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[processo bolzaneto] trascrizione XII udienza difese - difesa Sabia Colucci, Sciandra, Mazzoleni, Amoroso, sottotenenti cc

TRASCRIZIONE SOMMARIA – PROCESSO BOLZANETO - XII UDIENZA DIFESE - DIFESE SABIA COLUCCI, AMOROSO, MAZZOLENI, SCIANDRA, CC

[ P=Tribunale, A=Accusa, D=Difesa, C=Parti Civili, R=Teste ]

P: [procede all'appello]

[ difesa Sabia Colucci e Amoroso ]

D: (Fragalà) [...]
L'organizzazione del lavoro non fu scelta dai matricolisti ma dal DAP. E questi decisero che quel lavoro dovesse essere fatto a bolzaneto prima che gli arrestati venissero consegnati alle case circondariali di assegnazione, e con tempi brevissimi, perche' si immagino' che data la grave tensione che l'evento di genova aveva provocato in frange eversive in tutta europa, si immagino' che questa tensione avrebbe comportato probabilmente l'arresto di decine o centinaia di soggetti. Qui sta il problema e il tema del decidere: tutto questo fu organizzato senza dotare gli agenti matricolisti dei mezzi necessari a esaudire questa mole di lavoro che si prevedeva, infatti non avevano computer portatili o un numero sufficiente di matricolisti. A questo punto si impose loro di fare le registrazioni in pochissimo tempo. I miei assistiti hanno registrato 60 arrestati ciascuno in un'ora, e quindi si impose una organizzazione di lavoro che non ha nulla delle stimmate, delle caratteristiche e delle peculiarita' del falso ideologico ipotizzato dalla tesi accusatoria. Quando i miei assistiti ebbero l'ordine di fare queste registrazioni li si muni' di un modulo prestampato, che prevedeva che prima di essere gli arrestati assegnati alle case circondariali di destinazione, il modulo prevedeva che si ponessero quattro domande fondamentali. Il primo riguardava le generalita'; il secondo riguardava se gli arrestati avessero condizioni di incompatibilita' con altri detenuti, per esempio se appartenessero a clan della criminalita' politica antagonisti o se avessero precedenti per reati sessuali; e poi gli ultimi due quesiti erano due quesiti di risulta che vengono dalla famosa circolare che dovevano secondo la legge e secondo anche i matricolisti essere gia' stati esauditi. Il quesito o meglio l'obbligo di legge dell'avviso ai familiari e alle autorita' consolari, come voi sapete, e' un obbligo di legge. Chi arresta in Italia un cittadino italiano o straniero, l'organo di polizia deve avvertire i familiari e deve eventualmente il difensore che l'arrestato indica come avvocato di fiducia, e poi le autorita' consolari. Quando gli arrestati arrivano a bolzaneto, cioe' hanno l'interlocuzione con gli operatori dell'ufficio matricola distaccati nel sito, gli operatori ritengono che l'obbligo come per legge sia stato esaudito dall'organo di polizia che ha effettuato l'arresto. Nonostante questo i nostri assistiti, immeritati protagonisti di questa vicenda processuale, avevano cmq risolto di ottemperare alle indicazioni della circolare del ministero di grazia e giustizia, ora solo di giustizia perche' la grazia e' venuta meno, i nostri due matricolisti per seguire le indicazioni di chi aveva organizzato il lavoro secondo criteri di efficacia e tempestivita', hanno preparato una modulistica diversa in quanto l'organizzazione del DAP non aveva fornito loro i pc portatili. Hanno preparato dei prestampati che prevedeva la risposta si o la risposta no nei vari quesiti, e poi a ciascuno degli arrestati aiutandosi con colleghi che parlavano o in parte le lingue diverse dei giovani hanno posto i quesiti. E hanno avuto le risposte positive o negative, hanno sottoposto il modulo prestampato e precompilato secondo questa indicazione di organizzazione e di lavoro che veniva dai capi del DAP, e hanno rappresentato queste circostanze al pm durante il loro interrogatorio. Ebbene a questo punto io vi invito a fare una verifica di questi moduli. vi prego di verificare i tempi e le date dei verbali e la loro quantita'. Questo non lo hanno deciso i due matricolisti, quanti verbali e quanti arrestati dovevano immatricolare in quanto tempo. Vi era l'ordine e la pressione affinche' gli arrestati venissero trasferiti nelle carceri loro assegnati. E poi insigni giudici vogliate valutare che la modulistica era diretta a capire se gli arrestati avevano problemi di incompatibilita' nel carcere, reati particolari, collaborazione con la giustizia, appartenenza a gruppi di criminalita' politica o di altro tipo organizzata. Al momento dell'arresto i detenuti dovevano aver avuto gia' l'avviso ai familiari, che e' competenza di chi opera l'arresto, non del matricolista. E poi insigni giudici vi prego di valutare che il prestampato non e' stato creato all'ultimo momento, non e' stato creato nella previsione di rappresentare una realta' diversa da quella effettiva, ma e' stato creato nella diversita' delle opzioni che gli arrestati potevano dare come risposta, ed e' stato creato dall'organizzazione del DAP per evitare che gli arrestati restassero a lungo a bolzaneto. E poi ancora la prova provata che il falso ideologico e' insussistente sia sul piano del fatto che su quello giuridico, e' che il modulo in cui c'erano i no e i si' veniva poi sottoposto all'arrestato il quale decideva in completa autonomia di sottoscriverlo oppure non accettava oppure si rifiutava di firmare, tanto che vefdrete che numerosi moduli del DAP hanno la dicitura "il dichiarante rifiuta di firmare" oppure "il dichiarante non accetta le domande poste nel modulo". Ancora insigni giudici il problema del mancato avviso e qui alla radice e' l'insussistenza del falso ideologico, per i due matricolisti di palermo non si poneva completamente, primo perche' il sito di bolzaneto era pieno di consoli e di autorita' consolari dei vari paesi, e siccome non ci voleva un console per arrestato germanico, ovviamente i grandi paesi europei hanno una autorita' consolare unica per il nord, il centro e il sud italia. E' chiaro che il console presente a bolzaneto era presente in quanto unica autorita' consolare. Secondo perche' i matricolisti oggi immeritatamente accusati e imputati avevano la consapevolezza di legge che al momento dell'arresto come obbligo di legge erano stati avvertiti sia familiari che organi consolrai, e quindi qual era il problema? E terzo in un clima tranquillo, di collaborazione, in cui i matricolisti cercavano di consolare gli arrestati, [...] i matricolisti hanno sottoposto il modulo e chi lo ha voluto firmare lo ha firmato, chi non l'ha voluto firmare non l'ha firmato. E poi la famosa circoalre del DAP ha stabilito che l'avviso alle autorita' consolari si debba fare quando il detenuto perviene nel carcere di assegnazione, mentre bolzaneto e' un sito provvisorio. [...] Quindi i matricolisti imputati proprio perche' vasi di coccio tra vasi di ferro, un'immagine negativa che si da del nostro stato di diritto, stavano in mezzo rispetto a incombenze che dovevano essere state gia' fatte da chi aveva arrestato i giovani, e dovevano essere esaudite anche nelle carceri di assegnazione. Si e' deciso, probabilmente con un sistema probabilistico che la responsabilita' doveva ricadere sui nostri assistiti. Vado alla conclusione: insigni giudici io ho notato che nella requisitoria orale il pm che in questo processo ha avuto sempre magistrati di altissima competenza professionale e grande dottrina, uno di questi e' stato per lungo tempo a palermo prima di venire a genova, si sono posti questi magistrati il tema del falso innocuo, cioe' del falso grossolano, perche' si sono resi conto che era esagerato e iniquo immaginare che i due matricolisti di palermo a cui erano stati dati ordini specifici e ambiti puntuali, con tempi strettissimi, ebbene il pm in udienza ha ritenuto di affrontare questo tema, perche' si e' reso conto il pm che questo falso era appeso nel vuoto del diritto, ma anche della ragione e della ragionevolezza. Io non leggero' a un collegio tutte le massime della giurisprudenza coerente e costanze che dice che non esiste il falso ideologico colposo, ne' quello portato dalla negligenza e dalla mancata professionalita', dovuta a condizioni eccezionali come in questo caso. Il falso ideologico si poteva sostenere nel caso in cui i matricolisti avessero fatto firmare dei moduli in bianco, o avessero addirittura fatto firmare delle dichiarazioni che nuocevano agli interessati. In questo caso invece la giurisprudenza dice che siccome si tratta di un reato doloso e il dolo deve essere provato, e la pubblica accusa ha ritenuto di provare il dolo con la previsione del matricolista di srbigarsi, ma perche' il matricolista doveva uscire a cena o a ballare? Oppure vi erano ordini cogenti del DAP di smaltire gli arrestati nel piu' breve tempo possibile? Allora il dolo va escluso in tutti i casi in cui la falsita' vada oltre l'intenzione dell'agente, cosi' come quando e' dovuta a negligenza dell'agente, non essendo prevista la figura del falso colposo. [...] Allora perche' nella peggiore delle ipotesi questo e' un falso innocuo, anche se io ritengo non sia neanche questo perche' carente dell'elemento soggettivo e del dolo? Perche' qui vi era l'assoluta inidoneita' dell'azione a rappresentare una immutazione del vero. Perche' rispetto al tema vuoi avvertire o no i tuoi parenti o i consoli non il quesito ma l'incombenza era gia' stata esaudita dagli arrestanti tanto che bolzaneto era pieno di consoli e di familiari, e secondo perche' nel carcere di assegnazione l'imcombenza avrebbe fdovuto essere ripetuta. [...] Ebbene anche queste ultime massime si rafforzano con una considerazione delle sezioni unite: "il dolo esula quando il soggetto non sia consapevole...."
Insigni giudici io credo che non sia possibile regolarsi in questa vicenda secondo il progetto di sentenza che vi e' stato prospettato dal mio insigne interlocutore il pm, perche' se fosse cosi', se veramente gli agenti matricolisti di palermo avessero immaginato di fare un falso ideologico con coscienza e volonta' allo scopo di rappresentare una realta' diversa da quella esistente, ovviamente la loro condotta sarebbe meritoria di censura. Se invece come e' avvenuto, in questo caso hanno soltanto eseguito degli ordini, organizzato dei precompilati e dei prestampati non per sbrigarsi, [...] ma per realizzare lo schema e il progetto di organizzazione del lavoro che il DAP e i magistrati che lo presiedevano a ogni livello, perche' a ogni livello ci sono magistrati fuori ruolo che non hanno solo gli onori ma anche gli oneri di organizzare, garantire, tutelare e via dicendo, ebbene i nostri matricolisti ubbidivano a un ex sostituto procuratore di palermo come loro e che aveva organizzato il lavoro con tempi non scelti da loro. Il mio progetto di sentenza e' che riconosciate che i miei assistiti debbano essere assolti con la formula che li fatto non costituisce reato per mancanza di dolo e che si tratti ovvero del falso innocuo o grossolano.

[ difesa sciandra ]

