Genova, 15 marzo 2005
Nicola Mirante, tenente dei CCIR: "Guerra e ordine pubblico: e' uguale''.
Quarantunesima udienza del processo per devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova
Quaratunesima udienza apparentemente interlocutoria, ma non priva di elementi rilevanti.
ll primo teste della mattina e' Buonaventura Manzi, un funzionario digos di Pavia cui e' richiesta l'identificazione di uno degli imputati del processo.
In realta' lo conosce solo di vista, ma lo associa a un nome grazie a una identificazione effettuata da una pattuglia a conclusione di un presidio a pavia. I dati dell'identificazione, cosi' come tutto il resto, vengono poi inviati alla procura genovese.
Il secondo teste e' Cristiano Spadano, comandante del V plotone del Tuscania, impiegato durante le giornate genovesi, con venti carabinieri a propria disposizione.
Spadano non ha mai fatto una relazione di servizio, ma qualcuno firmo' per lui, poiche' non presente, oltre a non riconoscersi nei video presentati dall'accusa.
Il terzo teste, il clou della mattinata, e' Nicola Mirante all'epoca dei fatti tenente dei CCIR, affiancato dal capitano Claudio Cappello (a Cappello e Truglio - responsabile dei CCIR, personaggio chiave di piazza Alimonda - furono affidati i defender di piazza Alimonda, era Cappello il responsabile di Placanica e sempre insieme a Truglio si contraddistinse nelle scorribande in Somalia; Cappello e' infatti uno dei dieci ufficiali coinvolti nel memoriale Aloi, maresciallo del Tuscania, relativo alle nefandezze dei soldati italiani in Somalia e ultimamente e' stato ex Comandante dell’Unità di manovra a Nassiriya, nonche' uno dei responsabili dell'addestramento della polizia irachena).
Durante l'esame del pubblico ministero Nicola Mirante depone circa le attrezzatture, le divise e la suddivisione numerica dei vari plotoni, dettaglia i suoi spostamenti durante la giornata del 20 luglio 2001, fino al suo arrivo in Piazza Alimonda, dove ''effettuammo una piccola bonifica'', osservando una situazione ''psicologicamente delirante''.
Riguardo le due land rover di piazza Alimonda, non ricorda chi fosse uno dei due autisti (una era guidata da Cavataio), specifica di aver saputo subito dopo della presenza di Placanica -che ''rincuorai, avendo, il Placanica, detto subito di aver sparato'' - su uno dei mezzi. Non ha visto pero' le manovre, ricorda solo che Truglio gli disse che "forse il tuo autista ha investito una persona".
Dopo essere rimasti in piazza Alimonda, sono rientrati scendendo da piazza Tommaseo, dove hanno ricevuto supporto dai blindati per tornare in zona fiera.
Durante il controesame la sua precisione improvvisamente vacilla: si perde in dettagli relativi alle attrezzatture radio, microfoni, il tutto inframezzato, come durante l'esame dei pm, da sorrisi e battute di circostanza.
Elenca tutti i segnali distintivi apposti sui caschi dei vari funzionari, tenenti, collonnelli, ma non ricorda quella sul suo casco o sui funzionari vicini a lui in quelle circostanze.
Mirante e' un teste che ha lanciato pesanti accuse, arrivando perfino a confronti tra Genova e la prima guerra mondiale (''guerra e ordine pubblico e' uguale'', sentenzia il teste), in forma apparentemente cordiale, ma lasciando intendere una sua personale preparazione molto minuziosa per l'udienza di oggi, condita da citazioni di tattica militare e variazioni sul tema; ma pur essendo presente in piazza Alimonda non ha aggiunto quasi nulla per fare chiarezza in relazione all'omicidio di Carlo Giuliani ne', francamente, la difesa e' stata in grado di evidenziare le sue reticenze nel rispondere alle domande: Mirante infatti non e' chiaro circa le operazioni in via caffa, circa la sua presenza in tolemaide, circa le posizioni e le comunicazioni con i suoi superiori e soprattutto circa la la posizione e i movimenti dei due unici defender a sua disposizione.
In questo modo Mirante dimostra la sua abilita' nel divagare e a gestirsi a modo proprio anche il controesame.
Prossima udienza il 22 marzo.
Trascrizione sommaria udienza:
http://italy.indymedia.org/news/2005/03/752276.php
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