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[Comunicato Stampa] Genova - Cosenza: confronto a distanza

XLVII UDIENZA , PROCESSO DIAZ/PASCOLI

Oggi in aula due parlamentari, un consigliere regionale e Stefano Kovac, all'epoca responsabile della logistica del GSF e dell'ICS. I tre rappresentanti istituzionali raccontano di come siano arrivati alle scuole la notte del massacro in seguito a una telefonata.
Graziella Mascia, in particolare, non solo ricorda di aver cercato e non trovato un responsabile, di aver chiesto alle forze dell'ordine di andarsene (cosa che è poi accaduta in effetti) e di aver ricevuto un imbarazzato "non posso farci nulla" da parte del questore; ricorda anche che Scajola (allora ministro dell'interno) e De Gennaro (allora e tutt'ora Capo della Polizia) si negarono.
Viene quindi contattato Bertinotti che raggiunge il capo della polizia, ma fa sapere alla Mascia che non ci sono margini e che se la "devono cavare" da soli. Nesci, consigliere regionale del PRC, giunge davanti alla scuola con Ramon Mantovani: vengono respinti "con decisione" a spintoni, fino a che riescono a incontrare prima Di Sarro (all'epoca vicequestore della DIGOS di Genova) e poi Mortola: entrambi dicono che e' tutto a posto, che l'operazione e' autorizzata e che non e' successo nulla.
Quella di Kovac e' una testimonianza importante: Mortola fonda infatti l'operazione su una presunta telefonata avuta con Kovac in cui gli sarebbe stato comunicato che il GSF aveva perso il controllo su chi ci fosse dentro le scuole e che quindi la scuola non era piu' di loro responsabilita'. Ma la versione ripetuta più volte da Kovac è decisamente diversa: Mortola chiamo' Kovac, che gli spiego'che sin da giovedi dopo il nubifragio alcuni manifestanti si erano spostati a dormire nella Diaz (che inizialmente non era assegnata come spazio dormitorio).
Insospettito dalla domanda, Kovac chiese il motivo della telefonata e le risposte di Mortola rafforzarono i suoi dubbi al punto da fargli dire al dirigente della DIGOS di Genova: "non fate cazzate". La risposta di Mortola fu "no no, stai tranquillo, non succede nulla". Purtroppo Kovac, rassicurato, non disse a nessuno di questa telefonata.
Prossima udienza domani 1 giugno.

Singolare che contemporaneamente a Cosenza proprio Mortola sia stato ascoltato oggi...

XVII UDIENZA DEL PROCESSO AL SUD RIBELLE

Ci si aspettava di ascoltare anche Bruno e Mondelli ma entrambi verranno escussi l'otto giugno.
Mortola, essendoci già stato l'esame, ha subito solo il controesame delle difese e ha fatto parecchie importanti ammissioni: in primis ha affermato che a seguito della perquisizione al Carlini la digos era stata informata dai disobbedienti che il corteo avrebbe utilizzato scudi e protezioni passive. Cade quindi il presupposto per cui il corteo si sarebbe bardato
"a sorpresa". Quanto all'accusa di aver armato il corteo, è stato fatto vedere un video in cui durante l'uscita dallo stadio si sente la voce dal camion che dice "non armatevi non armatevi".
Mortola, a questo proposito, aveva anche accusato Caruso di aver incitato la folla a reagire violentemente dopo la prima carica di via Caffa. In realtà è stato fatto vedere un altro video in cui si sente lo stesso Caruso gridare dal camion: "non tirate pietre, no stones, Genova ha mille strade, questo è il corteo della disobbedienza civile".
E proprio sugli avvenimenti relativi a quella carica e a tutto quello che ne seguì, fino all'omicidio di Carlo Giuliani, Mortola conferma in toto la ricostruzione fatta dagli avvocati della difesa: il corteo era autorizzato fino a piazza Verdi, gli uomini comandati da Mortola erano designati ad accoglierlo, ma i carabinieri agli ordini di Mondello intercettano e caricano il corteo.
Perchè?
E' una domanda che gli pongono sia il tribunale che gli avvocati. La risposta di Mortola ("forse i carabinieri avevano visto il corteo fare qualcosa di strano") non convince. E' infatti Mortola stesso, ricorda il tribunale, ad aver detto che il corteo non era visibile per i carabinieri.
Mortola deve quindi cedere a un mesto "non lo so".
Infine è interessante la domanda delle difese sull'opportunità di effettuare cariche con i blindati. Mortola afferma che caricare con un blindato sarebbe stato "criminale". Viene quindi fatto vedere il video in cui, appunto, i carabinieri caricano con un blindato lanciato a velocità elevata in mezzo alla gente. Mortola dice che lui non avrebbe mai ordinato una cosa del genere ma che bisognava tenere conto che un blindato era stato assalito e incendiato.
Già.
Ma forse Mortola non sa che questo fatto avvenne DOPO quella carica.
Prossima udienza 8 giugno.