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[processo diaz] tredicesima udienza

XIII UDIENZA - PROCESSO DIAZ/PASCOLI

L'udienza di oggi vede due testi (MN e GS) che operavano nella stanza dei legali dentro alla scuola Pascoli, la stessa stanza dove stavano i server e gli apparati deputati alla connessione.
Entrambi raccontano di come in quella stanza si raccogliessero le denunce e le telefonate su abusi di polizia, piuttosto che sulle persone scomparse o presumibilmente arrestate.
Sull'episodio del passaggio di una pattuglia di fronte alla scuola Diaz, entrambi ricordano il rumore di vetri (infranti o meno) e il rumore di una macchina che accelera. Il ricordo di voci o grida e' quantomento vago in entrambe le testimonianze, nonostante i tentativi della difesa di trarre in inganno i testimoni.
Poco prima dell'arrivo della polizia, MN riceve una telefonata dall'avvocato Tartarini che da via Trento li avvisa dell'arrivo della polizia, poco prima di essere aggredita da 4 uomini del Reparto Mobile, di vedere visto il suo cellulare sottratto e di venire apostrofata con un eloquente "ao, nun se telefona, signori'".
Di fronte a questo avviso MN, GS, e PT (che verra' sentito domani come teste) fuggono da una porta sul retro della Pascoli, ma vengono fermati al volo da alcuni poliziotti. GS viene portato via da un poliziotto in borghese "come se fosse riconosciuto", messo a terra, passato di poliziotto in poliziotto fino ad essere spedito a bolzaneto e redarguito bonariamente da un poliziotto che gli dice come lui non sarebbe dovuto essere li. "vede cosa succede a fare certe cose" gli dice il poliziotto a bolzaneto nella sua piu' totale incredulita'.
MN invece viene bloccato in una piazzetta di fianco alla pascoli, assiste al pestaggio di PT e viene perquisito. Il portafoglio, con soldi, documenti e le chiavi di casa gli vengono sottratti e lui non li rivedra' mai piu' (se l'avesse fatto chiunque di voi sarebbe rapina). Viene umiliato faccia a terra e trasportato fino in via Trento, fino all'arrivo della stampa dove MN fa notare come il comportamento degli sbirri cambi radicalmente da bestie a raffinati tutori dell'ordine.
Entrambi i teste fanno notare come il materiale raccolto dai legali sia sparito dopo la loro uscita dalla stanza, e MN arriva a presumere che se lo siano presi i poliziotti (tra l'indignazione di Di Bugno che invece suggerisce al tribunale che qualcuno tra l'arrivo della polizia e la fuga di MN e GS abbia manomesso il materiale informatico, cosa che a chiunque tranne un avvocato degli sbirri verrebbe in mente come logica...).
Le difese, in cui oggi si distingue un Porciani finalmetne silenzioso (anche perche' difende degli imputati che con la Pascoli non c'entrano nulla e sarebbe stato strano vederlo fiatare) e un duo littorio Di Bugno/Corini agguerrito come non mai, cercano per tutta l'udienza di rilevare contraddizioni inesistenti o marginali nella storia tutto sommato lineare e identica dei due testi, adirandosi addirittura per i "non ricordo" di GS, che su alcuni episodi preferisce spiegare di non avere ricordi precisi che dire una balla clamorosa come quelle che gli imputati hanno continuato a rifilare a tutti da 4 anni a questa parte.
In compenso MN ricorda un poliziotto che ha partecipato al suo arresto illegale, connotandolo con tanto di accento genovese, e non si capisce perche' contro questa persona non si dovrebbe aprire un fascicolo a parte. Ma si sa, per riconoscere un qualsiasi cittadino ci vogliono 5 minuti, ma per idntificare un collega che ha commesso un reato non bastano 4 anni.
GS invece cita Fabbrocini come il referente dei poliziotti che lo fermano fuori dalla scuola, che mentre lui e' bloccato lo chiamano alla radio dell'automezzo.
Stranamente l'avvocato di Fabbrocini non fa nessuna domanda e la presenza durante la perquisizione del dirigente (che se non era ala sua auto evidentemente era altrove, ovvero dentro la scuola Pascoli) passa cosi' tra le verita' assunte dal Tribunale come oggettive. Grazie mille (d'altronde la realta' dei fatti e' una brutta bestia quando a raccontarla sono 100 persone).
Sia il pm che le difese si beccano l'epiteto di "bambini" da parte del presidente, stanco dei continui battibecchi. Da parte nostra notiamo che i pm ci sembrano pignoli e fin troppo suscettibili alle provocazioni, ma che le difese abbiano una verve ingiustificabile che sembra puntare il dito contro ogni testimone come se questi fosse satana in persona. Non si rassegnano ad accettare che quello che e' successo e' banale e terribile e che i loro imputati hanno fin troppo pochi capi di imputazione da gestirsi (almeno per i nostri gusti).
D'altronde finche' non capiranno perche' le persone in quella scuola di fronte all'arrivo di polizia non provassero la tranquillita' della sicurezza ma il terrore delle botte e del sopruso forse non riusciranno a capire molto di quello che accade loro intorno

a la prochaine