II UDIENZA - PROCESSO SAN PAOLO
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Nel lontano 16 marzo 2003 Dax viene ammazzato da un trio di nazi in ticinese. Il
suo corpo viene trasportato al san paolo di milano. compagni e compagne si
portano all'ospedale per sapere cosa e' successo e subiscono cariche e pestaggi
indiscriminati da parte delle forze dell'ordine.
A distanza di 3 anni si celebra il processo con 7 imputati (4 attivisti, 2 ps e
1 cc), che il 3 novembre 2005 entra nel vivo con i primi testi.
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La seconda udienza si fara' ricordare piu' per la sua coda polemica
fuori dall'aula, che per quanto emerso dal dibattimento in se'. Sara' infatti
che tra gli imputati ci sono ben due rappresentanti della Beneamata-
da tanti e pure troppi secoli fedele - a provocare i pruriti dei carabinieri
addetti alla sicurezza del tribunale meneghino. Al termine dell'udienza infatti
un perentorio gruppetto di carabinieri blocca le persone presenti in
aula, ne fa sfilare alcune (colleghi, per carita' e per una volta facciamo
finta che ci siano simpatici pure i PS, maresciallo?) e ne blocca invece altri.
Quattro persone, per la precisione. In tribunale anche la rivalita' PS- CC va a
farsi benedire: l'ordine infatti e' sollecitato da Tarantino, PS fresco di
deposizione, che passa il tempo dopo il suo esame tra il pubblico. Il
poliziotto, che non ha riconosciuto allora e neanche oggi nessuno tra gli
imputati, scova tra il pubblico una persona che a sua impressione,
sarebbe stata presente ai fatti del San Paolo. In sordina, ma neanche tanto, gli
avvocati che difendono i rappresentanti delle forze dell'ordine, insieme ai
carabinieri confabulano. Poi tocca ai CC con il PM. Infine l'identificazione
collettiva. Il motivo che viene servito e' quello di dover procedere ad una
identificazione "a campione" per verificare che nell'aula non fossero
presenti i testimoni del procedimento. In pratica vengono identificati i soli
attivisti presenti. L'ordine, viene spiegato, arriva
dal PM, precedentemente allertato da uno dei carabinieri presenti in
aula. Qualche spiegazione, un po' di perdita di tempo
e alla fine la sceneggiata ha termine: l'episodio, stigmatizzato da uno
degli avvocati difensori degli attivisti presenti, la dice lunga su
quanto siano pubbliche e accessibili realmente le udienze. Un'intimidazione
inutile che conferma come il processo stia girando male, il cui stile,
inconfondibile, e' made by PS italica.
Il resto della mattinata di per se' segna un altro punto a favore della
difesa degli attivisti imputati nel procedimento, non riconosciuti con certezza
da nessuno dei testi. Segnaliamo la deposizione di un uomo del reparto mobile PS
intervenuto al San Paolo. Il teste -a
dire del PM - descrive il movimento di un Reparto Mobile come "una
scampagnata tra quattro amici. Mi vuol dire che ordini avevate?".
L'apice, l'ex poliziotto del Reparto Mobile, ora confinato in ufficio
in questura, lo raggiunge sul finale, in cui riconosce una ragazza
nell'album fotografico. Cosa faceva questa ragazza, chiede il PM, nella speranza
del colpo di coda in grado di giustificargli la mattinata persa.
Insultava, dice il teste.
A la prochaine