individuati come esecutori materiali, sono violenze fisiche e verbali, alcune omissioni e un solo caso di falso. [...] A Toccafondi e' stato contestato il 323 cp con riferimento al trattamento degli arrestati in infermeria. [...] Quindi per il dr. toccafondi non e' contestato solo come propria condotta ma anche ai sensi dell'art 40 cp nei confronti degli altri medici di cui era coordinatore. [...] C'e' da dire che a ciascun medico abbiamo deciso di contestare l'art 323 individualmente, proprio per la pregnanza del ruolo di medico e che fa si che in capo a ciascuno dei medici ci fosse la funzione di garanzia, e che a ciascuno di essi competesse il dovere di rispettare l'arrestato e di preservarne l'integrita' fisica e morale. Proprio per questa contestazione dobbiamo vedere subito qualche osservazione sulla qualita' di pubblico ufficiale di un medico: i medici che sono in servizio presso l'amm penitenziaria sono pubblici ufficiali, e infatti compilano atti ufficiali di pertinenza dell'amm. penitenziaria, come il diario clinico, dove viene attestato quanto il medico constata, quanto il paziente dichiara, e le circostanze di luogo e di tempo della visita. In tal senso si e' espressa la Cassazione. Con riferimento all'elemento soggettivo ci riportiamo alle considerazioni che abbiamo fatto in punto dolo sulla sistematicita' del trattamento e sulla consapevolezza del contesto. [...] Non hanno volontariamente impedito e se ne sono quindi resi materialmente partecipi, sia come omissione che come concorso in alcuni casi. [...] Questo riguarda l'atteggiamento cosciente e volontario e riguarda l'elemento costitutivo del danno, sia sulla lesione diretta del diritto alla salute, sia la lesione indiretta del diritto di difesa, dato che il soggetto non si e' potuto rapportare in maniera non condizionata nei confronti del medico per denunciare violenze, per la condizione di soggezione psicologica in cui si trovavano.
Vediamo le violazioni di legge integrate dalla condotta dei medici con riferimento al 323 cp. Ci riportiamo alla trattazione generale del reato, alla convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e alla convenzione europea contro la tortura. Le condotte gia' durante la visita di triage e successivametne erano gia' di per se' non rispettose della dignita' della persona. L'uso di espressioni militari o ingiuriose sono gia' un modo di porsi non rispettoso, nonche' il contesto in cui le visite erano svolte erano offensive della dignita', nel piazzale alla presenza dlela polizia, e in infermeria di fronte al personale della pol pen. Risultano quindi violate per queste modalita': l'art. 1 della legge penitenziaria, l'art 3 della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, art. 27 c. 3 della Costituzione. Era lo stesso modo di relazionarsi dei medici con le p.o. a integrare una lesione della dignita': porte aperte, nudita' esposte, fissazione insistente di parti intime, obbligo di comportamenti. Facciamo una precisazione: l'esigenza da aprte del medico di osservare un paziente dovevano essere condotte in un modo diverso e rispettoso della dignita', ad esempio avvicinandosi al paziene e no viceversa, usando i paraventi per schermare le nudita', usando modi educati e non aggressivi, volgari e ingiuriosi. [...] Noi abbiamo tutte queste persone offese che hanno percepito questo trattamento come umiliante perche' non vi era una soluzione di continuita' tra il trattamento fuori e dentro l'infermeria. Lo stesso vi era questa condotta ambigua di far raccogliere gli oggetti da terra, alcuni sonos tati costretti a raccogliere pezzi di carta straccia, altri indumenti, tale che ne derivava per la persona una umiliazione proprio per la natura e la finalita' non chiara della disposizione. Il fatto che molti oggetti venissero gettati anziche' essere conservati e restituiti ai legittimi proprietari. [...]
[...]
Certo siamo consapevoli che la scelta di fare le perquisizioni in infermeria non era riferibile al personale sanitario, ma questa decisione non e' stata contestata e stigmatizzata dal coordinatore che era consapevole che questo fosse foriero di problemi. NOn si oppose, tanto piu' che era possibile trovare soluzioni alternative, ne e' la riprova il fatto che in una parte del sabato la perquisizoine fu spostata in un'altra stanza. Volendo si potevano trovare soluzioni diverse e cmq il dirigente coordinatore avrebbe dovuto farsi carico di intervenire.
