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[processo ai 25] ventiseiesima udienza

Martedì 2 novembre 2004

Martedi 2 novembre 2004 ventiseiesima udienza del processo a 25 persone per devastazione e saccheggio. Continuano i testi dell'accusa, che dopo decine e decine di testi che nessuno ha capito perche' sono stati chiamati al banco finalmente iniziano ad avere un senso (ovviamnete un senso che non ci piace, ma almeno un senso :)

C'e' da dire che oggi presidente e giudici a latere avevano evidentemente dormito male, come d'altronde la procura, ma pare che il lunedi' notte non sia un buon momento per i loro sonni da qualche mese a questa parte. Fatto sta che oggi il tribunale ha piu' volete risposto in maniera secca alla difesa, a volte ci pare ingiustificatamente (come nel caso di Herrol Benedetti). Solo sul finire dell'udienza, forse in previsione di un piatto di pasta in tempo ragionevole (l'udienza e' finita alle 13.00 circa) il tribunale si e' mostrato piu' dialogante.

Prima parte dell'udienza dedicata alle posizione di CA e AV, accusati di aver rubato 2 vespe, di aver scorrazzato per tutta la citta' fino a cercare di assalire la caserma di via saluzzo, dove vengono fermati e dove avrebbero aggredito i poliziotti che li arrestavano con calci, pugni e bottiglie di benzina (spente, utili no ?)

A testimoniare ci sono in primo luogo il proprietario e la proprietaria delle 2 vespe rubate e il poliziotto che riconsegna la vespa blu al primo di questi due.
A parte le contraddizioni tra proprietario, verbali e poliziotto c'e' poco da segnalare sulla testimonianza di entrambi, mentre la proprietaria della vespa color sabbia evidentemente non vuole essere tirata in causa piu' di tanto, anche perche' ha riavuto la sua vespa con tanto di scuse e senza danni, e alla fine afferma "ho sbagliato a non fare la denuncia perche' era meglio che l'avessi fatta cosi' avevo meno problemi", e dalla sua faccia e' evidente che poliziotti e pm di ogni risma l'hanno assillata fino alla morte. Strano no? Non succede mai!

Subito dopo una delle svolte umoristiche della giornata, con Marcellino Melis, del nucleo artificieri, responsabile della distruzione della supposta molotov (di PLASTICA!!!!) trovata addosso a CA e AV. Il prode artificiere riesce ad affermare che le bottiglie di plastica al contatto con il suolo si rompono, che l'innesco in nastro adesivo serve a fare si che una volta incendiato non si spenga volando, e che era necessario distruggere l'ordigno (anziche' svuotarlo e conservarlo come prova). Insomma diciamo che dal nostro punto di vista sarebbe un buon devastatore d'assalto per la creativita' che dimostra nella fabbricazione di oggetti da barricata. Altro che poliziotto!!

Seconda parte dell'udienza doveva essere dedicata a FP, dato che erano presenti un agente della DIGOS della sua citta', Burrascano, e l'agente che ha raccolto le foto di Marino Baldassarri, il simpaticissimo pacifista fotografo di faenza che ha inseguito una giovane da lui soprannominato "molotov" e che secondo i pm corrisponderebbe a FP. Per chi non se lo ricordasse Baldassarri e' quel simpatico pacifista che arriva a genova partendo apposta alle 4 di notte da faenza, si catapulta nei disordini, scatta foto come un forsennato, poi torna a casa, va dal suo amico poliziotto (Herrol "Flynn" Benedetti) e gli racconta tutto. Lo abbiamo sentito in una delle udienze di giugno per chi volesse rileggersi le sue temerarie gesta.
Inquietante e' piuttosto che i pm cerchino di far ripetere a Benedetti la testimonianza di Baldassarri riveduta e corretta, quando e' evidente a chiunque conosca un minimo di codice di procedura penale che un testimone puo' parlare di cio' che ha visto, non di cio' che ha raccontato. Il teste e i pm invece imperterriti ci provano fino ad arrivare all'assurda affermazione di Benedetti che dice di essersi comportato da ammirevole poliziotto e di aver fatto le giuste indagini, componendo un album di foto secondo il suo criterio, che apparentemente quindio e' piu' valido che il criterio della rappresentazione veritiera dei fatti.

