supportolegale.org || la memoria e' un ingranaggio collettivo

comunicati stampa

Processo al sud ribelle. La procura ricorre, adesso tutti a Catanzaro

La Procura della Repubblica di Cosenza, retta dal procuratore Dario Granieri, ha fatto ricorso contro l'assoluzione piena dei tredici militanti accusati di associazione sovversiva da parte della corte d'assise del tribunale di cosenza dello scorso 24 aprile.
Ancora una volta la procura cosentina dimostra il suo totale scollamento
dalla realta'. Tutti: aggregazioni sociali, 'semplici' cittadini e persino partiti politici di ogni schieramento nel corso degli anni hanno dato la propria solidarietà a gli imputati con centinaia di iniziative,
testimonianze e cortei con migliaia di persone.
E sara' la citta' di Catanzaro a fare da sfondo a una vicenda giudiziaria che sembra proprio non finire mai. Una citta' che e' diventata l'emblema dell'autoassoluzione dei poteri forti, dello stato e non.
E proprio nelle stesse ore, che la Procura depositava il ricorso, il governo presentava il G8, che si terra' alla Maddalena il prossimo anno.

Amnesty for the police!

On Thursday, November 13, 2008, was closed the last of the three large first-level trials for the events tied to the protests against the G8 of July 2001 in Genoa.
The trial against 29 police officers for the raid on the Diaz School, which ended in 93 people illegally arrested and 61 of those seriously injured, ended with an exemplary sentence: sixteen acquitted and thirteen convicted. The court decided to convict only the operatives and to acquit those who planned the mean-spirited and vindictive operation on all charges.
To absolve the liars who, to justify a butchery, decided to plant two molotov petrol bombs in the afternoon between the siezed objects, to lie about the knifing of an agent, to cover each other by spinning tales of incredible resistance on the part of the occupants of the school and sacking the media center across the street.

AMNISTIA PER LA POLIZIA!

Giovedì 13 novembre 2008 si è concluso l'ultimo dei tre grandi processi di primo grado per gli eventi legati alle proteste contro il G8 del luglio 2001 a Genova.
Il processo a 29 funzionari di polizia per l'irruzione alla scuola Diaz che terminò con 93 persone arrestate illegalmente e 61 di queste ferite gravemente si è concluso con una sentenza esemplare: sedici assoluzioni e tredici condanne.

Questo libro non s'aveva da fare

E' stato pubblicato da Derive Approdi "Bolzaneto, la mattanza della democrazia" a cura di Massimo Calandri.
Ovviamente a nostro avviso è un bene che si parli di Bolzaneto e di coloro che vi sono stati torturati dopo essere stati arrestati (tra questi anche i 93 provenienti dalla mattanza della scuola Diaz).
E' invece un male che in questo libro si violi totalmente la privacy di queste persone pubblicando le loro foto segnaletiche e tutti i loro dati personali. Sorprende e ferisce che a farlo, con la stessa leggerezza con cui lo farebbe Il Resto del Carlino, sia proprio una casa editrice "di parte" come DeriveApprodi. E ci stupiscono le risposte superficiali che ci hanno dato le persone coinvolte.
La privacy delle persone non argomento da affrontare con leggerezza.

[Press release] Please do

Torture, threaten, trample and crush the rights of the people, particularly if you belong to the forces of law and order, and they are demonstrators: in this country, that's a "nothing" crime. In contrast, breaking a window is one of the most serious crimes anyone could be possessed to do. The people are nothing. "Stuff" is everything. That is the moral that emerges from the Genoa trials.

[Comunicato Stampa] Fate pure.

Torturare, minacciare, pestare e calpestare i diritti delle persone, specie se voi appartenete alle forze dell'ordine e loro sono manifestanti, in questo paese è un reato da niente. Al contrario spaccare una vetrina è una delle cose più gravi che possa capitarvi di fare. Le persone sono niente, la "roba" è tutto. Ecco la morale che esce fuori dai processi di Genova.