D: (Guercio) [incipit captatio benevolentiae]
Il parlare tra gli ultimi e' un'arma a doppio taglio. siamo agevolati dal fatto di poter fare proprie delle argomentazioni che ci hanno preceduto, ma c'e' il pericolo di ripetersi e tediare l'interlocutore. La responsabilita' penale deve essere analizzata sulla singola fattispecie giuridica, quindi io mi limitero' all'analisi tecnica del singolo capo di imputazione contestato. Appare non opportuno e giuridicamente non accettabile il cedere alla tentazione di individuare una singola connessione tra fattispecie giuridica e fatto storico sociologico e politico di quanto accaduto a bolzaneto. Che a bolzaneto sia avvenuto qualcosa che non doveva avvenire sarebbe ottuso come chi pensa che tutti i manifestanti siano dei violenti o che tutti gli operatori di bolzaneto siano dei torturatori. Ma e' anche incauto voler rinvenire la causa dei fatti di bolzaneto in un contrasto ideologico tra imputati odierni e parti offese. Nella consapevolezza onesta che qualcosa sia accuduto, ma consapevole degli interessi in gioco sia delle presunte p.o. che degli imputati, ma nell'interesse dell'applicazione del diritto positivo, e' necessario attenersi alla coereneza quasi scientifica del nostro diritto positivo, perche' altrimenti nell'espletazione del dovere accusatorio o del diritto difensivo si viene a snaturare i fatti e non tutelano le parti coinvolte ma sono un'offesa all'ordinamento giuridico. Diceva Rizzo che introdurre argomentazioni storiche nella discussione di un fatto giurdico e' pericoloso per lo stesso ordinamento. Nel contestare i fatti attribuiti alla dr.ssa Sciandra ho cercato di calarmi nella logica dell'impianto accusatorio, rinvenendo pero' un vulnus in tutto l'impianto, nella carenza della ricostruzione della connessione psicologica tra fatto e volonta' del soggetto, che sia nel caso del dolo intenzionale che in quello del dolo generico, non puo' in alcun modo prescindere dall'applicazione del diritto positivo, laddove si deve rinvenire questo elemento psicologico. Questo vulnus e' evidente nel capo di imputazione 113 per aver commesso una serie di fatti generici compiuti anche da altri soggetti come lesioni, vessazioni, minacce, commesse durante il triage e contestate alla dr.ssa sebbene lei non abbia mai fatto triage, o commessi in giorni in cui la sciandra non era presente, o acnora vessazioni commesse nelle celle quando la dr.ssa sciandra non e' mai stata nelle celle. L'accusa per giustificare tale imputazione fa riferimento a tre criteri: la presenza nel sito, la continuita' delle vessazioni, la funzione di garanzia della dr.ssa in quanto medico. I criteri della presenza piu' o meno sensibile e la continuita' degli atti vessatori sono criteri che richiamano altri esperienze processuali in cui questi criteri sono stati presi in considerazione. Faccio riferimento a esperienze processuali presenti e passate: dobbiamo andare a disturbare una esperienza processuale unica, quella del processo di Norimberga e mi scuso per la ardita comparazione con tutte le parti. Ma proprio queste esperienze processuali forse ci possono aiutare perche' prendono in esame simli criteri. L'art. 6 del tribunale di norimberga aveva previsto che accanto alla responsabilita' della persona per fatti propri fossero responsabili ideatori, programmatori e organizzatori di quel programma volto alla eliminazione della popolazione ebraica, cosi' che anche l'ideatore fosse chiamato a rispondere anche della singola azione. Il tribunale di Norimberga ha ritenuto che a fronte di fatti collettivi la responsabilita' personale non potesse essere legata ai criteri della presenza nel sito o dell acontinuita' degli atti criminali commessi, ma dovesse essere connessa a un elemento psicologico costituito dall'adesione a un programma da parte del soggetto. Se noi volessimo applicare il criterio della procura che si e' limitato a valutare la presenza e la continuita' dovremmo ritenere che il tribunale avrebbe dovuto condannare tutta la popolazione tedesca e tutti i militari tedeschi, perche' non potevano non sapere. [...] D'altra parte i criteri di norimberga sono applicati tuttora a tribunali che vengono chiamati a giudicare di gravissimi crimini contro l'umanita', dove la responsabilita' viene ancorata all'elemento psicologico. [...] d'altra parte vorrei anche ricordare che proprio di fronte al tribunale per la sierra leone si e' posto il problema di voler ravvisare anche una sorta di responsabilita' per i bambini soldato laddove fosse stata riscontrata la volonta' e la coscienza di questi bambini di commettere degli atti efferati. E' una provocazione che noi non ci auguriamo venga spostata da nessun tribunale, ma e' evidente l'importanza che l'accusa deve dare all'elemento psicologico, cosa che in questo processo e' mancata, perche' la procura non ha potuto dare importanza all'elemento psicologico. L'accusa avrebbe potuto provare a dimostrare che la dr.ssa sciandra condividesse un piano programmato anticipatamente, ma non e' dimostrabile, e la dr.ssa sciandra non puo' essere ritenuta responsabile per atti compiuti da altri. Ma cosi' e' in grandi processi: i processi di mafia e terrorismo sono arrivati ad attribuire a consociati laddove sia stato dimostrato un protocollo di intesa a prescindere dai singoli fatti. Laddove si dimostri una cosa simile a bolzaneto allora la dr.ssa sciandra potrebbe essere condannata per una frase di un collega, ma questo non e' stato dimostrato e non possiamo accogliere neanche il criterio della posizione di garanzia, come elemento per dichiarare la responsabilita' penale della dr.ssa sciandra. La funzione di garanzia di un medico e' indiscutibile, ma la funzione di garanzia perche' sia rilevante penalmente non deve essere genericamente affermata, ma affermata in relazione alla singola condizione di salute che sia entrata nella sfera di conoscienza del medico che poi abbia omesso di intervenire. Il pm ci deve dimostrare questo per ogni singolo episodio, non in generale. [...] Questo e' il vulnus di questo processo, e non e' superabile laddove la procura intenda desumere dai gravi atti contestati gli elementi fondamentali di un dolo intenzionale: e' contrario ai nostri principi di diritto. Tutti sappiamo che al concetto di dolo intenzionale cosi' come formulato dalla sentenza delle sezioni uniti del 1993 come volonta' di un danno ingiusto come conseguenza immediata e diretta del comportamento si sono conformate tutte le sentenze di cassazione, sia prima della riforma del 323 con l'introduzione dell'avverbio "intenzionalmente", sia prima della riforma. Quindi si puo' parlare di dolo intenzionale solo quando si dimostri questa volonta' di danno ingiusto. Dopo l'introduzione dell'avverbio "intenzionalmente" si e' specificato che l'intenzione del legislatore e' quella di legare il 323 a uno specifico ambito. [...] Il reato del 323 sussiste solo laddove sia dimostrato il dolo intenzionale, che non puo' essere dedotto in re ipsa dal fatto stesso o dalla violazione della norme ma deve essere provato adjunde. [...] Ma questo non e' possibile ed e' per questo che la procura non e' stato in grado di dimostrarlo. Questa carenza porta poi a storture nell'analisi delle singole fattispecie giuridiche, evidenti poi nell'analisi delle singole ipotesi di 323 per la dr.ssa sciandra. Il volerle riferire una carenza generica di completezza delle cartelle mentre d'altra parte la procura sottolinea che siano stati riportati alcuni tatuaggi o le abitudini sessuali, come se in questo volesse rinvenirsi un atteggiamento vessatorio o degradante giustificabile solo sulla base di un contrasto ideologico mai provato. Le domande su abitudini sessuali non sono fatte a caso, e non rientrano in un ambito di violazione della privacy o in un intento vessatorio, basti pensare che nei carceri ci sono sezioni apposite per i transessuali, come anche nei cpt, forse le strtutture piu' analoghe a bolzaneto. Allora la domanda e' vessatoria se si presume il contrasto ideologico, mentre e' altrimenti una semplice domanda di routine. [...] Ad esempio LRD ha solo detto di aver sentito in un discorso le parole porco e sporco, non ha mai detto che fossero riferite a lui, e se non rientriamo in un ambito di presunto contrasto ideologico quelle parole potrebbero tranquillamente essere parte di un discorso sul "porco che ho in campagna mi sporca il cortile". Allora se non si dimostra la connessioen psicologica si puo' dire tutto e il contrario di tutto. Io credo che il tribunale voglia domandarsi prima di esaminare le singole fattispecie e lo hanno gia' fatto in molti, ma verifichiamo queste singole fattispecie come se parliamo della grandezza di una finestra in un palazzo senza fondamenta. [...] Senza l'elemento psicologico non e' neanche necessario parlare delle singole fattispecie, il tribunale si deve chiedere se accettare l'impianto accusatorio non sia una grave retrocessione rispetto alle esperienze giudiziarie che ho citato, ma sarebbe anche una grave offesa al diritto positivo, perche' ci porta a un teorema dei tutti colpevoli che e' speculare al teorema dei tutti innocenti. Il vulnus del problema e' evidente anche nel primo capo di imputazione contestato alla dr.ssa sciandra, il falso ideologico, grave non per il reato ma per quella accezione di disumanita' che viene attribuito alla dottoressa. E' il capo 116 mi pare. Non aver riportato dichiarazioni in una cartella clinica e' una ipotesi omissiva che rappresenta un caso limite del 479 e per il quale dobbiamo valutare l'elemento doloso dell'agente, posto che la stessa procura mi argomenta che la sciandra e' responsabile per non aver riportato in cartella clinica dichiarazioni che sarebbero state riportate da TE per una infiammazione all'inguine a causa di un ritardo nell'accompagnamento in bagno. La procura ritiene che questo dimostri una adesione all'ambiente di bolzaneto e quindi contesta non solo il 479 ma anche il dolo intenzionale del 323. Perche' sussista il 479, il collega che mi ha preceduto ne ha parlato a lungo, occorre individuare i suoi elementi. La TE si e' relaizonata con tre persone diverse nell'infermeria, e non sa a chi abbia riferito l'infiammazione che dice di aver riportato. E' lecito domandarsi se a fronte di una incertezza di questo tipo la dr.ssa avesse potuto rendersi conto dell'infiammazione. perche' un sintomo venga alla conoscenza di un medico occorre che la paziente lo dichiari ovvero che il sintomo sia evidente. Non pare questa l'ipotesi, perche' la stessa TE afferma di essersi resa conto dell'infiammazione solo quando si e' spogliata, e lo dimostra il fatto che lo stesso medico di vercelli sentito in dibattimento non abbia escluso che fosse impossibile che durante la visita di bolzaneto la sintomatologia fosse gia' presente. Quindi c'e' una incertezza evidente sulla conoscenza dell'agente e quindi sulla volonta' stesa dell'agente, ma le argomentazioni sono proprio sulla sussistenza della patologia, dato che non e' mai stata accertata. A vercelli la TE non e' stata visitata perche' c'era un medico uomo e quindi la patologia non e' mai stat accertata clinicamente. In mancanza poi quindi anche del danno che in ipotesi e' stato voluto dalla dottoressa. D'altra parte va da se che laddove si consideri come esistente l'infiammazione e' dubitabile che questo possa essere considerata una patologia, perche' altrimenti tutti i bambini del mondo ne soffrirebbero. E' chiaro che un medico deve riportare in cartella clinica i dati di un paziente, ma non tutti i dati, solo quelli rilevanti. Mica un medico riporta le macchie di sudore sulla camicia di un arrestato, perche' non e' necessariamente un elmento patologico. Non possiamo fare carico a un medico di non aver riportato dati che non abbiano valenza clinica. Va da se' che l'individuazione di elementi soggettivi per il 479 fa cadere anche il 323, perche' anche qui la procura desume dal fatto l'intenzionalita' del danno ingiusto e questo e' inaccettabile per il nostro diritto. Di fronte a fatti palesemente rilevabili la procura abbia voluto utilizzare l'aggettivo disumano per parlare del comportamento della sciandra. Mi avvio alla conclusione ma su questo volevo riferire a un fatto: in questi anni nel vivere il processo di bolzaneto e nel sentirne le conclusioni mi e' venuto in mente un altro processo, un processo Vermilione, del 1987, il primo andato in televisione. Chi ha vissuto quel processo sapra' che e' stato un processo contro un medico coinvolto in varie storie di magistero, discepolato e via dicnedo, e fu chiamato il medico stregone. Successivamente a questo processo in tv c'era una trasmissione radiofonica in cui si chiedeva agli italiani se credevano agli stregoni. Nel 1987 gli italiani dissero che ci credevano ancora. Adesso fa un po' scalpore forse, ma e' avvenuto. Questo a dimostrazione che il mondo immaginario e' piu' potente del mondo reale, e vi cerchiamo verita' che soddisfino le nostre coscienza. Io non voglio dire questo per dire che i torturatori non esistano, basti pensare alle cronache internazionali. Chi parla e' tra coloro che superato il balletto parlamentare dopo 20 anni sia inserita una norma sul reato di tortura, pero' le esperienze processuali che ho citato e il diritto positivo che e' alla base del nostro ordinamento, nell'usare termini come torturatori o disumano quando non si ha la certezza probatoria ne' sul fatto ne' sull'elemento psicologico. Passo la parola al mio collega anticipando che chiediamo l'assoluzione ai sensi del 530 cp primo comma.

[ pausa ]

