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[processo ai 25] quarantottesima udienza

SINTESI XLVIII UDIENZA - PROCESSO AI 25

La quarantottesima udienza inizia sotto i migliori auspici.
Il difensore di Cavataio, l'avvocato Pruzzo, decide di fare un po' di guerra psicologica e per farci assaggiare un po' dell'irritazione misto odio che proveremo durante l'udienza, si mette a questionare sul posto che lui DEVE occupare in aula, che e' invariabilmente quello dove normalmente si monta l'apparecchiatura tecnica della difesa.
Droppiamo la polemica gratuita, ma pensiamo che qualifichi il personaggio (diciamo proprio in termini di specie zoologica).

Filippo Cavataio, l'autista del defender su cui stavano anche Placanica e
Raffone (o chi altro ci fosse), e' un altro carabiniere adepto della codeina.
Viene da pensare che sia in dotazione con la divisa.
Non si ricorda nulla di nulla, ai limiti dell'omerta', cosa anche comprensibile considerato il suo status di iondagato in un altro processo (quello per Piazza Alimonda), ma viene da chiedersi allora perche' non avvalersi della facolta' di non rispondere.
Gli avvocati della difesa, oggi molto bravi e preparati, cercano in tutti i modi di estrarre frammenti di ricostruzione su Alimonda dal codeinomane, ma non c'e' verso, fino all'assurdo di sentirgli dichiarare di aver sentito urla, lanci di oggetti, colpi sulla jeep, ma non gli spari.
La vera chicca del suo interrogatorio e' la luce che riesce involontariamente o meno a gettare sul percorso che il defender fa dopo i fatti di piazza Alimonda.
Cavataio ripete piu' e piu' volte di essere stato medicato, lui come Placanica e Raffone, al comando provinciale (Forte San Giuliano), PRIMA di andare al pronto soccorso, e forse di essere pure passato in fiera visto che c'era.
Questo farebbe quadrare i referti medici di Placanica e Raffone (datati 18.50 e 19.00 ovverosia una ora e mezza dopo l'omicidio di Carlo) anche se fa rimanere in piedi la domanda: che cosa e' successo in quell'ora e mezza? quali silenzi sono stati imposti? che cosa e' stato insabbiato ?
Il tutto in aula entra grazie anche a una telefonata (che trovate allegata a questa sintesi) in cui Truglio (il capo dei capi dei carabinieri e del Tuscania) parla con un generale che cerca in tutti modi di sentirsi dire un possibile capro espiatorio per la morte di Carlo.
Non sappiamo se i tentativi di suggerire risposte da parte dell'avvocato Pruzzo e dei pm siano esattamente leciti, ma l'affermazione del tribunale "questo e' un elemento nuovo che non era emerso in altre procedimenti" ci ripaga della fatica.

Adriano Lauro (il famoso vice questore aggiunto del "l'hai ucciso tu con il tuo sasso bastardo) torna in aula per riconoscere la pietra che dice di aver visto di fianco al corpo di Carlo, cosa che puntualmente fa dopo un po' di fumo negli occhi sui reperti gettato da Canepa e Canciani, a cui evidentemente da fastidio che si rimesti nel torbido dell'inchiesta su Carlo, che li ha visti come primi protagonisti degli interrogatori a carabinieri e poliziotti che porteranno all'archiviazione del caso.
Dopo il riconoscimento Menzione, Bonamassa, Taddei, Rossi, Pagani e Famularo incalzano Lauro riuscendo a dimostrare senza ombra di dubbi che la pietra non e' sempre stata di fianco alla testa di carlo ma che ci e' arrivata dopo un po', forse "calciata da qualche carabiniere nella confusione". Non senza particolari macabri e piccoli show si riesce a far vedere al tribunale le immagini della fronte di Carlo aperta da un colpo evidentemtne successivo a quello del proiettile, anche se Lauro si ostina a negare la possibilita' che qualcuno dei suoi abbia preso a sassate in testa un cadavere per puro sadismo.
Certo in questo momento dell'udienza non possiamo provare un moto di astio nei confronti di Canepa e Canciani che dimostrano un morboso interesse nel
continuare a insabbiare Alimonda, cercando di far credere al tribunale che la ferita potrebbe essere stata inferta dai manifestanti che cercano di spostare Carlo prima dell'arrivo delle forze dell'ordine, o nei confronti dello stesso Lauro che ribadisce come secondo lui la morte di Carlo non ci sarebbe stata se i manifestanti non avessero tirato sassi.
Ironia della sorte, l'avvocato Tambuscio nella fase finale dell'udienza estrae uno dei suoi conigli dal cilindro: dopo aver fatto confermare a Lauro di essere l'unico PS presente in via Caffa, fa scorrere lentamente un video (che potete trovare nei commenti su indy) dove si vede un PS in via Caffa che lancia pietre ai manifestanti. La conclusione di Lauro e' evidente quanto lapidaria "Sono io."

L'astio non si ripaga con queste piccole soddisfazioni, ma la speranza di
vederlo ripagato in futuro almeno da un po' di denti sgranati e' sempre l'ultima a morire.

a la prochaine.

Ascolta l'udienza: prima parte - seconda parte

ascolta la telefonata tra Truglio e il Generale Desideri
guarda il video con Lauro che lancia una pietra ai manifestanti