Nonostante l'impianto accusatorio dei PM che denunciavano le violenze e le torture accadute all'interno della Caserma di Bolzaneto durante le giornate del G8 del 2001, le pene per 15 su 45 inquisiti sono state lievi. Lievi erano state le richieste, ancora più lievi sono state le condanne.

IN OGNI CASO NESSUN RIMORSO

SUPPORTOLEGALE.ORG - COMUNICATO STAMPA
IN OGNI CASO NESSUN RIMORSO

La sentenza del processo contro 25 manifestanti per gli scontri avvenuti durante le proteste contro il g8 a Genova, ha deciso qual è il prezzo che si deve pagare per esprimere le proprie idee e per opporsi allo stato di cose presenti: 110 anni di carcere. Il tribunale del presidente Devoto e dei giudici a latere Gatti e Realini, non ha avuto il coraggio di opporsi alla feroce ricostruzione della storia collettiva ad uso del potere che i pm Andrea Canciani e Anna Canepa gli ha richiesto di avvallare.
Anzi, ha fatto di peggio. Ha scelto di sentenziare che c'è un modo buono per esprimere il proprio dissenso e un modo cattivo, che ci sono forme compatibili di protesta e forme che vanno punite alla stregua di un reato di guerra.
Per completare l'opera ha anche fornito una consolazione a fine processo per i difensori e gli "onesti cittadini", chiedendo la trasmissione degli atti per le false testimonianze di due carabinieri e due poliziotti, un contentino con cui non si allevia il peso della sentenza e il cui senso di carità a noi non interessa.

Perché diciamo no alla commissione di inchiesta e sì a una mobilitazione di massa

Supporto legale è un collettivo che da quattro anni si occupa di seguire i processi relativi ai fatti del G8 composto da persone che sono state protagoniste, insieme ad altre migliaia, di tutti gli eventi che hanno reso Genova un nodo delle nostre vite e della nostra storia.
La giornata del 17 novembre ha mosso i suoi primi passi anche e immodestamente vogliamo dire soprattutto da un appello generico alla mobilitazione sui processi genovesi che abbiamo pubblicato come Supportolegale su Liberazione e Manifesto nelle scorse settimane.
Supporto legale ha deciso di partecipare come promotore e organizzatore della giornata proprio per contribuire a focalizzare l’attenzione di tutti sulla necessaria difesa di 25 manifestanti usati come capro espiatorio di un episodio che non può che essere visto e vissuto se non come un pezzo della nostra storia collettiva.

La storia siamo noi? - un editoriale a firma supportolegale

Un attacco alla memoria collettiva, fatevi sentire

Supporto legale

«La storia siamo noi» non è uno slogan. E' un approccio preciso: da un lato la storia sociale, dall'altro la storia del potere. Chi lo ha cantato in questi anni lo ha fatto con l'istinto di chi sa di aver vissuto un pezzo importante della storia, ufficiosa o ufficiale che sia. E lo ha fatto pensando a Genova 2001. Con ogni mezzo necessario. Ma dal giorno in cui è iniziata la requisitoria dei pm Andrea Canciani e Anna Canepa (Md), la storia la scrive qualcun altro. E pare che le 300mila persone che hanno cantato quella canzone sei anni fa non si accorgano di nulla. In questi giorni la verve accusatoria attacca frontalmente la nostra memoria collettiva. I pm non si sono risparmiati: hanno biasimato le violenze delle forze dell'ordine, la gestione dell'ordine pubblico paragonato a una guerra tra bande, la partigianeria di testimoni inqualificabili come rappresentanti dello Stato. Hanno però voluto porre un limite alle accuse e a un processo che si deve occupare solo delle devastazioni dei manifestanti; tutto il resto non può essere usato davanti alla Corte.

[comunicato stampa] Sud ribelle, il 24 aprile la sentenza.

E' terminata nel tardo pomeriggio la seconda udienza per le arringhe delle difese, oggi e' stata la volta dell'avvocato Carlo Petitto che ha chiesto l'assoluzione per due imputati del processo intessuto su un teorema accusatorio e diretto, in aula dal PM Domenico Fiordalisi, nella costruzione delle prove da ROS e DIGOS.