D: (Ceccon) mi sono accorto di aver fatto la stessa cosa che ho fatto quando ho fatto l'abilitazione orale a questa professione. ieri sera mentre preparavo questa udienza cercavo di riguardarmi le argomentazioni, le carte processuali, le dichiarazioni che sono state rese in quest'aula nell'immenso numero di udienze e constatavo che come in allora si cercava di fare qualcosa che non portava a grandi risultati, magari dovevamo guardare cinque o sei materie e che puntualmente forse la sera prima non erano valiate in modo redditizio. allora mi sono detto che tutto quanto e' stato sviscerato in quest'aula e' stato recepito dal tribunale e quindi il mio compito e' facilitato dall'attenzione di questo rribunale. Devo dire che questa e' un po' anche una scusante per questo difensore e non me ne vorra' il tribunale se avro' dei momenti di pausa o di confusione che sono dettati dall'enorme mole di documenti che sonos tati valiati da questo difensore. Dopo la brillante disanima molto dotta della mia collega che ha toccato temi generali, legati all'elemento soggettivo con riferimenti molto emblematici, ma anche per la questione della vicenda della signora TE al capo 116 e' stata gia' sviluppata brillantemente dalla mia collega. Mi guardo bene dal ritornare su questi punti, per non tediare ulteriormente il tribunale. Devo anche fare un'ulteriore premessa: questa difesa si riserva di depositare un'ampia e dettagliata memoria difensiva che ricalca quanto detto in quest'aula da me e dalla mia collega. Questo per dire che questo difensore che ha l'ingrato compito di toccare punti particolare di singole posizione come il capo 113 che riguarda il 323 ormai noto si impone di fare riferimenti specifici a persone specifiche. Io non lo faro' se non per sommi capi rimandando alla mia memoria. [...]
Ho dovuto fare questa premessa come una premessa per l'analisi del 323 contestato alla dr.ssa sciandra. Devo fare riferimento a una norma che deve essere tenuta in considerazione per ogni contestazione di questo processo, ovvero al principio cardine che secondo me e' stato anche troppo poco ripetuto e detto, perche' in questo grande volume di principi articoli scrittori e via dicendo si e' tralasciato il principio dell'art. 27 della nostra costituzione, ed e' un principio cardine che deve essere tenuto in considerazione: la responsabilita' penale e' personale. Questo deve essere il nostro punto fermo per ogni valutazione. Ritengo che chi mi ha preceduto nella giornata di ieri abbia espresso un sentimento condividibile, e passatemi il momento un po' polemico, della condanna mediatica. Questa non ha alcuna importanza in quest'aula, ne sono certo, ma devo quel tono polemico che esterno come e' stato esternato dal collega vaccaro ieri, credo che l'emblema sia quello che e' stato detto durante questi mesi e questi anni di processo. E' stato dipinto anche come interesse, lo vediamo dalle presenze della stampa o meno, sono gia' stati tracciati i termini di condanna mediatcia nei confronti di alcuni degli imputati o meglio della quasi totalita' degli imputati che sono chiamati a rispondere. Devo dire che questa e' una polemcia che non dovrebbe albergare nella difesa ma credo sia rispettoso farlo per chi ha subito questa condanna mediatica. Passo ora sicuramente ad analizzare le problematiche del capo 113 nello specifico. Purtroppo un altro elemento con il quale ci siamo dovuti rapprotare e' stato quello di un motivo di nullita' gia' portato da questo difensore in sede di udienza preliminare, ovvero l'indeterminatezza del capo di imputazione. Io credo che questo sia stato confermato dalle conclusioni della procura, che solo in quella sede ha indicato con riferimento ai capi di imputazione i vari soggetti sui quali e' chiamata a rispondere la dr.ssa sciandra. Ma questo e' avvenuto solo alla chiusura del dibattimento, e quando sono state depositate le conclusioni della procura. Un breve inciso su questo: devo ringraziare chi come la mia collega come l'avvocato Baroni ha fornito il solito enorme aiuto a questo difensore nell'andare ad analizzare con certosina pazienza ogni cartella clinica, a confrontarla con ogni consulenza del dr. caruso, con ogni testimonianza di questo processo. Questo aiuto mi ha permesso di arrivare alla stesura della memoria a cui ho fatto riferimento, che e' molto precisa e dettagliata su ogni soggetto.
Passo ad analizzare due elementi generici, che riguardano l'abbigliamento e la visita di triage. Sono due aspetti gia' trattati dal mio collega vaccaro, ma devo fare qualche breve riferimento perche' la procura della repubblica ha speso parecchie parole sulla questione dell'abbigliamento del personale medico. Ricordo che nella loro memoria ci sono almeno 5-6 pagine spese nell'identificare quella che e' stata chiamata la zona franca, e si imputa alla mancanza dell'abbigliamento consono per un medico, ovvero un camice o qualcosa di simile, la costituzione di questa zona franca. Allroa devo rapportare questa teoria alla dr.ssa sciandra e sono andato a rileggermi tutte le dichiarazioni di tutti i testi che hanno parlato della dr.ssa sciadnra, e per la verita' sono molto pochi, e questo e' uno dei punti, ma quei pochi che sono stati interessati dal servizio della dr.ssa sciandra [ne elenca una trentina/quarantina] che hanno detto pacificamente che quando vedono la sciandra o parlano dei medici presenti parlano di un camice bianco o in un caso verde o qualcosa di simile. Allora non riesco a capire da dove sia arrivata la convinzione della procura che non vi era un abbigliamento consono. Ho citato AG che e' protagonista di due dei capi attribuiti alla sciandra, e lo stesso AG ha parlato di camici bianchi. Allroa non si puo' dire che siamo di fronte a soggetti che non avevano e non hanno il vestiario idoneo. Allora non e' condivisibile la generica affermazione della pubblica accusa. Credo che il tribunale possa escludere nei confronti della mia assistitia tutto quello che riguarda questo clima grave che era dettato anche da questa carenza.
Passo al triage: la visita di triage ce l'ha raccontata toccafondi, che l'ha istituita a sua iniziativa, fatta per venire incontro a esigenze sai delle ffoo ma anche delle stesse persone che dovevano essere curate, dato che l'importanza del triage e' chiara a tutti, dato che e' dove vengono assegnati i colori che danno il senso e la gravita' del tipo di lesione che un apersona lamenta, per poi essere disattesa dall'amico dell'amico in pieno stile italiano. Sappiamo cos'e' quindi. Ma oltre alle considerazioni di ieri del collega vaccaro, ma c'e' un altro elemento, e la questione e' chiarissima, ma in tutto il dibattimento non e' mai emerso che la dr.ssa sciandra abbia effettuato una e una sola visita di triage. La drssa sciandra e' sempre indicata all'interno dell'infermeria. Non vedo come si possa indicare nel capo di imputazione i controlli di triage in capo alla drssa sciandra.
E questo e' un altro elemento chiaro e lampante. Vi sono poi tutta una serie di questioni. La prima che affornto e' quella delle situazioni di disumanita' che si sarebbero verificate in infermeria. E' uno dei tanti casi del capo 113 che merita la disanima caso per caso. Non la faro', ma ripeto che bisogna dare un quadro generale, perche' e' importante. Nel quadro generale vi e' un dato emblematico, cioe' che intanto di questi casi disumani si parli di 41 persone citate che avrebbero subito vessazioni, ma 17 sono quelle che sarebbero state trattate in infermeria quando non era neanche in servizio. Poi si passa a quella che e' l'analisi delle varie posizioni, e in quasi tutti i casi non era presente, non era firmataria del diario clinico, e soprattutto le stesse p.o. citate non la indicano neanche come presente. Perche' quando si parla di persona di sesso maschile, che si scambi la drssa sciandra per un uomo e' come scambiare me per una donna. Quindi ritengo che questo sia assolutamente emblematico. Ricordo e l'ho indicato come primo il sig AC che e' venuto qua a parlare "una comunione di cervelli per scrivere un documento", parlando dei medici, "tre di cui uno parlava, uno scriveva e uno pensava". Uno che parla in modo arrogante al tribunale e poi scopro che non parla di nessuna vessazione. Ne abbiamo davvero tantissime di testimonianze e rimando alla nostra memoria.
Vado a un altro punto anche questo di carattere generale perche' anche questo e' meritevole di attenzione, al pari di tutti gli altri elementi, ma sicuramente merita una certa disanima, la valenza di cosa viene detto sulle testimonianze degli infermieri relativamente alle presunte vessazioni all'interno dell'infermeria. Il pm giustamente fa riferimento alle testimonianze degli infermieri, proprio perche' sa che le parti civili sono portatori di un fortissimo interesse economico, molto forte, e quindi forse la credibilita' delle parti civili puo' essere minata, mentre magari per gli infermieri non e' cosi'. [pieta', ndr]. Gli infermieri vengono creduti e ritenuti credibili. Io credo che si possano ritenere credibili pero' e' necessario fare anche qualche riferimento alle dichiarazioni rese, perche' se si vanno a leggere le dichiarazioni in interrogatorio prima del dibattimento e sono andato a cercare nelle loro parole quante volte e come hanno citato la mia assistita. Era un po' quel discorso legato a quante volte si e' udita la parola sciandra in questa aula. Ho riguardato davvero le dichiarazioni rese da Poggi e Pratissoli e credo che l'unico momento in cui la citano e' quella di AG quando a lei viene imputata quella frase con la quale la stessa si esclude dalla possibilita' di suturare la ferita di AG perche' a mio modesto modo di vedere le cose scrupolosamente dice che sono anni che non fa una sutura. E' l'unicomomento in cui e' citata. Diamo allora credibilita' a Poggi e Pratissoli, e allroa se sono credibili vediamo cosa dicono della drssa sciandra i due. Lo stesso Furfaro che per qualche motivo non era stato quasi indicato come infermiere presente, e' quell'infermiere che e' intervenuto solo la domencia in un momento successivo perche' era in teoria a san giuliano e quindi non era nell'organigramma di bolzaneto. Il Furfaro ci aiutera' nella questione del clima di domenica e fa capire che a un certo momento le cosiddette perquisizioni prima della visita si erano spostate nel locale della polizia di stato lasciato libero. Quindi sono queste le dichiarazioni che devono poi essere tenute in considerazione nella valutazione di responsabilita' della sciandra.
Passo ora a un altro punto quello indicato nel capo b, quello di aver consentito che le persone rimanessero in infermeria oltre il tempo necessario, e anche questo punto e' stato toccato dal collega vaccaro, e credo che lo abbia quasi esaurito. Mi sia concesso di spendere poche parole per dire che da una parte la scelta di fare le perquisizioni nellos tesso locale dell'infermeria e' una scelta che non e' contestabile alla mia assistita o ad altro personale medico. Era una scelta fatta da sabella e solo domenica e' stata modificata. Abbiamo poi questa sensazione perche' poi altro non e' di alcuni testi che dicono di essere rimasti per un periodo piu' utile del necessario senza indossare alcunche'. Ma io devo riallacciarmi a una frase che e's tata abbastanza emblematica del dr. caruso: questi ha parlato di una visita che per avere i canoni ordinari deve durare 10-15 minuti. Credo che anche questo dato sia pacifico. Allora mi chiedo parliamo di una visita medica fatta vestiti o prima di fare la visita le persone vengono fatte spogliare. E si noti un ulteriore elemento, che se abbiamo la perquisizione che precedeva la visita, e' ovvio che la persona veniva fatta spogliare e non veniva fatta rivestire e rispogliare. Ai tempi della visita si devono aggiungere i tempi della perquisizione. Non vedo dove vi sia prova che le persone siano rimaste otlre il tempo necessario nude per effettuare la visita medica come doveva essere fatta. Sto cercando di correre il piu' possibile per non annoiare nessuno.
Passare poi al punto c del capo 113 che e' quello contestato alla mia assistiti di aver omesso visite di primo ingresso precise dettalgiate e complete, tali da consentire l'accertamento di malattie fisiche e psichiche delle persone. Anche qua dobbiamo fare un inciso iniziale. Sono 285 cartelle cliniche quelle sottoposte al vaglio del dr. caruso. Di queste solo 25 sono a firma della dr.ssa sciandra, meno del 10%. Sempre per capire il valore della drssa sciandra in questo procedimento. Al di la' di questo dato bisogna fare un riferimento all'ormai credo nota e sviscerata disposizione di servizio del dr. sabella il 9 luglio 2001. Su cosa era la visita di primo ingresso? Qua devo ripetere qualcosa che e' gia' stato detto: "si confida che i sanitari in servizio effettuino oltre la corretta compilazione una meticolosa anamnesi corredandola di osservazioni e proposte, soprattutto per le lesioni riscontrate esprimendo un giudizio di compatibilita' delle stesse con le dichiarazioni dell'arrestato". Si confida... Dichiarazioni... parole ripetute da Sabella in quest'aula. [...] E allora ritorno a questa terminologia chiarissima in italiano: nella circolare si confidava, non e' un obbligo. E la compatibilita' era con le dichiarazioni che avrebbe reso, con le dichiarazioni, del soggetto arrestato. E allora emerge un altro dato: che tutti i soggetti che sono arrivati in quel di bolzaneto da dove venivano? Da un incontro di calcio? Da una lite per strada tra automobilisti? O forse tutti sapevano e non era necessario farselo dire che venissero da scontri di piazza. Perche' non vorremo mica non credere che il personale medico non sapesse che venissero da scontri di piazza. Cioe' io dovevo chiedere: "hai preso una manganellata?" "ti e' arrivato un lacrimogeno vicino?" Era evidente e non era nemmeno un obbligo. Guardate quanti sono entrati e quanti hanno detto che hanno raccontato quanto e' successo per filo e per segno. Nessuno lo ha fatto. [appunto, ndr]. Allora non posso che andare avanti e toccare quello che purtroppo dico purtroppo perche' anche con un po' di soddisfazione avrei preferito enunciarlo prima del mio collega ieri, ovvero la questione legata alle cartelle cliniche, al loro modo di redazione e a come erano fatte le cartelle, cioe' il capo di imputazione punto c. Allora abbiamo chiesto soccorso, ci e' venuto in aiuto il consulente della pubblica accusa, che ha risposte chiare, precise, a domande del collega in controesame, dell'avvocato vaccaro all'amico dr. caruso, che ha per cosi' dire sgombrato il campo da qualsivoglia equivoco. Se da una parte esprime un giudizio di incompletezza delle cartelle cliniche, che viene fatto proprio dalla accusa, [...] ma il dr caruso da anche quelli che sono i canoni per stabilire cosa era una visita in quel di bolzaneto in quei giorni e quella che e' una visita di primo ingresso in un carcere anche in questo momento. Dalle sue parole e' chiara la differenza e dice che "e' una visita fatta in carcere, viene limitata al minimo per accertare le condizioni, certamente vi e' differenza tra le carceri con infermeria e quelle con un centro clinico", e poi dice "si, in carcere e' una cosa, un'altra la caserma di bolzaneto, sono due cose diverse, una e' una caserma un carcere provvisorio... [...] hanno fatto quello che hanno potuto con i mezzi che avevano che erano veramente pochi". Un ultimo riferimento specifico alla mia assistita come e' doveroso fare: alla drssa sciandra sono riportati i nominativi divisi per gruppi. [...] Alla fine per lei ci sono tre nomi, tre, che riguardano una visita frettolosa da cui non sono emersi problemi, tre nomi. Alla luce di questa situazione non e' ascrivibile alcuna scorrettezza a carico della drssa sciandra nella compilazione della cartella clinica. Nei tre casi si evidenzia che non sono emersi ulteriori problemi a carico delle pazienti, e quindi il derivante dire che fosse frettolosa porta ad una valutazione del consulente che cmq nel caso di specie l'attivita' da parte della drssa sciandra e' stata eseguita e nessun danno ne e' emerso. Ricordo che non si deve mai dimenticare che l'art. 323 prevede che si sia arrecato un danno ingiusto alla parte, circostanza che non si e' mai verificata.
