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[repubblica lavoro] Se il parlamento decide di non sepellire il g8

di: franco manzitti

Ma il resto è appeso a processi complicati che con i loro nomi marcano quei tragici giorni, quelle sequenze sulle quali la politica ha chiuso il sipario. Incominciamo dalle "violenze di strada", Genova messa a ferro e fuoco dai black bloc, un fiume di violenza in una città che non si può dimenticare, sbarrata dalla zona rossa e da quella gialla, percorsa da cortei di 300 mila, con quelle frange dure, il fuoco, le fiamme, le devastazioni: migliaia di fotografie, di filmati, un´inchiesta macroscopica, una caccia per tutta l´Europa agli uomini in nero, dietro quei passamontagna. Quanti saranno alla fine puniti? Oggi il procedimento relativo è "sospeso" perché il presidente del Tribunale che lo aveva in mano è stato nominato al Consiglio Superiore della Magistratura. E poi le violenze delle forze dell´ordine nella caserma di Bolzaneto, dove il ministro della Giustizia, il leghista Castelli, andò nella notte delle torture a battere la mano sulle spalla di quelli che pestavano gli arrestati, li tenevano in ginocchio, gli strappavano i piercing, li minacciavano: Il processo è quello che più degli altri rischia il colpo di spugna della prescrizione.
Si arriva, quindi, alla scuola Diaz a quel blitz insensato di cui si è scritto e ricostruito tutto, dall´impossibilità di attribuirne la responsabilità decisoria a qualcuno dei papaveri della polizia presenti a Genova in quei giorni, alla costruzione delle prove false, come le due molotov fabbricate dalla polizia per giustificare l´assalto e il pestaggio sanguinoso. Processo in corso, fiume di testimonianze e di polemiche, tempi incerti... Restano, nell´immane lavoro dei giudici, altre vicende, magari più specifiche, come quella del vicequestore Perugini, accusato di avere massacrato a calci il ragazzino romano, divenuto con la sua faccia trasfigurata l´emblema delle violenze subite dai manifestanti. Alla fine il pacchetto decisorio della giustizia ordinaria sarà formato da qualche brandello di verità scaturito da questi procedimenti oramai vicini al lustro di durata, minacciati dal colpo di spugna. Ci si può accontentare? Si può seppellire quei giorni sui quali si sta già posando la polvere, se non della storia, della cronaca stravissuta con questo esito giudiziario?
È stato scritto e pensato molto, quando le ferite del G8 erano ancora aperte e sanguinanti da una parte e dall´altra degli schieramenti politici: la giustizia arriverà, la politica dribbla tutto e non ha interesse a approfondire. Non ci si poteva aspettare che l´allora nascente governo Berlusconi-Fini si impegolasse a scoprire perché certi ordini erano stati dati su come gestire l´ordine pubblico nella piazza infiammata del G8, perché certe garanzie costituzionali si dovessero ritenere in qualche modo sospese a incominciare dai diritti della difesa, perché fossero commessi macroscopici errori quali spedire i carabinieri ragazzini, come lo sventurato Placanica nella tempesta degli scontri, mentre i battaglioni degli esperti, il Tuscania, sbagliava strada nel meandro di Genova, perché, a G8 praticamente chiuso fosse stato concesso al Reparto Celere, in tenuta "atlantica", di fare la sua spedizione punitiva, perché Bolzaneto, intesa come caserma di Ps, fosse stata preventivamente trasformata se non in un lager in qualcosa di "cileno" o sudamericano, perché quelle cariche selvagge sugli inermi in Piazza Manin o le botte indiscriminate di Ps e carabinieri a donne, bambini e famiglie in Corso Italia e quel terrore diffuso con i reparti speciali che marciavano percuotendo gli scudi con il manganello. E che dire della facilità "infiltrativa" con cui i black bloc erano arrivati in città, armati, mascherati, organizzati?
Oggi viviamo in un altro mondo, le emergenze anche in questa città sono molteplici e impegnano i politici e gli amministratori in modo tale che accertamenti come questi potrebbero essere un lusso. Ammesso e non concesso che valori come, la giustizia, la democrazia stiano ancora a cuore a qualcuno. E che l´accertamento della verità sia, comunque, un valore su cui costruire quella politica che oggi appare spesso solo occupazione del potere, conflitto interno ed esterno a maggioranze e partiti, sfida economica e non anche ricerca di giustizia. Non è un caso che il silenzio anche da Sinistra copra la richiesta di quella Commissione sollecitata dall´operaio Malabarba.