Veniamo alla perquisizione: il codice prevede che la perquisizione venga realizzata nel pieno rispetto della dignita' del detenuto. [...] La Corte Costituzionale affrontando il problema dell'art. 34 e' intervenuta proprio nel caso di ispezione corporale con flessioni, come quelle che avvenivano a bolzaneto. La Corte ha detto che sicuramente le perquisizioni all'interno dell'istituti si possono fare senza preventiva autorizzazione, ma poiche' siano legittime devono essere condotte nel pieno rispetto della persona, e devono essere documentate. Ci sono passi molto importanti della sentenza che evidenziano che perche' sia garantito il rispetto della persona, che e' inderogabile, e' proprio il fatto che siano rispettati i limiti di violenza fisica e morale. [...] La Corte individua un riferimento di legittimita' anche nelle condizioni ambientali, parlando di uno stretto dovere di verificare che anche le circostanze ambientali siano rispettose della persona e della sua inviolabile dignita', e in questo contesto si inquadra la necessita' di effettaure perquisizioni con persone dello stesso sesso. [...]
Bisogna quindi vedere se queste istruzioni siano state rispettate a bolzaneto: a bolzaneto il registro delle perquiisizioni non c'era. [...] Abbiamo ritenuto compreso questo fatto in tutte quelle violazioni che abbiamo gia' citato, ma non si puo' non osservare che al di la' del registro non siano state rispettate quelle circostanze ambientali che la COrte diceva, non fosse altro che per la presenza degli agenti durante la visita, e questo denudamento prolungato o in condizioni umilianti, come la porta aperta o la presenza di diversi soggetti.
Riteniamo provata anche la violazione dell'art. 17 c. 9 del DPR 230/2000 con riferimento all'obbligo del medico di alleviare tutte le situazioni negative dovute a posizioni di inerzia. Ci sono stati casi eclatanti di persone che stavano male fisicamente e che hanno avuto malori in conseguenza della posizione vessatoria. Eppure abbiamo visto che non c'e' stato nessun intervento da parte del personale sanitario. Ad es l'infiammazione della teste GG, [...] o il caso di TM. [...]
Veniamo all'art. del regolamento penitenziario che prevedono le modalita' di visita. Ora secondo gli ordinari parametri, e' concetto assodato che la visita deve avere una efficacia immediata di soccorso, ma anche una valenza di tipo diagnostico per impedire peggioramenti. La visita deve essere composta, e' stato ascoltato a dibattimento il consulente del pm, acquisendo anche la relazione scritta, di una anamnesi, una descrizione della sintomatologia soggettiva e una visita oggettiva del paziente. Nel caso di lesioni l'anamnesi deve essere accurata. La deposizione del consulente e la sua relazione provano che perche' si possa dire che un soggetto sia in buone condizioni generali, e' necessario oltre a quello che si e' detto un seppur breve esame psichico per verificare uno stato di disagio. Per poter fare questo esame obiettivo, per poter valutare la situazione soggettiva e poi fare una descrizione accurata dei segni esterni, sia necessario un tempo intorno al quarto d'ora. [...] Non si puo' non rilevare che tutte le persone hanno dichiarato di non essere state sottoposte a una vera e propria visita, di non aver potuto parlare in riservatezza con il medico, nessuno e' stato fatto sdraiare sul lettino, che pure c'erano, nessuno e' stato controllato all'addome, ne' in altre parti, nessuno ha ricordato auscultazione del cuore o verifica dei riflessi sulla contrazione delle pupille, nessuno ha ricordato misurazione della pressione, quasi tutti hanno detto di essere stati visitati in piedi dal medico che rimaneva dietro la scrivania, mentre il paziente veniva spostato e spinto verso il tavolino del medico, e ci sono molti casi di persone che sono rimasti in posizione faccia al muro rimanendo di schiena rispetto al medico. Questo e' un dato sistematico, in tutte e tre le giornate. Pertanto la versione di Toccafondi di avere sempre eseguito per tutti visite complete con auscultazione del cuore, controllo delle contrazioni di pupille, e via dicendo, e' un dato totalmente smentito. Con riferimento alla pressione l'imputato ha ammesso di non averlo mai fatto, ritenendo che non sia assolutamente necessario a una visita. Ci sono delle eccezioni a queste situazioni, ma sono molto pochi, e poi sono riconducibili a stati di sofferenza eclatanti e non sempre, dato che ad esempio nel caso della lesione grave riferita anche da toccafondi, poi la persona viene rimessa in corridoio in posizione vessatoria. O il caso di IC che viene fatto ricoverare per dei colpi al torace e quando torna dall'ospedale viene rimesso in posizione vessatoria. Abbiamo il caso del greco con lesione alla milza, che pero' prima di essere seguito rimane in cella, come riporta la DFA. Abbiamo il caso di altre persone, tra cui le due persone dello spruzzo dello spray. [...]