Vado velocemente a toccare alcuni altri punti: il punto d per aver omesso di prestare attenzione alle situazioni di sofferenza e disagio dalle persone ristrette e da lui sottoposte a visita. E' chiara per noi la difficolta' di sapere da cosa difendersi. [...] Per molti dei soggetti citati sono persone che hanno fatto la visita quando sciandra non era in servizio, e per altri il lamento si sarebbe verificato nel triage che la sciandra non ha fatto, oppure altri come FF dice di essere stato ignorato dal medico ma si evince che sarebbe stato visitato dalla drssa sciandra, ma lui parla di un medico uomo al di fuoi del locale infermeria. Imputare questo alla sciandra e' un po' eccessivo. Ma ci sono molte di queste cose e rimando alla mia memoria.
Arrivo al capo e, che parla di aver ignorato i comportamenti vessatori che si sarebbero verificati in infermeria e la procura li divide in percosse, costrizioni e quant'altro. Anche in questo caso c'e' un innumerevole numero di persone che sarebbero state visitate quando la drssa non era in serivzio, perche' per sua sfortuna oltre a essere arrivata all'ultimo momento, forse il giovedi' sera, per tappare un buco lasciato da un altro, ma imputarle anche fatti per i quali era altrove. Ricorderete l'esempio del sig LGLA dove entra in gioco la testimonianza di Pratissoli, vi ricordate le domande della collega che avevano fatto sorridere e le risposte di Pratissoli, quel famoso "la drssa sciandra ma dov'era era coricata su un lettino con gli occhi chiusi"... erano le quattro del mattino, ed era in servizio dalla notte prima, evidentemente dormiva.. e mentre dormiva doveva accorgersi dei colpi di LGLA. Ma secondo Pratissoli non dormiva, per fortuna non era morta, ma forse dormiva... Ma vi sono molte dichiarazioni di questo tenore, quelle legate ai piercing. Sono indicate in memoria. In ultimo il caso di B. perche' quando ho parlato in precedenza dei testi paramedici viene toccato dalla deposizione di Furfaro, perche' era quella persona con i tamponi al naso e si sarebbe rivolto a un medico uomo con una donna che gli avrebbero risposto che era troppo presto toglierli e li avrebbe dovuti tenere. Siamo in un momento in cui il teste Furfaro che la perquisizione viene fatta in un locale diverso dall'infermeria, e credo che in questo momento il sig BG dice che di notte e' stato portato in una stanza dove gli agenti gli avrebbero strappato la collana e gettato le scarpe sui genitali. In quel momento le perquisizioni avvenivano in un altro locale non in infermeria. Tale circostanza corrisponde con il ricordo del BG che non riferisce della presenza di dottori e non riferisce della presenza di poliziotti quando viene visitato. Dato che colloca temporalmente la cosa in un momento ben distante dei tamponi credo che questo sia avvenuto fuori dall'infermeria.
Andiamo a quelli che sono poi il punto f, per aver ingiuriato direttamente le persone visitate. Io mi riallaccio a quanto detto quando ho parlato di quante volte e' stata citata la mai assistita in quest'aula, prima in sede di indagini e poi in aula. E poi mi si imputa di aver insultato le persone quando dalle risultanze dibattimentali abbiamo Poggi che viene riconosciuto nel caso di SD come il soggetto che ha insultato la p.o. Eppure Poggi scrive libri partecipa ai convegni e non e' a giudizio, mentre io si. [...] Allora credo che davvero qui bisogna valutare cosa ha fatto veramente la dr.ssa sciandra.
Per quanto riguarda il punto g per il danneggiamento di oggetti personali mentre si trovavano in infermeria. I medici non hanno pacificamente accesso in nessun carcere, ne' a bolzaneto lo avevano, accesso alla busta degli effetti personali e quindi non vedo come possa un medico andare a prendere oggetti custoditi dalla pol pen. Ma superiamo anche questo, perche' tanto si puo' superare tutto anche contro la normale logica delle cose. C'e' una elencazione precisa, c'e' la famosa esternazione della GG sulla pila del telefono, peccato che si ricordi solo di un flash con una chiara sovrapposizione di immagini. Questa sarebbe la prova del comportamento della drssa sciandra che non aveva altro di meglio da fare che prendere la pila del telefono e buttarla via. Forse conosceva la GG e le aveva inferto qualche cattiveria da bambini. Anche in questo caso non vi sono prove.
Arrivo al capo h, e non ripeto il punto, ma e' quello di aver ammesso di attuare interventi necessari per alleviare sofferenze sopportate dagli arrestati nelle celle prima della visita medica. Innanzitutto il fondamento che viene preso dal pm e' l'art 17 comma 9 del dpr 230/2000, ma se noi lo leggiamo e nello specifico quel comma di quell'articolo, questo riguarda il fatto che "in ogni istituto debbono essere svolte attivita' di medicina preventiva che devono prevedere situazioni patologiche", si parla di detenuti da qualche anno. Sapete cosa e' connesso a questo? L'aver predisposto nelle nostre carceri i campi da calcio, le palestre, tutto cio' che porta a favorire e impedire lo sviluppo di forme patologiche connesso a prolungati momenti di inerzia. Voler collegare questo a quello che viene indicato qua ovvero quanto avvenuto nelle celle credo che sia veramente privo di ogni fondamneto, privo di ogni fondamento. E' come dire che allora si prevedeva che nel sito ci dovevano stare per settimane e dovevano mettere la palestra, i luoghi diculto e tutto quanto. Questo e' l'art. 17. Ma poi vi e' un alemento che e' tranciante sulla dr.ssa sciandra. Io sfido chiunque a portare una sola frase, una sola parola, un qualsivoglia dato certo del fatto che la dr.ssa sciandra fosse mai andata a vedere cosa fosse in una cella. NOn vi sono prove della conoscenza da aprte della drssa sciandra. Non si puo dire "non poteva non sapere", perche' no? Trovatemi chi ha detto alla drssa che stava da ore in una posizione di questo o quel tipo. Non c'e'. Allora come faceva? Cosa vuol dire non poteva non sapere? Qualcuno me lo dovra' spiegare e non vorrei che dovesse farlo il tribunale per colmare una carenza della requisitoria del pm. E questo e' un elemento tranciante.
Le mie conclusioni anche su questo punto verranno fatte in sede finale legate anceh agli altri capi di imputazione.
Passo ora ad analizzare i capi 114-115 del sig AG e tutti ricorderemo la quesitone. [...] La ricorderemo anche per la rilevanza mediatica data alla cosa, lo squartamento della mano, si e no 4-5 punti di sutura... Per analizzare compiutamente il capo 114 che riguarda il favoreggiamento. [...] Anche qua ho soffermato la mia attenzione su alcune parole. A sciandra viene attribuito di "aver assistito alla sutura". Assistito. Il capo di imputazione va affrontato sotto due aspetti. Il primo e' la valutaiozne della compatibilita' della ferita realmente riportata rispetto alle modalita' di attuazione del delitto cosi' come sono state descritte da AG, e di rimando la credibilita' in generale di quanto riferito da AG. Dall'altra parte la sussistenza o meno da parte della drssa sciandra di trasmettere un referto all'a.g. con riferimento a quanto constatato realmente dalla mia assistita. E' necessario un ricordo che deve essere fatto. Il sig AG non era arrestato, non e' stato visitato con una visita di primo ingresso, e' entrato in infermeria perche' era bisognoso di cure in relazione al taglio che aveva alla mano. E' un dato pacifico. Questo difensore andra' ad analizzare sia per il primo punto quanto il secondo, mi basero' su cosa? La testimonianza di AG, quelle di Poggi e Pratissoli, e i consulenti che sono stati nominati. [cita le testimonianze sostenendo che la ferita se l'e' fatta da solo e che cmq non era di grande entita', ndr]. Ritengo che il sig AG non sia credibile e che abbia mentito, perche' se avesse veramente subito certe lesioni non avrebbe recuperato la funzionalita' della mano. [...] E allora credo che questo potrebbe far si di non spendere neanche parole sul secondo punto. Ma se il tribunale superera' e condividera' le argomentazioni dell'accusa, io credo che si debba fare un riferimento al secondo punto, ovvero la sussistenza o meno del dovere da parte della sciandra di riferire all'a.g. [...]
[...]
Proviamo a presentarci al Galliera e dire: "ho un taglio alla mano e me lo sono fatto da solo". Secondo voi trasmettono gli atti? [peccato che non sei a bolzaneto in un sito detentivo, ndr]. [...]
Devo spendere pochissime parole per quello che riguarda il capo di imputazione nr 115, e poi dimenticavo un punto sul capo 114: siamo sicuri che sia la drssa sciandra che semmai aveva l'obbligo di refertare? Lei che non era il medico del sito in quel momento. Era una suturazione fatta non nell'ambito di una persona detenuta, ma solo perhc'e aveva bisogno di cure. Per analizzare il capo 115 devo riallacciarmi a tutto quanto detto. AG non ha contatto verbale, ma che parla con due soggetti uomini che lo suturano. Lo dice anche Pratissoli, Poggi. E allora vengo imputato di aver concorso in una frase che sarebbe stata detta da uno dei medici presenti al sig AG nel momento in cui viene trattata la ferita. A sgombrare il campo da ogni equivoco ci sono le risposte date al presidente del tribunale dal teste Pratissoli, [...] che a domanda precisa del presidente "no, lui ha detto che stava a san martino"... a prendere il metadone ecc... "ed e' caduto su una vetrata", e poi a domanda sulle frasi "no no". "NO". "era disponibilissimo raccontava quasi scusandosi di trovarsi li'". Se Pratissoli va oltre e ha sentito la frase di un poliziotto che gli dice "che cazzo ci fai qui?", come se fosse una persona che lo conosce. Il Pratissoli ricorda tutto quello che ha detto AG perche' era li' presente e dice a risposta del presidente di non aver sentito nulla che riguardasse le percosse durante la suturazione al quale era presente. ALlora i casi sono due: o il sig AG ha mentito e la frase non e' mai stata detta, oppure l'ha detta in un tono cosi' basso che neanche Pratissoli che era li', fermo vicino attaccato a AG, l'ha udita. Allora in questo caso come l'ha sentita la Sciandra che non era nelle vicinanze? [...] Allora Pratissoli mente. Perche' mi pare che Pratissoli e' la persona che ha sempre detto la verita'. Allora crediamo a quello che dice. Deve essere creduto sempre o mai, mica un po' e un po', quando fa comodo.
Vado a concludere dicendo che da questo punto di vista vi e' la nota di colore che ha citato il collega ieri, in cui si indica il non impedire che un apersona esterni una minaccia e una ingiuria, e mi pare un po' difficile che uno possa prevedere cosa dica e tappargli la bocca. Come un po' forte e' dire che si rafforza con il mancato dissenso il proposito criminoso. Ma se e' un reato istantaneo che si compie e si conclude li'!!!
Vado a concludere con un brevissimo cenno ai capi 117 e 118 per i quali la pubblica accusa ha chiesto l'assoluzione. Ovviamente condividendo ricordo solo che quei casi erano casi che avevano richiamato l'attenzione per GA e SK. Proprio per GA viene data una valutazione sui generis. Io la interpreto come una presa di coscienza della drssa che appena vede una situazione di gravita' dispone l'immediato trasporto in ospedale, anche se nel caso di SK non si sono rilevate lesioni tali da poter procedere di ufficio. Arrivo alle conclusioni e ne sarete lieti. Avete ragioni, ma ha ragione anche la dr.ssa sciandra quando e' a giudizio senza avere responsabilita'. Io credo nella vostra responsabilita' e nel vostro equo giudizio, che sara' difficile e complicato, [...] per i risvolti che potra' avere la vostra sentenza. Io credo che assolverete la dr.ssa sciandra, perche' credo anche nella mia professione. E vi credo a tal punto che quando non vi credero' piu' smettero' di farla, perche' vuol dire che io non posso esercitare il mandato che la dr.ssa sciandra mi ha dato di assisterla per fatti che lei non ha commesso. Dottoressa stimata da sempre, con 20 anni di professione nelle carceri, attivita' che non e' semplice, lo sappiamo, e lo fa sempre con la stima di tutti. Io ne chiedo l'assoluzione ai sensi del 530 primo comma per tutti i fatti contestati, in subordine per il secondo comma con la formula melgio vista e ritenuta. Io le subordinate le ho fatte e le ho indicate perche' le prevedo sempre e forse e' la mia deformazione professionale, ma non ne avrete bisogno. [...] Chiedo altresi' l'esclusione delle parti civili tutte coloro che non sono comprese nel capo 114-116-117-118.

