supportolegale.org || la memoria e' un ingranaggio collettivo

[Liberazione] Violenze a Bolzaneto, a processo 45 tra carabinieri, agenti e medici penitenziari

Il 12 ottobre la prima udienza per gli abusi nella prigione del G8
Checchino Antonini

Ci sarà un pubblico dibattimento, e inizierà il 12 ottobre prossimo, per le violenze e gli abusi (visto che ancora non esiste una legge ad hoc sulla tortura), avvenuti nel luglio 2001, nel carcere provvisorio di Bolzaneto.

Con una decisione a sorpresa, era attesa per venerdì prossimo, il gup di Genova, Maurizio De Matteis, ha rinviato a giudizio 45 persone, tra agenti e funzionari di ps (14) e della polizia penitenziaria (15), carabinieri (12) e medici e infermieri dell'amministrazione penitenziaria (5) imputati, a vario
titolo, di abuso d'ufficio, violenza privata, falso ideologico, abuso di autorità contro detenuti o arrestati, violazione dell'ordinamento penitenziario e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Solo una guardia carceraria di Vercelli è stata completamente prosciolta. Per altre cinque persone il gup ha emesso
una sentenza di non luogo a procedere ma solo per alcuni dei numerosi capi
di imputazione. Anna Poggi, commissario di ps, è stata prosciolta per
quattro singoli episodi di lesioni ma andrà a giudizio per abusi di autorità
contro detenuti; il medico del carcere di Marassi, Vincenzo Toccafondi, prosciolto per le ingiurie e per un caso di percosse, risponderà di abuso d'ufficio e omissione di referto e di dati; l'agente Diana Mancini non andrà al processo per concorso morale in violenza privata bensì per un episodio di accompagnamento in bagno con modalità vessatorie; e Marcello Mulaus, dell'ufficio matricola della polizia penitenziaria e il suo collega Giuliano
Patrizi si sono visti ridurre i capi d'imputazione ma, anche per loro, si aprirà il dibattimento del 12 ottobre, sei giorni dopo lo svolgimento del
processo con rito abbreviato nei confronti di un altro protagonista di
Bolzaneto, Antonio Biribao, agente di custodia.

Tra i rinviati a giudizio spiccano Alessandro Perugini, all'epoca dei fatti
vice capo della digos genovese e immortalato mentre prende a calci un
ragazzino già tumefatto di botte e tenuto immobile da poliziotti travisati;
Oronzo Doria, generale delle guardie di custodia e l'ispettore della polizia
penitenziaria Biagio Antonio Gugliotta, responsabile della sicurezza del
centro di detenzione provvisorio per le maxi retate del G8 2001 allestito in
una caserma della celere in un quartiere diventato da allora sinonimo di
violenze e abusi: Bolzaneto. Fu il "Garage Olimpo" di Genova, terra di
nessuno che inghiottì 255 manifestanti, oggi parti lese, spesso arrestati
illegittimamente (nessuno dei fermi fu convalidato), prelevati dalle piazze
o dagli ospedali, già feriti dalle cariche senza ragione, violentissime, di
quei giorni, già torturati nella scuola Diaz. Già nel cortile funzionava un "comitato d'accoglienza", secondo le testimonianze, poi dentro sarebbero stati costretti a stare in piedi, faccia al muro, nudi e sottoposti ad
angherie di ogni tipo, "convinti" a firmare verbali fasulli, senza bere, mangiare e senza comunicare con famiglie, legali e consolati prima di
riapparire in diversi penitenziari del Nord Italia. L'ingegner Castelli,
ministro Guardasigilli, arrivò in visita di notte ma ha senpre detto di non
essersi accorto di nulla. La verità emerse solo alcuni giorni dopo e, faticosamente, decollò l'inchiesta. Neppure uno degli imputati è stato mai
sospeso dal servizio.

Soddisfatti per la sostanziale conferma dell'impianto accusatorio, i pm
Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati. In particolare, i
magistrati sono soddisfatti perché il giudice ha condiviso in toto il
ricorso all'articolo 323 (abuso d' ufficio) , come contenitore che comprende
tutte le violenze anche di tipo morale, e all'art. 608 (abuso di autorità
contro arrestati o detenuti). Articoli che si integrano tra di loro e che
traggono fondamento dall'articolo 13 della Costituzione che recita così: «E'
punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà». Ministri e leader del centrodestra controllino che
nella copia della Carta, consegnata loro al momento di giurare, non sia stata strappata la pagina in questione. Così potranno risparmiarsi
l'«amarezza» manifestata ieri dall'ex ministro Biondi, ex liberale ora in
Forza Italia e difensore dei carabinieri, per l'esito di una udienza preliminare iniziata alla fine di gennaio a quasi quattro anni dai fatti.

Come per il processo Diaz, che riprenderà giovedì, si tratterà di una corsa
contro il tempo per evitare la prescrizione su quella che Amnesty
International definì «la più grave sospensione dei diritti umani dopo la
fine della II guerra mondiale». Di nuovo, comitati di memoria e social forum
genovesi torneranno a presidiare il Palazzo di Giustizia per sollecitare
istituzioni e movimenti.

«La politica non rinunci a interrogarsi sulle responsabilità politiche di
quelle vicende con una vera commissione di inchiesta parlamentare», tornano
a chiedere molti deputati di Rifondazione, tra cui la vicepresidente del
gruppo alla Camera, Graziella Mascia, eletta a Genova come il senatore
Martone che propone all'Unione di trovare un posto nel programma per queste
istanze e anche per la proposta di legge per l'identificazione di agenti in
servizio di ordine pubblico. Chissà se, dalla Fabbrica, lo ascolterà
qualcuno.

Liberazione, 18 maggio 2005