Riportiamo alla circolare che e' stata emessa e che si riporta all'art. 11 e stabilisce ceh il sanitario nel corso della visita di primo ingresso ha l'obbligo di trascrivere nel registro l'esito obiettivo della visita, quanto dichiarato dal soggetto e la propria valutazione sulla compatibilita' tra lesioni riscontrate e circostanze dichiarate. [...] La circolare prevede che poi il registro debba essere trasmesso all'autorita' giudiziaria. Questa disposizione e' confermata da altre circolari, e sabella ha richiamato queste circolari ai medici coinvolti nelle operazioni. La sollecitazione di sabella e' contenuta nella disposizione di servizio 144106 acquisita come doc 4.4 o 5.6. "Relativamente alla visita di primo ingresso, si confida che i sanitari effettuino oltre alla corretta compilazione del diario clinico una attenta anamnesi esprimendo giudizio di compatibilita' o meno delle lesioni con le circostanze dichiarate". Dall'istruttoria dibattimentale e' emerso chenessuna delle p.o. con lividi, escoriazioni qualsiasi cosa, ha dichiarato che gli e' stato chiesto l'origine delle lesioni. Altro dato costante e uniforme: a nessuno di coloro che presentavano lesioni vennero chieste origini e circostanze in cui se li erano procurati. In nessuno dei diari clinici e' mai riportata la causa delel lesioni riportata dai pazienti, ne' il giudizio di compatibilita' che le circolari impongono. [...] Lo stesso dr. Toccafondi ha ammesso la cosa e ha giustificato questo con il fatto che tutte le lesioni erano compatibili con scontri di piazza. Qualche osservazione: ovviamente all'ufficio del pm sembra che la giustificazione sia troppo generico anche perche' poi quando abbiamo domandato al dr. se si fosse premurato di sapere come era stato arrestato il paziente toccafondi ha risposto che non aveva nessun elemento. Allora come si fa a dire questa cosa quando manca qualsiasi riferimento specifico del paziente. [...] In nessun diario clinico non troviamo neanche una mezza nota riferibile a questa giustificazione. In realta' non e' stato in alcun modo adempiuto questo obbligo che era imposto dalle circolari con riferimento all'accertamento delle cause delle lesioni. Ed e' stato lo stesso Sabella che ha parlato di questo problema, riferendo di aver dovuto constatare il sistematico mancato rispetto delle disposizioni delle sue circolari da parte del personale medico. [...] Toccafondi ha rivelato a Sabella che alcune lesioni potessero essere state fatte a bolzaneto dato che non le aveva rilevate nel triage: il caso del ragazzo con la milza rotta e il caso del trauma testicolare. Toccafondi non esclude questa conversazione e ricorda un ragazzo greco con la milza rotta e che aveva fatto portare in ospedale, specificando che in questo caso di lesioni i sintomi si possono manifestare dopo ore, e poi ricordava un ragazzo italiano e uno statunitense con traumi testicolari. In tutti questi casi le lesioni non sono avvenute a Bolzaneto per colpi durante l'arresto o per colpi durante la perquisizione alla diaz, mentre per il greco c'e' una testimonianza che dichiara come stesse male gia' prima dell'arresto. [...] Quindi anche a questi dubbi con riferimento a questi tre casi dimostrano l'inadempimento totale, perche' qualora il dr toccafondi avesse fatto quello che la circolare imponeva avrebbe appreso direttamente che le lesioni non erano state inferte a bolzaneto. E il dialogo con sabella e' sintomatico dell'atteggiametno: nel senso che ha ammesso il timore che le lesioni fossero state inferte a bolzaneto ma di non aver fatto nulla in proposito.
A prescidnere dalle risultanze dell'istruttoria, il dr. caruso utilizzando una valutazione prudenziale e' pervenuto a un giudizio di incompletezza con riferimento alla visita realizzata su almeno un centinaio di visite, [...] non essendo stato espletato con sufficiente correttezza l'esame obiettivo. Alla violazione dell'art. 11 che si e' concretizzata a bolzaneto con riferimento all'insussistenza di una vera e propria visita medica, si ricollegano anche le violazioni dell'art. 17 e 18 del codice deontologico [...]. D fronte a violazioni cosi' significative degli obblighi sanitari secondo l'ufficio del pm non possono avere valore liberatorio e non possono invocarsi situazioni di difficolta' o di emergenza. In questi termini zaccardi e toccafondi si sono difesi: innanzitutto l'ufficio ritiene che questo continuo richiamo del dr. toccafondi di eventi catastrofici in relazione a bolzaneto sia improprio, parlando di catastrofi, guerre, vietnam, e' stato ricordato il triage di napoleone, un riferimento abbastanza improprio secondo noi, per quanto la situazione di bolzaento sia una situazione di effettiva difficolta', ma non pare di un livello tale degli esempi usati dall'imputato. Proprio per la sua stessa natura di tutela verso le persone in difficolta' la funzione del medico e' imprescindibile, ma la sua funzione non e' stata realizzata a bolzaneto, non solo perche' non si sono curate le ferite, ma si sono aggiunte altre aggravanti al trattamento. Abbiamo definito come minimale l'approccio che hanno avuto i medici di bolzaneto, nel senso che ci sono passaggi nell'esame di toccafondi dove riteneva di essere stato fortunato nell'espletare la propria funzione medica dato che non c'era stato nessun decesso. Nessuna situazione di emergenza non puo' essere invocata quando c'e' un'interperanza cosi' diffusa nel tempo e nello spazio. [...]
