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[processo diaz] quindicesima udienza

XV UDIENZA - PROCESSO DIAZ/PASCOLI

L'udienza non e' neanche cominciata e Corini e Mascia gia' fanno polemica sul
teste. Simpatici, non c'e' che dire. D'altronde ben si abbinano con i loro
clienti.

Cio' nonostante la retorica di MG, primo teste della giornata, conquista la
sala. Pure troppo se dobbiamo essere sinceri. Anche noi siamo convinti che i
fatti di quella notte valgano piu' di mille metafore.
MG e' nella palestra al piano terra quando arriva la polizia e vorrebbe
dialogare, appellando come imbecille un ragazzo che vede mettere di traverso una
panca contro il portone chiuso per barricarlo. Solo quando vede entrare la
polizia si rende conto che non ci sono margini di colloquio.
Si porta correndo al primo piano armato di spazzolino, pigiama e borsa del pc
con la telecamera, e appena arrivato si sdraia per terra insieme ad altri per
evidenziare la volonta' di non opporre resistenza.
Vede sopraggiungere uno, due, tre, svariati poliziotti in uniforme con la
cintura scura (ta-da, guess what, il VII nucleo di Roma) che massacrano le
persone avanti e indietro, con l'entusiasmo dei goleador [parola di MG]
A un certo punto, con di fronte gente in laghi di sangue sente un ufficiale
gridare tre volte basta. A quel punto vola solo qualche altro colpo tanto per
gradire e in un momento di assenza degli sbirri, MG riesce a filmare una
decina di secondi della scena.
Quando arrivano gli infermieri MG aiuta un ragazzo con una ferita alla testa a
uscire cercando di farsi passare per un infermiere. Continua a "cercare dei
segni di civilta' dopo la barbarie" ma non li trova, fino a che si ritrova in
strada e riesce a raggiungere la scuola Pascoli.
Alla fine dell'intervento di polizia torna alla scuola, cerca i suoi effetti
personali: trova lo zaino senza sbarre di metallo che poi scopre essere state
presentate come prove dell'aggressione in televisione dalla polizia italiana, ma
non trova la borsa con pc e telecamera. Dopo alcune settimane torna a genova e
la sua borsa gli viene restituita in quanto sequestrata, ma sebbene sul verbale
di sequestro sia segnata anche la cassetta con la registrazione degli eventi la
cassetta e' sparita. Che caso, ci viene da dire.

Notiamo che tra le parti civili si distingue l'avvocato Giannantoni per le
domande che sembrano fatte da Corini. Non si capisce se e' un terzino d'anticipo
o altre soluzioni piu' preoccupanti. Ci sentiamo di suggerire un minimo di
coordinamento in piu' per il futuro, giusto per non doverci preoccupare.
Le difese dopo aver mugugnato tutta la deposizione (essendo impossibilitate a
fare altro di piu' utile e costruttivo), nel controesame non riescono come al
solito a fare altro che qualche contestazione poco ragionevole o basata su
errori di traduzione, o al massimo qualche domanda tesa ad innervosire il teste.
Un po' di cinema serio lo fa l'avvocato Romanelli pr conto di Canterini
circa la foto di Fournier (l'ufficiale che "basta basta" che MG non aveva
riconosciuto all'epoca dei primi interrogatori). MG vedendola di nuovo dice di
non essere sicuro al 100%. Non si capsice bene dove Romanelli volesse andare a
parare cmq alla fine del controesame non e' particolarmente soddisfatto e cio'
non puo' che farci gioire.
Per il resto notiamo la comicita' spontanea dei difensori che passano circa 30
minuti a capire se la barricata sul portone fosse fatta con una panchina o con
alcune sedie e banchi. Come se questo ricordo diverso costituisse un reato di
qualche tipo. Sentiamo rumore di unghie sugli specchi. Ma nient'altro.

Il secondo teste e' il goliardico Enrico Fletzer, direttore all'epoca di radio
kappa centrale, e presente durante il raid al piano di radio gap e manifesto (il
secondo piano della scuola pascoli). In un vortice di parole espressioni
e pseudobattute, Fletzer descrive brevemente l'arrivo della polizia, il
pestaggio subito da parte di alcuni poliziotti nonostante la sua qualifica di
giornalista e l'evidente pettorina giallo fosforescente. Dobbiamo essere onesti
nel dire che dalla testimonianza di Fletzer si cava poco, se non qualche sorriso
che allieva la pesantezza di quello che e' successo quella notte.
Nonostante l'allegria, il littorio Corini, il difensore di farabutti Ligotti et
al, riescono come sempre a risultare adeguatamente pedanti e irritanti.
Peccato, a volte bisognerebbe sapere quando tacere per risultare un
filo piu' simpatici del solito. Si vede che non e' la loro specialita'.
Su questa nota,

a la prochaine