[ pausa ]

[ difesa Mazzoleni ]

D: io sono qui a difendere la dr.ssa Mazzoleni che risponde di un unico capo di imputazione contestato a tutti i medici collettivamente. [...] Io capisco che l'accusa abbia dovuto raggruppare i soggetti in categorie, ma alla fine quando si e' dovuto trattare di formulare il capo di imputazione in un indebito uso della proprieta' transitiva. Contesto quanto avviene nell'area sanitaria a tutti i membri dell'area sanitaria. C'e' il capo di imputazione che non sono mai state contestate alla dr.ssa mazzoleni, come il triage o la visita nelle celle. Eco di questa generalizzazione si ha anche nella memoria che il pm ha depositato. Qui l'attivita' dei singoli medici non e' descritto ma l'attivita' dei singoli medici si riconduce alla macrocategoria dell'area sanitaria, alla quale vengono attribuite categorie che non sono proprie della categoria e in particolare della mazzoleni. allora si tratta di cercare di sciogliere questo groviglio ed esaminare i comportamenti della dr.ssa in senso soggettivo e oggettivo e capire se sono riconducibili al capo di imputazione.
Prima di analizzare questo devo fare una premessa sulle fonte e gli elementi di prova. E' inutile che ricordi che questo processo si basa fondamentalmente sulla voce delle persone offese, e in seconda battuta su quello degli imputati e delle persone che sono transitate in bolzaneto. Non ci sono prove audio, video o documentali e certamente abbiamo referti medici, diari clinici, e altri documenti che attestano lesioni, anche serie, ma nulla dicono in merito a quando sono state compiute a chi e come ha redatto quei documenti. Attraverso la nebulosa di bolzaneto siamo stati guidati dalla voce delle persone offese. E proprio per questo io chiedo che sia applicato uno standard particolarmente rigoroso per la versione dei fatti delle p.o. Non chiedo l'applicazione del criterio rigoroso che e' proprio del nostro ordinamento perche' non ritenga che i testi non siano venuti qui in buona fede o perche' si siano messi d'accordo prima, e io mi sento di condividere la posziione di generica buona fede delle persone presenti, ma si tratta di individuare la situazione una per volta, abbiamo chi ha enfatizzato il tempo passato in piedi, e chi le proprie lesioni, ma io non credo che le p.o. siano venute qui a parlare in preda al pregiudizio che magari anche giustamente hanno sviluppato dopo i fatti di bolzaneto. C'e' un criterio necessario di rigorosita' che ci e' stata indicata dal pm quando ha chiesto l'assoluzione per numerose condotte nei casi in cui non vi fosse la prova certa, secondo il pm. Quali sono le ragioni di questo criterio? Parte di queste ragioni riguardano la posizione della drssa mazzoleni: non ha commesso direttamente nessun atto lesivo, e non hanno commesso questi reati neanche i suoi collaboratori, gli infermieri andreini e ferrara. Solo l'infermiera Ferrara era stata iscritta nell'albo degli indagati perche' solo lei era stata riconosciuta da SR come persona appartenente all'area sanitaria presente quando quello che lui pensava un medico lo avrebbe costretto a gridare "viva il duce". Ma al di la' di questo caso concluso con un proscioglimento la drssa non ha commesso alcun atto lesivo. Inoltre non e' stata riconosciuta da nessuna p.o. ma la sua presenza e' stata rilevata dalle firme sui diari clinici apposte in tempi diversi peraltro. [...] Ultima ragione per cui si deve utilizzare un criterio rigoroso e' che in capo alla drssa mazzoleni non c'e' motivo ideologico, anzi e' emerso in questo dibattimento che alcuni membri dell'area sanitaria hanno principi e idee non distanti da quelli delle p.o. Questo impone una valutazione rigorosa, che si trasforma in un accertamento severo in merito alla presenza e alla sussistnez adelle condotte lesive e alle modalita' con cui non sono stati seguiti i criteri deontologici indicati dal dr. caruso. E poi bisogna analizzare la qualita' del ricordo delle p.o. perche' ci sono circostanze che sono sicuramente secondari per i protagonisti ma fondamentali per l'accertamento della penale responsabilita'. C'e' anche una ragione a monte: le p.o. sono state tutte sentite ai sensi del 197 e 210, e quindi e' la legge che ci chiede riscontri esterni, che per quanto riguarda la drssa mazzoleni e' particolarmente difficile, perche' gli arrestati venivano condotti una alla volta nell'area sanitaria e solo loro possono riferire quanto accaduto. sono molte le persone che hanno riferito di alcuni atti e anche parte del personale sanitario ha riferito di trattamenti bruschi, ma da questo dato generale e' necessario scendere al dato concreto per decidere quale di queste condotte sono avvenute o meno e dove, e se ve ne fosse la consapevolezza da parte degli imputati. Occorre anche evitare di appoggiarsi alla coerenza interna della deposizione, ovvero ritenere che se fuori dall'area sanitaria ha detto cose riscontrate si possono considerare riscontrate anche le cose nell'area sanitaria. Faccio due esempi: il teste DN che ha dichiarato di essere stato visitato in infermeria e poi di essere andato in ospedale; il teste ha escluso di essere stato visitato una seconda volta in infermeria, categoricamente; in realta' la cosa e' smentita documentalmente perche' nel diario clinico si fa riferimento a una sua precedente ospedalizzazione. Per di piu' DN dice che quando e' andato ad alessandria si sono lamentata dell'assenza del diario clinico, cosa smentita perche' la visita di alessandria e' stata redatta sullo stesso diario clinico. Quindi questo cosa significa? Il teste DN ha riferito altre circostanze fuori dall'area sanitaria e seppure attendibile per queste cose non e' attendibile per la visita medica. Perche' c'e' un intrinseca debolezza della posizione difensiva, per questo e' necessario un estremo criterio di scrutinio delle testimonianze. [...] Un altro caso che riguarda e' DS che era di rapallo. Un teste molto preciso, uno dei pochi che riconosce non personalmente ma la identifica per l'essere vestita con una tuta da sala operatoria, ma riferisce una circostanza inesatta che poi smentira', quella per cui il medico gli sarebbe salito su un piede ferito. Poi si ricordera' che in realta' e' stato un agente fuori dall'infermeria... E' significativa una frase che dice: "io ho nella mente l'immagine delle due persone vicine, medico e agente", quindi lui ha questa immagine e quando deve attribuire il suo ricordo a qualcuno lo associa a questa immagine e solo con l'aiuto dell'interrogatorio chiarisce il punto. E' importante fare una valutazione molto attenta proprio perche' le p.o. ci hanno riferito di tantissimi episodi di vessazione, e naturalmente quando si tratta di fare ordine negli eventi bisogna accertare non sotto il profilo della buona fede, ma sotto il profilo del ricordo quanto si sia potuto mettere ordine in 15-20 ore di follia. In particolare per i medici, che sono stati visti al triage, in cella, in infermeria, in carcere. Per i testi puo' essere secondario ricordare se una certa richiesta e' stata fatta dentro o fuori l'infermeria, ma per il processo e' importante. Poi molti ricordano le visite ad alessandria, e credo che questo ricordo conti come elemento psicologico, e' l'inizio della fine delle vessazioni. Come non possiamo sottovalutare le condizioni in cui hanno vissuto il periodo a bolzaneto: molti sono svenuti, sono stati provati fisicamente, ad es. F dice che non si ricorda molto bene perche' era in uno stato di confusione totale. E questo rileva perche' i testi hanno riferito le loro percezioni, e sicuramente una richiesta che puo' essere fatta con autorita' o sgarbo, o una richiesta che e' priva di connotazioni valutative e' stata percepita come vesastoria. Io mi rendo conto che quando uno entra in un posto come bolzaneto si percepisce tutto come atto contro di se'. Mi viene in mente DB che si era strappato i vestiti durante l'arresto. Dice di essere in infermeria e quando ero di schiena a fare i piegamenti ho sentito le donne che ridevano. Io credo che sia avvenuto, ma non credo ci fosse messa in ridicolo ma era una prassi normale in carcere senza intenti vessatori. Ha proiettato il suo sentimento nelle azioni di chi gli stava intorno. Ultime due annotazioni in merito alla richiesta di valutazione severa del ricordo di p.o. riguarda le circostanze non riferite in sede di indagine. Io ricordo le parole dotte di un difensore di parte civile e non dobbiamo spaventarci che le p.o. non abbiano ripetuto le stesse parole, ma bisogna valutare perche' dopo tanto tempo e' stato riferito qualcosa di diverso in aula. Anche perche' spesso le circostanze riferite successive vanno in netto contrasto con quanto riferito inizialmente. [...] E qui si pone anche un'altra limitazione che questa difesa ha subito, cioe' la non possibilita' di contestare il contenuto delle querele che hanno reso le p.o. che invece forse avrebbero consentito un piu' ampio riscontro della genuinita' del ricordo. Molti testi hanno giustificato il cambio di versione dicendo che essendo a poco tempo dai fatti erano ancora scossi e confusi, mentre a distanza di tempo erano riusciti a mettere insieme quanto avvenuto. [...] Ultimo punto e poi passo a esaminare il capo di imputazione, va anche tenuto conto che le dichiarazioni delle p.o. non sono state riscontrate dalle persone che lavoravano nell'area sanitaria: lo stesso Poggi e Pratissoli di cui si puo' dire tutto ma non che ahnno cercato di nascondere quanto visto, hanno riferito i fatti con un tono decisamente minore delle p.o. [...]
Fatta questa lunga premessa e chiedo scusa vorrei passare ad esaminare il capo di imputazione. C'e' un profilo di genericita' del capo di imputazione e il primo profilo di genericita' riguarda l'omessa indicazione delle persone nei cu iconfronti sarebbero stati commessi gli atti di vessazione. Questo aveva un senso all'inizio delle indagini, ma al termine del dibattimento si sarebbe imposto una riformulazione per precisare il capo di imputazione. Diversamente abbiamo un caso in cui 11 persone sono indicate nel capo di imputazione, di cui una sola, FF avviene in presenza della Mazzoleni, ma degli altri nulla si dice rispetto alla sua relazione con la dr.ssa. Io credo che questa indicazione che l'ufficio della procura definisce esemplificativo porta a una figura inedita nel panorama processuale, ciioe' che e' la difesa che deve scegliere da cosa difendersi, se solo dai nomi citati o da un perimetro piu' ampio. Si impone alla difesa di accusarsi e poi difendersi, e questo non e' plausibile per il nostro ordinamento. [...] In ogni caso la dr.ssa Mazzoleni, e in ogni caso insistiamo con questa protesta, si imputa un solo reato con 8 condotte: gli atti fatti da lei direttamente, condotte che attengono all'area sanitaria, la tolleranza di atti vessatori agiti da terzi nell'area sanitaria.
Partiamo dal tema delle visite: si contesta la modalita' della visita, il fatto di avere tenuto nude le persone oltre il tempo necessario, il fatto che le donne fossero nude in presenza di uomini, omissione di visita medica precisa e dettagliata, non aver prestato attenzione a situazioni di sofferenza in particolare alla posizione in cella. Secondo questa difesa dobbiamo fare una distinzione, tra episodi che si sono verificate entro l'area sanitaria, perche' rilevano sotto il profilo della tolleranza di questi atti, e il profilo della conduzione della visita stessa. In che cosa e' consistita l'inumanita' della visita medica. Per saperlo dobbiamo vedere la memoria del pm, dove si contestas il "censurabile approccio minimale", la "descrizione precisa delle lesioni a fronte delle mancate domande circa la causa delle lesioni", "la nudita' troppo lunga", "le domande troppo invadenti e inutili", "evidenziazione di particolari che potevano mettere i pazienti in cattiva luce". [...] L'ultimo elemento e' il contesto senza divisione tra infermeria e perqusizione. [ legge la memoria del pm ]. [...]
Questa presenza contestuale e' una delle prime cose che distingue bolzaneto da un normale carcere e sulle sue ragioni citiamo toccafondi e sabella, che individuano una decisione apicale come motivo. Sabella dice anche di averli messi tutti insieme per evitare il doppio spogliamento delle persone. Dopodiche' io concordo con quanto dice il pm che la presenza della pol pen in questa infermeria si e' trasformato in un motivo non tanto di imbarazzo ma di sofferenza perche' erano proprio gli agenti di pol pen a commettere le vessazioni e di tensione perche' erano proprio gli agenti a commettere a seconda delle p.o. gli atti di violenza. E questo pone un problema quando devi riferire delle lesioni con di fianco il loro autore materiale. Ma questa presenza non solo non e' stata scelta dai medici, ma rappresenta lo stato delluogo dove si e' svolta, non puo' essere una connotazione della visita stessa, che la qualifica come inumana. I medici si sono trovati a fare il loro lavoro in presenza di queste persone. E' stata subita a tal punto che i sanitari stessi si sono opposti, tanto che la stessa Mazzoleni ha chiesto di spostare le perquisizioni. Questo fatto ce lo ha ricordato andreini e che non ha mai lavorato con la drssa mazzoleni. Ce l'ha ricordato nella sua deposizione e ci dice che lui con latri infermieri e la drssa sono andati a chiedere di spostare le perquisizioni. La circostanza e' confermata dal fatto che in effetti le perquisizioni si spostano in altra cella. Quindi e' vero che era inopportuna la collocazione delle perquisizione nell'area sanitaria, ma e' una grave inopportunita' aver messo l'infermeria insieme a un altro ufficio. E non puo' essere usato come strutturale rispetto all'accusa.
Altre due considerazioni vanno fatte: Bolzaneto non era una struttura penitenziaria, ma un centro di transito al cui interno c'erano una matricola e una infermeria volante. Allora non si puo' pensare che i medici a bolzaneto svolgessero le stesse funzioni che svolgono normalmente in un istituto penitenziario. I medici a bolzaneto erano chiamati a verificare lo stato di salute dlele persone che arrivavano dagli arresti e dovevano finire in un istituto. [...] Proprio perche' era stato pensato per l'emergenza non e' stato creato e organizzato come un normale carcere. [...] Ce lo dice Sabella [cita] E' stato pensato in modo diverso sotto il profilo dell'ospedalizzazione dei detenuti. Cito il doc del 6 luglio 2001 con cui l'ospedale san martino scrive che "si deve prevedere la possibilita' che alcuni arrestati possano essere inviati agli istituti dell'amministrazione penitenziaria per non sovraccaricare gli ospedali". Questo pone una disntizione nett atra Bolzaneto e un normale carcere. [...] Io qui potrei limitarmi a dire che la decisione e' stat presa da Sabella, comunicata a Toccafondi e che quindi eventuali difformita' ricadono sul coordinatore e non sui medici che hanno operato in ossequio alle direttive, ma ci sono considerazioni che spiegano in modo diverso questo fatto: la ragione per cui e' stato cambiato in corso d'opera la visita medica non rispondeva a un obbligo giuridico, ma soprattutto il motivo per cui si e' deciso di fare la visita di primo ingresso non esigenze ad esigenze cliniche, ma solo per comodita'. [...] L'esigenza medica e' assolta verificando la compatibilita' con la traduzione, ovvero la non necessita' di ospedalizzazione. In ogni caso contesta l'ufficio della procura che cosi' non e' stato, che la direttiva di sabella non e' stata rispettata, ma se cosi' e' avvenuto non e' stato fatto per la volonta' di arrecare un danno ingiusto ad alcuno. La stessa decisione di Sabella, quella finale, e' diversa rispetto alle esigenze mediche di un carcere. [...] In ogni caso il progetto era stato fatto a freddo pensando a una ricettivita' di bolzaneto inferiore a quanto effettivamente avvenuto, e sul fatto di non voler recare alcun danno direttamente agli arrestati, nel momento in cui i medici si sono limitati a verificare la compatibilita' degli stessi per la trauzione, la prova di questo si ha con la posizione mazzoleni.