L'arringha dell'avvocato Petitto si e' basata su una difesa politica, di ricostruzione storico-politica sia dei giorni di Napoli che di Genova, ma anche di qualche decennio prima per fugare ogni dubbio circa l'impreparazione degli inquirenti. Come il passaggio in cui gli organi di polizia scrivono che i comunisti e gli anarchici sono praticamente, politicamente, coincidenti.

E' stato comunicato dalla Corte anche il calendario delle prossime udienze, il 17 e 31 marzo, il 16 e 23 aprile per gli avvocati della difesa, un giorno dopo il 24 aprile e' prevista la sentenza.
SupportoLegale

AGENZIE

[comunicato stampa] Riprende il processo al sud ribelle, verso la sentenza

Riprenderà domani - mercoledì 5 marzo gennaio alle ore 9.30 nell'aula della Corte d'Assise del Tribunale di Cosenza - il processo al Sud
Ribelle, che vede imputati 13 militanti di associazione sovversiva legata ai fatti di Napoli e Genova nel 2001. Il processo si accinge alla sua lenta conclusione con le arringhe della difesa, iniziate il 4 febbraio. Ricordiamo che il pm ha richiesto un totale di 50 anni di carcere, 26 di libertà vigilita e pene accessorie; l'avvocatura dello Stato invece ha confermato la richiesta di danni per un ammontare di €
5.000.000,00. Sempre domani si conoscerà il nuovo calendario d'udienza, comprendente le altre date per le difese e la sentenza.
Supportolegale

[comunicato stampa] Sud Ribelle. Lo Stato: <<Ora fuori la grana!>>

Nell'udienza del 4 febbraio del processo al Sud Ribelle, che vede imputati di associazione sovversiva 13 militanti - e che si svolge nelle aule del Tribunale di Cosenza - la parte civile conferma la richiesta di
danni all'immagine per 5.000.000 di euro.
L'avvocato Luca Matarese, si associa alle richieste di condanna del pm Domenico Fiordalisi (complessivi 50 anni di carcere, e 26 di liberta' vigilata) e con il deposito di una memoria scritta di 20 righe e due sterili paginette chiede che gli imputati vengano condannati al pagamento dei danni all'immagine patiti dal governo italiano durante il Global Forum di Napoli e il G8 di Genova nel 2001.
L'avvocato sfoggia testi vetusti e sentenze che vanno dal dopoguerra ai primi anni '80. Dalla resistenza agli anni di piombo. Qualcuno nelle segrete stanze lavora all'invenzione della macchina del tempo.

Sud Ribelle: chiesti 50 anni

50 anni di pena, questa la richiesta del pm per gli imputati del Sud
Ribelle. Siamo giunti alle battute finali del processo che si tiene a
Cosenza e che vede coinvolte 13 persone, accusate a vario titolo di
associazione sovversiva, ai fini di impedire l’esercizio delle funzioni
del Governo italiano durante il Global Forum di Napoli e al G8 a Genova
nel luglio 2001 e creare una più vasta associazione composta da migliaia
di persone volta a sovvertire violentemente l’ordinamento economico
costituito nello Stato. Niente male, come impianto.
Un processo che fin dalle sue premesse si farà ricordare come
tragicamente farsesco, grottesco, una commedia all'italiana, più 'I
Mostri', che non 'I Soliti Ignoti'.
I momenti in cui non si ride, corrispondono con la lettura delle
richieste del pm Fiordalisi, voglioso di prendersi qualche attimo di
gloria. Peccato sia oscurato dalla querelle Prodi si, Prodi no.
Le pene vanno dai 2 anni e sei mesi ai sei anni. Per tutti gli

[comunicato stampa] Sud ribelle. Il 24 gennaio il pm vomiterà tutto

Cosenza, 21.01.08. L'udienza di oggi, del processo ai tredici militanti - accusati di sovversione dell'ordine economico costituito nello stato con la finalita' di distruggere le citta' di Napoli e Genova nel 2001 - ha partorito una certezza: giovedi' 24 gennaio dalle ore 9.30 il dottor Domenico Fiordalisi, in rappresentenza di ROS, DIGOS e altro, vomiterà tutto il suo odio verso le lotte sociali.

