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Sassi, omissioni e bugie. L'omicidio di Carlo Giuliani ancora al centro del processo contro i 25 manifestanti.

Prosegue l'esame dei testi dell'accusa sui fatti di piazza Alimonda. Dopo Raffone, arriva Cavataio. E torna il vqa Adriano Lauro per riconoscere il sasso trovato accanto al corpo di Carlo Giuliani.

Genova, 10 maggio 2005.
Primo teste dell'accusa è Filippo Cavataio, il carabiniere del XII Battaglione Sicilia che si trova in Piazza Alimonda a guidare il defender che trasporta Dario Raffone e Mario Placanica.
Tecnicamente Cavataio non è un teste ma un imputato - poi archiviato - in procedimento connesso, per essere passato con il defender sopra il corpo di Carlo Giuliani. Per questo non depone sotto giuramento e avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere.
Cavataio, confortato dalla presenza del suo avvocato, sceglie invece di rispondere alle domande, anche se la sua testimonianza lascia molti punti oscuri e altrettanti dubbi.
A meno di un metro di distanza da lui, all'interno del defender che governava, vengono esplosi due colpi di pistola, non li sente, non se ne accorge.
Così come non si rende conto di passare sul corpo Carlo Giuliani: lo scambia per dei rifiuti fuoriusciti dal cassonetto che si trova davanti al defender.
La testimonianza del carabiniere è un continuo "Non ricordo": il militare che si definisce così preso dal panico da non sapere come trascorre l'ora e venti che separano l'omicidio di Giuliani in Piazza Alimonda dall'accettazione all'Ospedale Galliera.
Durante l'esame del Pubblico Ministero, Cavataio "dimentica" la presenza del secondo Land Rover con il quale chiudevano le fila del reparto, anche se quella formazione era da ore impiegata in servizi di ordine pubblico.
Venerdì 20 Luglio 2001 per lui significa solo 15 giorni di prognosi per "stress" (che diventeranno 30) e pochissimi frammentari ricordi incongruenti.
La difesa riesce però a stimolare risposte interessanti che iniziano a chiarire dove hanno trascorso l'ora e venti minuti "...prima dell'ospedale fummo soccorsi e medicati presso il comando provinciale..."
Il vero protagonista dell'udienza di oggi è stato invece il dott. Adriano Lauro, primo dirigente di PS a comando dell'aliquota di carabinieri coinvolti nei fatti di Piazza Alimonda.
Il brillante dirigente di PS viene richiamato dalla difesa per il riconoscimento del sasso insanguinato trovato vicino al corpo di Carlo Giuliani.
Dai reperti mostrati dalla difesa si vede che il sasso non è presente vicino al corpo di Carlo fino a che il Reparto Mobile di Milano insieme all'aliquota del battaglione Sicilia non riprendono possesso della piazza.
Oltre al sasso, quando già sono arrivati i soccorsi, appare anche una ferita lacero contusa di forma stellata sulla fronte di Carlo Giuliani.
Lauro nella precedente udienza aveva parlato di "cristallizzazione" della scena, incongruenza rilevata anche dal giudice a latere.
Riconosce la pietra, riconosce anche che sul passamontagna (fornito dalla famiglia Giuliani ai difensori degli imputati) non ci sono danni al tessuto sulla fronte.
Infine il dirigente, che in piazza Alimonda indica un manifestante come l'assassino di Carlo urlando "Sei stato tu,con il tuo sasso!", immagini trasmesse la sera stessa dai telegiornali, viene "colto sul fatto" dalla difesa con un filmato in cui si vede chiaramente il teste che raccoglie una pietra da terra e la lancia in direzione dei manifestanti.