Mazzoleni e' a bolzaneto ven dalle 8 alle 20, e il sabato notte all'arrivo dei malati diaz. La situazione di venerdi' all'interno di bolzaneto e' nota: la tensione e' alta, la morte di giuliani, la voce di possibili assalti, le ffoo tornavano da scontri di piazza.La dr.ssa Mazzoleni riesce a visitare CG e VV. Vediamo che nel loro caso avendo temkpo e tutto la mazzoleni e' andata oltre alle necessita' rappresentate da sabella. Poi la Mazzoleni torna alle 20 del sabato, e la situazione e' diversa per quanto riguarda la tensione ma anche per il numero di arrestati. Quello che viene contestato come approccio minimale, se cosi' e', nasce da questa emergenza. Andreini ci dice che comincia a fare il triage, ma dura 20 min, perche' poi c'e' troppo afflusso. [...] Si deve fare fronte a una quantita' di lavoro piu' ampio, senza che la qualita' del servizio ne soffrisse. [...]
[ riporta l'argomentazione sul non obbligo di intervento in caso di lesioni, come il precedente difensore ]
La presenza della pol pen ha di fatto impedito che gli arrestati segnalassero la causa delle lesioni e quindi come facevano i medici a chiederne spiegazioni. Un ultima nota sulle visite: dopo la visita a bolzaneto ci sarebbe stata la visita nel carcere di destinazione e quindi sapevano tutti che si lavorava nell'emergenza, e lo sapevano perche' sabella aveva dato mandato a loro di fare le visite. Infatti tutti gli arrestati sono stati visitati anche in carcere. Molti all'ingresso. [...]
In buona sostanza e concludo questa parte, nulla vi e' di imputabile nello svolgimento della visita medica. Nel capo di imputazione si fa riferimento alal visita di triage, ma la dr.ssa mazzoleni non ha mai svolto il triage. E' vero che toccafondi ha detto che anche le colleghe facevano il triage, ma lo facevano quando non c'era lui. L'unico che ha fatto il triage quando c'era lei e' stato Andreini. Nessun dato smentisce quanto ho detto, in particolare non lo smentiscono tre testimonianze che sono stati poi visitati da Mazzoleni che dicono che non la riconoscono ma affermano che potrebbe essere lei che ha fatto loro il triage. Ma questi testi sono arrivati tre-quattro ore prima della dr.ssa mazzoleni.
Il secodno profilo e cerco di velocizzare perche' mi rendo conto che mi sono dilungato un po' troppo e' quello di avere costretto o tollerato che le persone stessero nude durante la visita troppo a lungo e le donne nude davanti a personale di sesso maschile. Per quanto riguarda la Mazzoleni l'unica che contesta la cosa e' la ME, e l'addebito e' infondato. La ME dice di essere confusa, e di non aver un ricordo chiaro. [...] A parte questo bisogna tenere presente che la ME enfatizza i tempi della detenzione: dice di essere stata 10 ore in piedi davanti al muro, poi nel certificato dice 8 ore, ma poi se si fanno i conti e' arrivata alle 17 ed e' visitata alle 20.20, quindi sono 3 ore o 4. Al di la' di questa considerazione pero' vi sono due dati incontrovertibili: ci dice come ha impiegato del tempo nuda durante la visita, "tra spogliarmi fare le flessioni e tutto, saranno stati 15-20 minuti". Quello e' il tempo della visita medica. Non dice che l'hanno tenuta oltre. Che non sia stata nuda 20 min lo prova la cartella clinica, perche' alle 20.20 c'e' il diario della ME e alle 20.30 c'e' quello della ME. Quindi alla fine sono 10 min.
Per quanto riguarda l'addebito della presenza di personale maschile quando c'erano pazienti donne, per quanto riguarda la Mazzoleni ha visitato solo due donne ME e VV. In entrambi i casi non c'erano persone di sesso maschile presenti, come da dichiarazioni delle p.o. Anche sotto questo profilo direi che e' sicuramente insussistente.
L'altro profilo di cui alla lettera d e' quella di aver omesso di prestare attenzione alle situazioni di disagio causate da cio' che avveniva nelle celle. Riteniamo l'addebito infondato, perche' la Mazzoleni ha medicato e compiuto tutta l'attivita' che er apropria in quel contesto. Devo aggiungere anche due particolari: le persone hannno spesso riferiti delle percezioni, come essersi sentiti abbandonati, ma non e' stato cosi', perche' sono stati ascoltati e medicati. Poi certo era un centro di transito e non si poteva ospedalizzare alla leggera. In molti casi non e' cosi' perche' andando a vedre le deposizioni in realta' erano stati ascoltati. [...] E cosi' torno brevissimamente a quanto detto prima, penso che la contestazione di questa lettera risenta della percezione delle persone che erano giovane e non erano mai entrate in carcere e hanno vissuto come vessazioni cose che sono prassi nella vita penitenziaria.
L'ultimo punto e' la lettera h. Il capo di imputazione risente della generalizzazione che ho riferito all'inizio. In alcun punto emerge che la mazzoleni conoscesse la situazione nelle celle, e di fatti il sillogismo della procura su questo profilo e' sbagliato. [...] Perche' come fonte della conoscenza cita le deposizioni di un totale di persone dell'area sanitaria, ma non la mazzoleni, che viene accorpata ai "medici" in senso lato. Su questo profilo e' contestata la violazione dell'art. 17 ma ritengo che sia stata contestata in maniera inappropriata, perche' la ratio dell'art. 17 riguarda la situazione di un carcere normale e la tematica dell'attivita' fisica conseguente alla vita carceraria, tant'e' che si dice che il medico deve evitare lo sviluppo di patologie collegate alla riduzione dell'attivita' motoria. E infatti la procura aggiunge la parola malesseri alla lettera della legge. [...]
Cerco adesso di riprendere il filo passando alle altre contestazioni che vengono rivolte: al punto f come condotte che connotano il 323 e' quella di aver insultato direttamente le persone. Anche in questo caso il capo di imputazione e' generico, perche' mi si deve dire nei confronti di chi ci sono le espressioni di disprezzo. L'unico caso che questa difesa ha trovato riconducibile a questo profilo e' UG che parla di infermiere che hanno rivolto a lui degli insulti. Ma UG su questo posso dire che pur avendo visto il fascicolo non ha riconosciuto la dr.ssa mazzoleni e questo esclude la responsabilita' della mia assistita. Inoltre vi sono elementi per ritenere che UG non sia attendibile, e che le persone di cui parla non fossero persone dell'area sanitaria. [...] Che siano infermiere l'ha detto solo in aula, e di camice non aveva parlato in indagine, fermo restando che la mazzoleni aveva la tuta da sala operatoria e non il camice. [...]
Ultimi due punti che trattero' unitariamente sono i punti i e g, che riguardano l'aver ignorato comportamenti vessatori. Non riprendo le considerazioni che ho fatto all'inizio, ma il parametro deve essere rigoroso per l'attendibilita' e la valutazione delle testimonianze, perche' queste condotte avvenivano in un posto o all'uscita o in un luogo dove facevano le perquisizioni che non erano visibili da parte delle persone sanitarie perche' c'era il paravento e le tre scrivanie messe per il lungo. [...] Ce l'hanno detto Poggi, ma anche CG, o SM. Molti testi hanno anche ricordato di non essersi accorto se le persone fossero o meno presenti. Rispetto alle condotte di presunta tolleranza di condotte agite da terzi cerchero' di essere sintetico, ma voglio essere analitico. Non perche' voglio sfidare il tribunale, ma perche' voglio evidenziare alcuni punti. [...] In nessuno di questi casi vi e' la prova che la Mazzoleni era presente, e questo e' un dato di fronte a cui il tribunale si deve fermare.
Molto velocemente per PB il pm ha chiesto l'assoluzione. E mi associo.
Dalla memoria ho estrapolato alcuni esempi di condotte vessatorie tollerate, come ad esempio U., che fa dichiarazioni talmente generiche che non sono neanche comprensibili. DN ha fatto due visite, della seconda non ricorda nulla e nella prima riferisce di insulti da parte di un medico. In ogni caso dalla deposizione emerge che la visita e' stata fatta prima che la dr.ssa mazzoleni entra in turno. Questo rileva perche' il successivo diario clinico e' firmato dalla mazzoleni. [...] Altra persona che ha riferito di un pugno mentre si spoglia e' M. e dice che pero' non c'erano donne in infermeria, ma quattro uomini. [...]
[ancora esempi in cui tutto avviene mentre la mazzoleni non guarda o sulla soglia o in ogni caso fuori dalla possibilita della mazzoleni di intervenire, ndr]
Sto arrivando alla conclusione, un caso interessante almeno secondo noi per quanto riguarda l'insussistenza degli addebiti e' CR, che dice di aver fatto la perquisizione con la porta aperta ed e' l'unico che ricorda di essere stato obbligato a raccogliere del materiale. ANche in questo caso e' un addebito infondato: al di la' che non descrive il medico, una donna grassa e obesa che non e' certo la mazzoleni, e poi sul fatto della perquisizione con la porta aperta, in ogni caso era fatta nell'angolo cieco e quindi non era percepibile dall'esterno, e tutti i testi relativi alla mazzoleni dicono che la porta e' chiusa, ma se si legge quanto dichiarato da CR non sembra che la porta era aperta, ma dice che non ricorda. [...] C'e' un profilo di inattendibilita' anche rispetto all'agente che l'avrebbe costretto a raccogliere qualcosa da terra, una aggiunta alle dichiarazioni in sede di indagine. Dice che gli pare di averla fatta in due la visita, ma mi pare di essere stato l'ultimo perche' mi hanno fatto raccogliere le cose da terra. Se andiamo a vedere la persona visitata prima di lui e' ME, e quindi e' ovvio che non puo' essere stata visitata insieme a lui. [...] Il ricordo di CR e' quindi impreciso e poco attendibile, aldila' della mancata descrizione.
Ultimi casi e poi ho concluso M., una persona la cui posizione va valutata attentamente perche' aveva riferito di essere stato portato a fiera del mare e bolzaneto ma che non gli era successo nulla, poi pero' cambia versione e riferisce di un pugno durante lo spoglio in infermeria. NOn e' in grado di dire se ci sono dottoresse. Io vorrei poi ricordare due cose veloci sul reato e FR, che dice anche lui di essere stato costretto a raccogliere una collanina. Il ricordo di FR e' impreciso non tanto sull'atto ma soprattutto sul luogo, perche' ricorda un computer che non c'e' e ricorda attivita' non compatibili con l'infermeria. [...] Forse l'episodio c'e' stato ma non e' riconducibile all'infermeria. Per le altre posizioni mi limito a ricordare che in nessun caso e' stata identificata la Mazzoleni o di personale sanitario femminile e nulla si sa in merito alla presenza e alla consapevolezza di quanto stava accadendo. [...] Per quanto riguarda l'addebito va detto che la maggior parte dei testi sentiti ha detto che tutto o la maggior parte delle cose che erano sequestrate e venivano ispezionate al casellario sono state recuperate all'uscita dal carcere. Quindi non si puo' neanceh ipotizzare una attivita' di sottrazione. [...]
Concludo con alcune considerazioni in diritto sul reato contestato, in merito alle violazioni di legge contestate alla drssa mazzoleni la procura ha individuato per eccesso le violazioni imputabili a questa difesa, dalle quali devono essere escluse le circolari. Ha contestato la violazione della legge penitenziaria, e il regolamente penitenziario ma che ho gia' detto non essere appropriata poco fa. In particolare e' contestato la violazione dell'art. 1 c 1 e 5. Un breve cenna merita il comma 1 quello che dice che il trattamento deve essere improntato all'umanita' e alla dignita' delal persona. E' una norma di principio, cioe' l'indirizzo della amministrazione penitenziaria, ma difetta di precisione e tassativita', ma l'abuso e' previsto solo per la violazione di norme dal contenuto tassativo. E in questo senso e' suggestivo il riferimento al codice deontologico. Se noi pensiamo di immediata applicabilita' del comma 1 non abbiamo confini precisi delle condotte penalmente rilevanti, un tema cardine del nostro ordinamento. [...] Questo significa che ovviamente il trattamento deve essere improntato a umanita', ma questo deve essere ordinato da norme piu' specifiche e siccome nel capo di imputazione non sono citati altri articoli il riferimento all'art. 1 c. 1 e' improprio. Come e' improprio il riferimento all'art. 11 e dell'art. 6. [...]
Secondo questa difesa va ridotto l'ambito di attivita' delle asserite violazioni di legge.
Concluso con due annotazioni sull'abuso di ufficio, di due generi diversi: anzitutto per le condotte vessatorie riprendo considerazioni che gia' altri avranno svolto, ovvero la mancanza della possibilita' di impedire l'evento dato che la mazzoleninon aveva potere su agenti o sul proprio coordinatore, quindi non aveva ne potere ne obbligo giuridico di intervenire. Preciso peraltro che al fine di limitare le vessazioi la mazzoleni ha chiesto di spostare le perquisizioni in altro luogo. Un altro profilo e' stato sentito oggi gia' dall'avvocato Ceccon e vorrei tornarci, sul fatto che si contesta di non aver impedito tollerato e consentito come gettare via i monili, gli insulti o altro. E' inutile che ricordi che il reato di abuso d'ufficio e' un reato di danno e quindi la condotta dell'agente deve incidere in maniera significativa nella condotta di abuso. Cito una sentnza della cassazione 729/2004. [...] Si tratta di reati istantanei su cui non si puo' intervenire-
Ultima considerazione e' sull'elemento soggettivo. IL 323 richiede il dolo intenzionale e mi pare da escludere che si possa addebitare alla dr.ssa mazzoleni una condotta simile. V. sentenza 35814/2007 e 10390/2008, la prima dice che il corollario di questa impostazione cioe' che il danno deve essere conseguente della condotta abusiva dice che "deve essere l'accusa a provare cio'". Nel 2008 fa riferimento all'introduzione dell'avverbio "intenzionalmente" e al suo nesso con la necessita' del dolo intenzionale. ANche sotto questo profilo direi che e' insussistente il reato e che la contestaizon emossa alla dr.ssa nasce dalla contestazione del dolo in re ipsa. Superando l'elemento soggettivo si e' gia' detto le ragioni che hanno condotto alc omportamento nell'area sanitaria delle visite.
Concludo dicendo che mi pare che l'ufficio del pm abbia voluto considerare l'area sanitaria come un blocco distinguendo tra gli infermieri e i medici che univocamente si sarebbero determinati al compimento di atti di un certo tipo. Vorrei sottolineare un episodio di cui ha riferito Poggi che forse permette di creare una crepa in questo blocco creato dalla procura. E' il caso del gabbione. Lui dice che aveva visto un ragazzo che vedendolo con il camice pensava fosse il medico, gli dice "dottore, dottore" e vede il ragazzo e pensa che gli voglia fare del male e diventa brusco. Sapete che Poggi ha scritto un libro e vorrei descrivere due righe che fa capire la complessita' della vicenda bolzaneto dal punto di vista del profilo soggettivo. "Con ogni atteggiamento avrei dovuto fare i conti che gli agenti non avrebbero tollerato una sfida alla loro autorita'". Dagli atti processuali non emergono le condotte della dottoressa Mazzoleni, pero' quello che mi pare indiscutibilmente emerga da questa istruttoria e' che non vi e' alcuna prova che la condotta dell'imputata e' improntata a umiliare o causare danni a detenuti, ma la procura ha insistito molto sull'abbigliamento che ha manifestato la volonta' di non differenziarsi. La drssa Mazzoleni e' sempre in tuta da sala operatoria. Solo ME e VV la ricordano e ne ricordano il comportmaento molto professionale. Io credo che sotto il profilo della condotta nessun addebito possa essere mosso alla dottoressa, perche' ha agito correttamene e coerrentemente con le indicazioni, le possibilita', la sua scienza, la sua capacita' ed esperienza. Sotto il profilo delle condotte vessatorie non ne ha commessa alcuna, e sotto il profilo del non impedimento non vi e' prova della sua presenza e vorrei in generale che sia tenuto presente che quello che hanno descritto le persone offese e' un contesto di violenza che e' un dato oggettivo in cui hanon dovuto operare soggetti che hanno operato al meglio delle loro possibilita'. Chiedo l'assoluzione ai sensi del 530 comma 1 perche' il fatto non sussiste.