Ancora un argomento: non e' vero che per urgenza si dovessero effettuare alcuen visite sommarie volte al nulla osta alla traduzione. E' vero il contrario. Ci riportiamo alla deposizioen del consulente tecnico, che ha detto che anche in caso di urgenza ci sono attivita' che non possono essere non svolte, a prescindere, inderogabilmente. Anche il tempo per un sanitario e' un tempo compatibile con un tempo di una certa urgenza. Quindi anche dal punto di vista tecnico quelle poche cose vanno fatte. Ci riportiamo al doc 4.4 in cui la disposizione di servizio sabella aveva richiamato all'osservanza delle precdentei circolari, che imponevano una visita completa e non una visita sommaria al solo fine di un nulla osta per la traduzione. [...] E quella disposizione di servizio non era astrata, ma estremamente concreta e indirizzata a bnolzaneto e san giuliano, quindi mirata a come quella struttura sarebbe funzionata. Mai e poi mai c'era una autorizzazione a fare visite sommarie.
Sulla base di tutte queste considerazioni riteniamo formata la prova della penale responsabilita' per i capi relativi all'art. 323 del c.p.
Un'ultima osservazione che riguarda la formulazione della norma: in tutte le contestazioni sono contenute degli esempi con riferimenti alle p.o. E' da intendersi come esempio dato che li comportamento era diversificato e diffuso in tutte le giornate. E' anche vero che per alcune di queste p.o. citate come esempio non si e' avuta prova completa e con certezza del riferimento soggettivo della condotta. Quindi nei seguenti casi il riferimento esemplificativo deve essere escluso. Per Toccafondi: SA, WT, PJ, CM, HJ, MMA. Per Amenta: CV. Per Mazzoleni: OBP, CF, BB, VV. Per Sciandra: MMA, SK. Per Zaccardi: DPA.
Un'introduzione sui reati di omissione che poi discutera' il mio collega. A bolzaneto e' mancato anche l'obbligo di trasmissione degli atti. Da bolzaneto non sono arrivati neanche un referto. Questo e' un obbligo di comunicazione. La giurisprudenza evidenzia che anche in un caso da parte del sanitario di mero dubbio sussiste l'obbligo di inviare il referto all'AG. [...] Da Bolzaneto neanche un referto e l'assoluta uniformita' da parte dei medici nell'inottemperanza di questo obbligo non possa che essere una scelta deliberata di organizzazione di tutta l'area sanitaria. [...] C'e' da dire che anche con riferimento a questa tematica, abbiamo seguito un criterio prudenziale: abbiamo ritenuto sussistenti questi casi solo in casi gravi dove vi era una concretezza tale da non poter sfuggire, e dall'altro lato nel caso in cui i pazienti siano transitati dall'ospedale nonostante l'obbligo di referto sia autonomo, ma abbiamo ritenuto che i medici di bolzaneto avessero gia' ritenuto che i medici dell'ospedale avessero gia' adempiuto. Zaccardi e Toccafondi hanno ammesso di non aver mai mandato referti, e hanno detto di non averlo fatto per la situazione di estrema emergenza assimilabile a una guerra. Secondo l'ufficio del pm questa giustificazione e' infondata e smentita dalle risultanze dibattimentali. [...] Ci riportiamo al passo dell'audizione di Sabella circa il costante inadempimento dei medici rispetto agli obblighi di detenuti con lesioni, per dire che in quel passo sabella dice "io gli ho richiamati alla disposizione di legge". [...] Inoltre risulta un dato dall'istruttoria, sintomatico della decisione di non fare referti. Dalla testimonianze di Giovannetti e Pinzone risulta provato che gli ufficiali di PG citati si recarono nell'infermeria per farsi curare le ferite che avevano subito durante gli scontri di piazza, e per entrambi toccafondi fece un referto, e dal processo verbale di arresto di SA,NN, e xx, emerge che l'agente Guanini Claudio fu visitato nell'infermeria a Bolzaneto, e refertato da Toccafondi con giorni 5 di prognosi. Quindi quando i pazienti erano appartenenti alla PS e non manifestanti i moduli di cui si lamentava l'assenza sono comparsi e il modo di refertare e' comparso. Quando i pazienti erano manifestanti c'era la guerra, lo tsunami e tutto. Questo ha indotto l'ufficio ad aggiungere oltre all'omissione di referto quella di favoreggiamento.
