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[Comunicato Stampa] processo Bolzaneto: Toccafondi, il dottor Mengele in salsa genovese

Procede a ritmo serrato il processo per le torture del luglio 2001 nella caserma di Bolzaneto che vede imputati 45 tra ufficiali e agenti di polizia penitenziaria, PS, CC e personale sanitario.

Udienza tesa e importante quella di oggi 28 aprile 2006 con tre testimoni alla sbarra.
Si torna a parlare dell’infermeria, della totale mancanza di tutele nei confronti dei fermati e della negazione di quella che poteva essere l’unica boccata di ossigeno in un’aria satura di violenza come quella della caserma.

S.M. un vigile urbano di Roma della Federazione dei Verdi, racconta come non sia stato sottoposto alla visita medica: fortemente anemico e sotto terapia, gli viene impedito nelle lunghe ore di permanenza di poter prendere le medicine e, portato in infermeria febbricitante, non viene visitato. “…il medico fece spallucce come si dice a Roma quando gli chiesi qualcosa per la febbre o quantomeno di poter essere visitato.” Nel mentre veniva fatto spogliare nudo di fronte a molte persone e schernito: addirittura un agente lo sbatte contro il muro con violenza e gli taglia la felpa del cappuccio.
Il tutto accade sotto gli occhi impassibili del medico, che non reagisce in alcun modo e si limita ad alzar le spalle.

M.E. rincara la dose, per 20 minuti viene lasciata nuda davanti a 7 uomini e senza essere visitata: “non ricordo di esser stata sottoposta ad alcuna visita medica di rito”. Il medico presente, un uomo robusto, alto, piuttosto in carne capelli mori e sulla quarantina abbondante le fissava i genitali e le faceva battute.

M.E. irritata dalla presenza inquietante chiede con quale diritto presenziava: il “medico” getta il proprio tesserino con disprezzo e si qualifica come tale.

Anche M.M. oggi parla dell’infermeria come un luogo dove subivano ulteriori umiliazioni e percosse.
Niente a che vedere con il giuramento di Ippocrate, evidentemente.
Questo “dottore” indifferente e sadico viene riconosciuto con la certezza del 100% da S.M. in Giacomo Toccafondi.
Su Toccafondi, all’epoca coordinatore e responsabile organizzativo del servizio sanitario nel sito penitenziario istituito presso la caserma di Genova Bolzaneto per gli arrestati e/ o fermati durante il vertice G8, pendono numerosi capi di imputazione dalle lesioni all’omissione di soccorso. Alla sua posizione oggi è stato inferto un altro durissimo colpo difficilmente recuperabile dalla sua difesa.

I racconti infine confermano tutti i repertori di insulti e canzoncine fasciste, gli inventari delle percosse, e la famosa follia che regnava all’interno della caserma.

Gli arrestati passavano ore in piedi nelle celle: non osavano chiedere di andare in bagno e non avevano il coraggio di chiedere da bere…
S.M racconta il perché in maniera perentoria: "Mejio morìsse de sete che de botte!"
Prossima udienza Martedì 2 Maggio.
Leggi la trascrizione dell'udienza: https://www.supportolegale.net/?q=node/763