[ pausa ]

[ difesa cc ]

D: (Zunino) innanzitutto volevo ringraziare il tribunale ma non per la celerita' ecc, ma per averci consentito di differire la nostra discussione nonostante le fitte udienze. per quanto riguarda il procedimento che e' arrivato finalmente alla fine, perche' non ne poteva piu' nessuno. non so se e' un sogno o un incubo, perche' vediamo la luce in fondo al tunnel ma e' stata dura, perche' il procedimento e' immane ma anche per quello che e' stato l'ambiente circostante, e faccio riferimento a una serie di problematiche che altri hanno gia' accennato che hanno inciso sulla difficolta' del processo stesso. Una pressione mediatica fuori dal comune: e' ovvio che desti attenzione, ma la pressione e' andata al di la' del normale dovere di informazioni, fughe di notizie, anche improvvise, fino all'ultima in cui e' uscita la data della sentenza prima ancor ache venisse fissata la data. Si sono riportati stralci di dichiarazioni di parti offese senza contraltare che hanno generato un furore nei confronti del processo. Questo unito alla colossale dimensione degli atti ha causato tutta questa difficolta' che mi auguro che come e' normale che sia non abbia alterato quella che e' la vera dimensione del processo, ovvero la lettura delle carte che danno un risultato molto diversa dalla posizione del pm per quanto riguarda i nostri assistiti. Addirittura e in questo consiste il mancato rispetto delle argomentazioni difensive, una volta che il pm ha terminato la sua requisitoria, dopo che le parti civili e il responsabile civile ha concluso,solo ieri c'e' stato un trafiletto sulle difese. Non c'e' stata una riga signori dal momento in cui il resp. civile ha chiesto a nome dello Stato e chi lo ha autorizzato vorrei sapere, tra l'altro in contraddizione alla richiesta di non risarcimento, e questo e' un male perche' solo una campana e' arrivata all'attenzione pubblica. La lettura unilaterale delle carte, vergognosa spesso, ha portato ad atti indegni di un paese civile. Il nostro assistito brigadiere Furcas Corrado in servizio presso il battaglione Sardegna all'udienza preliminare e' stato oggetto di un attentato. Qualcuno gli ha fatto saltare in aria la macchina e ha rivendicato l'attentato come effettuato nei confronti di un carabiniere torturatore. Questo ha determinato la pressione mediatica. E ha inciso sulla nostra convinzione. Perche' oltre ad essere convinti della loro innocenza, noi dobbiamo renderci conto delle conseguenze di questo processo. Molti di queste persone si sono congedate, perche' non potevano sopportare di essere messo in disparte, gente che ha fatto le missioni all'estero, come Avoledo, un carabiniere per orgoglio, che non haretto la pressione. E di questo dobbiamo ringraziare le sollevazioni popolari e la pressione mediatica. Lo stesso pm nella sua requisitoria ha spesso citato delle testimonianze a scandaglio, ricordo una parte della requisitoria di Ranieri-Miniati dove cita cinque deposizioni, a caso, che sono piaciute al pm, non certo le uniche o assolute, guarda caso quelle citate dalla stampa. Ci si e' dimenticate di deposizione di segno decisamente opposto e che determinano conclusioni opposte a quelle del pm e che non hanno avuto l'onore di una citazione nella requisitoria ne' sugli organi di stampa. I dieci sottufficiali dei cc che difendiamo hanno svolto il loro dovere quel maledetto sabato, si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, dopo una vergognosa decisione cioe' quella di togliere i cc dalla gestione dell'OP. Una decisione vergognosa che e' stato uno schiaffo all'onore dei cc e una ammissione di colpevolezza per cose che dovevano ancora essere accertate. Motivi di opportunita', ma quale opportunita'? I cc sono stati mandati a fare qualcosa che non sapevano fare, agli ordini di altri. Non basta dire che i cc erano alle dipendenze della questura, qui si trattava di svolgere un servizio misterioso in casa d'altri, alle dipendenze di un funzionario digos, sottratti a un servizio a cui erano destinati per fare tappezzeria. Questo e' il primo vero insulto, un servizio di complemento, un insulto alla loro divisa. Vediamo che la questura non sapeva neanche cosa dovevano fare i cc. Vediamo che all'inizio del processo proprio il dr. Crea il capo dell'ufficio di gabinetto ha detto che era stato chiamato numerosissime volte dal dr. gaeta il comandante della caserma di bolzaneto che pero' non era comandante della caserma ma era in fiera, il quale si lamentava perche' temeva per assalti esterni alla caserma. Il quale temeva che la vicinanza del centro inmensa potesse essere fonte di pericolo anche se non ha causato nulla ne' prima ne' dopo. Perche' temeva? Perche' il personale della caserma era ridotto. Il dr. Crea dice quindi che "i problemi alla caserma furono segnalati dal comandante del reparto il dr. gaeta, ma erano principalmente collegati alla necessita' di vigilanza ma non ai fermati alla struttura" [...] Riprende poi il dr Crea "io ricordo che c'erano state forti pressioni del dr. gaeta per la vigilanza della caserma" [...] "per il problema della vigilanza dei fermati ho un ricordo molto netto". Ma perche' e' il dr gaeta che chiama ripetutamente il dr. crea? Se era il comandante del reparto non era colui che si sarebebe dovuto occupare del problema della vigilanza interna ai fermati, e infatti il problema era la vigilanza nel timore di un attacco esterno. La conferma di questo tipo di timore da parte del dr. gaeta e' confermato dal dr. calesini e dal dr. salvo, entrambi funzionari della questura che hanno ribadito come il dr. gaeta insistesse sulla vigilanza esterna. Ma perche' e' importnate? Perche' il dr gaeta dice tutt'altro e smentisce i colleghi, dicendo che lui ha segnalato il problema della vigilanza interna. Dell'esterna non ho segnalato niente perche' era compito del personale residuo che c'era in caserma e che aveva trattenuto nonostante altri compiti e comandamenti. Significa questo che neppure in questura sapevano cosa avrebbero dovuto fare i cc. Perche' tre eminenti funzionari dicono che dovevano fare servizio di vigilanza esterna, mentre il dr. gaeta dice che dovevano fare vigilanza interna alle celle. E questo stupisce perche' il dr. gaeta non aveva titolo per sottolineare questo problema. Quindi i cc e tutti lo hanno dichiarato quando sono arrivati a bolzaneto sapevano cosa avrebbero dovuto fare, non avevano ordini precisi come sono abituati ad avere. Sono abituati ad obbedire e a ricevere ordini precisi, non dimentichiamolo, sono militari!
Teniamo presente che il dr. Gaeta l'unica mmissione che fa in relazione alla vigilanza e' l'aver avuto una notizia ad Cipriano, che svolgeva ruolo di comandante vicario, il quale aveva saputo di un assembramento di personale in coincidenza dell'arrivo dei fermati. Il dr gaeta dice di essere entrato una sola volta e dentro le celle ha visto persone fasciate e sedute. Quindi in buona sostanza il caos organizzativo, il disastro organizzativo e' dimostrato fin dall'inizio. Il primo contingente del battaglione sardegna viene inviato a bolzaneto sabato in mattinata, erano in fontane marose e arrivano a bolzaneto alle 8.00-8.15 del mattino, il compito era loro sconosciuto e tale compito restera' sconosciuto per l'intera giornata, fino almeno alle ore 17.00. Il pm ha ritenuto che l'inizio dell'effettivo servizio sia avvenuto alle ore 16, ma Barrucco dice che inizia il servizio alle 17.00, come confermato da SM. Quindi l'inizio del servizio effettivo e' le 17.00. Il primo contingente quindi inizia il servizio alle 17 e rimane in servizio alle ore 19, ed e' pacifico che subentra poi il tenente Braini. E questo servizio di due ore deve essere suddiviso nella turnazione, ed e' evidente che dei 30 uomini c'e' stata una turnazione continua. Davanti alle celle e' il servizio piu' noioso e viene demandato ai piu' giovani. Questo e' importante perche' se il servizio e' durato un ora e mezza o due, diviso in turno, allora mi chiedo se e' possibile contestare il reato di cui al 608 seppure in forma omissiva. Il pm ha deciso di usarlo solo per gli apicali, dando un riferimento temporale ben preciso, un turno di servizio, 6-8 ore. Ma questo turno non vale per gli intermedi, che sono i nostri assistiti. E questo e' un po' sconvolgente dato che la responsabilita' degli apicali e' maggiore chiaramente. Allora se non contestiamo un reato a un apicale che non e' stato nelal caserma per un turno, lo vogliamo contestare a un sottoposto che ci e' stata una frazione di turno?
Ora dispiace tornare su una spina nel fianco della difesa, e' vero che riguarda la parte del DAP ma io non ho digerito la richiesta di archiviazione di sabella, ma non per simpatia e antipatia, ma lui era il responsabile di questo sito e in qualche modo ha cercato di organizzarlo, ha visto le persone, eppure di questo processo ne esce addirittura in sede di indagini preliminari. Ed e' fastidioso il brigadiere avoledo che ha dovuto cambiare la sua vita, che accende il dr. sabella che presenta il suo libro anziche' essere imputato. Cioe' gli apicali venogno trattati con piu' riguardo rispetto agli intermedi che avrebbero dovuto essere trattati in maniera diversa. [...] Lo dice lo stesso pm, che da una definizione di intermedi cioe' che si limitavano ad eseguire ordini e non avevano poteri decisionali propri. Cio' significa che volendo usare questo criterio per gli intermedi i sottufficilai piscitelli, multineddu, russo e furcas, che fanno parte del primo contingente non dovrebbero rispondere, per la durata risibile del loro servizio, come per il miracolato giudiziario sabella.