Ancora avevano detto un'osservazione all'unica contestazine che c'e' per falso, il capo 116 alla dr.ssa Sciandra Sonia: innanzitutto come premessa di impostazione metodologica, il pm si e' limitato alla valutazione dell'esistenza di un falso nei casi in cui il medico volontariamente trascurasse la constatazione di un fatto palese o una dichiarazione ricevuta. Negli altri casi di incompletezza di diario clinico abbiamo contestato solo il 323 cp, mentre dove si e' ritenuto che il diario fosse falso anche in presenza di una visita completa, quando il medico trascurasse la documentazione di una lesione o di una dichiarazione ricevuta. Abbiamo seguito il criterio dlela Cassazione per il discrimine tra il 323 e il 479. [...] Ci riportiamo a quell'obbligo che esisteva per medici della pol pen che abbiamo illustrato prima, cioe' l'obbligo derivante dalle circolari dle doc 5.5 a cui sabella aveva richiamato i medici. [...] L'unico reato di falso contestato a Sciandra, per il caso di TM per avere omesso di indicare l'infiammazione inguinale dichiarata dalla paziente e riscontrata nella visita. Partiamo dalla dichiarazione della p.o. TM ha deposto in udienza e sul punto ha dichiarato: "l'avevamo chiesto tutte, ma c'era una donna che non ci portava dicendo che ervamo delle merde e non aveva tempo. poi si sono decisi, e lo disse a qualcun altro, perche' eravamo dal pomeriggio e non ci eravamo ancora potute andare. A me e' scappata e l'ho fatta nella cella. [...] Mi hanno portato in infermeria, mi hanno fatto levare gli orecchini, poi i braccialetti, le hanno gettate, potevano essere 5-6 persone, io pero' avevo la testa abbassata, c'era la dr.ssa, mi ha fatto spogliare nuda, e una donna mi ha controllato tutti i vestiti. Erano passate due ore ed erano bagnati e la persona aveva una faccia come dire che schifo. mi hanno fatto fare due flessioni. ho scoperto di avere una infezione all'inguine, perche' erano sporche le mutande. io gliel'ho detto che mi bruciava ma non mi ha dato nulla, una crema, e mi ha risposto di no. Ha riferito di essersi urinata addosso, si gliel'ho spiegato ma non mi ha dato niente lo stesso. [...] Rideva su questo fatto, con una collega, poi non ho chiesto piu' niente." La teste ha poi riferito che un dottore uomo nel carcere le diede una crema. ALle domande del tribunale circa la visibilita' della irritazione la teste riferisce: "l'infiammazione era un fatto esterno, avevo delle perdite, avevo un arrossamento, io ero davanti in piedi a loro, a un metro". Secondo l'ufficio del pm l'istruttoria ha provato la penale responsabilita' dell'imputata. Si puo' rilevare dal diario clinico che e' annotato l'esistenza di un tatuaggio ma non dell'infiammazione. Il diario clinico c'e firmato da Sciandra Sonia, e reca la data di dom 22 luglio alle ore 20, compatibilmente con gli orari di servizio dell'imputata. La p.o. e' ritenuta attendibile per la precisione e per la lealta' processuale. L'istruttoria ha provato come molte p.o. abbiano dovuto attendere ore per andare in bagno, alcune di aver visto macchie di urine in cella, altre di aver visto persone urinarsi addosso. [...] La teste ha ricordato due persone con camice bianco e donna. Non ha saputo indicare la Sciandra, ma era presente, e quindi si deduce che abbia potuto vedere la p.o. La ragazza ha dichiarato con sicurezza che la donna rideva e ceh era vicina a lei a un metro di distanza. Secondo il pm a nulla rileva che ci fossero due donne e che TM non babia potuto riferire a quale delle due abbia detto dell'inconveniente. [...] L'imputata Sciandra c'era ed aveva la testimone davanti a lei a un metro di distanza. Venendo alla deposizione del dr. Caruso, ha specificato che le manifestazioni dell'irritazione puo' avvenire a due ore di distanza, quindi e' risultato credibile che gia' al momento della visita medica TM mostrasse gia' i sintomi. Ed e' significativo il risocntro del medico del carcere di Vercelli, che da atto della presenza di un disturbo proprio della natura indicata dalla ragazza, una crema antinfiammatoria e lenitiva. [...] Il medico di Vercelli ha confermato la diagnosi. Secondo il pm vi e' quindi un evidente nesso causale tra l'impossibilita' di cambiarsi da parte della vittima e l'infiammazione. [...] Il comportamento di derisione da parte dell'imputata prova anche il dolo, dato che se fosse diversamente avrebbe dato atto nel diario clinico della vicenda, poteva scrivere che riferiva un bruciore che non si evidenzia o qualcosa del genere. C'e' un movente chiaro da parte dell'imputata: riportare la cosa significava dovere dare atto che agli arrestati non veniva concesso di andare in bagno, e quindi di tutto cio' che ne conseguiva. Questo e' prova non solo del dolo generico ma anche del dolo intenzionale. Sembra grave a giudizio del pm il comportamento di un medico che di fronte a una richiesta di una paziente, non solo non si attivi per lenire il problema, ma che non si sia occuapto di segnalare al proprio dirigente che si verificavano questi casi, e che delle persone erano costrette a orinarsi addosso. [...] Non solo, a questo il medico ha deriso la paziente, e non si puo' non osservare il diverso atteggiamento da parte del medico di vercelli e la sua premura nell'effettuare una visita e una annotazione completa della visita nel diario clinico. [...] Il comportamento di Sciandra e' una dimostrazione di quella grave volonta' di omologazione con il comportamento della polizia. Chiediamo pertanto l'affermazione della penale responsabilita' dell'imputata.
