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[San Paolo] III udienza

III UDIENZA SAN PAOLO

Oggi terza udienza del processo per i fatti dell'Ospedale San Paolo a Milano.
Il 16 marzo del 2003, dopo che tre naziskin assassinano Dax in quartiere
ticinese e feriscono gravemente un altro militante antifascista, i compagni e le
compagne di questi ragazzi vanno all'Ospedale San Paolo a cercare di capire cosa
sta succedendo. Di fronte all'ospedale partono violente cariche e la caccia
all'uomo si protrae fino alle corsie del pronto soccorso, dove cc e ps menano le
persone con mani, manganelli e mazze da baseball. Due cc, un ps e quattro
attivisti sono accusati di lesioni, resistenza, abuso di ufficio in questo
processo.

In questa udienza sentiamo due guardie giurate che arrivano richiamate dai
vigili del corpo di guardia del pronto soccorso. Quando arrivano i primi scontri
sono gia' avvenuti e loro assistono asserragliati nel gabbiotto e ben
determinati a non mettersi in mezzo, ai rastrellamenti della polizia nelle
corsie e ai fermi di alcune persone un po' ovunque nell'ospedale.
Dopo di loro vengono chiamati a testimoniare l'agente Ceo e l'agente Ballerini.
I nostri due rosci di pelo hanno atteggiamenti molto diversi: Ceo e' dimesso e
sembra non ricordare nulla, nonostante fosse presente alle cariche e ad almeno
un fermo. Il top lo raggiunge quando dice di aver immobilizzato un ragazzo e di
averlo mollato li' dopo aver ricevuto un colpo da dietro. A parte questo
episodio tutto il resto e' una sorta di nebbia in cui Ceo sottovoce non si
districa. Ballerini invece e' un roscio duro, che si ricorda tutto molto bene,
che era nelle prime file quando i poliziotti cercano di liberare il vialetto.
Non si ricorda pero' se fossero o meno intruppati, se ci fosse il reparto
mobile, che cosa i poliziotti abbiano fatto, ma si ricorda tutte le attivita'
violente e ostili dei ragazzi dei centri sociali. Dice di ricordarsi alcuni
agitatori ma poi non li riconosce nelle foto. La sensazione e' che nel tentare
di nascondere le ferite causate dai propri colleghi abbia taciuto piu' cose di
quelle che gli conveniva.
Ma e' solo dopo di lui che arrivano gli eroi del silenzio, che non sono un
gruppo in voga una decina di anni fa ma due onorati membri del reparto mobile
milanese, i cui colleghi non sono potuti venire a testimoniare perche' bloccati
in Val di Susa (prima risata). Brambilla e' il prototipo del duro che non chiede
mai e che non risponde neanche, o che risponde quello che fa comodo alla
ricostruzione dei suoi colleghi imputati, in particolare rispetto alla carica
della polizia, che secondo lui sarebbe avvenuta alla spicciolata e senza alcun
coordinamento, nonostante quello che altri testi e il suo superiore hanno
raccontato. Per trarre le somme, il pm chiede la trasmissione degli atti per
falsa testimonianza: auguri al duro che diventa il quinto imputato delle forze
dell'ordine consentendo loro l'agognato sorpasso del numero di imputati da parte
degli attivisti (adesso siamo 2 cc e 1 ps imputati per lesioni, oltre a 2 ps
indagati per falsa testimonianza vs 4 attivisti imputati).
Lusana, autista genovese di una delle due squadre del reparto mobile di milano
giunte sul posto fa le spese dell'irritazione provocata al pm dal suo collega
piu' duro del coccio. Le domande dell'accusa lo mettono sulla graticola, ma lui
dimostrando invece le doti della melassa sfugge tra le dita con un misto di
"piu' o meno", "cosi' cosi'", "non ricordo", e altri dettagli insignificanti.
Scampa alla trasmissione degli atti, ma non alla sensazione che gli individui in
uniforme in questo processo vestano le decise e fragorose parti dei conta musse.

a la prochaine