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[mercantile] aperta inchiesta sulle minacce al teste diaz

PROCESSO DIAZ, APERTA UN'INCHIESTA SULLE MINACCE AL TESTE
Indagano i carabinieri

La procura ha aperto un'inchiesta sul caso del trentenne che dopo aver testimoniato al processo sul blitz alla scuola Diaz sarebbe stato fermato nella stazione da due agenti che gli avrebbero detto, tra l'altro "Ve la facciamo pagare se continuate cosi'" Ed inoltre gli avrebbero detto che "dovevamo avere il coraggio di affrontarli a volto scoperto" e che "sapevano loro come farci smettere".
Sull'episodio il trentenne Matteo Massimo Valenti di Bologna (assistito dall'avvocato Simone Sabattini) aveva presntato una dettagliata querela. L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Francesco Pinto e' al momento contro ignoti, il reato ipotizzato quello di minacce. Le indagini sono state affidate ai carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria.
La vicenda avvenne il 22 marzo scorso. Matteo, che collaborava con Indymedia, il mattino avveva testimoniato al processo contro i 29 poliziotti imputati. In aula aveva raccontato che la notte del blitz si trovava alla scuola Pascoli, quella di fronte alla Diaz. Quando c'era stata l'irruzione della polizia aveva filmato tutto dalla finestra. Al processo aveva spiegato che dopo la perquisizione avvenuta anche alla Pascoli aveva ritrovato la cinepresa ma non piu' la cassetta del filmato.
Il trentenne aveva fatto a suo tempo denuncia di furto, ma non era tornato in possesso del filmato, mentre ora la cassetta e' agli atti del processo. Visionata la cassetta in aula, Matteo l'ha riconosciuta come quella girata da lui, spiegando pero' che era mancante delle immagini relative all'episodio del pestaggio di un giovane da parte di un poliziotto. Nel pomeriggio, alle 16.30, Matteo era andato alla stazione Principe per fare ritorno a Bologna. Fatto il biglietto, racconta il trentenne nella querela "venivo fermato da due poliziotti in divisa che mi e' sembrato mi stessero aspettando all'uscita dalla biglietteria". Dopo il rituale "favorisca i documenti" il trentenne sarebbe stato invitato a seguirli nell'ufficio della Polfer, identificato e perquisito e in quei frangenti i due agenti lo avrebbero "avvertito". Il trentenne sarebbe poi stato riasciato senza alcun verbale ne' di identificazione ne' di perquisizione.

p.g.