E veniamo a qualcosa di piu' concreto. L'imputazione vera e propria, le testimonianze delle p.o. Credo che si debba valutare preliminarmente la situazione delle p.o. E' vergognoso che abbiano dovuto rimanere in una cella per ore senza conoscere il proprio destino. Non esiste che una persona arrestata debba rimanere 15 ore in cella, e di questo si dovrebbe ringraziare qualcuno, dato che e' esito della concentrazione di tutto a bolzaneto, senza pensare che i pullmini piu' veloci erano a san giuliano. Nessuno ha pensato di portare quei mezzi a bolzaneto. Non ci voleva un genio. Bastava che qualcuno si interessasse di piu' di quello che aveva organizzato. Magari questo avrebbe aiutato. Questa attesa, la situazione psicologica difficile di chi e' arrestato, puo aver determinato ricordi sfalsati o sovrapposti. [...] Il solo fatto di essere li' configura la responsabilita' degli intermedi. La genericita' dell'imputazione e' evidente, perche' c'e' la contestazione di un reato omissivo senza dire nei confronti di chi, quando e quando i cc avrebbero fatto questo. Al di la' delle deposizioni che citero' c'e' anche un altro aspetto fondamentale che anche solo il fatto che quel sottufficiale potrebbe essere quello che ha fatto sedere le persone determina un dubbio su tutta l'impostazione accusatoria degli intermedi. Se non possiamo dire chi e' stato, non possiamo dire chi non e' stato. E il pm infatti non lo sa. [...] Non e' che ero li' e allora sono responsabile, mi si deve dire che cosa ho fatto. Nello specifico: il pm non e' che non ha mai considerato il senso di umanita' che tanti hanno attribuito ai cc, mal'ha minimizzato in una figura, il cc buono. L'ha minimizzato come dire che lo ha notato, non e' che non lo ha considerato, pero' e' qualcosa che ritengo sia un atto isolato che non ha determinato una non contestabilita' del reato perche' non e' cambiata la contestazione in fatto. Non c'e' un cc bouno. Ci sono i cc ch ehanno svolto il loro servizio e che diverse persone offese escludono dal novero delle responsabilita'. Il cc buono o e' stato clonato o non e' calzante rispetto al caso di specie.
Vediamo il primo testimone molto importante per la posizione dei cc, il teste SM, che e' un vigile urbano a Roma. SM non dice che non e' successo nulla. Dice ceh sono successe cose e distingue chi ha commesso certi atti e chi no, cosa che non fa il pm. Questa e' una dimostrazione di maggiore credibilita', perche' riferisce e fa una parametrazione della permanenza a bolzaneto non solo rispetto alle celle in cui e' stato ma anche in riferimento a coloro che lo vigilavano. Dice che arriva alle 16.30, nella penultima sulla dx, e viene messo in posizione di perquisizione, poi sara' vessatoria se dura molto o poco, mi hanno negato le medicine. Non c'erano i cc. Quindi ha ragione barucco quando dice che il servizio e' cominciato alle 17 e non alle 16. Dice: "l'arrivo dei cc lo colloco in serata [...] e abbiamo dovuto tenere la posizione fino all'arrivo dei cc" [...] "quando i cc sono arrivati hanno preso il posto dei poliziotti, mi ricordo le parole dell'ufficiale". [...] Sicuramente lui vede arrivare barucco, e lo vede per poco tempo. "era un tenente dei cc, lo ho desunto dal grado, due stellette, mio padre e' militare sono vissuto in una caserma". [...] "molto spesso questi doveva intervenire perche' i poliziotti inveivano contro i cc piu' giovani che non li facevano entrare". [...] La situazione descritta e' chiara: il tenente dei cc, barucco, arriva e fa chiudere le celle. [...] [ SM racconta che i cc gli danno acqua, medicine e gli hanno passato lo zaino ] "siamo rimasti seduti fino a quando non e' arrivata di nuovo la pol pen. all'alba". Questo dice SM. Questo e' il cc buono? Non e' che ve lo devo spiegare. Non c'e' un cc buono, ci sono i cc. SM e' chiaro: prima ho preso botte, mi hanno negato tutto, poi sono stato 5-6 ore tranquillo, e' tornato un altro corpo ed e' iniziato tutto. Allora l'omissione ex art 40 vedete che stona con questa dichiarazione. C'e' una clamorosa inversione di tendenza con l'arrivo dei cc. Le persone possono stare come meglio credono, SM si e' sdraiato. Portano l'acqua, le medicine, c'e' un dialogo. Ora si tratta chiaramente di una relazione particolare tra arrestato e vigilante, ma sempre un rapporto umano. Fino all'alba quando arriva la pol pen. SM e' precisissimo in questo. Fa il vigile urbano, e sa cosa vuol dire una falsa testimonianza, e' anche parte civile. Il difensore dello SM quando e' venuto a parlare per il suo assistito ha anche concluso nei nostri confronti, e' grottesco. Il passaggio piu' grottesco e' che ha letto quello che vi ho letto io, e conclude nei nostri confronti. E' un dato che lascio alla vostra valutazione. Tra l'altro c'e' una conferma importante per la chiusura delle celle all'ingresso in servizio dei cc. Prima dicono le p.o. che c'erano agenti dentro, succedeva di tutto. E lo confermano DN, M, P, la chiusura delle celle. Un cambiamento netto.
C'e' un altro teste importante in cella con lo SM, DS. Un altro teste che non e' tenero nel descrivere le situaizoni che ha subito durante il suo lungo passaggio a bolzaneto, e ricordiamoci che e' un teste di cui tanti altri arrestati si ricordano perche' era quello che non stava mai zitto, e ne ha prese di tutti, perche' rompeva le scatole e determinava una reazione da parte dei vigilanti. Anche lui sostiene una cosa importante cioe' che le celle erano aperte fino a che non sono arrivati i cc. [ legge ] Addirittura chiede di andare in bagno e lo accompagnano. E hanno consentito alla gente di bere e di stare seduti, i cc. [...] Ricordiamoci che i cc del secondo turno di cui si sono dimenticati tutti, anche quelli che li hanno mandati la' lasciandoli fino alle 8 del mattino, 13 ore di servizio consecutive, incredibile, non hanno neppure cenato. Neppure loro avevano da bere e da mangiare. E gli si contesta che non hanno dato da mangiare ai detenuti. [...] Senza volervi tediare oltremodo SM dice una determinata cosa, stanno seduti, arriva l'acqua c'e' untrattamento diverso. DS lo conferma in pieno. E c'e' un'ulteriore conferma a questo cambiamento all'arrivo dei cc, ma viene da un teste che piace molto al pm, l'infermiere Poggi, che se ricordate non era di servizio il sabato ma ci e' andato lo stesso dato che non era di Genova, e dice di essere stato in caserma intorno alle 18-20 a cavallo dei due turni. Dice: "si si ho visto i cc, non mi ricordo se sabato sera o domenica mattina, ma mi ricordo questo episodio, le ultime celle a sx" - una cella diversa da quelal di SM e DS - "avevano la A2, ovviamente senza il casco [...] i cambiamenti sono avvenuti la domenica o forse gia' il sabato sera, ma quando sono arrivati i cc soprattutto nelle ultime celle il clima era cambiato e i ragazzi erano seduti". [...] "Ricordo che a un ps ho chiesto perche' c'erano i cc e mi ha detto che loro erano troppo cattivi e i cc erano buoni". Se il pm ha usato Poggi per molti punti, forse andrebbe usato anche nelle parti che non convengono. Questo passaggio assolutamente neutro perche' riguarda non il toccafondi o l'infermeria, in una posizione di spettatore arriva sabato sera e si ricorda una situazione diversa, con le persone sedute. Non e' un ricordo sfumato o un dato che cerchiamo di ingigantire, e' una deposizione che senza dover entrare sul punto chiarisce un aspetto fondamentale, conferma DS e SM e fa un riferimento generale perche' si tratta di celle diverse. Ricordiamoci 18-20, l'orario che riferisce Poggi. Ci sono altri testi significativi meno precisi, ma sono fondamentali perche' confermano il cambio di clima: BC, AM, CS, TM. [...]
Quindi questi testi smentiscono la generalizzazione del pm secondo cui i cc non hanno fatto nulla per cambiare la situazione e gli atti isolati di un cc buono non hanno cambiato la situazoine. Sono testi fuori dal coro, perche' ci danno un senso della mutazione del clima, perche' ci sono altri che erano in cella con loro che hanno detto di non essersi mai seduto. Io non e' che voglio dire che i testi dicono sempre il falso, ma parlavo prima della sovrapposizione dei ricordi o all'adattamento dei ricordi a racconti di altri e questo forse li porta a dire cose parzialmente vere. Il trattamento delle persone che citano questi testi e' un trattamento conforme alla tradizione dell'arma dei cc, di cui noi conosciamo l'operato normale, si sono distinti non in male, ma in bene, non sono stati a guardare. Tra l'altro considerato la situaiozne in cui sonos tati catapultati uno solo non poteva cambaire nulla.
Tanti errori sono stati fatti abolzaneto primo tra tutti il deferimento dei colloqui con il difensore, misura minima di garanzia. Era un problema di organizzazione forse si, non si era previsto che avrebbero dovuto rimanere ore a bolzaneot le persone, ma forse non ci troveremmo a processo. Altri errori: la copresenza dei vari corpi. Sappiamo che c'e' competizione tra i vari corpi, che c'e' diverso comando, che c'e' rapporti tuttaltro che idilliaci. La presenza di personale gia' partecipe di scontri con i fermati, un potenziale pericolo che si era gia' visto. [...] La mancata previsione della vigilanza esterna e interna... nessuno si e' posto il problema. La dr.ssa Poggi e Gaeta ce lo dicono. La mancata previsione o designazione di un responsabile ufficiale. Mancava il vero capo di bolzaneto. C'era sabella, doria, mattiello, ricci per alcuni reparti, c'era la digos, ma non c'era un capo. I tempi assurdi di permanenza, i mezzi inidonei, ma nessuno ha pensato di ovviare. Tutte situazioni che i cc non hanno determinato e non hanno contribuito a determinare e che non potevano cambiare. Ricordiamoci un aspetto importante: il dr. sabella vede la posizione e ne chiede lumi a gugliotta che da le sue spiegazioni, motivi di sicurezza, distinzione, e via dicendo. Cosa dovevano fare i sottufficiali? Avevano gli ordini, dall'ufficiale, che aveva i suoi ordini. Nessuno si e' chiesto cosa potevano fare.
Ma torniamo alle testimonianze: ci sono compagni di cella di SM e DS che confermano le loro dichiarazioni e altri che li contraddicono. [...]
[...]
Spiace che tutti questi particolari nella requisitoria o nella memoria non se ne parli. Si attribuisca tutto a uno sporadico cc buono, dimenticando questi passaggi che segnalano un cambiamento di clima deciso e chiaro. Usiamo SM e DS come linea guida ma le loro testimonianze sono corroborate da moltissime altre testimonianze: CC, RA, BS, ma dove stavano gli altri, quelli che non si sono mai seduti? [cita altri]. E c'e' un ultimo teste che vorrei citare che non parla dello stare in piedi o seduti, ma cita un particolare che da un'idea, che sembra insignificante ma che nel contesto di bolzaneto diventa determinante, PE: "mi ricordo il nome giuseppe come quello di mio nonno, un cc che mi ha accompagnata e mi ha tranquillizzato". C'e' un solo cc maturo che si chiama giuseppe, serroni giuseppe, imputato. Tanto efferato. Questo stride con la ricostruzione del pm della situazione, stride molto.
Io ora passerei all'analisi delle testimonianze dei funzionari non imputati e dei testi da noi citati sarebbe il caso di sospendere

[ si va al 26 maggio ]