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[Comunicato Stampa] XXII udienza Diaz: "Ho visto i poliziotti salire dalla scala. Poi, non ricordo più nulla"

"Ho visto i poliziotti salire dalla scala. Poi, non ricordo più nulla"

Proseguono i racconti dei ragazzi massacrati alla scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001. Dopo la drammatica testimonianza del giornalista inglese Mark Covell, ascoltato nell'udienza di ieri, oggi hanno deposto quattro giovani tedeschi, che si trovavano tutti al primo piano della scuola Diaz-Pertini al momento dell'irruzione. Ad A.K., la prima ad essere ascoltata questa mattina, i poliziotti del VII nucleo del I Reparto mobile di Roma hanno fatto saltare sei denti con manganellate in pieno viso e calci sul mento.

La testimonianza di A. è lucida e precisa, per quanto sia per lei doloroso ricordare certi eventi. A. racconta anche il pestaggio subito dalla sua amica M.J.: "Quando era ancora in piedi ha subito diversi colpi. Ho visto come ha cercato di alzarsi ed è stata di nuovo picchiata. La seconda immagine che ricordo è M. sdraiata a terra, che perdeva molto sangue dalla testa, e due o tre poliziotti l'hanno colpita con calci sulla pancia e la testa le batteva sull'armadio. Non reagiva più, e io pensavo che fosse morta." M.J. in realtà non ricorda quasi nulla di quanto le è accaduto. Ricorda che all'arrivo della polizia è salita al primo piano e, come tutti gli altri, ha alzato le mani. Subito dopo, ha visto i poliziotti salire dalla scala, poi più nulla: "Ho perso conoscenza, e ora soffro di un'amnesia retroattiva". Si risveglia solo per un attimo quando è già sull'ambulanza e poi il giorno successivo, in ospedale, dove è costretta a subire gli sguardi dei poliziotti mentre le infermiere la lavano. Del pestaggio di M. e delle sue condizioni successive si ricordano bene anche gli altri testimoni di oggi. Nei suoi confronti alcuni imputati di questo processo sono accusati di lesioni aggravate, ma i tasselli che si stanno mettendo insieme con le testimonianze attuali potrebbero portare a configurare un reato più grave, come il tentato omicidio. A confermare la responsabilità degli uomini di Canterini sono anche gli altri due testi di oggi: J.D. e il giovane U.R. riconoscono il "tonfa", il manganello col manico in dotazione solo agli agenti del VII nucleo. Entrambi poi precisano che questo manganello venne usato anche al contrario, come un martello. Altro elemento emerso in maniera netta durante l'udienza di oggi è che i poliziotti in uniforme portavano una cintura scura. Insomma, quella di oggi è stata un'udienza molto significativa per inchiodare i "picchiatori" alle loro responsabilità, nonostante il tentativo dell'avvocato Romanelli, difensore di Canterini, di convincere il tribunale che i fatti sono avvenuti in una situazione di semi-oscurità, e che quindi i testi potrebbero sbagliarsi. Ma, dopo l'udienza di oggi, i dubbi sembra ormai averli solo lui.
Ultimo particolare inquietante: U.R. ricorda che un poliziotto impugnava un lanciagranate, puntandolo e minacciando i feriti gia' a terra. Strani strumenti, per una perquisizione.