L'udienza si conclude con il teste piu' importante dell'udienza, Salvatore Saccardi, ai tempi sottotenente del III battaglione Lombardia, capitano del iii plotone di 50 uomini e ora non piu' in servizio.
Saccardi partecipa a tutta l'attivita' del III Battaglione, le cariche in via Pisacane, l'arrivo in Piazza Tommaseo dopo che il Reparto Mobile di Roma e Genova ha gia' fatto piazza pulita e la carica contro il corteo dei disobbedienti su via Tolemaide. La sua avventura, ma non quella del suo plotone, termina in via Casaregis dove mentre i blindati stanno spazzando la via (le famose cariche a tutta velocita' dei blindati dei cc anche sui marciapiedi) lui a piedi si attarda nella speranza (parere personale) di acciuffare qualche zecca e passare per eroe. sfortunatamente per lui viene accerchiato e malmenato riportando la frattura di due incisivi e svariate contusioni. Due persone al momento sono accusate dell'aggressione, SC e CC, dopo che gia' due altri attivisti romani erano stati accusati e scagionati in prima istanza.
Uno dei due si e' riconosciuto nelle scene dell'aggressoine ma sostiene di essere intervenuto per far cessare l'aggressione, gridando "basta" (come ha anche dichiarato oggi in aula), mentre quello che viene indicato come CC anche se fosse lui sta palesemente cercando di fermare l'aggressione. Innocenti entrambi quidni di un atto non cosi' disdicevole.
La presenza di persone che cercavano di fermare l'aggressoine e' confermata dalla testimonianza dello stesso saccardi , che invece su tutta la dinamica della prima carica e' quantomeno fumosa: racconta infatti di una carica che prima e' ordinata via radio dalla centrale dei cc (dicendoci tra l'altro una cosa interessante sull'inesistenza di una comunicazione diretta cc - centrale operativa in questura), poi e' decisa di propria iniziatva, poi non si sa; una carica che prima comincia all'incrocio tra via tolemaide e corso torino, poi "ah no, c'e' prima un ricompattamento, una carica di alleggerimento", poi ci sono centinaia di bottiglie lanciate (spudorato davanti ad uno dei video sequestrati a indy che mostrano non piu' di due bottiglie lanciate prima della carica)...
Insomma non ci e' sembrato che sapesse bene come rispondere sulla dinamica della prima carica: forse aveva paura di sfigurare, non si sa se davanti a dio, all'arma o ai pm :)

Anche lui passa di moda, e dopo la dichiarazione spontanea di SC si passa a risolvere i soliti dettalgi tecnici, con la procura che stizzita non ci vuole fare usare i suoi strumenti tecnici (un potentissimo distributore di segnale video!!!!!), il tribunale che non sa che cosa fare, e finalmente la difesa che dice: "ma se la procura producesse una prova che necessita di un macchinario da un milione di euro, sarebbe a carico della difesa procurarsi lo stesso strumento per fornire la controprova ?" mettendo in luce coem questa ostinazione da parte di tribunale e accusa nel non mettere in condizione di pari possibilita' tecniche la difesa sia una palese volonta' di vessazione nei confronti del di tribunale e accusa nel non mettere in condizione di pari possibilita' tecniche la difesa sia una palese volonta' di vessazione nei confronti del diritto di ogni imputato a difendersi dalle accuse che gli vengono mosse.
E con questa illuminante parabola sulla giustizia e sul suo profondo significato nei moderni e non moderni ordinamenti, ci si risente martedi' prossimo, 9 novembre 2004.

Ascolta l'udienza: prima parte - seconda parte - terza parte