PROCESSO DIAZ/PASCOLI - SINTESI XLVII UDIENZA
Oggi in aula due parlamentari, un consigliere regionale e Stefano Kovac,
all'epoca responsabile della logistica del GSF e dell'ICS.
I tre rappresentanti istituzionali raccontano di come siano arrivati alle scuole
la notte del massacro in seguito a una telefonata. Graziella Mascia e Giacomo
Conti si dirigono alla scuola Pascoli, cercando per 15-20 minuti un responsabile
senza trovarlo, fino a che riescono a parlare con qualcuno e a dirgli di
andarsene. La polizia a quel punto, non si capisce bene se per intervento
parlamentare o semplicemente per essersi accorti di aver fatto una cazzata,
lasciano la scuola.
Nel frattempo la Mascia cerca di contattare il questore che le risponde
imbarazzato "come se non potesse farci nulla", mentre Scajola (allora ministro
dell'interno) e De Gennaro (allora e tuttora Capo della Polizia) si negano.
Bertinotti contattato raggiunge il capo della polizia, ma fa sapere alla Mascia
che non ci sono margini e che se la "devono cavare" da soli.
Mantovani e il consigliere regionale del PRC arrivano davanti alla scuola,
cercando di entrare ma vengono respinti "con decisione" a spintoni, fino a che
riescono a incontrare prima Di Sarro e poi Mortola che arrivano dalla scuola e a
chiedere che succede. Entrambi gli dicono che e' tutto a posto, che l'operazione
e' autorizzata e che non e' successo nulla.
Le difese fanno un po' di caciara sul fatto incontrovertibile che i poliziotti
presenti abbiano marchiato le ferite come pregresse (come detto al consigliere
regionale) mentre il primario del San Martino le abbia qualificate come recenti,
come prova anche il sangue fresco sui muri della diaz. Starnazzano perche' i
testimoni non dicono loro il nome e il cognome di chi ha detto una cosa o
l'altra, ma purtroppo l'evidenza delle reiterate scuse prive di fondamento usate
dalle forze dell'ordine per coprire un massacro non e' piu' una novita'.
Kovac e' una testimonianza importante, dato che Mortola fonda l'operazione su
una telefonata fatta con lui. All'epoca del g8 era il responsabile della
logistica del GSF e quindi teneva i contatti con tutti i responsabili delle
strutture, comprese quelle del media center e della pascoli.
Mortola sin da subito affermo' che dopo l'episodio della "sassaiola" alle
volanti in via battisti fece una telefonata a Kovac, che gli disse di non avere
il controllo su chi c'era e chi non c'era nella scuola, e che quindi la scuola
non era piu' di loro responsabilita'.
Kovac ha spiegato all'epoca ai pm, come oggi in tribunale che le cose non
andarono cosi', nonostante il fuoco serrato delle difese che hanno solo
rimediato ulteriori bastonate sui denti (povero avvocato Mascia, gli va dato
l'onore delle armi per averci provato): Mortola chiamo' Kovac, che gli spiego'
che sin da giovedi dopo il nubifragio alcuni manifestanti si spostarono a
dormire nella Diaz (che inizialmente non era assegnata come spazio dormitorio).
Insospettito dalla domanda Kovac all'epoca chiese il motivo della telefonata e
dalle risposte di Mortola trasse solo piu' sospetto arrivano a dire al dirigente
della DIGOS di Genova: "non fate cazzate". La risposta di Mortola fu "no no,
stai tranquillo, non succede nulla".
Detto fatto, Kovac non avviso' nessuno di questa telefonata, rassicurato dalle
parole di Mortola. Non scopriamo ora che della parola di uno sbirro non ci si
deve fidare mai.
a la prochaine.