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A: (Ranieri-Miniati) la collega ha esaminato i 323 cp e ha introdotto l'omissione di referto, e ha trattato l'unico caso di falso. Ora dobbiamo esaminare una per una le singole contestazioni diverse tra loro. In ogni caso quando il tribunale riterra' di fermarmi riprenderemo domani mattina. Partiamo dalle omissioni di referto, tenendo presente che accanto all'omissione di referto abbiamo contestato anche favoreggiamento.
capo 85: KL e getto di spray urticante, quello che avviene nella notte tra sab e dom con alla sorveglianza delle celle ci sono i cc. KL dice: "mi sono accorta che hanno spruzzato questo gas, il cc alla porta si era messo il fazzoletto al volo e qualcosa di rigido, tipo una maschera. ci siamo sentiti tutti male e io ho iniziato a vomitare sangue e tutti abbiamo chiesto aiuto. il cc alla porto mi ha preso e mi ha portato in infermeria. quando ho ripreso i sensi, ero su un lettino con una maschera dell'ossigeno e sentivo il dr che diceva ll'infermiera di preparare l'iniezione. lui mi ha detto perche' non mi fidassi di lui, e io dissi che non la volevo, lui mi ha risposto che potevo andare a morire in cella. allora mi hanno riportato in cella, nessuno ha pulito, e le altre avevano avuto il ciclo istantaneo". Chiediamo chi e' il dottore: "portava una maglia nera con scritta pol pen, e la maschera antigas, una persona alta robusta, con la maschera antigas, sembrava anche un po' grasso [...]". Lo spruzzo in cella che colpisce LK e' riferito non solo da lei ma da un numero notevole di testimoni: BA, CS, DFA, DCR, FAS, GG, MM, MM, MD, PS, TM. Tutti ricordano anche gli eventi successivi. Ma anche altri ricordano lo spruzzo: Perugini [legge]; Poggi Anna. Vediamo in base a quali elementi riteniamo provata l'identificazione del dr. toccafondi: la presenza dell'imputato, la descrizione fisica, la descrizione dell'abbigliamento, diario clinico firmato dall'imputato. Peraltro l'imputato correttamente ammette di essere lui il medico intervenuto: "a me avevano detto avevano lanciato del gas in un camerone, pensavo un candelotto lacrimogeno, e quindi mi ero messo una maschera, come entrai nella gabbia c'erano le finestre aperte e questa persona che si lamentava, ma non aveva nulla, un po' di tosse. La portammo in infermeria, le sommistrammo dell'ossigeno e la proposta di somministrare il cortisone era preventiva [...] io dopo aver somministrato un po' di ossigeno le proposi un cortisone, lei lo rifiuto' in modo estremamente sgarbato, era in condizione di tipo apnoico ed e's tata riaccompagnata in cella [...] al posto di aver non dico gratitudine ma insomma". Il fatto e' descritto nello stesso modo. L'unica divergenza tra le due versioni e' che LK ricorda il medico solo in infermeria, mentre Toccafondi dice di essere andata in cella. Tra l'altro LK dice di aver avuto un mancamento, che spiega bene la cosa. Il racconto e' identico. Non mi dilungo sulla sussistenza di aggravante al reato di lesione dato che lo spray irritante viene considerato arma. Ovviamente il malore e la causa erano evidenti per chiunque, tanto che se ne avvede subito Perugini e lo stesso Toccafondi. E addirittura Toccafondi dice di essersi documentato sui gas. Ammette di non aver effettuato il referto, e dice che non lo ha fatto perche' il fatto era gia' noto all'ufficiale dei cc, che pero' non rileva dato che l'obbligo di referto e' un altro reato. Quindi ritieniamo provata la penale responsabilita' dell'imputato.
