Il drammatico pestaggio del giornalista Mark Covell
Il racconto di Mark Covell, giornalista mediattivista britannico,ascoltato oggi in aula durante la ventunesima udienza del processo Diaz, e' chiaro e preciso.
A tarda sera entra insieme a un'altra persona alla scuola Diaz; poco dopo qualcuno da' l'allarme di una retata, escono e tentano di uscire.
Il suo amico riesce a rifugiarsi nella Pascoli, Mark Covell no: "Sono stato circondato da 5 poliziotti una delle cose che mi ricordo e' che urlavo "sono un giornalista", ma un poliziotto mostrandomi il manganello mi disse "tu sei un blackblock e noi ammezzeremo i blackblock, me lo disse in inglese. Presero a picchiarmi in ogni parte del corpo, rimasi in piedi, poi sono stato caricato da poliziotti con gli scudi. Tutto e' durato due tre minuti".
E' il primo pestaggio subito da Covell. Ne segue un altro: "Provai a correre per scappare, ma non c'era modo di fuggire. Quando sono stato spinto verso il muro mi manganellarono le ginocchia e sono crollato. A quel punto ho notato quanti erano i poliziotti sulla strada, sembravano duecento e temevo per la mia vita".
Non e' ancora finita, perche' ci sara' un terzo drammatico attacco: "è arrivato un altro poliziotto che mi ha raggiunto ed è iniziato il terzo attacco. Non mi ricordo quanti colpi ho subito, ma mi hanno dato dei calci nei denti e colpi dietro la testa. A quel punto persi conoscenza".
Nel video che viene mostrato in aula, si notano gli agenti del settimo nucleo del primo reparto mobile di Roma, a capo del quale era posto uno dei piu'
noti tra gli imputati, il comandante Vincenzo Canterini. E' il momento della difesa dei suoi uomini: Silvio Romanelli regala momenti di tensione, appellandosi a questioni tecniche che poco possono contro la realta' del video mostrato. I suoi clienti si distinguono nitidamente rispetto gli altri reparti impiegati quella sera.
S.S., terzo teste della giornata, lo specifica riconoscendo il loro cinturone nero e ricordando il loro “tonfaâ€: 'Lo tiravano sopra la testa - ha spiegato - e ho visto che lo prendevano anche in modo invertito e usato come un'ascia''. Il giovane ha poi raccontato: ''Fui colpito circa cinque volte, in testa, dove ho riportato una lunga ferita, e sulle braccia, perche' cercavo di coprirmi. Solo quando un poliziotto grido' 'basta' tutti smisero di picchiare.
Vidi una donna, Melanie Jonasch, in un lago di sangue, non si muoveva. Temetti che fosse morta''. La ventunesima udienza registra dunque alcuni elementi rilevanti, oltre alla drammatica vicenda di Mark Covell, che a causa del pestaggio che lo ridusse in fin di vita, dovra' ancora essere operato a una mano e alla spina dorsale.
Domani, 26 gennaio si replica, con testi tedeschi.