Il PM Gittardi chiede la trasmissione degli atti per falsa testimonianza
Accade anche questo nel processo per i fatti avvenuti al San Paolo, la notte del 16 marzo 2003, dopo l'uccisione di Davide Cesare*: nella terza udienza infatti, l'agente Brambilla - appartenente al terzo Reparto Mobile della Polizia - si contraddice e non ricorda. E' talmente smemorato da costringere il PM, Claudio Gittardi, a chiedere, al termine dell'esame, la trasmissione degli atti, per falsa testimonianza.
L'ironia della sorte e' che Brambilla cade nella reticenza, proprio per difendere il suo caposquadra, tal Giovanni Boccuzzo, gia' indagato per l'art. 371bis c.p. per "false testimonianze al Pubblico Ministero", in sede di indagini. Il PM giunge a tale atto estremo al termine di un'udienza che ha ancora una volta posto in evidenza le contraddizioni del personale dell FFOO giunte sul posto. Nell'udienza odierna molti spunti processuali rilevanti, oltre a quello gia' citato. I testi appartenenti al reparto mobile hanno confermato come la porta principale
del San Paolo fosse scorrevole, a contraddire la difesa delle FFOO che si basava sulla presunta resistenza avvenuta in prossimita' di quella porta, da parte dei manifestanti, tale da giustificare la caccia all'uomo avvenuta all'interno del San Paolo. Uno degli uomini del Reparto Mobile oggi conferma, in aula: "quella porta non poteva essere bloccata". Testimonianza rilevante anche quella della guardia giurata Sommariva, che conferma gli attacchi delle forze dell'ordine e la difesa da parte degli attivisti giunti sul posto. Emerge infine, il consueto dato: l'assenza totale di coordinamento delle FFOO, di ordini e di funzionari preposti al comando, al momento dei fatti. Infine e' stilato il calendario delle prossime udienze: 22 dicembre 2005, 19 e 26 gennaio,
9 e 16 febbraio 2006. Per quella data dovrebbero essere terminati i testi dell'accusa e si passera' a quelli delle difese.
*Nella notte del 16 marzo, Davide Cesare viene ferito a morte insieme ad altri due amici nei pressi di via Brioschi, all'uscita di un locale.
Giungono ambulanze e volanti della Polizia. Poi i Carabinieri. Tra le Forze dell'Ordine e gli amici di Dax giunti sul posto si crea un clima di tensione registrato da tutti i presenti. Un carabiniere in aula dira' che il nervosismo dei compagni/e di Dax era dovuto "alla posizione delle volanti che ostacolavano, a dire loro, il percorso dell'ambulanza".
Da via Brioschi al San Paolo.
Anche al San Paolo, il personale delle FFOO che arriva e' composto da volanti e gazzelle: in totale vanno e vengono una quarantina di uomini tra agenti scelti, appuntati, marescialli. Tra loro giunge anche Iseglio, che ha il compito preciso di capire l'identita' del ferito.
Piu' tardi al San Paolo, giungera' il terzo Reparto Mobile del centro cittadino, il funzionario PS, Valentino, che intimo' ai carabinieri presenti la dipartita, litigando con il tenente Iseglio. Ma il dannoormai e' fatto. Dalle testimonianze emerge un quadro che vede i poliziotti e i carabinieri presenti, prima ancora del reparto mobile, utilizzare caschi scudi e manganelli per colpire i ragazzi. I Carabinieri diranno e correggeranno le loro dichiarazioni,dicendo di averli trovati nel luogo degli scontri. Due volte caricano compatti, e infine, incordonati, entrano nel pronto soccorso -dove alcuni dei compagni e delle compagne di Dax si erano rifugiati - dando vita ad una vera e propria caccia all'uomo. Battono con il manganello sul casco,
urlano, picchiano e trascinano ragazzi e ragazze. Due di loro sono ripresi, in esterno, mentre schiacciano al suolo e picchiano
violentemente un ragazzo, un altro e' visto passare per l'ospedale con una mazza da baseball. I testimoni, il personale medico e' concorde nella denuncia dei pestaggi, sottolineando - e smontando una delle tesi delle forze dell'ordine - di non aver visto alcuno dei ragazzi aggredire i poliziotti e i carabinieri giunti sul luogo.