Oggi era presente l'avvocato dello stato, che con due parole ("Mi associo") ha esaurito il suo intervento, cosi' anche lui giovedi' mattina dirà la sua.

Sono stati poi ascoltati, periti e consulenti tecnici. Il ctu del Tribunale (Raffaele Borretti) che ha depositato la memoria il 16.12.07 sulle 26 telefonate che il pm si era "dimenticato" di peritare ricorda - dietro domanda delle difese - che molto del materiale audio consegnato su supporto megnetico e informatico non e' stato ritrovato nel materiale consegnatogli. E non e' dato sapere dove sono finiti.

[comunicato stampa] Processo al sud ribelle: e' ballerino il calendario

[comunicato stampa] Processo al sud ribelle: e' ballerino il calendario.

Riprenderanno domani lunedi' 21 gennaio - alle ore 9.30 nell'aula della Corte d'Assise del Tribunale di Cosenza - le attivita' del processo al Sud Ribelle, che vede imputati 13 militanti di associazione sovversiva legata ai fatti di Napoli e Genova nel 2001.

Il processo si accinge alla sua naturale conclusione con la requisitoria del pm Domenico Fiordalisi, prevista inizialmente per il 23, ma slittata da calendario al 24 a causa dell'astensione [link1] degli avvocati; a seguire le arringhe delle difese, al momento calendarizzate in soli due giorni; in seguito la sentenza prevista per il 31. Domani comunque verranno ascoltati periti e consulenti tecnici; e sapremo tutte le decisioni della Corte nel merito del calendario.
Voci di corridoio dicono che il pm vorrebbe già domani fare la sua requisitoria, forse per aggirare le mobilitazioni [link2].
Supportolegale

[Comunicado de prensa] En cualquier caso ningún remordimiento

La sentencia del proceso en contra de los 25 manifestantes para los disturbios ocurridos en el marco de las protestas contra el g8 en Genova, eligiò cual es el precio que se debe pagar para exprimir las propias ideas y para oponerse al estado de cosas presentes: 110 aňos de carcel. El Tribunal del presidente Devoto y de los jueces Gatti y Realini, no tuvo el coraje de oponerse a la feroz recostrución de la historia colectiva a al uso del poder que los ministerios fiscales le pidieron de avalar. Mejor dicho hizo algo peor. Eligió de sentenciar que hay una forma “buena” para exprimir el disenso y una forma “mala”, que hay formas compatibles de protesta y formas que tienen que ser sancionadas como un crimen de guerra.

Para completar la obra aportó también una consolación al fin del proceso para los defensores y los “ciudadanos honestos”, pidiendo la trasmisión de las actas judiciales para los testimonios de dos carabineros y dos policías, un regalito con el cual no se alivia la pesadez de la sentencia y el sentido de caridad de la cual no nos interesa.

El tribunal de Genova eligió de secundar todas las fuerzas políticas, todos los bienpensantes, todos aquellos abogados, che – concientemente – esperaban que pocos, aún menos de los 25 imputados, fueran condenados para restablecerse y para puntar su propio dedo goteante moral y cociencia sucia. La utilización del delito de devastación y saqueo para condenar echos ocurridos en el marco de una manifestación política abre la puerta a una operación muy peligrosa, que quería ver las personas rendidas a las elecciones de quien goberna, inermos frente a los abusos cotidianos de un sistema en llena emergencia democrática, antés que económica. Nadie de los que eran en Genova en el 2001 y que construyeron su carrera utilizando las reivindicaciones de las protestas de Genova, para traicionarlas en la primera ocasión con qualquier votación o medio necesario, quiso exprimirse en contra de esa operación absurda y instrumental: nadie, o casi, en todas las formaciones políticas de centro-izquierda que gobernan supo decir que en Genova, entre los que hoy quedan condenados con años de carcel, hubieran tenido que estar todos los que participaron a las mobilitaciones de aquellas jornadas.

