La crudele ironia di quei giorni a Bolzaneto risulta sempre piu' chiara dalle testimonianze emerse durante il procedimento che vede 45 imputati tra poliziotti, agenti e funzionari penitenziari, carabinieri e personale medico. Sei i ragazzi ascoltati nelle due udienze di ieri e oggi: tutti arrestati in strada e portati nella caserma di Bolzaneto.
Alcuni di loro hanno riconosciuto senza dubbi il medico Giacomo Toccafondi, responsabile del servizio sanitario di Bolzaneto, gia' riconosciuto da altri nelle udienze precedenti. Vengono riconosciuti anche Giuliano Patrizi, all'epoca Sovrintendente di Polizia Penitenziaria, la cui posizione e' stata, pero', archiviata dal gip e soprattutto l'ispettore Antonio Gugliotta, nominato responsabile della sicurezza e della custodia dei fermati a Bolzaneto, proprio dal magistrato Alfonso Sabella - nel week end a Genova per l'udienza circa la sua richiesta di archiviazione, durante la quale ha sostenuto la sua innocenza e denunciato di essere l'unico "cui il g8 ha rovinato la carriera". La crudele ironia di quei giorni a Bolzaneto risulta sempre piu' chiara dalle testimonianze emerse durante il procedimento che vede 45 imputati tra poliziotti, agenti e funzionari penitenziari, carabinieri e personale medico. Sei i ragazzi ascoltati nelle due udienze di ieri e oggi: tutti arrestati in strada e portati nella caserma di Bolzaneto.
Alcuni di loro hanno riconosciuto senza dubbi il medico Giacomo Toccafondi, responsabile del servizio sanitario di Bolzaneto, gia' riconosciuto da altri nelle udienze precedenti. Vengono riconosciuti anche Giuliano Patrizi, all'epoca Sovrintendente di Polizia Penitenziaria, la cui posizione e' stata, pero', archiviata dal gip e soprattutto l'ispettore Antonio Gugliotta, nominato responsabile della
sicurezza e della custodia dei fermati a Bolzaneto, proprio dal magistrato Alfonso Sabella - nel week end a Genova per l'udienza circa la sua richiesta di archiviazione, durante la quale ha sostenuto la sua innocenza e denunciato di essere l'unico "cui il g8 ha rovinato la carriera".
Proseguono, inoltre, i racconti delle violenze nelle celle,
nell'infemermeria, delle umiliazioni subite al fotosegnalamento, delle botte nel corridoio, che "sembrava una giostra", cui tutti i poliziotti sembravano volere partecipare, con il silenzio dei funzionari e dei responsabili. L'apologia di fascismo, i canti, l'obbligo a fare il "passo dell'oca", il saluto romano e altre amenita', le mani legate da fascette di plastica strette dagli agenti sempre piu' fino a fare perdere la sensiblita' delle mani. Uno dei testi di oggi, L.B., ricordando le violenze subite, e' scoppiato a piangere durante la sua deposizione: sulla ricostruzione dei fatti emergono pochi dubbi, mentre rimane la sensazione che le violenze e le umiliazioni abbiano lasciato piu' segni delle sole ferite.