SINTESI X UDIENZA - PROCESSO SAN PAOLO
Oggi e' il gran giorno: dopo le dichiarazioni spontanee degli imputati delle
nostre fila, si aspettano gli interrogatori testimoniali dei due carabinieri e
del poliziotto coinvolti direttamente nel processo.
Primo elemento: il carabiniere Zen, quello grande, grosso e pelato che se ne va
in giro per le corsie con una mazza da baseball, non si presenta neanche oggi,
forse cosciente che il suo solo aspetto renderebbe merito alle testimonianze
contro di lui. Alla fine dell'udienza ne verranno acquisite le dichiarazioni
rese davanti al pm.
Secondo elemento: il carabiniere Michele Misenti, uno di quelli che nel video
che viene diffuso a fine marzo e che mostra il pestaggio a terra di un
attivista, partecipa con gioia al pestaggio, si fa interrogare dal pm.
C'e' da riconoscergli che parte bene con la domanda sulle generalita', ma subito
dopo entra nel turbine delle contraddizioni.
Lo schema e' chiaro: accollare di tutto e di piu' all'attivista pestato nel
video per giustificare eventuali abusi, e comunque negarli. Secondo Misenti,
l'attivista avrebbe, nell'ordine, spaccato un lunotto di un auto con una catena
di un metro (che pero' poi no gli ha trovato addosso), picchiato con un pugno un
poliziotto, scappando spintonato altri, poi cade non si sa come e infine quando
Misenti gli da una "manganellata intimidatoria che non va a segno se non per
terra", riesce a divincolarsi mentre incita gli altri ad aggredire i militari e
a scappare, camminando pero'.
Un racconto che fila, non c'e' che dire. Tanto quanto il racconto di come la sua
relazione di servizio non dica nulla di tutto cio', salvo poi delirare in una
seconda relazione di servizio fatta dopo aver visto il filmato. Anzi, la
relazione la scrivono in quattro, incluso un maggiore, che in pieno stile
carabiniere hanno diversi compiti: uno guarda il filmato e riferisce, Misenti da
la sua interpretazione del racconto che gli fanno del filmato, uno scrive e il
maggiore (piu' alto in grado) aggiusta una versione credibile. Un modo di
procedere decisamente ortodosso.
Direi che e' eloquente lo sguardo di uno dei difensori degli agenti imputati che
si gira verso il fondo della sala disperato, notando come tribunale, avvocati,
pubblico e perfino la digos stiano rendendosi conto che l'atteggiamento
contamusse del carabiniere non paghi.
Terzo elemento: diverso e' per Alessandro Spedicato, agente della PS, piu'
sgamato e che imbrocca meglio l'approccio con il tribunale. Si presenta come
democratico sfigato che ci va di mezzo quando cerca di aiutare ma che nonostante
tutto non avrebbe voluto che succedesse nulla. In pratica sostiene di essere
aggredito (proprio dall'attivista che nel video lui blocca a terra mentre
Misenti lo pesta) per aver cercato di aiutare la disperazione dei ragazzi alla
notizia della morte di Dax. Poi in pratica sostiene di aver visto l'attivista
che poi blocchera', uscire di corsa dal pronto soccorso, cercare di aggredire un
collega e mancarlo. Mancandolo l'attivista cade, lui riesce a bloccarlo, ma poi
viene distratto da qualcuno che si avvicina, l'attivista si divincola e scappa.
La domanda del pm "ma l'ha visto il video?" non scalfisce la sua posizione, che
pero' e' decisamente piu' "parata" di quella di Misenti, che Spedicato sbugiarda
in aula proprio per la non congruenza delle due versioni. Tutto sommato
Spedicato deve aver pensato: facciamo pari e patti, io metto nei guai un
attivista e un carabiniere e mi salvo.
L'udienza e' la conclusione del dibattimento, tra una settimana
nell'anniversario della morte di dax, sentiremo le richieste del pm e delle
parti civili, e una settimana dopo ancora la sentenza. Siamo agli sgoccioli.
a la prochaine