La misma tarea fue desarollada por muchos de los movimientos y muchas de las personas que trataron de sabotear los contenidos de la manifestación que hace tres semanas, el 17 de noviembre, llenaron las calles de Genova: quisieron enturbiar las miradas de las personas sobre quienes eran realmente los que luchaban para un modelo alternativo de vida e de sociedad, y quien defendía el modelo que vivimos en nuestra piel todos los dias; quisieron agitar las aguas, quizás porque su dignidad también quedaba bien confundida. Y entonces decenas de comunicados sobre las posibles Comisiones del Parlamento, sobre la Verdad y la Justícia, y muy pocas palabras sobre las 25 personas que se estaban volviendo los chivos expiatorios de un poder que tuvo miedo. Genova no se borra con el revisionismo judiciário ni con las elecciones ventajosas ni con los fantasmas en el armario.

Las 80.000 personas que el pasado 17 de noviembre manifestaron por las calles de Genova no pedían una Comisión del Parlamento, sino que las 25 personas no se volvieran en la tapadera atràs de la cual esconder una página de la historia incómoda, que metió en discusión el actual sistema de vida y de la sociedad. Somos seguros que aquellas 80000 personas nos escuchen y que no van a permitir que en una sala de un Tribunal se exproprie la memoria colectiva y se arrasen las vidas de 24 personas.

Con mayor razón hoy, con una sentencia que trata de aplastarnos y darnos verguenza de lo que fuimos y de lo que vivimos, de oscurar los momentos de aquella revuelta y de no darle la luz y la dignidad así como merecerían los momentos más puros que exprimen la voluntad popular, nosotros decimos que que nunca vamos a renegar nada, que no vamos a pedir perdón, porque no hay ninguna motivación para hacerlo ni de que arrepentirse, porque nosostros aquel momento lo vivimos como el más alto de nuetra vida política.

Nosotros pensamos que todos los que estaban en Genova tendrían que gritar: en cualquier caso ningún remordimiento. Ningún remordimiento para las calles ocupadas por la revuelta, ningún remordimiento para el terror de los grandes atrinhcerados en la zona roja, ningún remordimiento para las barricadas, para las escaparates desfondadas, para las protecciones de plexiglass, para los escudos de plexiglass, para la ropa negra, para las manos blancas, para las danzas pink, ningún remordimiento para la determinación con la cual metimos en discusión el poder en aquellos dias.
Lo decimos el día después de Genova y en todos estos años: la memoria es un engranaje colectivo que no se puede sabotear. No vamos a probar ningún remordimiento para todo lo que pasó y todo lo que significó para nostros Genova. Hoy, como ayer y mañana, seguimos repitiendo que la historia somos Nosotros. Hoy, como ayer y mañana, seguimos diciendo: en cualquier caso ningún remordimiento

Supporto Legale
info@supportolegale.org

[press release] In any case, no regret.

The sentence of the trial against the 25 demonstrators for the Genoa g8 riots has fixed the price to pay for expressing our own ideas and going against the actual state of things: 110 years of jail. The tribunal, formed by chief judge Devoto and two associate judges Gatti and Realiani, was not brave enough to oppose to the savage reconstruction of the collective history towards the power that the public prosecutors Andrea Canciani e Anna Canepa asked to guarantee.
On the contrary it did even worse. It chose to sentence that there is a good and a bad way to express our own dissent, that there are tolerable ways to protest and ways that should be punished as if they were a war crime.

To top it all, the Court has also given a consolation prize to the defence lawyers and to all the "honest citizens": the files on the false statements given by two Carabinieri (military police) and two policemen will be the start of an investigation, a sweetener that does not mitigate the importance of the sentence and a pittance that we strongly reject.

