E' stata un'altra lunga giornata quella che martedi 6 febbraio hanno vissuto i tre compagni che tra il 27 e il 28 gennaio sono rimasti 36 ore sul tetto del CS Mario Lupo di Parma, prima di essere trattenuti in arresto per 48 ore.
Il processo, a rito abbreviato, avrebbe dovuto tenersi alle 11.30; dopo una serie di rinvii "tecnici", l'udienza è finalmente iniziata alle 16. Il Pubblico Ministero chiede sei mesi per tutti e tre, con la trasformazione della pena in libertà controllata per i due imputati parmensi.Dopo un'ora di camera di consiglio arriva la sentenza: andando oltre le richieste del PM, il giudice condanna i due parmensi a un anno, senza condizionale, di libertà controllata – ovvero obbligo di firma, restrizioni sugli spostamenti, ritiro di patente o passaporto, a seconda di quanto deciderà il Tribunale di sorveglianza. Mano più leggera, invece, con il terzo imputato: sei mesi con condizionale, pena sospesa e non menzione.
E' una sentenza che dimostra in pieno la natura politica di questo processo, giustificata e sostenuta dal muro eretto da istituzioni e politici nei confronti degli occupanti dell'ex macello.
I motivi di una condanna così pesante sono una vera e propria aberrazione giuridica: tutti e tre gli imputati risultano infatti incensurati, senza condanne nè processi a carico. Ma i due parmensi hanno diverse segnalazioni per la loro partecipazione a manifestazioni non autorizzate: tanto basta a farli diventare socialmente pericolosi. Questa, almeno, è la motivazione ufficiale delle pene inflitte ieri; ma è evidente la volontà di punire gli occupanti in maniera esemplare, sia per reprimere altre proteste, sia per mettere in chiaro che nulla passa inosservato e nulla viene dimenticato.
E fatto pagare, prima o poi.