L'udienza inizia con la deposizione di una dipendente dell'agenzia di lavoro interinale di Cosenza che dura, tra esame e controesame, circa 3 minuti: racconta solo di avere messo a disposizione la sede per far esporre le idee dei pacifici manifestanti anche davanti ai giornalisti. L'interrogatorio del capitano Bruno, invece, dura qualche ora. Il pubblico ministero inizia il suo esame facendo scorrere le immagini ritagliate ritenute più “suggestiveâ€, senza fare domande al suo teste, motivo per cui viene ripreso dal Presidente. Poi si esibisce in un valzer di
opposizioni (reiterate e rigettate dalla corte per ben quattro volte) all'esibizione dei filmati al teste da parte della difesa, giungendo a contestare persino che la riproduzione potesse essere effettuata da “ignoti consulenti tecniciâ€.
Il teste Bruno ricorda molotov e lanci di materiale vario dappertutto (grossi pezzi d'asfalto, pietre, bastoni, spranghe...), ma nelle numerose immagini visionate su richiesta del PM e delle difese non riesce a indicare neppure uno spillo lanciato contro i Carabinieri, pur continuando ad assicurare che anche se non si vedono gli “atteggiamenti ostili†ci sono stati eccome. Notevole poi che il capitano Bruno, colui che ha diretto le cariche in via Tolemaide, abbia candidamente ammesso di non sapere adesso e di non aver saputo allora se i cortei fossero autorizzati o meno.
La sua unica missione è difendere la zona rossa e la porta avanti
caparbiamente: disperde con i lacrimogeni e cariche tutte le persone che avevano l'aria da manifestanti. Che fossero poche decine di giornalisti e operatori o un corteo autorizzato di 15.000 persone, al nostro prode poco importa.
Afferma di avere respirato i gas cs, anche se nega di sapere l'esatta composizione dei lacrimogeni, e di essere "andato in black-out per cinque minuti". Secondo la sua ricostruzione i manifestanti avevano molto spazio a disposizione dei manifestanti: addirittura via Tolemaide, a ridosso della massicciata ferroviaria!
I tonfa poi, guardando bene le immagini, si trasformano in manganelli, mazze, bastoni. A quel punto Bruno è costretto comunque a dire che non aveva una spiegazione a questo armamentario in quanto aveva personalmente passato in rassegna i suoi uominila mattina, uno per uno, 190 macchine da guerra.
Vengono riproposte le immagini dell'inseguimento sui marciapiedi di via Casaregis, con il blindato che rincorre i manifestanti: ma a lui non sembra una carica, bensì una fuga. Il presidente a questo punto è
costretta ad invitare tutti a non ridere in aula.
Prossima udienza il 12 luglio, in aula il dirigente della DIGOS di Cosenza Cantafora e l'ispettore Astorino, Mondelli se non giustifica ancora e in teoria tutti gli altri testi del PM.
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