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[processo diaz] XLII udienza

PROCESSO DIAZ/PASCOLI - XLII UDIENZA

Oggi udienza in discesa, che trova inaspettate asperita'.

Si parte con una responsabile dell'Ufficio Relazioni Pubbliche del San Martino
presente la notte della diaz, che racconta i commenti sadici e divertiti dei
poliziotti che arrivavano al pronto soccorso con alcuni feriti, accompagnandoli
fino nelle salette. Ricorda la loro descrizione minuziosa di come usare il
manganello per fare piu' male e la loro seccatura per essere stati sporcati di
sangue. Ricorda soprattutto che alcune delle ambulanze che arrivarono, cariche
di feriti, non avevano i contrassegni abituali, sembravano essere "militari".
Il punto piu' abietto si tocca quando la responsabile racconta di come Sky venga
portato al pronto soccorso e presentato come un tossico in crisi di astinenza,
una diagnosi che viene scongiurata dalle coscienziose indagini dei medici che
non si accontentarono della parola degli sbirri.
Su quello che ha visot in quei giorni, come cittadina e come responsabile
dell'ufficio, ha fatto relazione alla Direzione Generale Sanitaria, che ha pero'
insabbiato tutto.
Corini per salvare la baracca cerca di provocare la teste, e in extremis
vorrebbe fare entrare come "documento" una relazione della digos sul marito
della sorella della teste, un'operazione degna dell'OVRA di altri tempi, ma si
sa che l'avvocato spezzino ha un debole per quell'epoca.

Il teste successivo e' un medico che operava nella struttura di primo soccorso
del GSF, nella palestra della Pascoli, dove racconta di aver curato molte
persone, ma di aver mandato all'ospedale le persone che necessitavano di cure
particolari. Va via alle 22 e la situazione e' tranquilla.
Le difese esultano come se il fatto che ci fosse una struttura di primo soccorso
gli garantisse impunita', cosa sulla quale abbiamo seri dubbi. Piuttosto risulta
attendibile la trasparenza delle attivita' svolte nell'edificio Pascoli, anche
se ormai siamo abituati alle peggiori strumentalizzazioni.

Strumentalizzazioni che raggiungeranno il colmo con gli ultimi due testi,
padrone dell'impresa che aveva in gestione i lavori di ristrutturazione alla
diaz e il suo capo cantiere. Se il primo fa lo gnorri (si sa i permessi per i
lavori in centro hanno il loro prezzo e non ci si puo' inimicare le forze
dell'ordine), il capo cantiere e' proprio strano.
All'epoca dei fatti rilascia un intervista nel cortile dove dice di aver visto i
suoi attrezzi in tv attribuiti ai ragazzi, addirittura un coltellino di uno
degli operai, nonche' afferma con dettagli tecnici degni di un carpentiere
perche' si capisce che la porta l'hanno sfondata gli sbirri.
In aula conferma in sostanza le cose, ma le sfuma molto di piu', arrivando a
ricordare una mazza da dieci chili con un manico verde, diversa da quella delle
immagini televisive. Rimane il dubbio di come funzioni la sua memoria.
Il punto e': evidente il fatto che il materiale presentato come appartenente ai
ragazzi e' "quasi" tutto del cantiere, anche se fosse tutto di chi dormiva nella
scuola, che vantaggio vi e' nel processo per sbirri accusati di falso, calunnia
e concorso in lesioni? Nessuno.

a la prochaine