capo 86: domenica, BS, anche lui fatto oggetto di spruzzo di gas urticante, e' uno degli arrestati della diaz. risulta immatricolato alle ore 22 di domenica 22 luglio. Tradotto il 23 luglio alle 3.40 secondo DAP, alle 4.20 secondo Pelliccia. BS aveva gia' fatto querela affermando di essere stato colto da spray nel cortile. Ha testimoniato dicendo di essere stato messo in piedi nel cortile appena arrivato contro l apalazzina. Poi prosegue: "e' arrivata una mano con un guanto nero di pelle tra il muro e il mio volto dalla sx, con una bomboletta spray in mano e mi ha spruzzato qualcosa sulla faccia, penetrandomi nell'occhio sx e nel naso. Le reazioni sono state punite con delle percosse, forse ho fatto cadere le braccia giu'. La cosa si e' ripetuta, e la mano e' arrivata da dx, e la sostanza era piu' liquida. Mi e' entrata in bocca, ho cercato di salivare e di fare uscire la sostanza. Poco dopo sono stato presentato a un medico. Non sono riuscito a vedere nulla, dovevo tenere gli occhi chiusi. Il dr. aveva un camice verdolino, mi ha parlato in inglese, e mi ha chiesto se aveva dei problemi, era piu' alto di me, robusto capelli scuri non rasati, dieci cm. Quando sono stato portato da lui mi ha chiesto queli problemi e e io ho spiegato e mi ha detto "tear gas". Poi qualcuno ha portato una bombola con un boccaglio, io ho respirato, poi mi hanno detto qualcosa tipo "decontaminazione", mi hanno messo in mano dei pezzi di sapone, e mi hanno fatto fare questa doccia, poi mi hanno messo una cappa scura che non mi arrivava neanche ai piedi, ero scalzo. Era molto freddo." [...] Anche in questo caso abbiamo moltissimi riscontri della deposizione. Per conoscenza diretta: GC, PJ, TT, ZK, OK, MR, NA. ALtri riferiscono dell'abbigliamento di BS, con il camice: DN, BV, GC, MR, NA, OK, SS, TT, VHM, ZGG. Anche Poggi Marco, l'infermiere, ricorda tramite il parroco di ponte x procurato dei vestiti ad un arrestato che si diceva privo di vestiti. Il diario clinico e' firmato da Toccafondi. Esaminiamo le presenze di Toccafondi: prospetto doc 5.3, Toccafondi risulta presente tutto il ven, dalle 18 di sab alle 8 di dom, dalle 15 di dom alle 23 di lun. Noi ci interessa il periodo precedente, dopo l'arresto. Toccafondi c'e' perche' e' li' fino alle 8 di dom. L'unico uomo presente nella notte tra sab e dom e' TOccafondi, e anche la notte successiva, dato che Amenta risulta aver cessato servizio alle 20 di dom. D'altronde come abbiamo detto Toccafondi ha ammesso queste presenze e ha aggiunto qualcosa di piu', dato che ha detto di essere tornato alle 4.30 tra ven e sab, e che sab e' arrivato un po' prima. Ma ci sono due elementi importanti di toccafondi: il suo abbigliamento e la lingua. Toccafondi ha detto che conosceva bene l'inglese e che con gli stranieri usava questa lingua. Poi ha aggiunto che la domenica ha indossato un camice verde. Quindi e' presente, e' l'unico medico uomo, parla inglese e ha un camice verde. Elementi di riferibilita' soggettiva: firma del diario clinico, presenza in fascia oraria, era l'unico medico uomo, descrizione di BS delmedico, descrizione dell'abbigliamento del medico, lingua inglese usata per comunicare. E d'altronde Toccafondi sostanzialemten ricorda l'intervento per decontaminare BS: "abbiamo avuto una problematica con un ragazzo che forse aveva residui di gas lacrimogeno inalato durante gli scontri; abbiamo fatto fare uan doccia con scaglie di sapone di marsiglia, gli fu dato un camice verde, era l'unica cosa che avevamo, forse era straniero, eravamo andati su internet per vedere i gas usati, e c'erano stati forniti dal ministero le schede relative". Anche qui l'imputato ammette di non aver fatto referto e avuto visione della foto di BS dice che potrebbe essere la persona decontaminata. Anche qui in ogni caso e' smentita la versione dell'imputato sul fatto che la contaminazione fosse avvenuta negli scontri di piazza, per le testimonianze citate, e poi c'erano altri elementi che avrebbero dovuto rivelare una contaminazione recente: non riesce a tenere gli occhi aperti e il ragazzo dice che gli hanno dato dell'ossigeno. E cmq indipendentemente da dove hanno inferto los pruzzo nulla spostava circa l'obbligo di referto. E quindi anche in questo caso chiediamo l'affermazione della penale responsabilita'.