The Genoa court has decided to support all those political forces, all those conventional thinkers, all those lawyers that - consciously - hoped that a few, even less that the 25 defendants, would be condemned to drew a sigh of relief, to point their finger dripping with morals and guilty conscience.
The use of devastation and sacking as a crime to condemn facts occurred during a political demo opens the way to a dangerous operation, that would like to see people motionless to the choices of those who govern, defenceless to the daily abuses of power from a system in deep democratic crisis, even befor economical one. None of those who where in Genoa in 2001 and that have build their careers on the Genoa slogans (and have later betrayed them all with any possible vote or action), has rised against this absurd and opportunist operation: almost nobody from the whole center-left-wing coalition has found time enough to state that today not only 24 people, but all the demostrators have been convicted to years of jail.

The same thing has happened inside large parts of the movement, with a lot of people trying to sabotage the messages of the demo that only three weeks ago has filled the streets of Genoa. They created confusion about who was fighting for a different life and society and who was protecting the actual state of things, maybe because their dignity is confused too. So, many words were said and written about a possible parliamentary committee of enquiry, about Truth and Justice, yet too few words about those 25 people who were going to be the scapegoats of a scared power.

Yet Genoa can't be erased with an act of revisionism by the Court, nor with hypocritical and opportunistic choices and skeletons hidden in the cupboard. The 80.0000 people that last November, 17th have marched in Genoa were not asking for a parliamentary committee of enquiry; they wanted to state loud and clear that 25 people can't shield an inconvenient historical passage that questioned so strongly our lifestyle and society. We believe that those 80.000 people are listening to us and will not let a Court expropriate their memory and devastate the lives of 24 people.
This sentence tries to overwhelm us and make us feel ashamed of what we where and lived, giving a dim view of moments of riot that instead deserve the light and dignity of moments of popular will; but we will not apologize for anything, because we have nothing to repent and we consider Genoa 2001 the highest moment of our political lives.

We believe that all of those who were in Genoa should scream: in any case, no regret. No regret for the streets taken from the rebels, no regret for the terror of the G8 closed inside the red zone, no regret for the barricades, for the broken windows, for the foam-rubber protections, for the plexiglass shields, for the black dresses, for the white hands, for the pink dances, no regret for the resolution we questioned the power for some days.
We said it the day after Genoa, and during all those years: memory is a collective gear that can't be saboted. And we will feel no regret for what Genoa was and meant for us.
Today, like yesterday or tomorrow, we say again: in any case, no regret.

Why we say no to a parliamentary inquiry and yes to a mass solidarity demo

Supportolegale has been dealing with Genoa G8 court cases for 4 years now, as a collective made up of people who have been protagonists, together with thousands of other people, of those events that made Genoa e crucial node of our lives and histories. The november 17th demo was born first and foremost out of the generic call to mobilization on the Genoa courtcases we published as Supportolegale on 2 Itlaian left-wing newspapers - Liberazione and Il Manifesto - few weeks before the demo. Supportolegale chose to promote and participate in the organization of the demo in order to keep the event focused on the defence of the 25 protestors who are being used as scapegoat of those days of our collective history. What is happening in these years in the Courts of Genoa - and Cosenza - aims at terrorizing the most spontaneous and decentralized forms of social and political organizing. This is why we called out the demo using the refrain: "We are history".

[comunicato stampa] Sud ribelle. Fiordalisi impreparato, rinviata l'udienza.

La 35^ udienza del processo al sud ribelle, per i fatti Genova e Napoli del 2001, che vede accusati di vari reati tra cui il 270 bis (associazione sovversiva) 13 militanti e' stata rinviata al 19 dicembre prossimo.

La motivazione del rinvio e' l'indisponibilita' della difesa a prender parte alla requisitoria del pm; nei corridoi dell'aula della Corte d'Assise si vocifera che il pm Domenico Fiordalisi non era preparato per sostenere l'"ultima fatica". Gia' qualche anno fa disse che "si sentiva inadeguato".
Il calendario, quindi, precedentemente comunicato viene modificato, e non di poco. Alla prossima udienza, l'ultima dell'anno, verranno ascoltati i consulenti tecnici.
Il turno di Fiordalisi, con la sua requisitoria, arrivera' con il nuovo anno: 21 gennaio 2008; a seguire le arringhe delle difese che discuteranno il 23, 24, 25, 28, 29 e 30 gennaio. La Corte fissa anche la data della sentenza: 31 gennaio.

