SINTESI XXIV UDIENZA - PROCESSO DIAZ/PASCOLI
L'udienza di oggi comincia con un colpo di mano che era nell'aria da un po' ma
che nessuno pensava davvero di vedere realizzato: il tribunale legge
un'ordinanza in cui in sostanza afferma di non voler perdere troppo tempo su
testi che raccontano tutti la stessa solfa. Un'ordinanza mai vista in nessun
tribunale, in cui sostanzialmente non si vuole sentire le storie singole e tutte
relative a capi di imputazione, che le oltre 100 parti offese di un processo
hanno da raccontare.
Pare che il tribunale non voglia trasformare il processo in una tribuna politica
contro le forze dell'ordine, anche se nel suo speculare procedimento contro 25
attivisti le munizioni ideologiche non si sono certo risparmiate, e che a questo
fine riduca tutto il processo a qualcosa di simile ad una rissa di strada tra
100 manifestanti e 300 sbirri.
O forse sono solo spaventati per le casse dello stato che devono pagare un paio
di viaggi in aereo e qualche albergo. Certo un prezzo eccessivo per un processo
che vede le piu' alte cariche della polizia imputate di aver falsificato prove,
mentito ai giudici e al parlamento, picchiato arbitrariamente 63 persone
lasciandone alcune sul baratro tra vita e morte.
Ci auguriamo che non solo chi era davanti alla diaz quella notte veda questo
atto di minimizzazione come un affronto alla memoria collettiva e anche alla
dignita' di quelle persone che dopo 4 anni di lunghissima e travagliata
indagine sono finalmente giunti ad avere la possibilita' di raccontare la loro
vicenda con la prospettiva di vederne riconosciuti i colpevoli.
I tre testi di oggi parlano di circostanze ancora poco note.
LJ riesce a scappare da una finestra durante il raid e si nasconde in una serra
in un cortile dietro la diaz. dopo un po' la serra viene circondata dai
poliziotti che prima si danno al terrorismo psicologico battendo sui vetri della
serra, per poi spaccarli e trascinare di peso all'esterno le tre persone che
erano nascoste nella struttura di vetro e metallo.
LJ e' una delle tre persone, vede i due ragazzi con lei essere menati a terra, e
poi ancora mentre li trascinano, e lei stessa viene fatta sdraiare mentre con i
tacchi degli stivali la torturano distruggendole i dorsi delle mani.
Poi viene portata nella scuola e da li' caricata su un furgone della polizia.
Non se ne parla durante l'udienza ma LJ anziche' essere portata a bolzaneto
viene fatta transitare dai commissariati dove viene umiliata e picchiata
ulteriormente, in balia di forze dell'ordine completamente al di sopra della
legge che pretenderebbero di incarnare.
SJ e' indicato nelle carte da Mortola come "una figura di spicco
dell'associazione denominata black block". Questo perche' gli vengono attribuiti
(unico tra tutti i 93 arrestati) personalmente tre tascapane e 8 fogli su cui vi
e' un disegno che dimostra chiaramente il suo ruolo di leader. Gli 8 fogli sono
un pezzo della sua tesi su jesse jackson, e il disegno e' un ritratto dei
preparativi delle tute bianche il venerdi' (SJ li fa durante i giorni in cui sta
al Carlini prima di arrivare sabato sera alla Diaz; Carlini che e' notoriamente
un covo di black block... MAH!).
SJ si nasconde in un cortile esterno e non viene particolarmente picchiato (tre
manganellate in tutto) ma le difese si lanciano all'attacco del pm, del
tribunale, del teste e del sistema giustizia tutto, dopo la sua deposizione.
Questo perche' la testimonianza di SJ inchioda quantomeno i 13 firmatari del
verbale di arresto e di perquisizione (anche l'anonimo tredicesimo) rispetto al
reato di calunnia e falsa testimonianza. E lo scatto felino di Corini (che si
permette di dire che il pm fa giurisprudenza da giudice di pace di Santhia', e
che l'avvocato Novaro fa domande che non sono ammesse come spiegato al terzo
anno di giurisprudenza. poco arrogante, cori'!)e Di Bugno, sono li' a dimostrare
quanto scotti questa testimonianza. Contrariamente all'episodio ordinanza
Barone, il presidente del tribunale, li rimbalza sul nascere.
L'ultimo teste e RP, gia' protagonista del racconto di altre testimonianze
durante altre udienze.
Quando arriva la poliza e' in cortile, scappa all'interno e cerca una via
d'uscita. Non la trova e finisce al secondo o terzo piano. Qui appena arrivano i
poliziotti spenogno la luce e iniziano a picchiare selvaggiamente. Lui se la
cava con un braccio rotto, colpi terribili all'inguine, una ginocchiata in facci
ache gli fa saltare un dente, e tagli e ferite gravi alle gambe.
Mentre sta venendo portato giu' viene lanciato contro un muro e manganellato
sulle scale. Una volta in ospedale viene portato nelle stanze della DEA dove un
poliziotto lo fa spogliare, mettere dentro una doccia, lavare nonostante il
gesso, pigliandolo a schiaffi a ogni flessione e intimandogli il silenzio.
L'udienza si conclude nell'ilarita' per l'autogol del prode Porciani (esimio
membro del consiglio di Fiamma Tricolore, il partito dei Boneheads, a Milano):
dopo che Romanelli e' riuscito con varie domande a confondere le acque circa le
divise che RP ha visto durante l'irruzione, Porciani chiede se i poliziotti che
lo pestavano, o che lui asserisce che lo pestavano (ah, dignite' oblige!)
avevano una cintura bianca, scura, o rossa (che simpatico umorista!).
La risposta sicura di RP zittisce Porciani e manda Romanelli a cercarsi un
angolo dove nascondere la sua irritazione al collega sfortunato (nel senso piu'
biologico del termine): "erano cinture scure". Come quelle del VII nucleo viene
da dire.
Speriamo che l'ordinanza dell'inizio dell'udienza non preluda ad allargare il
problema delle difese al tribunale. Parafrasando il pm Zucca, speriamo che il
tribunale non si metta anche lui a guardare il dito (delle lesioni) mentre tutti
gli indicano la luna (degli altri capi di imputazione e del significato politico
di questo processo, che non si puo' certamente ne' dimenticare ne' nascondere).
a la prochaine