capo 92-106-115 minaccia in danno di AG per aver ingiunto di non gridare di dolore mentre veniva suturata la mano; capo 91-105-114 per omissione di referto e favoreggiamento circa il danno subito da AG (strappo della mano). Concorso tra Amenta, Sciandra, Toccafondi. L'abbiamo gia' visto e andiamo piu' spediti. [...] [legge deposizione di AG]. Nel corso della deposizione gli vengono cheisti riconoscimenti: "nella foto 11 del personale sanitario raffigurante Toccafondi, la persona grossa che mi teneva; nella foto 5 raffigurante Sciandra la donna che non mi suturo' perche' era molto che non ne faceva; nella foto 9 raffigurante Amenta il medico che mi ha suturato; "riconosce poi la foto di Badiale e Pratissoli gli infermieri presenti. SG conferma con la sua deposizione la deposizione di AG. [...] Invece un riscontro importante a quello che dice AG e' un riscontro documentale. L'esame del pronto soccorso di San Martino: il referto reca le ore 17.02 e in questo referto non si fa menzione di ferite alla mano, e quindi al momento dlela dimissione dall'ospedale AG non ha ferite alla mano. ABbiamo sentito il consulente medico che ci ha detto che AG riporto' una ferita lacero-contusa alla mano con indebolimento permanente dell'organo della prensione e con una prognosi di 50 gg. Dubbi sulla compatibilita' sono stati sollevati dal CT della difesa, senza che il dottore non abbia mai visto AG e qunidi di dare un parere teorico. Secondo il pm e' pienamente provato che AG abbia riportato una ferita alla mano da quanto avvenuto nel piazzale, e che da cio' sia rilevato un reato perseguibile d'ufficio. Torniamo all'infermeria: dobbiamo dire e questo va detto che le individuazioni fotografiche non sono in termini di certezza, a parte quella del medico Amenta, quello che esegue la suturazione. Questo osserva il pm che peraltro da un lato bisogna dare atto dell'onesta' processuale di AG, peraltro si puo' anche dire che e' logica quesa incertezza sia per il trauma in cui versava AG. Pero' bisogna osservare una cosa: tutte le persone identificate da AG erano tutte presenti in turno quel pomeriggio. In realta' poi, e abbiamo due testimoninanze importanti, abbiamo due riscontri nelle testimonianze di Poggi Marco e Pratissoli. Poggi: "mi ricordo di AG [...] dovevano suturarlo, poi lo hanno suturato, [...] c'era AG, io e IVano, poi c'era il dr... la dr.ssa dice fallo tu a Toccafondi, c'era lui e Amenta, che poi sono stati loro a suturarlo, la dr.ssa Sciandra, e' stata una sutura che hanno fatto anche molto bene. [...]". Pratissoli: "[...] e' stato assistito nell'ambulatorio. la sutura avvenne nella mano... suturo' il dr amenta... il dr. toccafondi non c'era...". Le deposizioni di Poggi e Pratissoli confermano che venne suturato nell'infermeria. Abbiamo gia' parlato delle differenze, ne abbiamo gia' parlato, sulla presenza o meno di toccafondi, sulla dichiarazione di AG sull'origine delle lesioni e sui lamenti o meno di AG. Abbiamo gia' visto che l'istruttoria ha chiarito il caso: AG ha riconosciuto come presente Toccafondi, e lo stesos imputato lo ha ammesso. [...] [ripete l'argomentazione sui punti di discrepanza] [...] Toccafondi: "AG e' stato uno dei primi, ero un po' lontano ed ero presente. il dr amenta ha detto che lo avrebbe suturato lui. [...] mi pare che fosse un po' confuso, cmq non ne ha paralto, non e' stato arrestato e quindi non e's tato refertato. si e' lamentato in maniera modesta". Quidni pacifico chi e dove sutura, il dr. amenta, il dr. toccafondi alla presenza della dr. sciandra. E' quindi pacifico che tutti e tre dovessero fare referto. Provato che la sutura fu fatta dal dr. amenta, provata la presenza di toccafondi, provata la presenza della sciandra. [...] L'imputata Sciandra risulta presente da ven a sab mattina. E AG la descrive con precisione, nonche' individuarla in foto. Anche Poggi ricorda la sua presenza. Tutti erano presenti e tutti e tre avevano l'obbligo di referto, anche perche' con una ferita di quel genere anche se dice che se l'e' fatta su un vetro quando sul referto di ospedale non c'e' scritto nulla. Tanto che c'e' stato un momento di stupore di Toccafondi quando scopre che arriva da San Martino... forse all'epoca doveva chiedersi come mai avesse qeusta ferita. E' evidente che era una ferita dovuta ad azione lesiva di terzi. Su questo punto riteniamo provata la penale responsabilita'. Sulla giustificazione di Toccafondi non ha nessun rilievo.
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