Il presidio all'esterno del Tribunale, indetto dalla "rete di solidarieta' agli imputati del processo al sud ribelle" e' stato annullato, perche' nel frattempo la voce del rinvio era abbondantemente circolata.
Oggi c'e' Genova, per portare solidarieta' ai 25 imputati, poi Cosenza ai 13.

Supportolegale

We are history - a call to mobilization for november 17th 2007

We are history - a call to mobilization for november 17th 2007

It's been years we have asked everybody to take responsibility as
collectively as possible for what the mobilizations against G8 in Genoa
were.
The arrogance of Genoa prosecutors during the final speech of their
accusation in the court case against 25 protestors accused of devastation
and sacking seems to have eventually aroused the hearts and brains of
300000 people that in Genoa opposed themselves to the politics of the G8.
We think this is not the time for childish hairsplittings and sectarism.

[comunicato stampa] Sud ribelle. E' tornato Fiordalisi, cadono le foglie. A dicembre la sentenza.

La 35^ udienza, del processo ai tredici militanti - accusati di sovversione dell'ordine economico costituito nello stato con la finalita' di distruggere le citta' di Napoli e Genova nel 2001 - non lesina novita'. Molte ed anche sostanziali.

[comunicato stampa] Sud ribelle: domani udienza, la 34^.

Si svolgera' domani, martedi' 30 ottobre - alle ore 9.30 nell'aula della Corte d'Assise del Tribunale di Cosenza - la 34^ udienza del processo al Sud Ribelle, che vede imputati 13 militanti di associazione sovversiva legata ai noti fatti di Napoli e Genova nel 2001.

Il processo sta andando, lentamente, verso la requisitoria del pm, la cui data verra' stabilita domani; a seguire le arringhe delle difese; in seguito la sentenza prevista per la primavera. Domani comunque verranno discusse in aula l'ammissione di ulteriori prove emerse durante la discussione del processo.

Se la richiesta di condanna a Genova - nel processo ai 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio - e' stata complessivamente 225 anni e 2,5 milioni di euro di danni all'immagine richiesti dallo Stato, allora le richieste di condanna a Cosenza saranno piu' o meno qualche altro secolo di carcere, visti i numeri in gioco.
La storia non è una questione per addetti ai lavori di un'aula di tribunale. La storia siamo noi.
Per cominciare primo appuntamento a Genova: 17 novembre 2007
http://supportolegale.org/?q=node/1164.

Supportolegale

LA STORIA SIAMO NOI

E' da anni che chiediamo che tutti e tutte si facciano carico delle sorti dei processi per il g8 di genova. L'arroganza dei pm genovesi titolari del processo contro 25 manifestanti per devastazione e saccheggio sembra finalmente aver smosso la coscienza di quei 300.000 che a Genova hanno cercato di opporsi al pensiero unico che il g8 rappresenta.
Pensiamo che questo non sia il momento di settarismi e distinguo puerili, ma che sia necessaria una manifestazione di massa e una partecipazione senza se e senza ma a tutte le iniziative che vogliono fare pressione per evitare che la sentenza del processo per devastazione e saccheggio ricalchi le richieste dei pm.
Per questo speriamo che tutti e tutte rispondano agli appelli e alle moblitazioni che verranno lanciate, con intelligenza e con la voglia di gridare e rivendicare quel lontano 20 e 21 luglio 2001.

