supportolegale.org || la memoria e' un ingranaggio collettivo

[Comunicato stampa] Tra Genova e Milano, farsa in tre atti

*Atto primo: uno sgambetto mal riuscito.

Ennesima svolta al processo Diaz.
"Le due molotov date per disperse la settimana scorsa potrebbero essere state distrutte 'per errore'". Lo scrive la Questura di Genova, rispondendo alla richiesta del collegio giudicante di individuarne la collocazione.
Processo finito, dunque? Niente affatto: il Tribunale ha deciso di considerarle comunque reperti validi ai fini del procedimento, in quanto regolarmente sequestrate e agli atti. In aula saranno mostrate le foto delle bottiglie incendiarie, invece delle bottiglie stesse.
Prima che il tribunale si riunisse in Camera di Consiglio, il pm Zucca ha lanciato un sassolino nello stagno melmoso della questura di Genova.
Poichè le molotov sarebbero sparite nell'agosto del 2001, chi potrebbe giurare che i dirigenti ancora in carica, e non ancora ufficialmente indagati, non abbiano fatto proprio nulla?
Zucca i nomi non li fa, noi si: Spartaco Mortola, capo della digos di Genova, Nando Dominici, dirigente della Squadra Mobile di Genova.
Si continuerà quindi il 31 gennaio, nonostante il disappunto delle difese, mentre sul poco chiaro destino delle molotov verrà aperta un'inchiesta.

*Atto secondo: il distratto Sabella.

E' stata archiviata ieri la posizione di Alfonso Sabella, indagato per le violenze alla caserma Bolzaneto. Sabella all'epoca era capo del servizio ispettivo del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria; quindi anche dei famigerati GOM, il Gruppo Mobile Operativo responsabile delle torture e dei pestaggi a Bolzaneto.
La motivazione della sentenza di archiviazione è un piccolo capolavoro di funambolismo: Sabella - è vero - "non adempì con la dovuta scrupolosa diligenza al proprio dovere di controllo" e perciò "non impedì il verificarsi di eventi che sarebbe stato suo obbligo evitare". Questo, però, non basta, perchè non essendo possibile accertare quando Sabella abbia compiuto le ispezioni, non è possibile nemmeno dimostrare che egli si sia effettivamente reso conto delle violenze.
Ma è credibile pensare che non si sia accorto di nulla?
Ce lo potrà forse spiegare lo stesso Sabella, che martedì 30 gennaio sarà in aula come teste.

*Atto terzo: c'era, quindi è colpevole.

Emessa oggi, a due anni dai fatti, la sentenza di appello per uno dei quattro compagni milanesi accusati di rapina per aver allontanato un gruppetto di dichiarati fascisti dallo scompartimento del treno diretto a Genova per una manifestazione.
Condannato a tre anni, con una sentenza che conferma sostanzialmente l'impostazione del giudizio di primo grado. Non importa se le prove di un reale coinvolgimento nella vicenda siano inconsistenti: era lì, è un antifascista. Tanto basta.