LA STORIA SIAMO NOI
Un appello alla mobilitazione di tutti per il 17 novembre

"La storia siamo noi" non è uno slogan. E' un approccio preciso: da un lato la storia sociale, dall'altro la storia del potere. Chi lo ha cantato in questi anni lo ha fatto con l'istinto di chi sa di aver vissuto un pezzo importante della storia, ufficiosa o ufficiale che sia. E lo ha fatto pensando a Genova 2001. Con ogni mezzo necessario.
Dal 21 luglio 2001 in poi la giustizia e la politica hanno cominciato la revisione della storia che ognuno di noi ha vissuto sulla nostra pelle: coloro che si sono ribellati a una certa visione del mondo sono diventati terroristi; coloro che hanno seminato il panico nelle strade di Genova sono diventati i paladini dell'ordine e della giustizia.
Per sei lunghi anni tutto questo è serpeggiato nelle aule di tribunale, mentre la nostra voce collettiva si affievoliva, con un processo di rimozione collettiva che ha fatto sì che in molti dimenticassero che Genova non è stata solo il terrore in divisa, ma anche e soprattutto la forza e l'energia di centinaia di migliaia di persone che almeno per pochi giorni hanno pensato che il mondo potesse essere diverso da come ce lo hanno sempre raccontato e rappresentato.
Per sei lunghi anni il teatrino delle corti penali si è sostituito alla presa di parola delle persone vive, nella convinzione che verità giuridica e realtà storica in qualche modo convergessero, nella speranza che in qualche modo tutto si sistemasse e non fossero in pochi a pagare la stizzosa vendetta del potere.
Le requisitorie dei pm Anna Canepa e Andrea Canciani nel processo che vede 25 persone imputate per devastazione e saccheggio, hanno completato l'operazione di revisione della storia che è cominciata il giorno dopo le mobilitazioni contro il g8 del 2001 e si sono concluse con la richiesta di 225 anni di carcere.
Pensiamo che sia arrivato il momento di prendere di nuovo la parola, di gridare con forza che gli eventi del luglio 2001 appartengono a tutti noi, di mobilitarsi in massa e con intelligenza per fare si che 25 persone non paghino per qualcosa di cui siamo stati protagonisti tutt*, nessuno escluso.
Vogliamo rilanciare con forza la mobilitazione di massa del 17 novembre a Genova, e tutte le iniziative tese a riappropriarci della nostra memoria e del senso di quei giorni lontani sei anni ma ancora vivi in quello che hanno rappresentato.
Vorremmo che tutti rilanciassero questo appello senza firme, senza identità, senza se e senza ma, perché Genova non è finita, è ancora qui, oggi, e riguarda tutti e tutti se ne devono fare carico, senza esclusioni.

Per cominciare primo appuntamento a Genova: 17 novembre 2007
LA STORIA SIAMO NOI

[Comunicato Stampa] Processo ai 25: Due secoli e mezzo di carcere

224 anni e mezzo di carcere sono le richieste dei PM nei confronti dei
manifestanti sotto processo per i fatti legati al G8 del 2001 a Genova.
"Vogliamo pene severe ma non esemplari": questa la frase clou rivolta al
collegio giudicante. Una lezioncina in puro stile Canepa-Canciani anche
ai giudici. E come se non bastasse anche un po' di morale gratuita per
finire sui giornali ricordando che "vorrebbero" pene severe anche per le
forze dell'ordine imputate per l'irruzione alla Diaz e per le torture a
Bolzaneto.Chissà perché però le loro energie si concentrano dal 2001 in avanti, solo
ed esclusivamente contro i manifestanti?

[Comunicato Stampa] PROCESSO DIAZ: LA RETICENZA NON PAGA - ALTRI DUE INDAGATI PER FALSA TESTIMONIANZA

Oggi il pm Cardona ha chiesto la trasmissione degli atti per falsa testimonianza per due agenti della DIGOS di Genova, Bassani e Pantanelli: sono loro che hanno prelevato dalla scuola Pascoli le quattro videocassette che non riportate nel verbale di sequestro dell'operazione, sono riapparse durante il processo. I due agenti sostengono di averle trovate su un tavolo "abbandonate" e quindi di aver pensato di prelevarle "per motivi di sicurezza", mentre il loro legittimo proprietario all'epoca ha affermato che le cassette furono sottratte dalla sua telecamera.

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